C’è una nuova vita

Marco 9: 14-29

È difficile tornare nella realtà dopo una bella esperienza. È bello avere dei momenti che incoraggiano, ma poi bisogna mettere in pratica ciò che si è vissuto e per lo più questo risulta una delusione. Dopo le vacanze uno deve ricominciare con la vita di ogni giorno e subito si deve confrontare con le difficoltà di sempre, con nuove forze, ma le difficoltà sono quelle di sempre e hanno il potere di scoraggiare, di togliere la nuova linfa. Così anche Gesù, che ha vissuto un momento intenso sul monte della trasfigurazione, quando scende si deve subito confrontare con la realtà di ogni giorno. Difficile non pensare ad un’altra discesa dopo un incontro con Dio, che risultò anche esso essere una constatazione deludente dell’incredulità crescente, Mosè che scende dal Sinai e trova il popolo intorno al vitello d’oro.

Subito dopo la discesa del monte della trasfigurazione Gesù si trova in mezzo alla folla, dove i suoi discepoli hanno vissuto un momento umiliante, non erano stati capaci di scacciare lo spirito immondo dal ragazzo. In più Gesù si rivolge a loro dicendo: o generazione incredula, forse lo dice anche al popolo, almeno la parola generazione lo fa supporre. Generazione incredula! Due volte uno schiaffo in faccia ai discepoli, prima perché non erano in grado di scacciare lo spirito immondo, poi questo rimprovero da parte di Gesù. Un chiaro monito a noi che ci chiamiamo cristiani. La nostra fede è racchiusa in non so quanti libri, ma siamo una generazione incredula. Non capaci di scacciare le potenze del male che ci assalgono, non capaci di spezzare il potere delle potenze negative che regnano in questo mondo.

In questo testo non si tratta dei dubbi della fede (anche se spesso e volentieri si parla dei dubbi della fede in relazione con questo testo). E poi i dubbi non fanno sempre male. I dubbi talvolta possono essere sani, in quanto ci portano ad approfondire le questioni della fede, a confrontarci con esse, e quindi possono anche contribuire a una crescita della fede. In più il contrario della fede non è l’incredulità, un non credere in certi concetti. Fede ha a che fare con la fiducia. L’incredulità è la mancanza di fiducia. Credere non è sapere a memoria delle regole, ma è avere fiducia nelle promesse di Dio. La fiducia è minata dalla paura, la paura non si fida di ciò che sta intorno a qualcuno. Basta pensare all’epoca in cui viviamo, piena di paure. I dati dicono che non c’è un’invasione di immigrati, infatti nei primi mesi di quest’anno sono arrivati molti meno immigrati, i dati dicono che non c’è un’invasione di musulmani, infatti il 53% degli immigrati in Italia sono cristiani, ma la paura c’è. Non ci si fida. Questo concetto della paura che è il contrario della fede, è reso vivo da un versetto della 1 Giovanni 4: Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paurateme un castigo. Quindi chi ha pauranon è perfetto nell’amore (vs 18). Vi invito a leggere al posto della parola ‘amore’ la parola ‘fede’: Nella fede non c’è paura; anzi, la fede perfetta caccia via la paura, perché chi ha paurateme un castigo. Quindi chi ha pauranon è perfetto nella fede. Fa riflettere …

Nel brano che abbiamo sentito c’è un ragazzo che è dominato da uno spirito. Sono stati scritti tanti saggi sulla malattia di questo ragazzo. Posso sbagliarmi, ma secondo me è chiaro che si tratta di epilessia. Infatti leggiamo prima: uno spirito muto lo fa cadere a terra; egli schiuma, stride i denti e rimane rigido,e dopo ancora: lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni; e, caduto a terra, si rotolava schiumando. L’evangelista Marco di solito non è così dettagliato (è l’evangelo più breve), quindi qui non vuole lasciare dubbi. In quell’epoca questa malattia era conosciuta. Marco vuole sottolineare un aspetto particolare di questa malattia, l’aspetto demoniaco. Per lui non è una semplice malattia. C’è di più. Molto di più.

