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La Riforma protestante nell’Europa del Cinquecento

di LUCIA FELICI,
Carocci, Roma, 2016,
pp. 326, Euro 29,00
Un saggio esaustivo dal punto di vista storico, per l’approfondita analisi delle origini, della diffusione e dell’articolazione del movimento riformatore del XVI secolo, ma anche un testo di piacevole lettura, strutturato secondo due direttrici: una, verticale, ricostruisce la storia della Riforma attraverso il tempo, a partire dall’analisi dei secoli precedenti, dove si possono rintracciare i primi germi di insoddisfazione religiosa, politica e sociale, proseguendo con la genesi del movimento, il suo consolidamento e la sua diversificazione in varie tipologie, nell’ambito sia della Riforma magisteriale sia di quella radicale. La seconda direttrice, orizzontale, analizza la propagazione del movimento nei paesi europei, con speciale riferimento all’Italia. Particolare rilievo assume la ricerca delle motivazioni che sono all’origine della nascita della Riforma e della sua diffusione a livello europeo. Le motivazioni religiose si legano con quelle politiche, economiche, culturali e sociali: non solo la decadenza della Chiesa, ma anche il desiderio di autonomia dei sovrani europei rispetto al centralismo romano; lo sviluppo dell’Umanesimo e degli scambi internazionali; l’affermarsi della stampa; le proposte di rinnovamento di intellettuali come Erasmo: tutto ciò favorì l’apertura delle menti e la circolazione delle idee, preparando il terreno alla protesta luterana e alla sua trasformazione da semplice disputa teologica in un processo di rottura con la tradizione romana. La complessa articolazione della Riforma è affrontata attraverso luoghi e protagonisti e molto spazio viene dato alle persecuzioni di anabattisti, antitrinitari e nicodemiti e al significato storico della ricerca eterodossa, che portò all’elaborazione dei moderni concetti di libertà e tolleranza, di universalismo e di relativismo religioso. In Italia lo sviluppo fu condizionato dalla presenza della Chiesa, dall’eredità rinascimentale, dall’indipendentismo repubblicano, dall’anticlericalismo, dalla frammentazione politica, tutti elementi che plasmarono la Riforma italiana in modo originale, favorendo lo sperimentalismo dottrinale e la rielaborazione autonoma. In Europa la Riforma fu accolta, tollerata o respinta, a seconda dell’influenza di diversi fattori, come il sostegno politico della Chiesa agli stati coinvolti nel conflitto confessionale o l’opera di evangelizzazione dei gesuiti. Generalmente, la tolleranza rispose più a esigenze pratiche che al riconoscimento di un ideale di libertà, così come l’accoglimento o il rifiuto delle nuove dottrine dipesero dalla convenienza delle alleanze politiche. Il saggio sottolinea infine l’impatto avuto dalla Riforma non solo sulla vita spirituale, ma anche sulla società e sulla cultura, i cui valori furono completamente trasformati: l’idea del tempo e del lavoro, il ruolo della famiglia e della donna, l’assistenza sociale e la circolazione culturale, l’atteggiamento positivo nei confronti della scienza, che contribuì alla nascita del pensiero storico-critico, nonché la relativizzazione del concetto di verità, rivelatasi fondamentale per lo sviluppo del pensiero moderno. Antonella Varcasia

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