Modellandoci nell’immagine di Cristo

Ogni vita è soggetta ad essere modellata dalle forze dentro e fuori. I bambini sono plasmati dai loro genitori in tanti modi: come parlano, quanto sono leali nel gioco, che modi hanno. I genitori riversano affetto ai loro figli – ma quando sarà necessario, castigano i loro piccoli per correggerli.
Il salmo che abbiamo letto all’inizio descrive un Dio che ci ha plasmati nel grembo di nostra madre. Un Dio che ci conosce, che sa quando ci sdraiamo e quando ci alziamo. Un Dio che ci ama come un genitore ama un bambino. Un Dio che continua a lavorare con l’argilla dell’umanità tutte le nostre fratture per continuare a cercare di plasmarci e formarci nella sua visione, quando all’inizio del tempo l’uomo e la donna vivevano liberamente e in armonia con il resto del mondo creato e in perfetta comunione con Dio.
Dio è presente come il vasellaio al tornio da vasaio, ma non è in completo controllo degli ingredienti tanto quanto un vasellaio umano ha il completo controllo di ogni aspetto dell’argilla. Noi umani tendiamo ad allontanarci – come individui, come nazione, come chiesa – diventiamo duri e difficili da lavorare. Facciamo ciò che vogliamo perché possiamo – neghiamo la nostra interdipendenza e la nostra reciproca responsabilità di plasmare un mondo nell’amore piuttosto che nella paura, come è successo questa settimana nelle diverse posizioni riguardanti la difficile situazione degli immigranti, a bordo di una nave, che cercano rifugio.
Non è facile cercare le vie di Dio nella nostra vita. Non è facile essere consapevoli o persino capire cosa significhi lasciare che le mani di Dio modellano la vita dei nostri giorni, tuttavia la nostra stessa sopravvivenza come specie dipende dalla nostra volontà di provare. Dio ci ha messi liberi di cercare le vie di Dio o no. Dio ci ha liberati per perfezionare il nostro cammino verso la luce o l’oscurità, verso la pace o per perfezionare la costruzione di armi.
Un tema chiave nelle letture di oggi non è che Dio plasma le creature passive. Piuttosto, è la risposta dell’umanità all’attività di Dio e alla chiamata divina attraverso l’uso della libertà. Suggerire l’uno o l’altro – che solo Dio ci modella o modelliamo noi stessi lontani da Dio – non riesce a captare la relazione tra la grazia di Dio e la libertà umana. Di fatto, Dio ci modella attraverso il dono della libertà che ci ha affidato. Tuttavia tutte le nostre scelte riflettono necessariamente il disegno del vasaio divino per noi? No, non lo sono. Questo è il motivo per cui il vasaio rompe l’argilla che è stata deformata. Ci deformiamo attraverso scelte peccaminose o scelte per cose che compromettono la nostra relazione con Dio in Gesù Cristo.
Le letture di oggi indirizzano la libertà umana cristiana verso il proprio fine, cioè verso l’unione con Dio attraverso il discepolato in Cristo. È utile, tuttavia, riconoscere che facciamo delle scelte che ostacolano il nostro esser veri seguaci di Gesù. Nella parabola del figlio prodigo, il giovane figlio abusò della sua libertà scegliendo di scappare da suo padre, portando con sé tutta la sua eredità nonostante suo padre sia ancora vivo. Nella lettera di Paolo a Timoteo, ha confessato il suo passato poco lusinghiero in questo modo: “… Ero un tempo un bestemmiatore e un persecutore e un uomo violento …” (1 Ti 1:13). La prima volta che la Bibbia menziona Paolo, che fu chiamato Saul e viene descritto come un giovane che fa la guardia ai vestiti di coloro che lapidavano Stefano a morte. (At 7:58) Paolo passò rapidamente dal sostenere la persecuzione dei cristiani a guidarla mentre andava di casa in casa per trascinare i cristiani in prigione. In tutta sincerità, Paolo non era diverso dai militanti di oggi che hanno scelto di usare la loro libertà per seminare il terrore nel senso che, come loro, anche lui pensava che stesse combattendo una guerra santa e stava facendo la volontà di Dio.
Nel nostro testo epistolare, l’apostolo Giovanni assume il ruolo del vasellaio nel plasmare i cristiani del suo tempo in comunione con Dio e con altri credenti. Per essere sicuri, c’erano persone che diffondevano idee false sul Vangelo, usando frasi familiari come “conoscere Dio”, “camminare nella luce” e “nato da Dio”, ma con significati distorti. Quindi, questa tendenza ad alterare i significati delle parole era già in circolazione da molto tempo, non solo nel nostro mondo postmoderno. Giovanni ha dovuto emettere un severo avvertimento, sapendo che una confusa e sottile distorsione della verità è più difficile da resistere da una vera e propria negazione. Nell’evidenziare le verità dietro la parola, inizia ripetutamente con la frase “Se diciamo …,” (I Gv 1, 6; 8; 10) dunque ci chiama ad essere onesti con le nostre mancanze e poi procedere a mostrarci quali azioni devono essere fatte se pretendiamo di vivere nella vera luce e conoscere Dio. Ora possiamo chiederci: cosa o chi permettiamo di modellare il nostro spirito e formare i nostri cuori? Quali forze influenzano o addirittura dirigono il nostro pensiero, i nostri valori o le nostre scelte?
Nel suo libro “Hamlet’s Blackberry” (2010), l’autore William Powers considera l’effetto che la tecnologia digitale sta esercitando su di noi. Il mondo digitale di oggi ci trasforma in persone “connesse”. E chi potrebbe essere contro la connessione? Quando venni in Italia, da solo, 25 anni fa, avrei desiderato connettermi a Sofia e ai nostri 3 figlie, quindi le scrivevo – inviando nastri vocali – e lei mi scriveva – mandandomi anche i nastri vocali – ma a volte, ci è voluto più di un mese perché arrivasse la sua lettera. Ora, questa tecnologia ci offre una connessione istantanea faccia a faccia. Eppure, mentre ci permette di connetterci con il tocco delle nostre dita agli eventi in tutto il mondo, di collegarci con l’analisi più attuale di argomenti di interesse, e di contattare persone in tutto il mondo, c’è anche uno svantaggio di tutte queste connessioni. L’autore sottolinea una perdita di concentrazione nelle nostre vite poiché controlliamo continuamente i nostri schermi, le nostre e-mail, i nostri messaggi vocali, i nostri vari collegamenti, i video aggiornati e tutte le altre forme di richieste costanti che richiamano la nostra attenzione. Egli scrive: “Stiamo perdendo qualcosa di grande valore, un modo di pensare e di muoversi nel tempo che può essere riassunto in una sola parola: profondità. Profondità di pensiero e sentimento, profondità nelle nostre relazioni, nel nostro lavoro e in tutto ciò che facciamo “. Mentre c’è una lotta per mantenere l’equilibrio tra il sé sociale esterno e il sé interiore privato, siamo sempre più guidati dalle voci che ci circondano, ignorando la voce interiore. Alla fine, potremmo chiedere: aumentano la nostra libertà o la diminuiscono, con il loro beep incessante che segnala il più recente flusso di messaggi in qualsiasi momento, anche mentre mangiamo, o prendiamo un sonno tanto necessario?
La domanda per i credenti è se lasciamo che la voce di Dio incida in qualsiasi modo profondo. La chiamata di Gesù al discepolato ci invita a impegnarci in una relazione con lui che plasmerà le nostre vite non solo la domenica, ma attraverso tutti i giorni che ci attendono. Egli ci invita a una connessione permanente attraverso il lavoro dello Spirito Santo che effettuerà una trasformazione al livello più profondo del nostro essere. Ma la nostra brama di connessione con tutto il mondo può cedere al piano intenzionale di Dio per penetrare e plasmarci nell’esempio dell’amore e del sacrificio di Gesù?

