Confessate i vostri peccati

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, domenica scorsa abbiamo rinnovato la nostra consapevolezza sull’esortazione / ammonizione dell’apostolo Giacomo ai fratelli di fede nel Signore(alla comunità di credenti d’allora)  di  essere immune dai favoritismi cioè di non avere un atteggiamento di riguardo personale nella comunità bensì di praticare e  di vivere il dono della  fede confessata in Cristo Gesù perennemente.

E oggi vorrei proporvi un altro brano che ha scritto lo stesso apostolo che penso sia utile per noi credenti nella vera pratica d’accoglienza e di fede per il loro legame stretto nel nome del Signore capo della chiesa.

La chiesa di Cristo Gesù, paragonata come un corpo umano dall’apostolo Paolo nella sua lettera ai Corinzi fu purificata, santificata e salvata per mezzo del figlio di Dio da ogni peccato per poi portare ed essere un mezzo di guarigione nel suo interno. La profezia del profeta Isaia si è avverata in Gesù il Cristo, il servo di Dio. Il capo è Gesù Cristo, il suo corpo è la chiesa con i suoi membri che siamo noi.

Nella lettera di Giacomo al cap. 5 versetti  da 13 al 16 il credente membro, appartiene al corpo, vive per esso, si alimenta/si nutre dai suoi simili è in perfetto collegamento da tutti.».Quando il corpo non viene alimentato bene si indebolisce, si amala perciò ogni membro del corpo deve avere la cura necessaria, il prendersi cura è il compito principale di tutti. Il suo alimento è fornito da tutti gli altri, e una volta che si scopre ciò che si fa star male, che lo rende debole, trova guarigione da un’altra parte del unico corpo.  Il pensiero di Giacomo qui sembra dirci che il membro malato, che fa parte del corpo, trova negli altri membri il modo di guarire per mezzo della preghiera e confessione dei suoi peccati. Fuori da Cristo Gesù e da questo corpo non c’è guarigione.  Nello stesso corpo che è di Cristo Gesù si trova la guarigione di tutti i membri. Perciò non è un membro solo, autonomo, non può essere solo nel portare la sua malattia, altri saranno presenti per essere di aiuto, di sostegno per rendere il corpo di Cristo Gesù sano. Questa è la chiesa.Nella profezia nel libro di Isaia al 53,da 1 a 5 troviamo la risposta del nostro capo espiatore, di colui che ha fatto tutto, che ha condiviso e compreso pienamente con noi ogni esperienza di dolore, di sofferenza e di peccato.

Se l’apostolo Paolo ha paragonato la chiesa come un corpo umano, le membra di questo corpo sono chiamate  con i loro proprio nomi(occhio, mano, piedi, orecchi..ecc. come Anna,Barbara,Catirina,Daniela cioè noi come membri di chiesa), con funzioni differenti per poter stare bene e dare una ragione e uno scopo di essere.

Per l’apostolo Giacomo diversamente e parallelamente ci porta allo scoperto profondo del nostro benestare essendoci l’uno per altro nella nostra vita spirituale.

Lui pone delle domande:

 C’è tra voi qualcuno che soffre? Preghi.

In altre parole si può dire: Chi soffre prega, sapete chi sta soffrendo nella comunità? Così, quando ti trovi nella situazione di dolore e in pena devi pregare in mezzo ai fratelli di fede. Altri possono pregare per te perché sono dati da Dio a tua disposizione.Voi fratelli e sorelle pregate per lui o per lei. Non dovete sentirvi da soli perché avete l’uno l’altro essendovi parte di un unico corpo.

C’è qualcuno di animo lieto? Canti degli inni.

In altre parole si può dire: Chi è felice canta, sapete chi è felice nella comunità? Lo è colei che canta inni di lode al Signore che lo appartiene.  Non solo canta un canto di lode, ma anche di lamento per essere guarito.

C’è qualcuno che è malato?Chiama gli anziani della chiesa che preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore.In altre parole si può dire: Chi sta male fra voi?  sapete chi sta male in mezzo a voi fratelli e sorelle? Ci sono i fratelli nella comunità che devono pregare  Dio, ci sono i fratelli che invocano il nome di Dio per intercedere affinché sia guarito dalla sua malattia.

L’esempio del racconto dell’uomo paralitico che abbiamo ascoltato nella quale  4 uomini, forse erano i suoi amici, lo portarono a Gesù per essere guarito. Quanto è importante la preghiera di intercessione che rivolgiamo al Signore in questo senso.

Nella comunità di credenti c’è la soprabbondanza di benedizione perché ciascuno possiede il dono della guarigione. Ciascuno  ha avuto il dono della fede per risanare quel membro malato del corpo.E’ fondamentale che uno sappia anche dire o nominare la propria malattia senza nasconderla per non essere o non rimanere da solo a portarla.Per Giacomo dunque è fondamentale ricordare chi siamo noi per l’altro o per l’altra. La nostra confessione di fede qui sta nel nostro affermare che la nostra condizione di essere umana è tale e quale. Siamo tutti uguali e pari davanti al nostro Dio. Quando le nostre malattie sono confessate in maniera reciproca ci sentiamo sollevate, la esperienza di sofferenza e il dolore sono meno gravi, avviando così la guarigione perché non ci sentiamo più soli, non siamo più soli a portare il peso della colpa e del peccato, ma insieme nel portare quel peso di malattia che ci aveva tormentato continuamente. La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.

