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Ritratti di Paolo

MALINA Bruce e NEYREY Jerome,
Paideia, Brescia, 2016,
pp. 273, Euro 32,00

Partendo dalla considerazione che il pensiero di un autore vada contestualizzato nella sua epoca e nel suo ambiente, il testo analizza la figura di Paolo dal punto di vista dell’antropologia culturale, cioè non con gli occhi dell’occidentale moderno, ma con quelli di un uomo mediterraneo del I secolo, servendosi dei modelli in uso nell’epoca antica per valutare la personalità, come gli encomi, stilati secondo le regole contenute in appositi manuali; i discorsi giudiziari di difesa, che seguono i dettami della retorica; i trattati di fisiognomica, che interpretano il carattere in base all’aspetto esteriore. Ogni modello è applicato a un diverso tipo di testi: il primo alle parti autobiografiche delle lettere; il secondo ai discorsi apologetici degli Atti; il terzo alle immagini fisiche di Paolo proposte dai testi apocrifi. La tesi sostenuta è che, a differenza dell’occidentale moderno, individualista e autoreferenziato, Paolo è imbevuto di cultura collettivista ed orientato al bene del gruppo. La distinzione tra culture individualiste, dominate da una mentalità psicologica, e collettiviste, dominate da una mentalità sociale, spiega come non sia possibile interpretare il pensiero paolino da una prospettiva moderna. In base ai tre modelli utilizzati, Paolo emerge sempre come una persona orientata al gruppo, il cui ambiente culturale attribuiva importanza all’origine, alla nascita, alla provenienza geografica, alla parentela, all’educazione, alle capacità, ma anche ai “fatti di fortuna”, ossia alla prosperità che attestava il favore divino. Questi sono gli elementi tipici dell’encomio, di cui Paolo si serve in Galati, Filippesi e 2 Corinzi per rivendicare il proprio status e la propria autorità, ma anche del discorso forense di difesa, che rinveniamo in Atti 22-26, dove Luca mette in risalto non le caratteristiche individuali di Paolo, ma la sua integrazione nel gruppo e la sua conformità alle regole sociali. E sono anche gli elementi dei trattati di fisiognomica che, dagli stereotipi geografici, etnici, di genere e dalle tipologie anatomiche, deducono le caratteristiche morali di una persona: così gli Atti di Paolo e Tecla ci presentano l’apostolo con i tratti fisici del guerriero ideale, maschio, virile, nobile, autorevole. Il testo analizza poi i valori tipici delle culture collettiviste, come l’integrazione, la tradizione, il rispetto e il giudizio degli altri, l’involuzione sociale, gli stereotipi di genere e quelli relativi alla moralità, le relazioni interpersonali, il rapporto con la natura, l’orientamento temporale al presente o al passato: tutto per sostenere che in tali culture il comportamento sociale è determinato dagli obiettivi del gruppo, che mirano al bene comune. Il testo è spesso ripetitivo, ma la presentazione dei vari ritratti di Paolo secondo la prospettiva antica e la sua interpretazione come mediterraneo del I secolo imbevuto di cultura collettivista ci permette di cogliere più precisamente la sua personalità e il suo pensiero.

 Antonella Varcasia

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