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Karl Barth…per chi non ha tempo

FRANKE John R.,
Claudiana, Torino, 2011,
pp. 186, Euro 15,00

 

Credo che non ci sia fedele evangelico che non conosca Karl Barth, fosse solo per la sua strenua opposizione al Nazismo attraverso la Chiesa Confessante. Credo, però, che siano pochi, ad eccezione dei pastori e degli studiosi di teologia, quelli che conoscono a fondo il suo pensiero, anche per la difficoltà di riassumerlo e classificarlo sotto una determinata etichetta, vuoi per l’incredibile mole delle sue opere, vuoi per l’eccezionale profondità del suo pensiero, vuoi per l’evoluzione stessa che esso ha subito nel corso del tempo. Prova, felicemente, a rendercelo più familiare questo bel libretto di John Franke, che, non a caso, si intitola “Karl Barth… per chi non ha tempo” e che è suggestivamente accompagnato da “figure”, cioè da ritratti caricaturali di Barth, in gioventù e in vecchiaia, di altri teologi nominati nel testo, di Dio Padre e di Gesù Cristo, che rendono più simpatica la lettura. Il testo può essere diviso in tre parti: nella prima la biografia di Barth è descritta sotto il profilo dell’influenza che l’ambiente e le esperienze di studio e di lavoro  hanno avuto sulla sua formazione e quindi sulla maturazione del suo pensiero: dall’adesione alla teologia liberale, frutto dell’Illuminismo, al suo abbandono maturato nel contesto della prima guerra mondiale e dell’impegno nelle questioni sociali e politiche durante gli anni del pastorato “rosso” di Safenwil, dall’interesse per la Sacra Scrittura all’elaborazione di una nuova teologia, che parta da Dio e non dall’uomo. La seconda parte approfondisce le due opere più importanti di Barth, il Commentario alla Lettera ai Romani e la Dogmatica ecclesiale, nonché le sue lezioni come professore di teologia a Gottinga, a Münster e a Bonn, per far emergere i caratteri della nuova teologia, cosiddetta “dialettica”, che parte dalla constatazione della “totale alterità” di Dio per affermare l’impossibile possibilità della teologia, ossia l’inadeguatezza del linguaggio umano a parlare di Dio, cui si accompagna l’inevitabile esigenza di parlarne, per cui ogni affermazione teologica è necessariamente seguita dalla sua negazione. La terza parte affronta l’eredità lasciata da Barth, cioè l’interpretazione, a volte contraddittoria, che del suo pensiero hanno dato gli studiosi successivi: in particolare, vengono descritte la lettura neo-ortodossa e quella postmoderna, nessuna delle quali, però, a parere di Franke, riesce a cogliere il vero carattere dialettico della sua teologia. In conclusione, il libro di Franke è un’ottima guida per cominciare a muoversi nel pensiero di uno dei maggiori teologi, non solo evangelici, del Novecento.

Antonella Varcasia

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