Il secondo appuntamento con i Sola della Riforma: Solus Christus

Video e testo della predicazione della pastora Joylin Galapon

8 ottobre 2017

Matteo 20,1-21;  
Luca 14,7-14

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, mi sono rallegrata molto quando ho letto il testo scelto e il sermone della nostra sorella Greetje van der Veer per  la domenica del 24 settembre sulla Sacra Scrittura(Sola Scriptura), il primo sui cinque pilastri del principio della chiesa riformata.

Perciò permettetemi ancora di spendere questo tempo per ribadire l’importanza e il senso della parabola dei lavoratori sulle diverse ore, di cui grazie al  suo insegnamento, abbiamo potuto capire, a mio avviso  il principio della libertà del padrone nel suo regno. Tutti quelli che sono stati chiamati a lavorare dalla prima all’ultima ora dovranno ricevere la stessa paga: questa è la decisione del padrone.

Questo fatto è uno in cui  la Sacra Scrittura ha testimoniato la sovrana volontà di Dio. Da  questa parabola abbiamo tratto una lezione, un insegnamento che penso valga  proprio fino alla fine del compimento del giudizio nel regno di Dio.

Prendere o lasciare. Come dice il padrone nella parabola: <<Non  mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?>>Matteo 20,15-16.

Ciò che motiva la  manifestazione dell’amore di Dio è immeritato e incondizionato.

Possiamo dire che tutti hanno avuto  il giusto perché quello che il padrone ha pensato di dare è la giusta paga, quella che  merita ognuno e ognuna perché sono stati tutti chiamati a lavorare, a investire i loro talenti, ad impegnarsi con le loro forze,  indipendentemente dal tempo dedicato a compiere ciò che gli stato chiesto da fare.  Ciò che voglio sottolineare in quest’occasione  però è  il senso per me di questa parabola oggi: l’ultimo che è stato chiamato a lavorare riceve anche lui la stessa paga.

Allora, chi sono gli ultimi chiamati? In questi 500 anni della riforma  festeggiano non soltanto chi ha compiuto questa riforma  o l’erede di ciò come gli italiani, gli Europei  protestanti ma anche  gli stranieri che sono arrivati in questi  ultimi anni.

La giusta paga si concretizza dal momento che Dio padrone del cielo e della terra, delle nazioni e  dei popoli ha pronunciato il suo proponimento. Come dice nel libro del profeta Geremia:  << Io so i pensieri che medito per voi>>, dice il Signore, << pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza (Geremia 29,11)

Pensiamo  allora che Gesù parlando in parabola in questi termini ci ha lasciato un insegnamento ossia che nel regno di Dio la giustizia e il suo  giudizio sono uguali per tutte e tutti. Il messaggio dunque è uguale  per noi. Siamo tutti uguali e nessuno è diverso davanti al padrone del nostro tempo. Chi è arrivato prima o dopo, ha un guadagno uguale all’altro. A noi cristiani delle chiese della riforma, questa è la giustizia che ci è stata tramandata, scoperta 500 anni fa e forse ancor prima dai nostri fratelli valdesi. Il  nostro padre  Martin Lutero ha avuto l’illuminazione dagli insegnamenti dell’apostolo Paolo.  E abbiamo anche  ricevuto questa come regola di vita  in Dio,  che accompagna  chi crede veramente in questa Parola e la mette in pratica. Costui vive con  gioia la sua vita perché  non si sente trattato ingiustamente, non  pensa di non avere guadagnato quello che deve ma gioisce perché all’altro o all’altra è dato ciò che viene dato anche  a lui o a lei.

Penso che questo sia anche  il senso del nostro festeggiare, o celebrare la riforma protestante avvenuta nel 1517. Questo è il nostro tesoro perché siamo figlie e figli della Parola della Salvezza. Siamo  le chiese della riforma che con questo regalo possono sentirsi sempre rallegrate per aver avuto questo dono: il dono del nostro unico salvatore, l’unica paga dei nostri peccati.

