Meditate la pazienza

6 agosto 2017

Pubblichiamo il sermone del pastore Mario Sbaffi, letto durante il culto odierno dalla figlia,  presidente del Consiglio di chiesa, Maria Laura.

Affinché mediante la pazienza…noi riteniamo la speranza. Or l’Iddio della pazienza.. vi dia d’aver fra voi un medesimo sentimento”. ( Romani 15,4-5)

Mediante la pazienza!…

Mediante la pazienza, scrive l’apostolo Paolo, noi riteniamo la speranza, cioè un ponte verso il futuro, una porta aperta sul domani.

E l’impazienza?

L’impazienza, spesso, infrange questo ponte, chiude questa porta. È di ostacolo alla speranza.

L’impazienza è un sentimento vecchio quanto l’uomo. Non entrò forse anche un pizzico di impazienza in quei nostri lontani progenitori che peccarono per voler tutto conoscere e vedere e fare?

Ma forse questa atmosfera di impazienza è diventata particolarmente acuta nel nostro tempo. Siamo continuamente impazienti con gli altri, con il nostro prossimo, con coloro che ci sono vicini  sul lavoro. Siamo impazienti in casa, in famiglia: il marito verso la moglie, la moglie verso il marito, i figli verso i genitori, i genitori verso i figli. Siamo impazienti con i nostri compagni di attività quotidiana, verso i nostri dipendenti e verso coloro da cui dipendiamo. Vorremmo sempre che gli altri fossero più pronti a rispondere a ciò che desideriamo, più lenti a reagire a ciò che non collima col loro pensiero e il loro interesse, più disposti ad accettare il nostro punto di vista.

Siamo impazienti anche con coloro che affermiamo di amare e questo nostro essere impazienti è un segno della imperfezione del nostro amore.

E impazienti lo siamo nei confronti degli eventi: impazienza del malato che vede tardare il ristabilimento della sua salute, impazienza di colui che deve lottare contro le difficoltà della vita quotidiana ed è stanco di questa lotta che gli sembra vana, impazienza di chi vorrebbe veder realizzato questo o quello e non considera a sufficienza che gli eventi attesi ci sembrano più lenti a concretarsi proprio perché noi non sappiamo aspettare con pazienza. E che dire della impazienza sul piano delle realizzazioni sociali, delle rivendicazioni politiche, delle conquiste scientifiche?

Che dire della impazienza con cui avanziamo verso una meta che ci siamo prefissata, con cui vorremmo bruciare le tappe del nostro successo, con cui vorremmo superare una situazione che ci appare pesante o irrealizzabile.

Tutto il nostro agire, tutto il nostro esprimerci, tutto il nostro desiderare sono continuamente intaccati, resi spesso pericolosi da questo nostro essere impazienti.

E solo che se noi consideriamo la nostra stessa vita e la vita di tante creature umane o la vita di interi popoli, noi dobbiamo riconoscere che molte delle grandi o piccole tragedie che travagliano l’umanità, molte delle catastrofi che si abbattono sugli uomini, hanno, fra l’altro e il più delle volte alla loro radice uno stato di impazienza.

E se queste forme di impazienza sono comuni a tutti gli uomini, noi, come credenti, siamo talvolta portati ad un altro atteggiamento di impazienza: all’impazienza nei confronti di Dio: impazienza nelle nostre preghiere, impazienza nell’attesa dell’esaudimento, impazienza nel considerare l’azione di Dio nel mondo.

Quante volte ci accade di sentir affermare: “ ho perso la fede- non riesco più a confidare in Dio, perché Dio non ha risposto alle mie preghiere, non ha esaudito alle mie richieste, non ha operato con la Sua potenza in questa o in quella circostanza”.

Come se Dio fosse il nostro cieco servitore, come se Egli potesse soggiacere passivamente alla nostra volontà, come se l’Eterno fosse schiavo della relatività del nostro tempo.

NO, sorelle e fratelli, Dio è il Signore ed il Maestro che sceglie il tempo favorevole, che opera secondo la Sua sapienza, Colui che era che  è e che sarà”

Dio è Colui  il cui stesso nome è una testimonianza della sua pazienza che si oppone alla nostra impazienza innata.

