L’intruso

17 settembre 2017

Marco 1,40-45
Venne a lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio, lo pregò dicendo: «Se vuoi, tu puoi purificarmi!» Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio; sii purificato!»
E subito la lebbra sparì da lui, e fu purificato. Gesù lo congedò subito, dopo averlo ammonito severamente, e gli disse: «Guarda di non dire nulla a nessuno, ma va’, mostrati al sacerdote, offri per la tua purificazione quel che Mosè ha prescritto; questo serva loro di testimonianza».Ma quello, appena partito, si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare apertamente in città; ma se ne stava fuori in luoghi deserti, e da ogni parte la gente accorreva a lui.

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,
anche in questa domenica il nostro libretto un giorno una parola ha proposto per la meditazione un altro brano tratto dall’evangelo di Marco.
Se vi ricordate domenica scorsa abbiamo riflettuto sulle parole di Gesù che ci hanno ricordato chi erano i membri della sua famiglia.
Sua sorella, suo fratello e sua madre erano quelli che ascoltavano e mettevano in pratica la volontà di Dio padre.
Oggi ci propone per la nostra riflessione l’episodio dell’incontro fra Gesù e l’uomo malato di lebbra.
Questo fatto l’evangelista Marco l’ha inserito, probabilmente, secondo gli esegeti nel primo capitolo del suo vangelo perché desse conferma dell’ autorità di Gesù di natura divina guarendo le malattie degli uomini, delle donne, dei bambini e delle bambine . Compiendole confermava di essere stato inviato da Dio, di essere suo figlio e mediante lui si scopriva la vicinanza di Dio e la sua presenza nella creazione tutta. Dunque, l’ autorità di Gesù di guaritore dei malati si riconosceva proprio nella manifestazione della forza(potenza) che aveva contro la morte.
Lui può ridare vita superando, vincendo tutte le manifestazioni della morte perché questo è il suo unico obiettivo. La sua ira si infiamma contro ciò che non è vita, Lui deve sconfiggere la morte in noi.
Nel primo capitolo del vangelo di Marco vi sono descritti i seguenti avvenimenti:
– la predicazione di Giovanni, quindi la sua testimonianza, il battesimo di Gesù compiuto da Giovanni stesso
– poi le tentazioni di Gesù da parte di Satana,
– poi dopo l’ inizio della sua missione in Galilea con i suoi primi discepoli,
– poi viene narrato il suo potere di scacciare il demone dall’uomo, la guarigione della suocera di Pietro
– e , infine, c’ è la guarigione dell’uomo con la lebbra.

L’evangelista Marco facendo in questo ordine la sua testimonianza ci istruisce che Dio si era avvicinato agli uomini e alle donne per stabilire tra di loro una comunione e formare delle nuove comunità.
In queste comunità giudeo-cristiane, grazie agli insegnamenti di Gesù, potevano vivere liberamente cercando di superare i loro pregiudizi e le tradizioni con un cambiamento di mentalità. Inoltre, Dio in Gesù si era avvicinato a quelli che non avevano più speranza di vivere con gli altri e di conseguenza, aiutava a cambiare la mentalità dei credenti in Lui. Il cambiamento della mentalità cioè la conversione, dunque, comporta il ritorno a Dio, grazie alla fede nella sua promessa di salvezza in Gesù Cristo , dell’umanità corrotta; tornare di nuovo a credere nella parola di Dio è l’invito che Gesù rivolgeva alla gente, al popolo che lo seguiva e ascoltava le sue predicazioni.
Questo episodio dell’incontro di Gesù con l’uomo lebbroso in Galilea doveva essere la prova della sua missione, profetizzata nel vangelo di Dio nei versi: <<il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo>> Mc.1,15.

Così, il lebbroso ha cercato di avvicinarsi a Gesù, ha riconosciuto nella sua predicazione che il regno di Dio si era avvicinato a lui. Gesù è stato così tanto vicino agli uomini e alle donne che toccando solo la sua veste immediatamente guarivano come la donna malata dal flusso di sangue di cui soffriva da dodici anni. Ella diceva fra sé: << Se riesco a toccare almeno la sua veste, sarò guarita>>. Infatti, Gesù gli disse: <<coraggio, figliola; la tua fede ti ha guarita>>Matteo 9,20-22.
Solo Dio in Gesù uomo può fare questo ma non gli uomini come noi. Dunque, credere in Gesù è anche incontrare Dio.