Perciò care sorelle e cari fratelli, è  mio dovere testimoniare e ribadire il  senso  oggi della volontà di Dio di dare l’unica paga, che è uguale per tutti,  perché serve a me oggi per ricordarmi del perenne  giudizio di Dio, che non cambia. Egli ha pronunciato prima queste parole:  <<Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno >> Mt.24,35 .  Questo è ciò che colgo ora nell’ epoca presente nel contesto italiano – europeo.

In questi ultimi anni  ci sono stati dei cambiamenti di cui  mi azzardo a dare una lettura, a esprimere un mio parere, un  giudizio, e una valutazione.  Questi sono diventati anche oggetto di riflessione da parte mia essendo stata io chiamata per lavorare nelle nostre chiese metodiste e valdesi in Italia. I  popoli di provenienza diversa, arrivati  con i loro vari  progetti di vita  ci invitano a lavorare in maniera diversa.    Attraverso la  fede in Cristo Gesù che abbiamo in comune ci aiutiamo a vicenda a scoprire chi siamo noi e dove siamo diretti ora.

Così , in questo modo  già da 20 anni  si è avviata la riforma dalla riforma, ovvero un altro canale del processo di integrazione nella società italiana, attraverso l’azione di accoglienza degli immigrati che sono entrate nelle nostre chiese.

Chi avrebbe mai detto che in questi 500 anni dalla Riforma posso prendere parte e posso anche festeggiare? Penso che anche io, come ultima arrivata, posso meritarmi di ricevere questa paga,  e in più essere invitata al banchetto? Posso avere anche io un posto al banchetto per celebrare la nozze insieme a quelli che partecipano per diritto?  Chi mi ha dato il posto?  Chi mi ha invitato come ospite  gradito? Chi sono io per  occupare questo posto ed essere davanti a voi? Chi mi ha dato questa autorità?

Credo che sia il Signore Risorto il primogenito di Dio, il Maestro, il redentore di tutti gli esseri umani che si umiliano davanti al Signore Dio, il Rabbi dei primi discepoli che li ha istruito e che ci ha istruito sul regno di Dio presente ora, in cui si può già dimorare  ma bisogna  credere ed essere proprio determinati a guadagnarsi il beneficio di fare festa. Gesù ai suoi discepoli ha raccontato questa  parabola nell’evangelo di Luca capitolo 14  versetti dal 7 al 14.

Spostandomi dall’insegnamento della  parabola dei lavoratori delle diverse ore alla lezione dell’umiltà e della carità per ribadire il messaggio unico in  Cristo “Solus Cristus” credo di poter esprimere qualcosa che per me giustificherebbe questa celebrazione.

Quale è il senso per me di celebrare questo evento?

Nella parabola ho colto qualcosa di molto utile per noi che veniamo da un altro  paese che mi fa molto piacere trattare in questa occasione. Gesù parlò con i suoi discepoli e gli disse il segreto per poter avere il posto riservato in queste nozze ossia di non prendere posto nella prima fila quando qualcuno ci rivolge un invito. Perché quel posto potrebbe essere già  destinato  ad un’altra persona: l’altro o proprio per me.

Tutti noi siamo padroni della nostra casa nel nostro paese(dove eravamo nati). Ma quando ci spostiamo da un luogo ad un altro diventiamo ospiti. Così non siamo più quelli che eravamo prima dove avevamo le nostre radici. Spostarsi vuol dire anche sradicarsi. Come una pianta, portiamo con noi le nostre radici ma  ci vuole il terreno adatto per continuare a esistere, crescere e vivere bene. Ecco perché io per prima non potrei mai considerarmi  la padrona della casa degli altri. In Italia sono spesso considerata ospite ma proprio per questo motivo, per quelli che sono come noi che ci troviamo nello stesso percorso dobbiamo aiutarci a vicenda a capire insieme il senso del nostro essere qui. Questo è  per noi un punto da tenere in considerazione e lavorarci.

Noi popolo filippino(noi tutti stranieri) siamo stati accolti e tutti gli insegnamenti di Gesù su come accogliere il prossimo ci sono molto cari perché è questo  il messaggio che parla  della sua venuta.

