Il mio corpo santuario dello Spirito
Il mio corpo è il santuario dello Spirito Santo: io vivo per glorificare Dio nel mio corpo
1 Corinzi 6, 9-20
Preghiera prima di predicazione
Signore,
apri le mie labbra
perché il mio corpo vuole
cantare le tue lodi![1]
Carissimi sorelle e fratelli,
Il tema del testo biblico proposto per oggi dal lezionario “Un giorno una parola” è il corpo ovvero – il corpo umano fisico. Un tema poche volte affrontato nella Scrittura: il Grande Lessico del Nuovo Testamento ne indica 23 per la parola corpo – gr. σϖμα, – e ne indica 145 per la parola carne – gr. ςάρξ, – secondo la traduzione del LXX. Nella pericope possiamo individuare alcune distinzioni che circoscrivono il corpo e così: 1) fare la giustizia al proprio corpo è fondamentale e primo compito dell’essere umano siccome egli è l’erede del regno di Dio; 2) il corpo e la carne non sono stessa cosa – la carne non è il sinonimo del corpo ma il corpo è anche la carne ed è più della carne; 3) il corpo è il santuario dello Spirito santo; 4) il corpo non ci appartiene.
Mi sembra che nel affrontare il tema di oggi sia utile chiarire subito cosa è il corpo umano fisico. La domanda pare semplice, se non addirittura banale, ma così, su due piedi, non è facile fornirne una risposta soddisfacente nonostante il corpo sta costantemente sotto i nostri occhi. Tutti possiamo dire qualcosa in merito, alcuni forse di più come ad esempio: i medici, gli artisti, una pastora o un pastore. Vediamo cosa del corpo umano dice la Scrittura? Ci dice che la creatura umana entra nel universo come corpo e arriva al mondo materiale visibile dal mondo dove soggiorna Dio che è invisibile. Il corpo umano è creato come corpo maschile e corpo femminile ed è costituito di due elementi quali sono: 1) polvere della terra e 2) soffio di Dio; ovvero polvere della terra animata dal soffio di Dio. Il racconto di creazione Gen. 2,7 dice: Il Signore Dio forma la creatura terrestre (l’‘adam) polvere della terra. Egli insuffla nelle sue narici un alito di vita. Nel testo ebraico, il termine vita – ḥayyîm – è un plurale di intensità che si potrebbe rendere con – viventi: un soffio di viventi. Così il soffio divino mette dell’infinitamente plurale in ogni corpo umano. Questo è il DNA umano offerto da Dio. Perciò il corpo non entra nel mondo come neutrale, come una tabula rasa bensì corredato del DNA Divino che lo orienta; li dà una destinazione e precisamente quella di: fare il corpo con altri corpi. Inoltre le creature umane sono invitate da Dio a curare i propri corpi che vuol dire non straniarsi da essi e di conseguenza: andare verso il corpo dell’altro che significa: non deviarlo, non porsi contro corpo dell’atro e non voltarli le spalle. L’essere umano è creato libero perciò può scegliere, ad esempio, di non voler fare corpo con altri corpi. Vediamo perciò che l’umano, cioè il corpo, ha il suo inizio nel invisibile ovvero: il suo fondamento sta là, ma il “resto” del corpo sta da questa parte, materiale. Dunque: il corpo esiste contemporaneamente in queste due realtà ed è composto assieme dell’invisibile – non materiale e del visibile – materiale; questo vuol dire, inoltre, che lo vediamo in parte. Essere creatura umana vuol dire che siamo uguali, indipendentemente dalle provenienze geografiche e culturali: tutti abbiamo un cuore, occhi, orecchie, naso e così via e, contemporaneamente, non esistono due corpi uguali: ognuno è un pezzo unico e originale. Inoltre, il corpo è l’unica cosa che Dio abbia creato – il testo dice: plasmato – con le proprie mani. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che è un’opera d’arte e come tutte le opere d’arte (ad esempio – scultura o pittura) è stato realizzato con le mani. Senza le mani nessun artista può fare nulla! Dunque: il fatto che Dio usò le Sue mani per modellare i corpi di Adamo e di Eva dimostra che Dio è l’Artista e che il corpo è un capolavoro.
Ora – avendo chiarito, quel poco che è concesso, cosa è il corpo umano fisico – possiamo procedere con l’analisi dei punti individuati.
- Fare giustizia al proprio corpo è il primo fondamentale compito dell’essere umano siccome egli è l’erede del regno di Dio.