Ora l’ Iddio della pazienza – scrive l’apostolo Paolo – dopo aver invitato le creature umane ad essere pazienti.

L’Iddio della pazienza.

Basta sfogliare le pagine della nostra Bibbia per veder ergersi dinanzi al nostro spirito, con potenza convincente e contagiosa, la monumentale pazienza del nostro Dio.

L’Iddio di Israele,

L’Iddio di Gesù Cristo,

non si lascia mai andare all’impazienza, non abbandona mai l’impresa. Egli detesta il peccato degli uomini, ma usa pazienza verso di essi fino a giungere a salvarli.

Israele si ribella, dimentica, si allontana, ostacola l’azione di Dio, proprio come noi, ma Dio non si scoraggia e prosegue nei suoi piani.

Iddio non ricorre mai a soluzioni estreme, non annienta la creatura ribelle, sopporta, anzi porta Egli stesso i nostri errori.

Egli si prende tutto il tempo necessario per preparare, durante i secoli, e attuare attraverso i secoli il suo piano di liberazione e di salvezza.

Egli ci offre continuamente il suo perdono e sa attendere che noi diventiamo spiritualmente maturi per accettarlo.

E se la nostra impazienza esprime spesso l’inadeguatezza e la fragilità del nostro amore, la pazienza di Dio è uno dei segni del Suo amore perfetto.

Pazienza del buon pastore che prende amorevolmente sulle proprie spalle la pecorella che ha abbandonato il gregge e si è smarrita: pazienza del seminatore che, dopo aver sparso generosamente la buona semenza nei solchi, sa attendere la stagione in cui la messe sarà matura. Pazienza del padrone che vede crescere la zizzania insieme al buon grano, ma non si lascia tentare dall’ impulsività con cui, invece, gli uomini vorrebbero svellere l’erba cattiva senza riflettere che così facendo strapperebbero anche il buon frumento.

Pazienza del Padre che attende… attende la sera ed il mattino, attende con un’anima che prega e con un cuore che ama ardentemente, attende senza stancarsi fino a che il figliuol prodigo faccia ritorno alla casa che ha stoltamente abbandonato.

Pazienza del Signor Gesù che, durante il suo ministerio terreno, sa rispondere a tutte le sollecitazioni dell’impazienza umana: “l’ora mia non è ancora venuta”.

Pazienza del Cristo sulla  via del Calvario e sulla croce, pazienza dell’Iddio tre volte santo che è nostra speranza e nostra sicurezza, pazienza che continua a tenere le redini della storia di questo nostro mondo, malgrado i suoi sussulti, le sue ribellioni, le sue bestemmie.

Pazienza di Dio che non ha nulla in comune con le forme tutte umane di rassegnazione fatalistica, ma che è la forma più alta di azione.

Essa è fiducia assoluta nel potere dell’ Evangelo e nella forza di attrazione dell’amore.

Pazienza che ha in sé un rispetto infinito della nostra libertà, che rifugge da ogni forma di costrizione, che fa continuamente appello agli uomini e alla storia degli uomini ma sa attendere l’ora della risposta spontanea e convinta.

L’ Iddio della pazienza!

Oh sapessimo noi contemplarla questa pazienza divina in tutta la sua maestà, in tutta la sua potenza,  in tutta la sua pienezza d’amore da cui è mossa!

Come essa ci rifonderebbe coraggio e calma, come essa sarebbe un continuo correttivo alla nostra impazienza ed ai moti inconsulti che l’impazienza reca sempre con sé.

L’impazienza è il segno del naufragio già avvenuto della speranza, lo stato d’animo che infrange il “sentimento fra voi”, di cui parla l’apostolo, l’ allontanarsi dal nostro prossimo.

La pazienza è il segno che la fiducia nel domani non è spenta e che la comunione con gli uomini può essere mantenuta.

Ora – ci dice l’apostolo Paolo nel nostro testo di oggi – ora l’Iddio della pazienza vi dia di avere fra voi un medesimo sentimento, affinché, mediante la pazienza…noi riteniamo la speranza”

AMEN!

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