La missione di Mosè

5  febbraio 2017

 

Esodo 3,1-14

Il pruno ardente; la chiamata di Mosè
At 7:30-34 (Es 2:23-25; 6:2-8) Am 7:14-15
1 Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e, guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb. 2 L’angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava.
3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» 4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». 5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». 6 Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio.
7 Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni. 8 Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei. 9 E ora, ecco, le grida dei figli d’Israele sono giunte a me; e ho anche visto l’oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. 10 Or dunque va’; io ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall’Egitto il mio popolo, i figli d’Israele».
11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall’Egitto i figli d’Israele?» 12 E Dio disse: «Va’, perché io sarò con te. Questo sarà il segno che sono io che ti ho mandato: quando avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, voi servirete Dio su questo monte».

 

La missione di Mosè
De 32:3; Es 4:28-5:4
13 Mosè disse a Dio: «Ecco, quando sarò andato dai figli d’Israele e avrò detto loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi dicono: “Qual è il suo nome?” che cosa risponderò loro?» 14 Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “l’IO SONO mi ha mandato da voi”».

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

il 15 gennaio, il nostro un giorno una parola ha proposto di interrogarci sulla richiesta di Mosè a Dio di farsi vedere, di rivelare il suo volto.

Dio non ha esaudito la sua richiesta ma gli ha fatto sapere che assicurerà a lui la sua bontà, il suo nome, la sua grazia e la sua pietà.

Oggi facciamo un passo indietro perché l’incontro di Mosè con Dio è successo per un motivo preciso,  per un incarico,  per una missione. Dio disse: <<Io ti mando, va!>>.

Ciò che farà Mosè dopo questo incontro è di eseguire la richiesta di portare alla libertà il popolo di Israele dalla mano del Faraone.  Mosè sarà quello che dovrà far uscire gli israeliti dalla casa di Egitto.

Da questo intervento Dio  sarà riconosciuto il liberatore, colui che è, colui che opera attraverso l’uomo che sceglie.

È  attraverso questa persona  che  manifesta la sua potenza.

E  in cambio sarà lui(il Dio) proclamato e adorato dalla comunità dei credenti liberati.

Il monte Oreb diventa santo perché lì si incontrano l’adorato e gli adoratori a partire dall’incontro di Dio e Mosè.

Il monte Oreb è il luogo di una conversazione intima: il luogo di preghiera

Dio e Mosè si sono parlati, Dio ha profetizzato sull’ obiettivo da raggiungere.

Per un lungo tempo, Dio e Mosè  devono proseguire insieme il cammino per una buona causa, per liberare un popolo dalla sofferenza creata da un altro.

Questo significa che anche  oggi,  in primo luogo,  Dio continua a chiamare un uomo  per un compito ben preciso da svolgere. Non importa quando ciò avvenga.  In secondo luogo il chiamato diventa uno che porta avanti questo compito per l’altro o per gli altri.

Gli israeliti saranno liberati dalla schiavitù degli egiziani.

Essi saranno liberati dalla mano, dal dominio di un altro popolo.

Il Dio dei padri (Abramo, Isacco e Giacobbe) è quello che manderà Mosè a compiere il compito di liberare un popolo, il popolo di Israele.

Mosè mostra curiosità durante il primo incontro con Dio.

Mosè, che accompagnava il gregge di suo suocero Ietro , deve cambiare mestiere e assumere un compito molto importante e come diciamo spesso  servire Dio e fare la sua volontà è un compito serio. E uno non si sente spesso all’altezza o in grado di farlo. Solo con Dio si può fare: <<io posso con colui che mi fortifica>>come dice l’apostolo Paolo.

L’umiltà è un atteggiamento molto positivo da acquisire anche per la nostra comunità come chiesa, perché come dice ancora  l’apostolo Paolo: << noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi>>.

Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a esaminare meglio questa grande visione e come mai il pruno non si consuma! Questo fatto avvia una comunicazione tra Mosè e Dio. << Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere>>. Mosè è andato a focalizzare meglio quella visione, fatta dall’angelo del Signore  e  Dio  ha visto che lui si è mosso.

Molte volte ci sarà capitata questa esperienza e a causa della nostra curiosità siamo andati oltre. Per un tempo abbiamo, probabilmente, abitato in un luogo con i nostri cari e per stare con loro ci siamo fermati.

Poi, magari, per alcuni di noi vedere una fotografia bella di un  paesaggio, di una città bella da visitare ha cambiato la nostra vita.

Altri e altre a causa di un incontro hanno fatto insieme un lungo cammino come nel caso della vocazione  matrimoniale. Un patto di due persone credenti porta a   sperimentare e vivere un matrimonio vissuto cristianamente perché Dio le impegna a compiere questo incarico.

Andare e vedere con i nostri occhi una cosa, incontrare una persona può essere sempre  un punto di partenza. Così è successo a Mosè. Con la sua curiosità, certo, non si aspettava questo compito. Il mondo si apre davanti a noi dopo una semplice curiosità.

Io sono in partenza.

Andrò a Chicago e per 2 mesi cercherò di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata. Ho fatto un progetto in cui mi sarei impegnata a focalizzare il mio tempo analizzando il programma sull’ essere chiesa insieme, negli stati uniti a partire dalla chiesa presbiteriana di Edgewater e fare un confronto con la nostra esperienza in Italia.

Ma  il racconto di questo episodio mi fa pensare che la mia curiosità di conoscere una parte del popolo statunitense e un paese nuovo potrebbe portarmi a riconsiderare le mie idee e di conseguenza la direzione della mia vita.

Penso che questo possa essere capitato a molti di noi se non a tutti noi. Andiamo a vedere  un posto nuovo e Dio si fa vedere e lì che ci accorgiamo che è sempre presente per condurci e guidarci. Entra nella nostra vita per potenziare la nostra capacità di affrontare la realtà e ci conduce a vivere una vita più vasta e più ampia.

In questi  giorni ho avuto degli incontri con alcune e alcuni di voi. Ogni incontro è stato molto intenso perché il vostro racconto di vita e le vostre esperienze  sono state molto interessanti.

Il vostro scopo di venire a Roma per studiare o lavorare non è stato solo raggiunto e ottenuto ma a ciò si è aggiunto anche qualcosa di molto più importante: quello di aver trovato un compagno o una compagna di vita per fare un cammino insieme.

L’incontro, poi, la decisione di stare insieme e fare un percorso di vita e di crescita è ciò che succede a noi tutti quando decidiamo di stabilirci in un luogo. Il luogo in cui possiamo liberamente stabilire e costruire la nostra vita, casa e famiglia.

Quanti di voi , nostri fratelli e sorelle italiani, sono venuti  a Roma da un’altra città? Anche noi tutti stranieri che siamo venuti da più lontano impariamo a capire che siamo andati via dal nostro  paese, da una cultura diversa ma abbiamo deciso di restare qui per una ragione specifica. La realtà della vita la creiamo noi, l’ambiente dipende da noi: <<il mondo cambia quando cambiamo noi>>. Dio ci accompagna nella nostra curiosità e ricerca continuamente.

Per noi credenti che abbiamo osato  allontanarci dalle nostre  origini  e dalla nostra terra ci accorgiamo forse di più  che Dio ci ha accompagnato dove siamo arrivati.

Siamo cambiati tanto da quando abbiamo deciso di andare via. Come  Mosè che ha detto: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» forse anche noi abbiamo pensato <<vado la’ a vedere e, quindi, a sperimentare una realtà diversa da quella che abbiamo sempre fatta  >>

Questa scelta diventa  punto di partenza per  scoprire una nuova strada  con il Dio nostro che vive insieme a noi.

Grazie a questa esperienza di Mosè scritta nella Bibbia,  libro scritto dagli uomini ispirati da Dio, abbiamo un quadro chiaro della vita di un uomo credente.

