,

Deuteronomio

GERHARD von RAD,
Paideia Editrice, Brescia, 1979,
pp. 231, Euro 18,00

Il “Deuteronomio” di Gerhard von Rad è un libro senza tempo: nonostante siano passati alcuni decenni, esso mantiene inalterato il suo fascino e la sua attualità ed è facilmente reperibile. Il merito è forse del suo linguaggio scorrevole e comprensibile, che fa luce su un testo “difficile”, come è comunemente ritenuto il Deuteronomio. A differenza di Genesi ed Esodo, che sono libri più narrativi, il Deuteronomio è un libro teologico: invece delle storielle dei Patriarchi e dei racconti del deserto, qui abbiamo lunghi discorsi di Mosè, elenchi puntigliosi di leggi che regolamentano ogni aspetto della vita, strani rituali di benedizione e maledizione. Tutto è finalizzato a sottolineare i temi che stavano a cuore al redattore deuteronomista: il monoteismo, il patto, la centralizzazione del culto, la separazione del popolo eletto dai Gentili. L’esegesi di von Rad, condotta secondo il metodo storico-critico, ci permette di districarci nella complessità del testo, evidenziando le stratificazioni che si sono succedute nel tempo e che sono attribuibili a fasi storiche, autori e quindi anche mentalità e intenzioni differenti. In tal modo riusciamo a capire i motivi di certe usanze per noi inconcepibili, come lo sterminio, a spiegarci certe contraddizioni, a chiarire l’oscurità di talune affermazioni, a riconoscere le formule tipiche e i generi letterari, a evidenziare le interpolazioni tardive. Von Rad spiega il testo puntualmente, capitolo per capitolo, versetto per versetto, ma la sua non è un’esegesi erudita, finalizzata a mostrare il suo sapere: è invece un’esegesi chiarificatrice, ricca di contenuto, ma condotta con un linguaggio accessibile a tutti. Particolarmente interessante è il raffronto tra i comandamenti in Esodo 20 e in Deuteronomio. Il decalogo sembra identico, ma von Rad ci fa capire che la diversa motivazione messa a base del rispetto del sabato sottolinea un mutamento nella struttura sociale, che ora si fa più attenta ai bisogni del popolo: il sabato associato non più alla creazione, ma all’uscita dall’Egitto, ed esteso a schiavi, stranieri e animali domestici, denota sensibilità psicologica e caritativa piuttosto che cultuale, come era invece nel racconto dell’Esodo. Allo stesso modo, la “spigolatura” è giustificata da un motivo non più sacrale (lasciare qualcosa per gli spiriti dei campi), ma umanitario (lasciare qualcosa per i poveri). L’autore si sofferma anche sulle diverse motivazioni che sono alla base della centralizzazione del culto, sulle varie interpretazioni dell’anno sabbatico, sul significato di alcuni termini, come “giustizia”, sul passaggio delle feste di Israele da celebrazioni di natura agricola a memorie della storia salvifica. Il Deuteronomio, infatti, recupera e attualizza antiche tradizioni cultuali e giuridiche: anche ciò che sembra più innovativo e rivoluzionario, come l’abolizione del principio della responsabilità collettiva, in realtà è, secondo von Rad, anteriore al Deuteronomio stesso, mentre altri elementi, come il concetto del ritorno di Israele, appartengono già all’opera storiografica deuteronomistica, in cui il Deuteronomio è stato letterariamente inserito. In conclusione, il commento di von Rad rappresenta un utilissimo strumento per affrontare la lettura del libro biblico, mettendoci in grado non solo di capire, ma anche di amare questo testo, di cui ci fa riscoprire il fascino e l’attualità.

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.