La musica, la danza e il culto a Dio

Salmo 149:3-4

Lodino il Signore con le danze,
salmeggino a lui con il tamburello e la cetra,
perché  il Signore gradisce il suo popolo
e adorna di salvezza gli umili.

Riflessione 1(Debora Troiani)

Questo testo ci parla di corpi che ballano e strumenti che suonano per lodare il Signore, ci parla di musica come modo di vivere la fede. A volte ci appare scontata l’importanza della musica all’interno di una comunità: la musica diventa routine, abitudine, canto imparato a memoria, canzone conosciuta o sconosciuta… tuttavia la musica ha un suo significato essenziale. La musica è importante perché coinvolgente. È coinvolgente perché è universalmente comprensibile. Essa ci coinvolge e ci chiama come comunità, come insieme di voci, come armonia. La musica è coralità, è un riflesso, è un’immagine dello spirito comunitario, e in questo senso è aggregante. Ma essa ci coinvolge anche come singoli e singole: ognuno con le proprie reazioni, emozioni, con la propria voce. Essa coinvolge sensi, sensazioni. Essa ci chiama a mettere in gioco il nostro corpo: le nostre orecchie, la nostra voce, le nostre mani che si muovono lungo i tasti di un pianoforte o battono veloci sulla membrana di un tamburo. La musica muove corde profonde, ci prende e ci smuove.

Il testo ci parla anche di danza: Lodino il Signore con le danze…

Quando con Joylin abbiamo scelto questo testo per questa mattina, mi è subito venuta in mente un’immagine: una delle scene finali di Footloose. In questo film\musical il protagonista, Ren, si ritrova in una cittadina che ha bandito la musica rock e il ballo, perché considerati immorali. Nella scena in questione questo ragazzo, Ren, propone una mozione per cambiare una legge che crede ingiusta e cita il salmo 149 per rivendicare il diritto di ballare. Diritto che egli rivendica e noi dovremmo forse riaffermare, restituendogli la sua legittimità contro un immagine spesso così ancorata ad un unico ideale di solennità che rischia di privarci della bellezza di manifestare apertamente, e senza imbarazzo, la nostra gioia nella fede. Verso la conclusione del suo discorso aggiunge, riferendosi al ballo: “è il nostro modo di festeggiare la vita”. La danza è una gioia che esplode, è gioia incontenibile che erompe nel movimento: in questo senso è un modo di celebrare la vita e un modo di celebrare il Signore. È espressione di qualcosa che non sempre è esprimibile a parole, per cui le parole spesso non bastano. La danza è un corpo che dà se stesso, è il nostro modo di coinvolgere  tutto il nostro essere nella lode. Anima e corpo. Musica, danza, gioco vengono accolti dal Signore come espressioni di gioia, come modi per rivolgere la nostra lode, oltre che non le parole, con il corpo.

 

 

Riflessione 2(Joylin Galapon)

Care sorelle e cari fratelli  nel Signore,

ringrazio ancora Debora perché  ha richiamato la mia attenzione  a porgermi l’ascolto sulle parole del salmo 149, versetti 3 e 4 come Dio sia lodato. Il popolo di Israele ha  lodato  il Signore con le danze, ha salmeggiato con il tamburello e la cetra.

 

Mentre preparavo con Debora questo culto di oggi, quando parlavamo di questo testo ho pensato subito e le ho detto che i nostri fratelli e le nostre sorelle africani ballano al culto nel momento della colletta. Essi raccolgono la colletta danzando. Esprimono la loro gioia danzando perché così anima e corpo si mettono all’opera insieme nel culto.

Spesso li guardiamo(sembriamo degli spettatori) ma un po’ ci hanno già contagiato perché  la gioia che sentono gli altri ci trascina e quindi essa viene trasmessa.

Il corpo  umano è fondamentale, è necessario per lodare il Signore.

Perché? Perché in esso trova l’espressione e la dimostrazione della forza dell’alito di Dio, del soffio di vita che smuove  e sveglia un corpo e ci mette all’opera. Il nostro corpo ondeggia perché lo spirito vivente di Dio lo smuove, lo anima.

 

Nel libro dell’esodo cap. 15 il verso 20 ci racconta anche:  20Allora Miriam, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano il timpano e tutte le donne uscirono dietro a lei, con timpani e danze .

E Miriam rispondeva:  “Cantate al Signore, perché sommamente glorioso; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere». Miriam ha guidato un popolo alla lode segno di piena riconoscenza al  Dio liberatore.

 

E poi passiamo al Nuovo Testamento che ci parla attraverso le lettere  dell’apostolo Paolo ad esempio quando dice alla comunità di Roma cap. 12, 1: «Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale».

