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Ripensare la Riforma protestante.

Ripensare la Riforma protestante. Nuove prospettive degli studi italiani
a cura di LUCIA FELICI,
Claudiana, Torino, 2016, pp. 410,
Euro 29,00

Questa raccolta di saggi ripercorre la storia degli studi italiani sulla Riforma protestante, evidenziandone limiti e lacune, ma anche sottolineandone i nuovi orientamenti. Il volume è suddiviso in due parti: la prima relativa ai movimenti eterodossi in Italia; la seconda al rapporto tra questi e il mondo europeo. Diversi sono i pregi del testo: innanzi tutto, l’approccio interdisciplinare, che permette di cogliere le diverse “anime” della Riforma. Accanto ai saggi storici, infatti, ne esistono altri concernenti la storia dell’arte e della letteratura, come quello sul dibattito relativo alle immagini, con un’interpretazione “riformata” di Jacopo Pontormo, il quale avrebbe utilizzato le sue opere per trasmettere messaggi teologici eterodossi. O come quello che spiega perché i testi religiosi eterodossi furono a lungo esclusi dal canone della letteratura italiana, in quanto considerati non rappresentativi del sentimento religioso nazionale. Teologico è invece il saggio di Paolo Ricca, dedicato all’analisi della natura stessa della Riforma, che consiste nell’aver dato un nuovo fondamento alla Chiesa, ponendo la Bibbia al posto del papato. Altro pregio del volume è l’attenzione alle figure “marginali” della Riforma, di cui viene sottolineata l’importante opera di sostegno e propagazione delle nuove idee, come i nobili e le donne del territorio padano-veneto che, protagonisti di una dissidenza “sommersa e silenziosa”, incapace di influenzare la vita politica, sociale e culturale, erano però in grado di intessere vaste reti clandestine di contatti.

Molti saggi sottolineano la politica come elemento costitutivo della Riforma in Italia: ad esempio, la polemica dei baroni napoletani contro l’introduzione dell’Inquisizione era motivata anche dalla difesa dei propri beni e prerogative, così come la repressione da loro subita derivava dal timore che le nuove idee potessero fomentare ribellioni all’ordine costituito. Altro elemento di valore è l’attenzione riservata alla Riforma radicale, sia per il risorgere dell’interesse degli studiosi, sia perché fu soprattutto in questa forma che si declinò il movimento ereticale italiano. Fra tutti emerge il saggio che propugna un’idea più ampia del radicalismo italiano, sotto la cui denominazione si nascondono fenomeni assai diversificati che, da un lato, non possono essere ridotti a semplici devianze ereticali rispetto alla Riforma magisteriale e, dall’altro, rappresentano una fucina di idee essenziali per la nascita della civiltà moderna. Dai saggi raccolti emerge un’Italia sommessa ma non taciturna, ricettiva delle novità provenienti d’oltralpe e in grado di rielaborarle in forma autonoma unendole alle proprie tradizioni, nonché di sviluppare le idee di tolleranza e libertà di coscienza, fornendo così un contributo fondamentale al protestantesimo europeo e incidendo in modo decisivo sull’evoluzione della società moderna.

Antonella Varcasia

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