Il quarto appuntamento con i Sola della Riforma: Sola Fide

Video e testo della predicazione del pastore prof. Eric Noffke

22 ottobre 2017

Galati 3,1-14
Care sorelle e cari fratelli,
Paolo a volte sembra farlo apposta, a complicare il suo ragionamento. Era anche, però, un modo per esprimere la sua rabbia anche attraverso lo stile usato nella lettera, come a dire che era talmente fuori di sé da non riuscire ad esprimersi con semplicità. Paolo, infatti, è furente con i fedeli della Galazia, una regione interna dell’odierna Turchia, e comincia il suo discorso andandoci giù pensante: Galati stolti!! La traduzione è quasi un eufemismo per dire che si sono bevuti il cervello. Letteralmente! E la ragione è che hanno dato retta a dei predicatori itineranti, che provenivano forse da Gerusalemme, il cui intento era di portare questi cristiani provenienti dal paganesimo all’osservanza della fede giudaica, almeno delle sue regole base. In fondo, Gesù non era ebreo? Non lo erano praticamente tutti i primi cristiani? Quindi che cos’è questa novità che si può credere in Cristo senza passare dalla circoncisione, dall’osservanza del sabato e delle leggi alimentari!? Il ragionamento sembra non fare un grinza, anche per i nostri Galati che in effetti sembrano interessati alla loro proposta. Perché dovrebbe essere in contrasto con l’evangelo che Paolo ha predicato loro?

Lo è, eccome se lo è, replica l’apostolo. Loro hanno creduto, vivono l’esperienza dello Spirito Santo, e quindi non hanno nessun bisogno di osservare la legge di Mosè. Anzi, non lo devono fare per nulla, perché osservare la Legge significa fare un passo indietro rispetto a quello che hanno ottenuto con la fede, cioè un’esperienza spirituale profonda: Avete sperimentato simili cose invano, se davvero è invano? Anzi, peggio ancora, seguire la legge di Mosè sarebbe un modo per dire che la fede in Cristo non è sufficiente, un insulto nei confronti di Dio e un rifiuto del suo gesto di amore per noi. Il punto è che la fede, come dimostra la conseguente esperienza dello Spirito Santo, è assolutamente sufficiente per la salvezza. Anzi, è l’unica cosa che ti può salvare dal peccato e donare la vita eterna. Sola Fide, come dicevano i Riformatori del XVI secolo. Soltanto la fede ti salva! La legge, al contrario – e qui Paolo ci va giù pesante – non solo non ti salva ma ti maledice. Perché? Perché se ti metti sulla via della legge, devi obbedire a tutta la legge, non solo ad una sua parte, altrimenti sei condannato. E nessuno – tutti gli ebrei del tempo ne erano ben coscienti – era in grado di fare una cosa simile e per questo si erano pensate diverse strategie, come accumulare buone opere per compensare quelle malvagie. Al contrario, dice Paolo, morendo sulla croce, Gesù ha assunto su di sé questa maledizione, perché noi fossimo liberi dalla legge e salvati solo per sola fede.

Adesso, la prima questione che dobbiamo affrontare è: che cosa significa credere in Dio? Potremmo parlarne per ore, naturalmente, ma oggi vorrei sottolineare un punto soltanto, perché ci aiuta a capire le parole di Paolo su cui stiamo riflettendo. Credere, nel Nuovo Testamento e in particolare nella teologia di Paolo, significa fidarsi, fidarsi delle promesse di Dio e affidare a lui la nostra vita. Significa avere fiducia in quella Parola che ci viene annunciata e che ci porta a dirgli un sì deciso e forte. Sì, scelgo di affidare la mia vita a Dio e di accettare di essere parte del suo corpo che è la Chiesa. Non è che Dio mi dia qualcosa in cambio della mia buona disposizione nei suoi confronti. È che con la fede esco dal tentativo frustrante e controproducente di cercare di trovare la mia giustizia nelle mie azioni.