Come cristiani troviamo guida e ispirazione in Gesù, nostro Salvatore e Signore. È la nostra luce perchè le sue parole continuano a bussare alla porta dei nostri cuori, in attesa di una risposta: “Felici quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28). “… chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in lui, deve camminare com’egli camminò.” (I Gv 2,5-6) Che siamo plasmati dalle parole di Gesù e che l’azione dello Spirito per essere un popolo di misericordia, giustizia e riconciliazione è davvero nella nostra scelta.

Quindi stamattina, cara sorella e caro fratello, lascia che ti inviti ad immaginare te stesso come un vasaio, tenendo l’argilla nelle tue mani. Chiedi allo Spirito di ungere le tue mani; lascia che il tuo cuore consideri la scelta di permettere le vie di Dio modellare le nostre vite personali, la nostra vita come chiesa, la vita della nostra nazione; e vedi quale forma potrebbe emergere mentre condivido con te la preghiera di San Francesco: Preghiamo…
Signore, fammi uno strumento della Tua pace. Dove c’è odio, lasciami seminare amore; dove c’è ferita, perdono; dove c’è dubbio, fede; dove c’è disperazione, speranza; dove c’è oscurità, luce; dove c’è tristezza, gioia.
O, Maestro divino, concedi che io non possa tanto cercare di essere consolato quanto consolare; essere capito come capire; essere amato come amare; perché è nel dare ciò noi riceviamo; è perdonando che siamo perdonati;
è nel morire che siamo nati di nuovo alla vita eterna. Amen.

pred. Samuel Gabuyo

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