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La fragilità del male”

BONHOEFFER Dietrich,
Piemme, Milano, 2015,
pp. 176, Euro 17,50

L’incontro con il pensiero di Bonhoeffer è sempre edificante, anche quando è sotto forma di frammenti, appunti, meditazioni, come è il caso di questa raccolta di scritti inediti, che documentano l’interesse del teologo tedesco per il tema del male lungo un intero ventennio, dal 1925 al 1945. I frammenti non sono però distribuiti cronologicamente, in modo tale da poter cogliere l’evoluzione del pensiero di Bonhoeffer, bensì per tematiche: l’esperienza del male, che prende in esame, in particolare, la paura, il dolore, la morte, la guerra, la solitudine, il peccato; il rapporto tra Dio e il male, e quindi la collera divina, il diavolo, la violenza e la sofferenza testimoniate nella Scrittura, compresa la passione di Gesù; la vittoria sul male, cioè l’amore, il perdono, la pace, il conforto della Chiesa, la speranza, la preghiera. Al centro di tutto è la croce: chi la ama ama anche la sofferenza e considera il dolore come una forma di benedizione, attraverso la quale Dio ci chiama a sé. Dio per primo è un Dio che soffre e quindi rende santa la sofferenza; perfino la morte diventa bella, in quanto rappresenta il passaggio alla nostra vera patria, regno di gioia e pace. Dopo aver preso atto dell’esistenza del male nel mondo, Bonhoeffer vede in Cristo crocifisso l’unica soluzione: si può superare la sofferenza solo sopportandola, perché, per chi crede, essa ricade su Cristo. Il cristiano deve portare la croce: più cerca di scrollarsela di dosso, più essa diventa pesante, perché “è il giogo di se stesso, che si è scelto da solo”, mentre Gesù invita a deporre il proprio giogo e a portare il suo, che è leggero e che dà pace e gioia, perché ci rende certi della sua vicinanza. Sono parole molto dure, ma, in fondo, Bonhoeffer invita a seguire Gesù, intraprendendo la via dell’amore: perciò egli insiste sulla necessità dell’amore e del perdono, sul compimento della volontà del Signore, che può essere espressa in modo semplice, nella vita quotidiana, amando i nostri cari, aiutando i bisognosi, praticando la misericordia, amando i nostri nemici, perché il nemico vive nell’odio e quindi ha più bisogno del nostro amore. Chiude il libro un capitolo sulla responsabilità, in cui Bonhoeffer invita a comprendere la bontà di Dio come responsabilità nei confronti dei fratelli: nel momento in cui ringraziamo Dio per ciò che ci ha elargito, pur essendone indegni, dobbiamo ricordarci di tutti i fratelli che non sono stati privilegiati allo stesso modo. Il male allora ci appare fragile: esso può essere vinto quando, con un atto responsabile, ci si oppone ad esso, facendo maturare dentro di noi i valori dell’amore, della pace, della calma, della gioia, della gentilezza, della mitezza, della fede.

 

Antonella Varcasia

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