Nel verso 40 dice: << Venne a lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio, lo pregò dicendo: «Se vuoi, tu puoi purificarmi!» 41 Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio; sii purificato!» 42 E subito la lebbra sparì da lui, e fu purificato.
Dio in Gesù ha voluto purificare il lebbroso come noi e risanarci dalle nostro malattie. Egli trasforma il nostro vecchio essere in uno nuovo. L’apostolo paolo dice: <<le cose vecchie sono passate: ecco , sono diventate nuove>> 2 Cor.5,17. Ognuno e ognuna di noi vive continuamente l’esperienza di sentirsi impuro a causa della imperfezione dovuto alla nostra ignoranza(mancanza di conoscenza o consapevolezza) che si manifesta nei nostri pensieri, e giudizi.
Ma siamo consapevoli che se Gesù in questo episodio ha sconfitto la barriera d’esclusione alla inclusione, dobbiamo rendere gloria a Dio nella nostra comunità e farci promotori e promotrici di questo messaggio evangelico, per i cittadini e gli stranieri.
Convertiamoci , ravvediamoci , torniamoci al nostro Signore. Inginocchiamoci davanti a lui e chiediamolo di farci sentire vivi. Io, tu abbiamo bisogno di incontrarlo personalmente e confessargli ciò che ci fa sentire morti senza vita e senza speranza.
Egli immediatamente ci risponde perché lui può ridare la vita.
Ognuno e ognuna di noi deve chiedergli innanzitutto quella vita che ci permette di rialzarci e che ristabilisce comunione quindi inclusione.
Noi siamo inclusi nel regno di Dio sulla terra.
Noi abbiamo ricevuto l’evangelo di Dio che ha superato l’esclusione.
Siamo giunti alla conclusione che ci ha risanati dalle nostre impurità per vivere e sperimentare la comunione. Il lebbroso ha sperimentato l’esclusione e l’inclusione e sta a noi scegliere di vivere la vera conversione che deve essere un cambiamento di mentalità , che è frutto della volontà di evolvere(crescere). <<Non c’è più né giudeo né Greco, non c’è più né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù>>. Galati 3,28-29.
Così, Gesù ci riveste e ristabilisce la nostra comune cittadinanza. In lui possiamo avere una vita di pace e essere in pace con lui, con gli altri e con noi stessi. È fondamentale che chiediamo specificamente a Gesù ciò che vogliamo, quello di cui abbiamo bisogno per vivere bene.
Dobbiamo esaminare ciò che ci turba, ciò che ci paralizza e non ci fa andare avanti, perché solo così la nostra volontà si realizza secondo la sua.
Ciò è all’origine del bene che Dio vuole per tutta la sua creazione.
I versetti 43 e 44 nel primo capitolo del vangelo di Marco che abbiamo ascoltato dice: << Gesù lo congedò subito, dopo averlo ammonito severamente, e gli disse: «Guarda di non dire nulla a nessuno, ma va’, mostrati al sacerdote, offri per la tua purificazione quel che Mosè ha prescritto; questo serva loro di testimonianza». L’ammonimento all’uomo guarito dalla lebbra era di non divulgare ciò che era stato fatto nei suoi confronti, di tacere perché Gesù temeva che le autorità religiose l’avrebbero subito espulso dalle loro sinagoghe, ma disobbedendogli è proprio quello che è accaduto. Gesù era diventato avversario dei capi sacerdoti.
Di conseguenza alla testimonianza del lebbroso, Gesù subì l’esclusione dalla propria comunità di fede. Così veniva visto sin dall’inizio come l’avversario dei farisei, dei sacerdoti, dei sadducei, e di tutti i giudei incapaci di credere che fosse stato venuto da Dio. Nel verso 45 dice che l’uomo guarito dalla lebbra subito è andato a divulgare e proclamare ciò che gli era successo e così Gesù non poteva più entrare apertamente in città e se ne stava fuori nei luoghi deserti.
Insomma, il ritorno nella comunità dell’uomo guarito da Gesù è stato la causa dell’esclusione di Gesù dal suo popolo.

Questo episodio però ci porta a dare attenzione ad un aspetto molto importante nelle nostre vite oggi, ossia all’invito a credere alla potenza di Dio che è presente nella nostra vita quotidiana.
Uno dei nostri principi fondamentale dice che la fede nasce dall’incontro personale fra Dio e l’uomo. In questo caso Dio in Gesù ha voluto incontrare l’uomo malato, impuro agli occhi degli uomini, vivo ma considerato morto da se stesso perché nessuno l’ ha voluto avvicinare, è stato discriminato a causa della sua malattia. Solo da questo incontro con il Dio che è stato capace di purificarlo, che gli ha ridato la vita, l’ha fatto sentire vivo l’uomo si è rialzato dal suo giaciglio e ha dato una vera testimonianza della presenza di Dio.

Gesù ha chiesto al lebbroso di fare un’offerta per la sua guarigione davanti al sacerdote come tradizione e segno di testimonianza che Dio l’ha guarito ma essendo un uomo malato che ha avuto la guarigione non ha potuto tacere. Infatti, andare a proclamare ciò che ci accade come miracolo è un segno e testimonianza di fede , è la testimonianza di chi crede. Romani 10,10: <<Infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati >>. La volontà di Dio di operare il bene nella vita di ognuno di noi richiede da parte nostra la proclamazione della sua gloria e testimonianza operosa . Egli gradisce parole e fatte da noi tutti.
Il lebbroso era considerato impuro. Non gli era permesso di avvicinarsi ad altri , ai puri. L’uomo lebbroso era escluso dalla comunità di Dio. Il concetto di impurità, quello che significava allora essere impuri, ci ammonisce di fare attenzione ora quando sorgono continuamente tensioni, e conflitti nelle nostre comunità di fede.
Ricordiamoci, da quando Gesù ha cominciato la sua attività ministeriale, essendo stato con i pubblicani e peccatori ha messo in discussioni le tradizioni dei nostri padri( le nostre tradizioni) andando oltre i limiti che determinavano l’esclusione per portare l’inclusione. Gesù nella pratica dei suoi insegnamenti ha voluto che si distruggessero le credenze che purtroppo sono tuttora alla base dei nostri pregiudizi.
Allora, nell’antichità si credeva che la lebbra fosse una malattia incurabile e il lebbroso era definito un uomo morto vivente(a living dead man).
Nella lingua filippina si dice taong buhay na patay.
Ora grazie al lavoro della ricerca medica può essere curata con la polichemioterapia e dopo due settimane dall’inizio del trattamento, la malattia non è più contagiosa.
Noi pastore e pastori delle chiese evangeliche, ogni anno riceviamo il calendario che promuove la missione evangelica contro la lebbra Onlus e il 25 gennaio è la giornata mondiale contro la lebbra.
Questo anno il testo biblico che posto sulla copertina del calendario è quello di Geremia 30,17 che dice: <<… io medicherò le tue ferite, ti guarirò dalle tue piaghe>> questa è la promessa di Dio.
Che sia fatta Sua la volontà in ognuno e ognuna di noi. Amen.

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