Pietro e lo storpio

Atti 3: 1-10

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

Siamo ancora nel tempo della Pentecoste che con la venuta dello Spirito Santo, gli apostoli  erano stati muniti di forza e di potenza che aveva emanato Cristo loro Signore.

Così, oggi, per questa domenica  il nostro lezionario ci ha proposto un brano da meditare tratto dagli atti degli apostoli. Questo brano del terzo capitolo i versetti da 1 a 10 è proprio il primo atto miracoloso che per mezzo della potenza della Parola gli apostoli del Cristo risorto compissero la guarigione.

L’autore del libro degli atti l’ ha inserito tra i due discorsi di Pietro: il primo era il discorso alla Pentecoste e il secondo era quello nel tempio per spiegare al popolo di Israele riuniti ciò che era avvenuto allora. Quindi la guarigione dello storpio, dell’uomo nato zoppo era la dimostrazione che Dio in Cristo Gesù aveva continuato ad operare nel suo Nome, era di questo Nome che aveva depositato tutti e suoi tesori, grazie su grazie.

Come era scritto nel vangelo di Matteo Gesù disse: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando  loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» Matteo 28,17-20

Il racconto della guarigione era preceduto dalla venuta dello Spirito Santo, seguito poi dal  sermone di Pietro. Esso aveva inaugurato la nuova Via, cioè il nuovo insegnamento nel nome di Gesù Cristo,  fatto di annuncio della salvezza, di perdono dei peccati e di guarigione di  molti con l’intervento degli apostoli.  Cristo Gesù ha conferito agli apostoli la forza e la potenza di guarire nel suo Nome.

Ma lo sviluppo di questo racconto  ci porta ad andare più a fondo e ci fa riflettere su come Pietro e Giovanni ebbero agito in modo più giusto, e come deve essere un discepolo di Gesù Cristo.

Pietro disse allo zoppo: «guardaci!».  Come dire noi siamo solo i servitori di questa chiesa e per questo motivo andiamo a pregare perché Dio intervenga.  Non abbiamo niente da darti per farti star bene, non abbiamo soldi da darti perché così non farai più l’elemosina.

Come ha espresso poi «Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» Nel nome significa: per la potenza e per la volontà di Gesù’ quindi non si tratta d’un effetto magico.  Pietro stava dicendo che non poteva dargli niente, di cose preziose non ne ha. Egli non ha dei materiali che potrebbero liberarlo dallo schiavitù che placa la sua malattia che gli perseguitava a chiedere elemosina ogni giorno. Infatti, per l’uomo  zoppo, l’elemosinare era diventato il suo mestiere o il suo lavoro.

Chissà se proprio i suoi genitori che gli fecero fare, gli mandassero a fare quello perché anche loro potessero guadagnare il loro vivere e attraverso il loro figlio si guadagnassero  il loro vivere. Nel nostro tempo alcuni genitori se ne approfittano della situazione del loro figlio handicappato. E’ una situazione che ci fanno arrabbiare molte volte perché ci sono i genitori incapaci di fare il loro dovere. Ragionandoci su, ci sentiamo spesso usati come delle vittime di tale faccenda. Chi è usato? chi usa? chi se ne approfitta? Noi siamo di fronte a questa situazione. Questo è il nostro  mondo. Quando sarebbe l’opportuno dare ciò che è giusto, a chi è veramente bisognoso?

Pietro immediatamente ha dato allo zoppo quello che ha. Io «ho Gesù» che ha il potere di farti camminare. Io ho <Gesù Cristo, il Nazareno> che ha la forza per rialzarti. Io ho <Gesù Cristo> che ti aiuta a camminare perché tu possa trovare la tua strada. Io ti do Gesù Cristo il Nazareno perché ti accompagna perché tu trovi  te stesso e che tu possa avere la tua autonomia. Quello che avevano gli apostoli era Gesù Cristo, il loro tutto, il loro unico avere (considerato ricchezza per loro) perché in lui e con lui la loro vita potesse servire per sollevare una persona dal suo giacere, e nello stesso tempo il motivo soprattutto del loro vivere in missione.

Secondo l’esegeta del libro degli atti Pietro qui ha dimostrato di essere povero delle cose materiali tranne una cosa, aveva capito che con la sola fede in Gesù Cristo lui può fare tutto, e con questa ricchezza che ha, tutto è possibile per lui e per chi crede in questo nome: Gesù Cristo. L’uomo zoppo ha avuto dagli apostoli quello che chiedeva, quella forza che con la fede si può guadagnare il senso della vita.

Egli aveva avuto il beneficio di quella fede che gli apostoli avevano ricevuto nel nome di Gesù Cristo.  Era quello che aveva bisogno per avere una vita degna da vivere. Così, il primo sermone di Pietro al popolo riunito aveva avuto la ragione per svelare la verità di Dio. Pietro doveva dare questa testimonianza perché era uno di quelli che aveva assistito tutto quello che era avvenuto durante la passione di Gesù(fino alla sua morte).