Pare che lo spirito ha preso talmente possesso del ragazzo che non si distinguono più le azioni del giovane e di questo spirito. Il giovane non è più capace di vivere la sua vita. Quando finalmente questo spirito si arrende, il ragazzo è come morto per terra, ma dopo ha di nuovo la sua autonomia, è di nuovo padrone dei suoi movimenti e delle sue azioni e parole. Qui traspare una prima risposta alla domanda che i discepoli si erano posti sul significato della risurrezione dei morti, quando dopo il ritorno dal monte della trasfigurazione Gesù accenna alla risurrezione dei morti.  Una prima risposta: c’è una nuova vita, senza spiriti maligni.

La preghiera per la fiducia o la fede è la chiave che conduce allo spezzare del potere di questo spirito. Il potere di ciò che distrugge un essere umano è spezzato da Dio, che agisce qui in e per mezzo di Gesù. Si assiste qui a una anticipazione di ciò che più tardi succederà con la resurrezione di Gesù: Nuova vita! Ecco perché si può dire che con questo racconto si ha una prima risposta alla domanda dei discepoli, chesignifica quel resuscitare dei morti?

Quindi è chiaro. Qui non si tratta di una guarigione miracolosa, come anche forse tutte le altre storie di guarigioni non sono delle semplici guarigioni. Qui si tratta dello spezzare, della frantumazione del potere di ciò che rende un essere umano meno di un essere umano.

E si spezza questo potere, sentite, sentite, con la preghiera! La preghiera è una forza. Dico spesso che la rivoluzione comincia con la preghiera. Cioè se una persona crede veramente in ciò che prega, sarà la prima a non intralciare la realizzazione della sua preghiera. Cioè, se una persona prega per la pace (e non dimentichiamo che l’altro giorno, il 21 settembre era la giornata internazionale della pace), sarà forse non proprio la prima persona ad impegnarsi concretamente per la pace (ma perché no), comunque non intraprenderà niente che possa contrastare la pace, non mette il bastone fra le ruote della realizzazione della pace, almeno così dovrebbe essere, quindi forse dobbiamo credere di più nelle nostre preghiere. Se viviamo le nostre giornate senza preghiera e senza letture bibliche, le nostre giornate scorrono lo stesso, si arriva ugualmente alla fine della giornata, ma in questo modo i giorni si vivono perlopiù come una ripetizione. Se invece si comincia la giornata con una preghiera, con una lettura biblica, la giornata acquista un altro senso, si vivono le cose che succedono in un altro modo, e si faranno altre scelte, la vita quotidiana acquista così un significato più profondo e non è più vissuta come un’eterna ripetizione. La preghiera è una cosa fondamentale, che non si può sottovalutare. Nella preghiera viviamo la promessa di Dio, nostra fonte di vita e speranza, unica vera fonte di vita e speranza.

Niente sarà impossibile per noi, se viviamo in questa potenza della preghiera. In questo modo, cioè con la preghiera, possiamo inserirci in una nuova stagione, la stagione delle promesse di Dio. È così che possiamo vivere insieme la fede, la chiesa. In questo ambito (della fede, della chiesa) ci dedichiamo alla bontà e alla grazia di Dio. Una pianta assorbe la luce del sole e dà ossigeno. Noi assorbiamo la bontà e la grazia da Dio e sperimentiamo insieme fede, speranza e amore, che pregando e agendo trasmettiamo al mondo. Senza fede c’è oscurità, senza fede ci facciamo abbattere dalle situazioni negative e dalle paure che viviamo attualmente, perché non viviamo una situazione rosea, tutt’altro. Ma quella oscurità non avrà mai l’ultima parola. Tocca a noi tenere accesa questa speranza, questo fuoco, non più il fuoco che distrugge, ma quel fuoco che infiamma i nostri cuori con le promesse e parole di Dio, quel fuoco che caccia via la paura, il nostro nemico in questi tempi, scaccia la paura, il demone del nostro tempo. La preghiera caccia via questa paura e apre i nostri cuori a una nuova vita. Amen.

pred. Greetje van der Veer

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