 

Innanzitutto, nella teologia di Paolo , il corpo umano è descritto nella sua importanza, testimoniando  l’intento di Dio di creare l’uomo  come è stato raccontato nel libro della Genesi. La sua comprensione del corpo è stata rinnovata così ha riacquisito la sua dignità per mezzo di Gesù Cristo che lo ha salvato. Il nostro corpo è stato guarito, purificato, lavato con il sangue di Cristo Gesù.

 

Oggi questi testi biblici dirigono i nostri pensieri circa l’importanza del nostro corpo per il motivo per cui è stato fatto. La lode che possiamo attribuire al Signore  come comunità di credenti è di continuare ad offrirgli il nostro corpo come un sacrificio vivente, renderci disponibile  al suo servizio.

Siamo diventati santi perché ci ha santificati.

Siamo stati accolti per quello che siamo perché lui ci ama.

Non abbiamo altro da offrirgli in cambio del suo amore se non quello che siamo.

Accogliamo l’esortazione dell’apostolo che ci serve ora per affrontare e continuare il nostro culto di lode al Signore perché ci sentiamo coinvolti.  Anima e corpo sono tutt’uno.    Diamo ascolto al corpo umano, riconoscendo che il corpo è stato redento dal Signore.

Riflettiamoci.

 

Una notizia  del 15 febbraio 2018 08:54 della strage a Parkland, in Florida, ci ha sconvolti. UN EX STUDENTE 18/19ENNE, Nicholas Cruz  ha compiuto questo atto  gravissimo ed  irreparabile perché sono stati uccisi degli esseri  umani  con uno strumento pericoloso   Come è potuto succidere questo? E’ tutta colpa sua?

Questo ragazzo era stato espulso e forse proprio per questo è tornato nella scuola con un fucile d’assalto e ha aperto il fuoco, uccidendo 17 persone e ferendone decine.

 

Il fucile è creato dall’ uomo. Noi siamo quelli che lo creano, inventiamo noi gli strumenti. Così siamo anche noi  responsabili di come vengono utilizzati. Tutto dipende dai nostri  scopi.

La scuola è diventata un luogo di uccisione. Corpi sono uccisi a causa forse di un malessere, di non essere più compreso . I giovani si ribellano, rifiutano di vivere una vita disumana  causata dagli adulti ma non sanno come devono affrontare una situazione del genere.

C’è la  malattia gravissima che dobbiamo curare  dell’anima dei nostri giovani. Essi sono disperati.

Si sentono già  sconfitti prima ancora di imbarcarsi alla ricerca del senso della loro esistenza. Non trovano delle motivazioni per sperare in un buon futuro.

Servono loro delle guide che aiutino ad affrontare le sfide della loro gioventù.

Sono molto delusi e demotivati.

Così reagiscono male. Operano contro  loro stessi e anche contro i loro simili.

Facciamo attenzione, riflettiamoci. Non perdiamo di vista i nostri giovani.

 

Tiriamo le nostre considerazioni e rendiamoci conto che dobbiamo prenderci cura di  loro, come noi stessi.

Insegniamoli come curare il proprio  corpo, che  vada rispettato da loro stessi per primo.

Così anche l’insegnamento di Paolo potrà ancora aver senso  per noi oggi  che il Signore Gesù ha avuto pietà di noi e ha redento la nostra anima e corpo donandoci il suo corpo.

Egli si muove in noi e con noi e la nostra comunione con lui si dimostra in comunità.

Salmo 149,1-4

Alleluia. Cantate al Signore un cantico nuovo,

cantate la sua lode nell’assemblea dei fedeli.

Si rallegri Israele in colui che lo ha fatto,

esultino i figli di Sion nel loro re.

Lodino il Signore con le danze,

salmeggino a lui con il tamburello e la cetra,

perché  il Signore gradisce il suo popolo

e adorna di salvezza gli umili.

 

Queste parole del salmista e  quelle dell’apostolo Paolo (Romani 12,1) ci ricordano la  relazione intima tra la creatura e la lode al Signore.

Il corpo è il tempio di Dio in cui dimora la nostra anima. Quando la nostra anima è afflitta siamo abbattuti e anche il nostro corpo è fiaccato.  Ci sentiamo deboli e ci manca la forza. Come il vento  soffia, il corpo si muove.

Credo che il soffio di vita che abbiamo ricevuto ci faccia questo effetto.

 

Grazie al salmista per le sue parole che ci aiutano a non trascurare dimenticando che il nostro corpo è la dimostrazione della presenza tangibile di Dio. Senza di esso le nostre anime, il nostro intimo essere non può dimostrare la profondità del nostro cuore.

«Benedici, anima mia, il Signore; e tutto quello che in me, benedica il suo santo nome.  Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benedici.  Salmi 103,1-2. Amen.

 

 

 

 

 

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