L’apostolo Giacomo sembrava dicendo lo stesso che se dovessimo trovare in questa situazione di parlarne agli altri. Siate confessanti, fiduciosi perché ci sono i nostri fratelli simili a noi che comprendono, che esperimentano o che forse hanno già passato la stessa situazione; per sentirvi liberati, dite che cosa vi sentite, dite entrambi dove vi sentite manchevoli perché parlandone potete avere tra di voi delle risposte che porta al ristabilimento del vostro corpo. Non dimenticate che siete tutti nella stessa condizione ma nel tempo delle prove svariate vengono inaspettate,  preparative perché  questa è la vostra vita, è il peso da portare ogni giorno.

Quando uno/a si sente che ha peccato, che confessi per acquisire la guarigione.

Ogni preghiera, ogni richiesta di guarigione è esaudita in nome della fede confessata in Cristo Gesù.La fede vissuta in comunione con gli altri è la vita eterna che ha promesso il Padre del cielo e della terra, ridona la salute perché è la medicina(cura) di ogni malattia spirituale come di un animo turbato, di un senso di colpa, di un senso di imperfezione. La nostra fede in Dio è comunitaria perché si concretizza nel nostro stare bene insieme di fronte a Lui che si fa trovare sempre quando ci sentiamo di essere bisognosi di guarigione.

Nella liturgia domenicale, la parte dell’ordine del nostro culto, in cui c’è la nostra confessione di peccato comunitaria e pubblica, è necessaria per farci rendere conto che siamo tutti uguali peccatori davanti al nostro Dio e al nostro prossimo. Così anche l’annuncio del perdono è comunitario e pubblico, è necessaria per farci rendere conto che siamo tutti uguali peccatori perdonati,  graziati davanti al nostro Dio e al nostro prossimo.

I credenti nella liturgia domenicale condividono e riconoscono il peso da portare di quell’inadempienza, l’uno per l’altro, oppure la coppia dell’altro, poi entrambi sono uno e diventano perfetti perché appartengono al signore Gesù Cristo il loro redentore che li ha resi perfetti.Questo è l’evangelo per noi che abbiamo udito la voce del Signore e ci siamo ritrovati qui in questo tempio del nostro Signore. Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha grande efficacia.

Quando l’apostolo ha posto le domande ai credenti, egli sapeva che rischiavano di trascurare questo aspetto di essere confessanti peccatori perché avevano dimenticato del loro essere peccatori ma resi giusti. Così, essi potevano avere delle difficoltà di ammettere tali che in qualsiasi momento anche se erano forti nella fede la tentazione opera dello spirito maligno è altrettanto forte che entra in gioco come era stato nella vita di Giobbe.

Questi versetti della lettera di Giacomo, mi hanno fatto riflettere a lungo soprattutto è una benedizione per noi da ricercare perché  così possiamo esserci di aiuto uno con l’altro,

nella preghiera,

nella confessione

e nella remissione dei nostri peccati.

«Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri »Secondo quello che dice la lettera di Giacomo, dovremmo essere in grado di confessarci a vicenda. Il vero senso di:«confessare i propri peccati » vuol dire non solo ammettere il peccato ma assumersi la piena responsabilità per il peccato commesso. Questo dato di fatto è illustrato molto bene nelle pagine della Bibbia dove c’è la descrizione del primo «peccato »dell’umanità: quando Dio chiede ad Adamo se avesse mangiato il frutto proibito, egli, invece di rispondere assumendo le sue responsabilità, dà la colpa alla donna e dice«la donna che tu hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto….»Gen.3,12 e quando Dio pone la stessa domanda alla donna, lei dà la colpa al serpente e dice«il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato…»Gen. 3,13. La colpa è sempre di un altro.

Spesso anche noi, facciamo cosìcome loro, riconosciamo di essere peccatori, ma la piena colpa è (la responsabilità) per quello che si è commesso non la vogliamo ammettere ci si scusa sempre con tanti ragionamenti e troviamo mille motivazioni per renderci meno colpevoli di quello che si è fatto in realtà. Ma confessando con consapevolezza e pentimento a Dio e al prossimo Dio perdona.

Questo significa che Dio perdona chi confessa umilmente i suoi peccati «Se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati »e di confessare i peccati l’uno all’altro, pregando l’uno per l’altro affinché siamo guariti.

Il peccato ci allontana da Dio ma Gesù come ha profetizzato Isaia è il nostro servo del Signore si è caricato le nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e con la sua passione cancellerà tutti i nostri peccati tutto questo ha fatto per amore al fine di ottenere la nostra riconciliazione, il perdono e la salvezza. Gesù ci purifica con la sua misericordia infinita e ci restituisce alla comunione con il Padre e con i fratelli ci dona il suo amore, la sua gioia e la sua pace. Amen.

past. Joylin Galapon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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