Raccontare la fede

3 settembre 2017

Isaia 29,17-24
Battesimo di Riccardo

Ancora un brevissimo tempo, e il Libano sarà mutato in un frutteto, e il frutteto sarà considerato come una foresta.  In quel giorno, i sordi udranno le parole del libro e, liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno;  gli umili avranno abbondanza di gioia nel SIGNORE e i più poveri tra gli uomini esulteranno nel Santo d’Israele;  poiché il violento sarà scomparso, il beffardo non sarà più, e saranno distrutti tutti quelli che vegliano per commettere iniquità,  che condannano un uomo per una parola, che tendono tranelli a chi difende le cause alla porta e violano il diritto del giusto per un nulla.  Perciò così dice il SIGNORE alla casa di Giacobbe, il SIGNORE che riscattò Abraamo: «Giacobbe non avrà più da vergognarsi e la sua faccia non impallidirà più.  Poiché quando i suoi figli vedranno in mezzo a loro l’opera delle mie mani, santificheranno il mio nome, santificheranno il Santo di Giacobbe, e temeranno grandemente il Dio d’Israele;  i traviati di spirito impareranno la saggezza e i mormoratori accetteranno l’istruzione».

Care sorelle e cari fratelli, caro Riccardo, cari Cristiano e Giuseppe, cara Caith Zeon che oggi fai il compleanno, care bambine e cari bambini,

è soprattutto a voi che oggi mi rivolgo per prima cosa, anche se forse non riuscirete a seguire tutto il mio discorso. La prima cosa che vorrei invitarvi a fare, quando vi chiederanno qual è la vostra chiesa, è di rispondergli che siete cristiani evangelici, protestanti, che la vostra chiesa è quella metodista di Roma, e che la nostra fede si ispira ad una generazione di teologi che hanno riformato, cioè riportato la Chiesa alla sua vocazione originaria, all’evangelo di Gesù Cristo. Questo lo hanno fatto partendo dalla Bibbia, perciò la seconda cosa che vi chiedo è di ricordare ai vostri genitori di leggervi la Bibbia che al battesimo vi è stata regalata!
Da allora sono passati cinquecento anni, che hanno cambiato profondamente proprio il modo in cui la gente pensa e parla di Dio… Nel XVI secolo era sulla bocca di tutti: che cosa voleva Dio da noi, che cosa potevamo fare noi per lui, se poteva aiutarci… Oggi, invece, nessuno vi parlerà di Dio e se lo farà, la maggior parte delle volte lo farà in modo sbagliato, per cui dobbiamo stare molto attenti! Il più delle volte sentiamo chiamare Dio dai terroristi che gridano: Dio è grande, prima di uccidere le loro vittime. Oppure sarà invocato da chi, nel suo nome, cerca di imporvi dei limiti, dei vincoli, perché vorranno usare Dio come uno strumento per accrescere il loro potere.
Per lo più, però, non ne sentirete parlare, e pochi vi diranno di aver fatto le scelte fondamentali della loro vita nel suo nome: la società europea contemporanea non parla volentieri di Dio, e se questo avviene è anche a causa dei troppi cristiani che nel passato hanno creduto che fosse giusto uccidere altre persone nel nome di Dio. Per impedire la riforma della chiesa, che procedeva in maniera pacifica, infatti, già nel XVI secolo sono state scatenate delle feroci guerre contro i protestanti che, però, alla fine non hanno perso ma neanche hanno vinto, e così noi siamo ancora qui, in questo mondo che non ama parlare di Dio. Un giorno, cari bimbi, vi racconteremo questa storia… Ma oggi vorrei che riflettessimo un attimo sulla domanda: perché Dio accetta questo silenzio su di lui? Perché accetta che altri dei parlino più forte e impongano il loro volere alle persone? Perché Dio non parla ad alta voce e si impone su tutti gli altri?
Il silenzio di Dio, dunque, o meglio il desiderio degli antichi Israeliti di ricevere di nuovo da lui parole chiare e comprensibili, è lo sfondo su cui si colloca il brano che abbiamo letto dal profeta Isaia. Nel suo oracolo, infatti, vediamo come il popolo d’Israele sia veramente nei guai: con la sua ingiustizia, soprattutto con l’empietà dei ricchi e dei potenti, ha fatto adirare il suo Signore, e questi annuncia tempi duri e difficili, tempi di punizione per il peccato. Quando il Signore si arrabbia, però, invece di far scendere fuoco e fiamme dal cielo, sceglie di tacere: la sua voce non risuona più in mezzo al popolo, che si illude per questo di poter nascondere a Lui i suoi empi piani. I profeti ed i veggenti tacciono. La Parola di Dio è divenuta come un libro sigillato, che nessuno riesce ad aprire. Il popolo, allora, non conosce più che cosa è giusto e pensa di poter seguire altre vie, di poter continuare a commettere i propri crimini approfittando di questo silenzio, invece di capire che proprio questo silenzio è il segno del giudizio di Dio. Per questo andranno dritti alla rovina e solo dopo riusciranno di nuovo a sentire la voce di Dio, riconoscere e comprendere la sua volontà, e ricevere la sua parola di grazia.
Questo superamento del silenzio avviene per Isaia in tre momenti. Nel primo arriva il giorno del Signore e i giusti, gli umili ed i poveri vengono riscattati dalla loro condizione di miseria. Nel secondo, quasi un contraltare del primo, i ricchi, i potenti, gli arroganti vengono puniti da Dio. Nel terzo si annuncia la conversione di Israele di fronte alla grande opera di Dio: il ristabilimento del popolo. Di fronte alla parola di Dio sulla giustizia il malvagio si converte, perché sa finalmente che cos’è la verità.
Una parola molto forte, che suona attuale ancora oggi, dopo duemila e ottocento anni… Anche oggi, come allora, chi ha il potere si accaparra tutte le risorse del paese e riduce in miseria il resto della popolazione, distruggendo il pianeta in cui tutti viviamo. L’accusa dei profeti era chiara allora ed è chiara anche oggi: la classe dirigente aveva abbandonato Dio, ed aveva scelto un’altra strada lontano dalla sua giustizia. Era diventata sempre più avida e tutto il “progresso” lo aveva piegato al suo vantaggio. Su di loro e sulla loro corruzione il profeta annuncia il giudizio di Dio. Nel suo silenzio, questi non potranno che arrivare fino al colmo della loro condanna e non hanno più alcuna speranza di redenzione. E con loro quanta gente si rende complice, anche solo con il suo silenzio?
La condanna, dunque, è forte e chiara, e io credo che noi dovremmo cominciare il nostro anno ecclesiastico con una seria riflessione ed analisi della situazione in cui viviamo, per poter tornare a fare risuonare la nostra voce per proclamare la giustizia di Dio. Dobbiamo chiederci chi sono gli empi e chi sono gli umili, chi sono i ricchi che pervertono il diritto e chi sono quelli che umiliano il giusto. Dobbiamo chiederci dove sta il male di questo mondo e tornare a proclamare giustizia di Dio, per porre i potenti di fronte alla Sua volontà. Alla fine quello che conta sarà la sua volontà di giustizia, quando gli umili saranno innalzati, mentre potenti ed empi saranno umiliati. Quel giorno, dice Isaia, di fronte alla manifestazione della giustizia di Dio come ultima e definitiva parola sull’umanità, Israele si convertirà e tornerà al Signore.

