Rinnovamento del patto

8 gennaio 2017

Geremia 31,31-34 (Rinnovamento del Patto)

Siamo all’inizio di un Nuovo Anno e come tante altre domeniche ci troviamo ancora qui per lodare il nostro Signore, per ascoltare la Parola di Dio e riflettere su di essa.

A volte sembra di ascoltare sempre la stessa parola, sempre gli stessi discorsi sul nostro rapporto con Dio e anche se un anno è passato nulla sembra differente.

Altre volte la Parola ascoltata, anche se si tratta di un testo mille volte letto e studiato, sembra improvvisamente acquistare nuova vita e dirci qualcosa di profondamente nuovo e vero per noi.

La Parola di Dio smette di essere lettera morta e si anima di vita nuova, di rinnovata freschezza.

Che cosa è cambiato? Perché ora quel brano ci raggiunge e ci tocca nel profondo?

Sono cambiate le situazioni della vita, le esperienze personali?

È la bravura del predicatore?

Magari si è prestata maggiore attenzione a quel che veniva detto?

Forse un po’ tutti questi elementi messi insieme!

Sicuramente quel che abbiamo sperimentato è la novità dello Spirito Santo che attualizza il messaggio del vangelo così da rendere quel che la Bibbia dice di Dio e del suo rapporto con l’umanità non un vuoto teologumeno, ma la base e l’origine della nostra vicenda storica.

Ecco il profeta Geremia annuncia una parola nuova al popolo partendo da un messaggio che Israele ha tante volte ascoltato, e Dio stesso prende a parlare partendo da questa storia antica: “…il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d’Egitto…”.

Un patto quello di Dio con Israele che parte da lontano, parte da Abramo per arrivare a Mosé.

Ma il patto di cui parla ora Dio per bocca del suo profeta, Geremia, assume diversi nuovi connotati:

  1. Non è un patto fatto di singole e minuziose leggi da seguire. Non è un contratto fatto per vedere se i due contraenti sono in grado di rispettarlo per cui la domanda di fondo è “cosa devo fare per non essere inadempiente?”

Il contenuto del patto di cui parla Geremia viene da Dio riassunto nella singola affermazione: “Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo”.

Se ascoltiamo bene questa frase non sembra anche a voi sul tipo delle promesse che ci si scambia il giorno del matrimonio quando i nubendi si promettono di darsi l’uno all’altro?

Ecco che il patto di Dio con il suo popolo sveste i connotati del contratto per assumere quelli di un matrimonio.

  1. I diversi patti presenti nell’Antico Testamento sono sempre espressi al passato ossia come un dato di fatto da cui poi procedere. Qui invece il discorso è espresso con tempi e prospettiva futuri come una meta promessa da raggiungere.

Noi sappiamo bene quante volte Israele sia stato infedele e se Dio si fosse attenuto ad una idea di contratto, il popolo sarebbe stato totalmente inadempiente e il contratto stracciato. Dio, però, ha accettato che il suo compagno sia debole ed infedele, ma non vuol darsi per vinto e decide di riprovare dando al rapporto come un nuovo inizio. Proprio come quando alle nozze d’argento o d’oro molte coppie fanno nuovo il loro patto d’amore.

Questa volta il patto non è però qualcosa di già dato, semmai è una promessa che Dio e il suo popolo si scambiano e, sebbene giungerà a compimento nel futuro, i suoi semi sono gettati nell’oggi.

  1. Eppure questo patto può esistere e sussistere solo perché Dio stesso lo ha stabilito e ha deciso di mantenersi ad esso fedele al di là delle azioni del suo popolo. Esso può esistere perché parte dalla volontà di perdono di Dio: “…Io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò dei loro peccati

Ecco il vero punto di partenza di questo rapporto rinnovato, ricreato: la grazia di Dio che giunge immeritata e che frantuma ogni visione meritocratica della relazione con il Signore, semplicemente perché, come si è visto nella storia d’Israele e poi della chiesa, i credenti non riescono ad essere sempre fedeli.

  1. Lo straordinario di questa Parola e promessa di Dio è che però nel momento in cui essa è pronunciata non rimane senza effetto: ha già in sé il germe del cambiamento per chi la riceve: “Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore…”

L’essere umano non può più essere lo stesso dinanzi alla volontà di Dio e la questione per ognuno non può più essere l’adesione ad un dettato scritto esterno, ma un’adesione interiore, spirituale alla volontà di Dio, volontà di amore per l’umanità.

Gesù Cristo, in cui questo nuovo patto si è inverato, ha detto in uno dei suoi discorsi finali, prima della sua morte e resurrezione, che noi non siamo più come servi che non sanno la volontà del loro padrone. Il rapporto è cambiato per iniziativa di Dio: noi siamo chiamati suoi figli e figlie, quindi come tali siamo messi a parte della sua volontà. Tramite Gesù Cristo veramente la legge non è più un codice esterno, ma è parte di noi quando accettiamo di adorare Dio in spirito e verità.

Ma ciò di cui Geremia parla è una promessa e non uno stato di fatto. Solo in speranza siamo completamente salvati dai nostri rancori, dalle nostre aberrazioni.

Questo modo inedito di condursi da parte di Dio non è ancora totalmente realizzato, nemmeno in Gesù, il Cristo che non chiude la storia di questa relazione, semmai la amplia estendendola a tutti i popoli della terra e non solo ad Israele. Tramite Lui siamo messi in grado di avere una caparra, una anticipazione di quel che sarà il rapporto di completa unione con il nostro Signore il che per noi significa accogliere il patto di Dio senza escludere nulla della sua azione, soprattutto il perdono: “Benedite coloro che vi maledicono!

Significa rendere operante il dono di riconciliazione che ci è stato dato e che nella Cena del Signore si esprime come una mensa offerta idealmente a tutti gli esseri umani se vi si vogliono avvicinare; una mensa alla quale Dio ci accoglie perdonandoci per le nostre tante infedeltà e volendoci riconciliare con Lui.

Ecco questo è anche il modo in cui Egli poi ci invita a ricevere gli altri. In essa Cristo si dà a noi e i cristiani si danno gli uni agli altri liberamente.

Solo se sapremo vedere attraverso l’amore di Dio che ha amato il mondo intero pur con le sue storture, potremo vivere il suo patto nei nostri rapporti quotidiani e nelle nostre scelte di vita rinnovandoli nel profondo.

Così l’augurio, la promessa che ci scambiamo è che questo nuovo anno appena iniziato sia sotto il segno del patto universale di Dio che ci ha chiamati ad essere suoi figli e figlie. Amen

past. Mirella Manocchio

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