Paolo e gli ateniesi

Sermone: Atti 17:22-34 (Il discorso di Paolo agli ateniesi)

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, per questa domenica ho scelto di riflettere con voi un brano dal libro degli Atti degli apostoli al capitolo 17 versetti da 22 a 34. Una delle letture bibliche che il nostro libretto un giorno una parola aveva indicato per oggi.
L’apostolo trattò in questi versetti due temi principali che attestano il vero Dio:
1) Dio colui che è la discendenza di tutti i popoli delle nazioni.
2) Dio per mezzo di Gesù risorto dai morti gli uomini saranno giudicati e credere in lui è la vera conversione.
Care e cari, uno dei luoghi oggetto del viaggio missionario di Paolo era in Grecia, a Atene.
L’apostolo Paolo andò lì ad annunciare l’evangelo in nome di Gesù Cristo. A questo proposito, o per questo intento, era apparso in lui osservando il popolo ateniese, che purtroppo il popolo adorava un Dio che non conosceva. La rivelazione di Dio, perciò, in ognuno e ognuna di noi viene messa in discussione a partire dalla nostra conoscenza o non conoscenza di chi è LUI. La distinzione tra DIO maiuscola e gli dei minuscole che sono le creazioni dell’uomo ci fa venire in mente il vitello d’oro che aveva costruito e adorato dal popolo d’Israele, facendo Dio si adirò a tal punto che l’aveva punito.

A partire da quest’esperienza dell’apostolo Paolo, la storia ci insegna che siamo fortunati ad aver superato in parte quel tipo di ignoranza che parlava nella vita vissuta dagli ateniesi. Un popolo religioso in dominio e in esso dominavano le credenze e le superstizioni portandoli a professare una fede sviluppata dalla mente attraverso concezioni vaghi, ingabbiandoli, anziché trovare il Dio che li possa liberare. Era opportuno e giusto quello che disse Paolo «Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio>>.
Così, i versetti dal 24 al 26, ci fa ritornare in mente l’origine della fede con le testimonianze della descrizione del Dio che ha fondato il mondo, con piena convinzione l’apostolo Paolo dichiarò allora, indicando veramente chi è Dio, chi è il vero Dio. L’apostolo Paolo voleva dire nel suo discorso a Aeropago un nuovo insegnamento al popolo ateniese era antico e originale, ma era proprio la base. Ciò che crediamo a partire dal Credo che professiamo su Dio cioè che cosa deve credere veramente, ciò che deve tener in mente un uomo che è riguarda Dio.
La prima strofa dell’inno 31 che abbiamo cantato dice:
<<La terra ed i cieli con vivo fulgor, raccontan la gloria del Dio creator; tremenda ci mostran la sua maestà, ma pur ci rivelan la sua carità>>.
Allora, la fede dell’apostolo Paolo fu chiara, non ebbe alcun dubbio sulla sua conoscenza dell’identità di Dio. Il racconto della creazione, Lui è il principio di tutta la creazione così anche ‘Il credo apostolico’ sono le testimonianze dell’identità di Dio: Dio è colui che ha fatto il mondo. E’ il Signore del cielo e della terra. Egli ha fatto tutte le cose. Egli che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Insomma è il Dio della creazione.
Le parole del nostro credo, la professione della nostra fede che recitiamo insieme in comunità è necessario quando ci viene a mancare qualcosa durante i momenti del dubbio e della prova, soprattutto quando le notizie discriminanti dominano, prevalendo l’ignoranza della conoscenza di Dio vivente. Dio non abita nei templi costruiti da mani d’uomo. Egli non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa.

Vengo al secondo tema principale di questo discorso di Paolo in cui ci rammenta che ci sarà un momento di giudizio in cui darà a tutte le sue creature la prova della loro fede professata. Un vero credente è colui che professa di credere Dio che ha fatto tutto e allo stesso tempo colui che crede in Cristo Gesù suo Salvatore. In Lui Dio farà la giustizia al tempo giusto, in lui la giustizia era già rivelata e sarà compiuta al giudizio finale, l’ora del resoconto dei convertiti a lui. Perciò l’apostolo doveva a sua volta comandare a tutti e a ogni luogo di pentirsi, di ravvedersi dai propri peccati.
Il Dio sconosciuto, verrà conosciuto da tutti e da tutte le nazioni che chiederanno perdono dai loro peccati commessi. Il tempo dell’ignoranza è ormai passato. In questa predicazione dell’apostolo Paolo ci ricordiamo che non c’è più niente di nascosto in questo mondo. Tutto è rivelato poiché tutti sapranno chi è Dio. <<Essi mi conosceranno che io sono il Signore>> (Es. 3,7). La vera conversione dell’uomo credente si esprime nell’accettare che Cristo Gesù era risorto dai morti perché in questo modo Dio aveva voluto dimostrare che l’uomo non può mai salvare se stesso dai suoi peccati (non con le sue opere di devozione appunto con la sua religiosità), così credendo a questo piano di Dio l’uomo acquisisce una nuova vita, una vita che ha un senso. Inoltre, colui che crede nella risurrezione di Gesù fa nascere in sé la prova della presenza e vicinanza di Dio.