GESÙ È VENUTO PER ESSERE UN PONTE anzi Egli disse: <<IO sono la via, la verità e la vita, ; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me>> Giovanni 14,6

E’ IL CRISTO DI DIO.  IL MESSIA CIOÈ IL MIO E IL TUO SALVATORE. << In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati>> Atti 4,12

Per mezzo del suo sangue versato siamo stati salvati.

 E’ IL  NOSTRO MEDIATORE. <<Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo>> 1Timoteo 2,5

È il nostro unico punto di riferimento. ABBIAMO BISOGNO DI FARE RIFERIMENTO A LUI SIN  DA  ADESSO SE IL MESSAGGIO CHE VOGLIAMO RIBADIRE ORA DOPO 500 ANNI È CHE CRISTO È LA NOSTRA RICONCILIAZIONE. ALLORA SIAMO DALLA PARTE GIUSTA. CI RICONCILIA A DIO E NOI AL NOSTRO PROSSIMO.

Il pensiero della riforma contenuto nel nostro bagaglio di vita è  molto utile per noi e ora  ci viene chiesto di tirarlo fuori per procedere, per andare avanti a preparare il catechismo interculturale. Siamo chiamati ora a costruire su basi solide e fondare  il catechismo giusto per i popoli autoctoni e stranieri.

Questa è la nostra  nuova prospettiva, è una  visione comune  che dobbiamo intraprendere.

La sfida dell’inculturalità. Il catechismo nelle chiese di culture diverse.

Celebrare i 500 anni della riforma ci ha dato l’occasione di rivedere la nostra eredità.  In quest’occasione dunque possiamo tenere conto del  nostro bagaglio di tradizioni.

Lo zaino  è pieno, ma ognuno deve fare il suo lavoro di tirarlo fuori. lo svuotamento dello zaino è un modo per guardare bene ciò che abbiamo avuto per poi confrontarci con la realtà che siamo tutti portatori di culture e fedi di varie espressioni. Dobbiamo tenere ciò che è necessario e  utile da scambiare.

Ricordo solo un protestantesimo di tradizione metodista  nelle filippine. Mi rendo conto che nella mia formazione mi è mancata la base della mia identità cristiana, senza distinzione fra gli altri perché in Cristo Gesù tutti noi siamo stati salvati, senza nessuna preferenza.

Il messaggio  di Cristo che ha predicato l’apostolo Paolo è molto chiaro. Dobbiamo recuperare quella salvezza di tutti i popoli stranieri e non. Qui mi riferisco alla mia appartenenza alle filippine ma vivendo in Italia da molti anni e avendo studiato qui Teologia , mi ritengo fortunata di essere parte integrante dell’eredità della riforma di 500 anni fa .

Il  lavoro d’alfabetizzazione della sacre scritture per noi stranieri che siamo arrivati 30 o venti anni fa è urgente da fare perché  da un lato ci serve per recuperare ciò che non abbiamo avuto  e dall’altra parte il catechismo interculturale deve essere  preparato ora dai teologi studiosi affinché  le chiese si avviino al rinnovamento e verso la stabilità in questo secolo.

Per le esperienze che stiamo vivendo nelle nostre chiese è necessario che  il catechismo interculturale debba essere prodotto, letto e poi studiato ma non arriveremo mai a preparare ciò se non ci conosciamo, se non sappiamo mettere sul tavolo le diverse culture in cui vengono espresse le nostre fedi.

Prima di concludere vorrei lanciare questo invito a tutti a riflettere su cosa  tirar fuori di  prezioso, di meglio di noi stessi  per dare un nuovo impulso e slancio ad una nuova epoca. Non credo che dopo questo mese , dopo il 31 ottobre 2017 ci fermeremo. Penso che raccoglieremo tutto e sceglieremo le vie da percorrere insieme. In questa nostra comunità dobbiamo stabilire gli  obiettivi che ci fanno arrivare a  scoprire le profondità del nostro essere redenti in  Cristo. Gesù disse: <<IO sono la via, la verità e la vita, ; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me>> Giovanni 14,6  Che il Signore Gesù Cristo risorto ci accompagni. Amen.