Pietro e Giovanni erano strumenti di Gesù Cristo per testimoniare la sua potenza, ricevuto dal Padre. Erano loro quelli che avevano avuto dal loro maestro l’insegnamento che dal momento che salì dal Padre essi avranno anche loro il potere di scacciare i demoni e guarire i malati, che con la testimonianza dello zoppo, avevano provato la promessa che Gesù Cristo gli aveva a loro conferito. Gesù disse: «Io sono la via, la vita, e la verità» (Gv. 14,6)L’apostolo Paolo disse: «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo ma Cristo vive in me»(Gal.2,20)

Il brano di oggi ci invita a non trascurare quell’insegnamento dietro a questa faccenda.   Riflettiamo bene  che cosa ci sta dicendo adesso in relazione al nostro contesto di oggi. Vediamo che gli apostoli ebbero la responsabilità nell’ orientare i credenti  e come devono nutrire la loro fede.  Pietro e Giovanni  furono impegnati all’annuncio dell’evangelo nel tempio. Essi si trovarono a fare il loro servizio.  Essi erano chiamati dal loro Signore per fare la loro missione di guarire ed annunciare la parola di Dio. Per compiere tutto questo uno zoppo li interruppe davanti al tempio perché la sua richiesta fosse stata esaudita.

Oggi, molti pastori /credenti che si sentono di aver ricevuto un dono extra-ordinario  e lo rivendicano come un potere che viene dall’alto. Il loro potere di guarire è un dono. Ciò che va riconosciuto è che il potere di Dio è stato donato, è passato al Figlio e poi per chi crede in lui adesso riceve lo Spirito Santo, la forza del vivente.

«La tua fede ti ha salvato» Luca 7,50. Allora, il nuovo insegnamento della chiesa che stava formando  fu iniziato all’annuncio di un  nome scelto da Dio Padre perché  come spiegò Pietro prima e dopo questo miracolo di guarigione «Gesù Cristo il Nazareno»era venuto, ma fu rifiutato, fu rinnegato e fu morto perché non fu riconosciuto il Cristo di Dio.

Quindi in primo luogo, la testimonianza di Pietro è fondamentale per noi oggi  per riacquisire una nuova vita e vigore che proviene dal nome di Gesù Cristo, che precede il cammino e contiene la forza di cui abbiamo bisogno per essere guariti.  In secondo luogo, in Gesù Cristo riceviamo la nostra vera ricchezza. E infine la nostra missione o il nostro lavoro missionario si deve svolgere  a partire da questo nome, dal nome di Gesù Cristo. In questo senso che si distingue anche la nostra predicazione.

Gli apostoli, seguaci della nuova Via sono per noi oggi quelli che hanno parlato di Gesù Cristo perché in lui c’è la salvezza. per i cristiani è fondamentale che il Vangelo predicato in lui nel suo donare la vita fino alla sua morte riscatto dei peccati  sia stato segno del nuovo tempo, della nuova era ma che l’inizio della vita nella sua  eternità.

Questo atto compiuto da Lui è il motivo portante(principale) della predicazione , piano di Dio per  essere più vicino a noi come il suo regno sulla terra. Predicate l’evangelo perché  <Il regno dei cieli è vicino>Marco 1,15. Molte volte vediamo una persona davanti alla chiesa chiedere l’elemosina. Passando alla chiesa, per la strada, andando al lavoro oppure venendo via dal lavoro vedendo queste persone ci sentiamo commossi. Alcuni di noi si sentono commossi per la condizione di questa persona per la sua impotenza, costretto a rimanere fermo e anche se volendo, non riesce a lavorare.  Così, alcuni di noi che si sentono commossi cercano di incontrarla, dando ogni volta quello che è  il necessario. Vedere una persona così ci fa sentire veramente la commozione facendo muovere tutte le nostre viscere. Ci sentiamo toccati dal fondo del nostro cuore e subito cercando di dare una moneta e supponendo che in giornata lui potrebbe aver già raccolto tutto quello che gli è necessario per vivere o far passare un’altra giornata.Che cosa posso dare per soddisfare il bisogno della persona che si avvicina a me per chiedere un aiuto? Molti, uomini e donne , ragazzi e ragazze chiedono dappertutto l’elemosina. Intorno a noi, ovunque siamo, incontriamo persone che chiedono soldi, una moneta per comprare da mangiare. Vediamo una mamma che porta con sé suo bambino o sua bambina e ci chiede una moneta per compare il latte. Vediamo un ragazzo che chiede una moneta passando a tutti sulla metro. Noi vediamo la miseria/ la povertà/il bisogno dappertutto. Cosicché  questo racconto biblico ci è molto famigliare. E’ un fatto casuale per noi.

Si guardiamo la realtà  della vita ci sentiamo salvi attraverso la preghiera degli altri. Molti di noi ricevono la bontà di Dio, la sua grazia per mezzo  degli interventi degli altri.  Qui si conferma che la grazia di Dio non è per pochi privilegiati ma per tutti.  La salvezza che si offre tutti i giorni della nostra vita è un dono per molti, più dell’oro, più dell’argento. Lo zoppo saltava e lodava Dio con gli apostoli nel tempio. Tutti quelli che frequentavano il tempio erano pieni di stupore per questa testimonianza dell’uomo. Non ci stanchiamo allora nel offrire il nome di Gesù Cristo perché altri lo ricevono, perché riacquistino la forza.

Amen.

 

past. Joylin Galapon

 

 

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