A differenza del tempio di Isaia, in cui si aspettava il giorno del Signore, noi cristiani vediamo nella resurrezione di Gesù la realizzazione di quella promessa. In Gesù Cristo noi abbiamo la certezza che l’ultima parola appartiene a Dio e che in Gesù si sia manifestata come parole d’amore. Chi riceve questa testimonianza è rimandato a Dio e può convertirsi. L’evangelo significa che, per chiunque si avvicina a Dio con il desiderio di ascoltarlo, quelle parole non sono più sigillate e in Cristo le possiamo comprendere con chiarezza: sono parole di giudizio, certo, ma soprattutto parole di vita e di speranza. Il battesimo di Riccardo, oggi, ancora una volta ha spezzato questo silenzio e in maniera simbolica fa prorompere la parola d’amore di Dio nel mondo. Caro Riccardo, nella Bibbia che hai ricevuto oggi ci sono queste parole, fattele leggere, ascoltale e lascia che ti accompagnino nel corso della tua vita! Proprio come dovrebbe fare ogni cristiano, soprattutto ogni cristiano evangelico. Se Dio ha scelto di rimanere in un silenzio di condanna nei confronti dei peccati dell’umanità, ha scelto anche di parlare chiaramente ad ogni cuore che a lui si accosta, perché nel mondo risuoni la sua condanna del male e il suo desiderio di amore e di vita. Ha scelto di manifestare tutto questo in Gesù, nella sua storia, una storia d’amore che ci viene raccontata nella Bibbia. Non stanchiamoci di leggerla, di meditarla, di farla nostra nel silenzio della nostra casa e nella gioia del culto domenicale: Dio non ci lascia soli nel silenzio del suo giudizio, ma ci parla con parole d’amore in Cristo.

Amen

past. Eric Noffke

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