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I vangeli. Variazioni lungo il racconto

YANN REDALIE’,
Claudiana Editrice, Torino, 2011,
pp. 239, Euro 15,00

Punto di forza di questo testo è la dimostrazione della sostanziale unità della narrazione evangelica, attraverso la diversità dei racconti presentati dagli evangelisti, e la difesa di questa “pluralità limitata” come garanzia di libertà, che impedisce una chiusura nel dogma e nell’ideologia e apre invece al confronto e al dialogo. L’autore, dopo aver sottolineato l’importanza teologica del genere narrativo, in quanto mezzo attraverso cui viene trasmessa la rivelazione divina, e dopo aver tracciato una sintesi della nascita di Vangeli e Lettere e dell’iter di formazione del canone del Nuovo Testamento, passa in rassegna, attraverso i diversi racconti evangelici, i punti salienti della vita di Gesù, a partire dalle sue origini e dalla sua famiglia, per passare alle sue parole e alle sue azioni e concludere con la sua passione e la sua resurrezione. Già a proposito delle origini emerge la differenza tra Matteo e Luca nel presentare l’investitura di Gesù, cioè la legittimazione a compiere la sua missione: per l’uno la genealogia e il ciclo dell’infanzia che lo presentano come un nuovo Mosè; per l’altro l’inaugurazione del ministero pubblico a Nazareth con la citazione di Isaia, che lo presenta come il profeta liberatore atteso. Un intero capitolo è dedicato alla figura di Maria e al tentativo di darne un’interpretazione ecumenica, che superi le differenze di approccio tra protestanti e cattolici, trovando proprio nel Nuovo Testamento una diversità di ritratti, che danno una visione molto differenziata della madre di Gesù. Analogo atteggiamento è riservato alla famiglia di Gesù, in particolare al problema dei fratelli di sangue, con un esame accurato dei testi biblici e uno studio critico sulle interpretazioni date nei secoli su questo argomento. La sezione relativa alle azioni e alle parole di Gesù sottolinea l’importanza del genere narrativo, attraverso un’esegesi approfondita del miracolo dell’indemoniato di Gerasa e uno studio sul ruolo della parabola nella predicazione di Gesù. Si esamina poi il comandamento dell’amore per il prossimo, in particolare per i nemici, con un’interessante interpretazione dei concetti di “limite” e di “reciprocità” e un’analisi della parabola del Buon Samaritano. Il rapporto tra Gesù e il Tempio è occasione per discutere sul significato del sacrificio nell’ebraismo e sulle alternative al Tempio offerte da Qumran e da Giovanni Battista. La passione di Gesù è raccontata attraverso le diverse interpretazioni che gli evangelisti ne hanno dato, utilizzando le metafore del tempo (espiazione vicaria, sofferenza del giusto, riscatto), ma con un particolare riferimento al racconto di Marco e alla sua ironia drammatica. Per la resurrezione, invece, si prendono come riferimento il racconto lucano dei discepoli di Emmaus e quelli giovannei dell’apparizione alla Maddalena e dell’incredulità di Tommaso: in tutti i casi si sottolinea il rapporto tra presenza e assenza di Gesù, che ritroviamo nel racconto dell’ascensione, che apre alla svolta escatologica. Un capitolo è poi dedicato all’etica del Nuovo Testamento, sia in rapporto all’Antico, sia in relazione ai diversi approcci possibili (letteralista, idealista, analogico, aperto al confronto). L’opinione dell’autore è che Gesù proponga un cambio di prospettiva e un riordinamento della gerarchia dei valori, mentre Paolo propone un’etica dell’imitazione, non di tutta la vita di Gesù, ma solo della croce, e un’etica della libertà, in cui il punto di partenza è il prossimo. Conclude il testo un capitolo sulle diverse modalità di studio del testo biblico, la cui pluralità rappresenta per tutti i credenti un bene e una ricchezza.

 

Antonella Varcasia

 

 

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