Il corpo, come giusto che sia, è l’oggetto dell’amore e del desiderio. Lo cercano altri corpi, lo cerca Dio e lo cerca il peccato. La pericope di oggi inizia con la domanda che l’apostolo Paolo due mila anni or sono, ha posto agli Corinzi e oggi, nell’anno 2021, stessa domanda c’è la poniamo noi: Non sapete forse che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? La domanda solleva le questioni che sono prime e ultime: giustizia e regno di Dio o meglio: essere eredi di regno di Dio. La giustizia, come più volte viene detto nella Bibbia, è la figlia prediletta di Dio. Noi sappiamo che Dio ama molte cose siccome Egli stesso è amore ma, più di tutte – ama la giustizia. La giustizia, solo la giustizia seguirai, affinché tu viva – leggiamo in Dt. 16,20. Questa è la parola-metro di misura di Dio di tutte le azioni umane. La domanda – che si riferisce agli eredi di regno di Dio (eredi in tutti i tempi), solleva la questione dell’ingiustizia come esclusione dall’eredità. L’avverbio – forse – che indica il dubbio e accentua la negazione invita a leggere la domanda in questo modo: ma voi – che siete eredi del regno di Dio e lo sapete perché vi è stato detto e spiegato, – continuate a comportarvi da ingiusti: non soltanto non seguite la giustizia ma ignorate la propria posizione di essere beneficiari; comportandovi così fate duplice male a se stessi: 1) vi ponete da parte dell’ingiustizia perché: sottovalutate – se non addirittura non accettate la posizione di eredi del regno di Dio; inoltre: 2) siete ingiusti verso il Testatore stesso (per fortuna il Testatore ovvero Dio è un Padre misericordioso). La domanda di Paolo più che minacciare vuole insegnare: indicare, far capire e ri-convertire. L’ingiustizia che commettono i destinatari della lettera è ingiustizia provocata dal peccato: immoralità sessuale, idolatria, adulterio, essere effeminati e depravati, rubare e essere avidi, ubriacarsi e maledire, essere rapinatori. Non esiste una via di mezzo, non si può peccare poco e restare giusti. Non è permesso dire – forse, ma – particolarmente al peccato, bensì: (…) il vostro parlare sia “sì” se è sì, “no” se è no; ciò che è in più viene dal Male. (Mt 5,37). Non si po’ essere un poco giusti o un poco ingiusti: si deve essere giusti integralmente altrimenti non si è giusti ma si è ingiusti. La domanda, dunque, si riferisce alla giustizia o negazione della giustizia verso il proprio corpo: ogni volta che acconsento il peccato esso mi afferra, cioè afferra il mio corpo e infrange la sua integrità: toglie all’essere umano la bellezza dell’umanità pensata da Dio, e, innanzitutto – nega la prima vocazione dell’essere umano che è cura del proprio corpo ovvero: questo che è in me più di me e che rimane in me per sempre nonostante può essere da me seppellito per causa del peccato. Prendersi cura del proprio corpo vuol dire essere giusti agli occhi di Dio. Non prendersi cura del proprio corpo vuol dire fare ingiustizia agli occhi di Dio. Noi sappiamo cosa fa l’ingiustizia: l’ingiustizia genera il male. Perciò devo oppormi al peccato non pensando di fare bensì facendo. Allora, se prendo la coscienza del peccato – che mette in evidenza la mia identità – mi ri-conosco immediatamente quale creatura, mi ri-avvicino a me stessa/a me stesso, a Dio e all’altro –perché mi ri-avvicino alla vita che da Dio proviene e che il peccato contradice. Facendo così mi accorgo della mia crescita: accordo tanta importanza ai miei limiti umani, alla mia vulnerabilità, alla mia mortalità quanto a quel soffio libero che mi parla della mia origine divina e il ri-prendermi cura di entrambi, del mio corpo e del corpo della terra di cui è fatto, e di conseguenza del corpo degli altri – ri-dà il senso, la direzione e il significato al mio cammino nel corpo attraverso la vita.
Andiamo avanti.
- Il secondo punto dice: Il corpo e la carne non sono stessa cosa – la carne non è il sinonimo del corpo ma il corpo è anche la carne ed è più della carne.
