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Il Sinodo valdese contro il decreto Salvini, appello ai sindaci: “Disubbidite alle nuove norme”

Il Sinodo valdese contro il decreto Salvini, appello ai sindaci: “Disubbidite alle nuove norme”

 

 

La chiesa Valdese contro il decreto Salvini invita i sindaci a disobbedire alle nuove norme. “Le persone in situazione più marginale sono state esposte al rischio perdere diritti civili e sociali e tutte le chiese sono invitate ad attivarsi nei territori di appartenenza per l’inclusione di tutti e tutte con azioni di sensibilizzazione e pressione nei confronti delle istituzioni locali per il rilascio delle residenze” si legge nel testo che l’assemblea del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice fino al 30 agosto, ha approvato. Un’analisi molto critica nei confronti dei due decreti sicurezza approvati dal governo tra 5stelle e Lega e che ora potrebbero essere cancellati in caso di un Conte bis.

L’assemblea ha chiesto alla Diaconia, organismo che si occupa dell’azione sociale per conto della Tavola valdese, di “predisporre e proporre, a seguito dei tagli ai servizi introdotti dal Decreto Sicurezza, progetti di integrazione e accompagnamento”, di “modulare il proprio lavoro di accoglienza tenendo conto delle concrete situazioni sociali e politiche dei territori e sviluppare, nel medio periodo, interventi per l’inclusione, rivolti in modo trasversale agli ‘ultimi’, sia italiani che stranieri”. A preoccupare le comunità protestanti in particolare la questione delle iscrizioni anagrafiche e concessioni della residenza a persone italiane e straniere in situazioni di marginalità, come i titolari di protezione umanitaria e sussidiaria, i richiedenti asilo, ma anche le sottoposte a procedimenti penali e amministrativi: “Si prefigurano limiti all’accesso ai diritti fondamentali quali il diritto alla salute e all’assistenza sociale e sanitaria, il diritto alla casa e al lavoro – si legge nel testo approvato – Invitiamo le Chiese a chiedere che nei Comuni dei propri territori i sindaci autorizzino il rilascio della residenza, come già avvenuto in alcuni Comuni o a seguito di talune ordinanze giudiziali”.

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