Chiaro nel senso che c’è un punto di partenza dell’uomo nel suo cammino, un progetto  da realizzare,  ma poi lungo il cammino ci saranno altre  tappe per raggiungere ciò che Dio vuole per ciascuno/a di noi.

<<Le vie del Signore sono infinite>> perché ha infinite  vie che percorre  con noi.

Noi scegliamo e ci accompagna per una buona causa.

Ha ragione Dio quando disse a Mosè <<tu non mi puoi vedere>>(in questo senso che  il volto di Dio è presente nel suo percorrere la terra con noi tutti.

Dove siamo c’è anche il nostro Dio: <<l’io sono colui che sono, o io sarò colui che sarò>> il vivente è proprio il Dio dei nostri padri: Abramo, Isacco, Giacobbe.

Cara comunità, se oggi abbiamo ricordato attraverso il libro dell’ Esodo, il Dio santo che ha scelto Mosè  per liberare il popolo di Israele, ciò rinnova la nostra consapevolezza del nostro essere stati liberati e siamo liberi di fare ciò che è bene per noi e per gli altri.

Vito Mancuso, un professore universitario,  ha scritto  un libro di recente  intitolato: <<Il coraggio di essere liberi>>. Rifacendomi al suo pensiero, ricordiamo di essere già stati liberati da Dio, quindi ciò che dobbiamo fare è di vivere veramente la nostra libertà.   È contro la volontà di Dio che  l’uomo domina un altro uomo nel senso che  lo schiavizza, lo maltratta, lo fa lavorare duramente per il suo interesse. Come adesso c’è un popolo che soggioga(sottomette)  un altro popolo.

Ora, Donald Trump, il presidente neoeletto degli stati uniti ha cominciato a governare il popolo americano. Vuole implementare un governo che limita il flusso migratorio fra i popoli. Un pensiero, un’idea che vuole innanzitutto selezionare, delimitare, confinare. Alcuni  popoli stranieri non hanno più la  possibilità di entrare negli stati uniti quindi non è più un paese democratico, perché non tutti  avranno più la possibilità di accesso.

Penso che sia difficile giudicare questo fatto giusto o meno, ma come  credente io credo  che lui debba rendere conto a Dio, in qualità di capo di una parte d’umanità che deve dare una mano ad emancipare. Lo scambio di popoli immigrati che hanno dei talenti porta sempre un beneficio e una crescita a un paese come gli stati di America. Quando parliamo però di povertà nelle sue varie sfaccettature, l’aiuto deve essere un compito perenne ovunque siamo. I poveri ci sono sempre e vanno aiutati.

Dio e Mosè hanno parlato di liberazione, ognuno ha il dovere di lottare per non essere sottomesso quindi per essere libero. Dio tramite Mosè ha operato, ha lottato insieme a lui perché un popolo fosse liberato. Si lotta con Dio per una buona causa. Dio ci ha donato la nostra libertà per fare la sua volontà e questa libertà non vuol dire essere liberi di fare quello che vogliamo, ma liberi per liberare l’altro che  è oppresso. Dio ci guarda e vede le nostre mosse e conta molto sul nostro operare.

Penso che sia molto importante  farci guidare e accompagnare  da lui in questo senso, finché viviamo come suoi popoli liberati dai nostri peccati.

Dal tempo in cui Dio è sceso a dimorare fra noi, egli non ha smesso di cercare e trovare nella storia degli uomini coloro che potevano liberare gli oppressi dagli oppressori.

In questo racconto Dio ci svela di nuovo che ha bisogno di persone che dicano come il canto che abbiamo cantato nel coro: <<Eccomi Signore, è proprio io Signore/Here I am, Lord, is it I Lord?>>.

Che il Signore diriga i nostri passi e che ci accompagni nelle nostre scelte di vita. Amen.

 past. Joylin Galapon

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