Abbiamo detto che la creatura umana entra nel mondo materiale visibile dal mondo invisibile dove soggiorna Dio – quale il corpo costituito di due elementi: polvere della terra e soffio di Dio ovvero il polvere della terra animata dal soffio divino. Dove – tra questi due elementi – sta la carne non viene specificato nei racconti di creazione. Abbiamo affermato comunque che la carne non è il sinonimo del corpo, che il corpo è anche la carne però è più della carne. In che senso? Al versetto 13 dell’epistola apostolo Paolo dice: «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi», ma Dio distruggerà questo e quelli! Cosa vuol dire questo affermazione? Credo vuole dire alcune cose: che la carne abbia funzione differente da quella del corpo; è subordinata al corpo e, in qualche modo, sta sotto il corpo; che è la sua parte più materiale e più debole, e perciò limitata, che il corpo contiene e contempo-raneamente trascende. Rendersi conto di questa differenziazione accentua l’importanza dell’ordine Divino: nella stessa lettera Paolo chiama di non essere troppo umani né troppo carnali, dice anche: Quelli che usano di questo mondo, come se non usassero, perché la figura di questo mondo passa(1Cor.7,3.19). Dunque: comprendere sé stessi così come Dio ci ha fatti e non tendere a modificare l’opera di Dio, come fosse la nostra, perché non è la nostra vuol dire: non idolatrare né carne né il cibo (e nemmeno il corpo). Non condannare niente bensì tutto considerare nella giusta misura: ascrivere alle cose – non troppa e non troppo poca – bensì giusta importanza.
Il terzo punto ci dice:
- Il corpo è il santuario dello Spirito santo.
Siamo giunti alla frase che è il cuore del testo biblico di oggi: Non sapete che il vostro corpo è santuario dello Spirito santo che è in voi, che avete da Dio?
Cosa vuol dire che il mio corpo è santuario dello Spirito santo? Lo è già, dice la frase, è un atto compiuto e pure – io non sono che il corpo carico del bagaglio delle esperienze di vita. Ciononostante, agli occhi di Dio, sono già il Suo santuario: sono già il santuario dello Spirito santo che è in me e che ho ricevuto da Dio, prima che m’accorgessi di qualcosa; che Esso alberga il mio corpo, anche se continuo non accorgerselo comunque. Tutto questo a mia insaputa ma, in parte però, perché capita che intuisco, e anche sento, la forza della Sua presenza e precisamente nel momento stesso quando respingo il peccato e uscendone quale vincitrice libero il mio corpo: ecco che la mia vittoria si moltiplica: lo Spirito santo che è in me si muove – quasi come un bambino nel grembo materno – e si genera la gioia di vivere. Mi accorgo, dunque, che sono contemporaneamente tutto questo, – sono: corpo, carne e santuario – ognuno di questi piani è reale e il più reale è quello che ne è il fondamento che si situa nel mondo invisibile: il piano del solido e del irremovibile. Questo vuol dire che tutti questi piani sono contenuti nel mio stesso piccolo corpo e che egli è capace di contenerli e reggerli in piedi tutti assieme non confondendo e non smarrendo nulla! Allora se è così: il corpo abbia un’altra dimensione, sicuramente ampia, molto ampia: potrebbe trattarsi della, o delle, profondità…
Un commento rabbinico alla Genesi dice che Dio creò il mondo con la lettera bet ב che significa casa. Dio ha voluto creare il mondo come sua casa, e un suo tu umano in corpo, per dare a ogni tu una propria casa cioè – il corpo. Il nostro corpo creato da Dio come nostra casa è da lui considerato e ritenuto il santuario dello Spirito santo. La nostra prima casa terrena – il corpo – è contempo-raneamente per noi casa e santuario di Spirito santo. A Dio è piaciuto fare così… Allora il nostro corpo è contemporaneamente una casa e un santuario di Dio: il piccolo (la prediletta misura di Gesù Cristo, vi ricordate?) riflette il monumentale. Dire che siamo la prima chiesa domestica non è un errore. E il detto – essere tutto chiesa e casa – forse qui ha la sua origine.
Sorelle e fratelli,
Siamo giunti all’ultimo punto:
- Il corpo non ci appartiene.
Rileggiamo ultimi 2 versetti: Non sapete [che il vostro corpo è santuario dello Spirito santo che è in voi, che avete da Dio] e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a prezzo! Glorificate dunque Dio nel vostro corpo! Le ultime due frasi rinforzano e confermano il versetto – cuore della pericope.