Nel libro degli atti degli apostoli in se sono racchiuse le testimonianze di come i discepoli di Gesù avevano svolto il loro mandato di annunciare l’evangelo del Cristo Risorto e le persecuzioni che avevano subito. Molti credettero così vediamo anche che la conversione serve in ogni epoca per testimoniare Dio affermato Sovrano Creatore del mondo e che vuole far vivere chiunque in pace.
“Ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio”.
Sappiamo la storia della conversione dell’apostolo Paolo e conosceva Dio e anche molto bene a causa di Gesù. Fu chiamato poi ad annunciarlo soprattutto agli stranieri e perché Dio si rivelò a lui ci furono delle conversioni che si proseguirono per la Nuova Via cioè l’evangelo in Cristo Gesù risorto. Era un messaggero del Dio vivente. Perciò Dio il divino non è un oggetto prezioso, come oro ed argento o una pietra scolpita. E’ il Dio vivente la fonte della tua e della mia vita.
Siamo ancora nel tempo della Pasqua, Gesù Cristo era risuscitato dalla morte.
Questo è il messaggio che risuona ancora nelle predicazioni delle nostre chiese.
Cogliamo in questo tempo di Pasqua il messaggio dell’apostolo Paolo che ci ricorda oggi il Dio della nostra discendenza. Sbarazziamoci ogni pensiero che distorce il vero volto di Dio. Non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana.

Appare anche a noi lettori di questo brano oggi, che l’apostolo aveva messo in evidenza la differenza fra l’uomo religioso e l’uomo credente. Pensate un atteggiamento di un uomo religioso, di avere un dio sconosciuto e adorarlo senza conoscerlo. E’ come dire ti rivolgo tutta la mia attenzione senza che io sapessi di te. Come si può dichiarare di amare UNO senza conoscerlo? Un gruppo di persone che professa una fede in un Dio che non conosce è il problema più grave che emerge da questo brano. Questo porta a creare confusione, disordini mentali e un’esistenza senza fondamento e senso. Per fortuna quando eravamo bimbini i nostri monitori e le nostre monitrici della Scuola domenicale ci avevano insegnato e letto la parola di Dio nella Bibbia, istruendoci piano piano chi è il Dio che dovevamo credere. Anche se fino adesso non possiamo pretendere di conoscerlo pienamente perché Lui è al di sopra di noi, ma possiamo porre la nostra fiducia che egli continuerà a rivelarsi a noi con la sua presenza nella nostra vita quotidiana. Amen.

past. Joylin Galapon

Il partigiano di Dio

Domenica 9 giugno alle ore 15.30 la nostra chiesa in collaborazione con il gruppo romano del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) organizza l’incontro “Il partigiano di Dio – Ascoltare Karl Barth” a cinquant’anni dalla morte del grande teologo riformato svizzero

Interverrà il prof. Fulvio Ferrario, decano della Facoltà Valdese di Teologia e professore di teologia sistematica.

L’incontro è in via Firenze 38 Roma

La notte bianca delle chiese

Per la prima volta la nostra chiesa parteciperà a

La Lunga notte delle chiese

 

Il programma della serata prevede un itinerario letterario-musicale attraverso le vetrate di Paolo Paschetto.

Partendo dai simboli delle nostre vetrate percorreremo un percorso tra brani delle diverse tradizioni laiche e religiose con soste musicali di culture e periodi differenti.

Una serata composta da momenti indipendenti che ci aiuteranno a riflettere su alcuni simboli e sul senso della luce nella tradizione cristiana.

Dal sito lalunganottedellechiese

La Lunga notte delle chiese è la prima notte bianca dei luoghi di culto in cui si fondono musica, arte, cultura, in chiave di riflessione e spiritualità.

L’idea nasce nel 2016 dal progetto già attuato e di successo della “Lange Nacht der Kirchen” che si svolge in Austria e in Alto Adige già da parecchi anni, coinvolgendo centinaia di chiese contemporaneamente.

COME SI SVOLGE

Per un giorno nella splendida cornice delle nostre chiese, vengono organizzate diverse iniziative e programmi culturali: musica, visite guidate, mostre, teatro, letture, momenti di riflessione e tanto altro. La collaborazione è con le Diocesi italiane, i loro Vicariati alla Cultura, gli Uffici di Arte Sacra, le Pastorali Giovanili, le molte confessioni religiose. E’ un evento ecumenico.

Un’occasione per tutti, religiosi e non, di partecipare ad un evento suggestivo ed eccezionale, di grande coinvolgimento, perchè in questa occasione sarà possibile visitare i luoghi sacri delle nostre città in una veste sicuramente originale.

Moltissimi sono gli eventi proposti durante la Lunga Notte delle Chiese, che sono sempre gratuiti e a ingresso libero, aperti a tutti.

Informazioni in Pillole

  • La prima grande rete dei luoghi di culto;
  • Un’idea per coinvolgere la Chiesa nella vita sociale della città;
  • Centinaia di eventi organizzati dalle tante associazioni coinvolte;
  • L’ingresso alle chiese e agli eventi è totalmente gratuito per tutti;
  • Una notte bianca delle chiese.