Come possiamo attualizzare questo concetto? È solo una questione di alleggerirci dai sensi di colpa, come dice qualcuno? No, è qualcosa di molto più complesso e più semplice allo stesso tempo. Il fatto è che, come dice giustamente il prof. Ferrario in un suo libro, Libertà di credere, non si può vivere senza credere in qualcosa o in qualcuno: si tratta di capire in che cosa credo. E non è obbligatorio che sia una divinità, perché per qualsiasi cosa facciamo nella vita ci vuole fede, fiducia nelle persone, nelle cose, in noi stessi. Se partiamo da questo punto, allora a chi potremmo credere? Abbiamo le proposte di diverse religioni, abbiamo l’edonismo imperante nel mondo occidentale secolarizzato… Ora che le grandi ideologie del passato che promettevano la liberazione dell’essere umano sono venute meno, ci resta un mondo che corre verso la fine idolatrando le proprie passioni, i propri desideri. C’è una pubblicità alla radio, che stigmatizza chi rinuncia ad un proprio desiderio come se commettesse un atto di empietà: piuttosto che rinunciare ad un proprio capriccio, è meglio prendere un prestito in banca e riempirsi di debiti! Quello che abbiamo intorno a noi è un mondo di esseri umani drogati dall’illusione del lusso e del piacere senza limiti accettabili, il tutto naturalmente alle spalle di un’umanità abbietta e sofferente (ma non è un problema nostro), e tutto questo esprime una sorta di onnipotenza malvagia di esseri che si trascinano fino all’abisso dopo aver distrutto il mondo con la loro egocentrica follia. Di fronte a questa opzione, io credo che la scelta di fede del cristiano abbia ancora oggi una sua ragionevolezza, perché solo quella fede salva chi ha un minimo di coscienza dall’odio, dal fatalismo, dalla rassegnazione. Di fronte agli idoli, solo la fede in Gesù Cristo può redimere la nostra vita dal vuoto esistenziale e renderle un significato, aprendoci alla speranza del Regno di Dio.

All’interno delle proposte cristiane, io ancora credo che il protestantesimo, con i suoi richiami alla centralità di Cristo, della Grazia, della Scrittura e della Fede sia l’unica forma di cristianesimo ad insegnarci che noi non orbitiamo intorno al nostro ombelico, ma intorno a Cristo, centro della vita dell’umanità, riportando le cose nella giusta prospettiva. E questo ci insegna a mettere al centro della nostra vita il progetto di Dio: che cosa posso fare io nel mio piccolo, nel piccolo della mia città, del mio paese, insieme a quei (forse pochi?) fratelli e sorelle che il Signore mi ha messo a fianco, per rendere testimonianza del progetto di salvezza di Dio per questo mondo? Quali sono le azioni di testimonianza che posso mettere in campo? Io credo che la nostra sia prima di tutto una battaglia culturale, per rivolgere le menti dei nostri connazionali alle cose che veramente contano. Una battaglia che non può, naturalmente, essere disgiunta dall’agire. Quali sono i grandi temi di oggi? Il lavoro, la dignità e i diritti delle persone, il problema dell’accumulo della ricchezza, il rispetto dell’ambiente, l’onestà di chi occupa posti di responsabilità… In questo periodo si parla tanto di Lutero e della Riforma, che cosa facciamo oggi in questa direzione? La Riforma ha cambiato il mondo: quella parola di libertà e responsabilità può ancora cambiare le cose? Lo Spirito agisce ancora nel mondo protestante?

C’è poi un’altra ragione per cui è importante riportare il discorso alla centralità della fede, anziché delle opere. È una costante della storia umana che quando gli esseri umani si convincono di operare per Dio fanno solo dei disastri, opprimendo loro stessi e il loro prossimo. Pensiamo alle varie forme di fondamentalismo, di bigotteria… Nascono dalle migliori e più sante intenzioni, tuttavia finiscono per fare scempio delle altre persone. L’azione cristiana nasce dall’umiltà, non dall’eroismo, sorge dal desiderio di ricambiare un amore ricevuto, non di conquistarlo. È un’azione che si sporca le mani ogni giorno nel fango della storia, cosciente della propria debolezza e di vivere solo della grazia di Dio. L’azione che nasce dalla fede è servizio, è l’obbedienza di chi pensa semplicemente di fare il proprio dovere sperando di fare qualcosa di utile per il mondo e per il prossimo. L’azione che nasce dalla fede sa di essere libera dalla maledizione della legge che illude di raggiungere una perfezione irraggiungibile. Oggi, invece, il ritorno della fede sembra legato proprio a queste forme bigotte di osservanza, come se il riproporre una morale soffocante fosse la soluzione ai problemi del mondo. Paolo ci ricorda come solo nella fede nel Cristo risorto la Legge non sia una maledizione, perché solo affidando a Dio le nostre deboli forze noi possiamo ritrovare il senso della nostra umanità fragile e lacerata e porla al servizio di Dio e del prossimo.

Amen