Possiamo individuare alcuni motivi per i quali noi stesi, ovvero il nostro corpo, non ci apparteniamo: esso è concepito e creato, ovvero plasmato, in tutte le sue dimensioni dalle stesse mani di Dio e il materiale usato è di proprietà esclusiva di Dio; esso e la mia casa terrena in concessione per tutta la durata della mia vita ma la sua proprietà non mi è stata trasferita cionondimeno la mia casa-corpo è già erede del regno di Dio; il mio corpo lo condivido perciò con Dio, o meglio è Dio che lo condivide con me; il fatto che corpo è anche il santuario dello Spirito santo mi parla della mia provenienza e della mia destinazione che sono realtà appartenenti a Dio soltanto; il mio corpo è stato redento a prezzo del sangue di Gesù Cristo perché possa essere elevato a Dio e saper devenire cantore della gloria di Dio. Di fronte a questi dati mi sembra difficile avere dei dubbi riguardo la proprietà dei nostri corpi.
Cosa possiamo dire alla conclusione del testo biblico di oggi, così ricco e non privo di sorprese? Sicuramente possiamo dire che non abbiamo esaurito di esplorare sia la sua ricchezza sia la sua dimensione di sorpresa, tuttavia tracciamo alcuni punti che ci serviranno come l’insegnamento come spunti di riflessione.
- Al proprio corpo bisogna riservare il trattamento di giustizia perché seguire solamente la giustizia, la giustizia di Dio, è l’unica strada della vita indicata da Dio.
- Per vivere bene nel corpo che è anche carne, ma entrambi non sono sinonimi, occorre imparare l’arte del governo di sé.
- A Dio è piaciuto che il nostro corpo sia assieme la nostra casa e santuario dello Spirito santo per elevarci verso di Lui e insegnarci, tra l’altro – l’intimità attraverso un tete a tete privato con Lui che avvenga (di tanto in tanto) nel santuario dello Spirito santo del nostro corpo: l’intimità questa dobbiamo trasferire agli altri.
- Il corpo non ci appartiene vuol dire: richiamandosi all’intelligenza di tutto il corpo adempiere il proprio compito e lasciare adempimento del compito di Dio a Dio.
Il testo biblico di oggi ha rivelato alcune novità assolute sul corpo umano. Cristo venendo nel mondo con il corpo ha portato al corpo umano la veste che mancava: questa è Egli stesso. Quando noi ci rivestiamo di Cristo ecco che i nostri corpi risuonano assieme e in armonia con tutti i corpi visibili e invisibili.
Sorelle e fratelli,
Il corpo umano è l’unico tra tutte le creature creato a immagine di Dio e – siccome fatto degli elementi potenti e inafferrabili assieme – è un enigma, di cui il modello è però l’immagine di Dio, appunto, è lecito, perciò, accettare le cose così come stanno: la inafferrabilità del corpo umano fisico deve rimanere tale perché in esso si riflette l’inafferrabile immagine di Dio. Questo è il modo Divino di farsi conoscere.
I nostri corpi sono assieme il capolavoro delle mani di Dio e – in divenire: il corpo è un work end progress nelle mani di Dio e un po’ anche nelle nostre mani.
Vorrei accennare ancora a un’altra dimensione insita nel corpo umano fin dalla sua origine: esso è il primo, longevo, il più sincero e il più veritiero (perché non falsa, cosa che possono fare le parole) linguaggio umano: il linguaggio del corpo, appunto. Questo significa che abbiamo costantemente e gratuitamente a disposizione una lingua accessibile a tutti. Un più antico esperanto, – non affatto superato perché riuscito e perenne, – depositato in ogni corpo umano che va esercitato, come ogni lingua.
Una bella preghiera ortodossa parla della vita umana come un mare da attraversare e del destino dell’uomo che viene alla vita proprio per attraversare questo mare della vita a nuoto. Il nostro corpo, inoltre, serve a questo.
Amen
Preghiera dopo la predicazione
O Signore
quanto è magnifica la tua opera
quanto magnifico è il corpo umano
di uomo e di donna
opera delle tue mani
Aiutaci
ad imparare l’Arte del Governo di sé
possiamo esserci sempre più capaci di respingere ogni peccato
per
liberare tutto lo spazio del quale dispone il corpo umano
perché sia interamente occupato soltanto dal santuario dello Spirito santo che è in me
risuonino i corpi di tutta l’umanità in un’unanimità corale
di canti di Tue lodi
anche il giorno di oggi – la Piccola Pasqua
che è testimone della resurrezione del nostro Signore
si unisca nei canti:
Santo Santo Santo
Dio degli eserciti
tutta la terra e i nostri corpi sono pieni della Tua gloria
o Dio
Amen
Tatiana Novak
[1] Parafrasi Salmo 51,15