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Intervento di Maria Grazia Mazzola alla serta pubblica del Sinodo

 

La distorsione del fenomeno migratorio sul piano dell’informazione è un dato certo divulgato anche dall’Eurispes. Oltre 60 milioni di utenti in Italia non hanno una visione reale del fenomeno migratorio. E non solo sulle migrazioni aggiungo. Abbiamo assistito a titoli terroristici sull’invasione dei barconi, nonostante i dati fossero invece in diminuzione. Frasi rilanciate come un dogma: ‘la pacchia è finita, chiusi i porti’. Attenzione, riflettiamo bene però su un punto, sono frasi rassicuranti per tantissimi cittadini che non arrivano alla fine del mese, che non hanno una casa di proprietà, che hanno perso il lavoro, che non hanno servizi né pensione, anche se non c’è alcuna correlazione tra la loro condizione e i flussi migratori, ma sono frasi rassicuranti anche per certi imprenditori ricconi e sfruttatori. Sono frasi rassicuranti per gli schiavisti. ‘Ah finalmente basta co sti neri delinquenti, stupratori e usurpatori dei nostri redditi’. ‘Stai bene a 2 euro l’ora. Ti dò una stamberga e un po’ divitto… lavora 12 ore al giorno…’. Pochi giorni fa sono stati arrestati a Bari due imprenditori agricoli che pagavano 30 centesimi l’ora i pastori, un ghanese e un cittadino del Mali. Vergogna. Ho documentato tante volte non lo sfruttamento ma la riduzione in schiavitù anche alle porte di Roma. È un modello economico medievale.

Guardate, la questione è drammatica e non si risolve così facilmente perché riguarda una forma mentis radicata da una parte sulla malafede e dall’altra sull’ignoranza priva di ogni ragionevoledubbio, e invece di provvedere a cercare di conoscere i fatti e i dati, salta ogni processo logico perché’ ha come riferimento la dogmaticità fobica, la chiusura mentale, le frustrazioni, l’impotenza e una estrema fragilità unita a tanto egoismo, non c’è ragionamento sui fatti. Attenzione, le fake news non sono una banalità, ma un mondo, modi di essere che spostano l’elettorato e influenzano le opinioni dei consumatori e producono business.

Un fiume di parole nei tg fino allo stordimento non fa l’informazione. Le persistenti suggestioni degli slogan gridati in numerose tv, sulle immagini dei barconi con i fuggitivi disperati, neanche quella è informazione. Il termine ‘invasione’ che gioca in modo maligno sulle sofferenze dei migranti e sullemancate risposte di chi guarda in tv i barconi nell’assenza di informazioni rigorose basate sui fatti, si chiama malafede. Una domanda: qualcuno di voi vede nei tg le inchieste sulla guerra in Siria, nello Yemen, in Africa? Ciò che sta accadendo nel Salvador e nelle altre parti del mondo?

Non c’è informazione completa: ti mostro i barconi e ti affianco l’inchiesta sul paese di origine dei migranti, punto i riflettori sulla provenienza, questa è informazione. Ti mostro da dove e da cosa fuggono e come vivono nel loro paese. Ti mostro la rete dei trafficanti di esseri umani. Ti mostro con le immagini e i documenti cosa realmente sia oggi la Libia. E non ti metto gli approfondimenti in terza serata che non li vede quasi nessuno. Perché non si punta sull’informazione in prima serata? Meglio la distrazione che l’impegno, meglio l’ignoranza?

E una volta si lavorava così nel tg: la notizia affiancata alla scheda o all’inchiesta. Ma si sa, i tempi dei tg sono ristretti e preziosi. Molto preziosi, è una corsa a gestire il potere della visibilità,

dell’esserci in quel punto della scaletta di massimo ascolto. I minuti sono oro. E quel tempo che dovrebbe essere dedicato a capire e a informare, ecco che viene dedicato alle dichiarazioni dei leader partitici. Metà tg è appaltato ai partiti. Dunque, barconi più dichiarazioni partitiche e slogan…non fanno neanche qui l’informazione. Il fatto diventa strumentale alla dichiarazione del partito.

Per la legge dell’insiemistica, 2 patate più 2 cipolle non fanno 4. In Italia ci convincono invece del contrario, fanno 4. Noi viviamo sull’equivoco dei salti logici, delle addizioni che non si possono fare ma in Italia si fa di tutto! Quella urgenza ossessiva del ricorso continuo, spasmodico quasi come un‘mayday’ del termine ‘italiano’, ’italiani’ per ogni punto e virgola, lo equiparo all’insorgenza di una malattia che si è diffusa come un virus contagioso… che ci coglie alle spalle e di lato e ci avvolge,entra dentro di noi nelle nostre case dalla finestra. Ci ritroviamo cosparsi, unti direi, di termini falsi e impropri, quasi non ce ne accorgiamo più. ‘Prima gli italiani!’. Questa centrifuga disinformativa che mescola fatterelli ai comizi demagogici di certa parte politica medievale e schiavista che nasconde un modello economico redditizio: lo sfruttamento dei migranti fino all’estirpazione totale della dignità. Attenzione: nel nostro paese la riduzione in schiavitù è sentenza definitiva. L’ostentazione nei tg di certo linguaggio dai contenuti subliminali dei ‘loro’ e dei ‘noi’. ‘Prima gli italiani. E poi quelli…’, ‘Clandestino’, il linguaggio di odio.

Ma che vuol dire? Che banalità è mai questa? C’è un prima e c’è un dopo? Abbiamo visto tutti cosa ha prodotto questa disinformazione nelle periferie romane con l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia rom a Casal Bruciato, con le minacce di stupro. Si è persa la civiltà. Il cronista è testimone della realtà. Un giornalista che racconta i fatti ha il dovere di correggere i linguaggi, di intervenire mentre registra le affermazioni false e il linguaggio di odio. Non si possono mettere in onda, come megafoni, fatti deformati. Eppure, spesso, si fa… C’è la responsabilità dell’essere testimoni e la deontologia che impongono correttezza. La responsabilità.

È come giocare a carte truccate una partita …e non riesci più a venire fuori dall’inganno di quellecarte truccate. Se non butti a terra tutte le carte per denunciare che sono manipolate. Se non cambi le carte, se entri a far parte del gioco truccato, ti renderai complice inevitabilmente della falsa informazione fino ad arrivare alla propaganda. È in gioco la responsabilità di ciascuno di noi e la dobbiamo esercitare. L’Italia siamo anche noi: giornalisti, impiegati, ciabattini, panettieri, professionisti, operai, casalinghe, pensionati, studenti… ciascuno per la propria parte dobbiamo avere il coraggio di svelare quando le carte sono truccate. Dobbiamo farcene carico. Le chiese sono scese in campo e lo hanno fatto con l’azione! Si sono schierate. Non si può rimanere a guardare. Il cristianesimo, la missione della ricerca della verità coinvolge tutti in modo attivo. C’è un popolo che tiene lampade accese in mano in Italia, un popolo che sta salvando il paese, che ci rende orgogliosi: volontari, società civile, laici e religiosi, le ONG. No non siamo Ponzio Pilato, non ce ne laviamo le mani, i diritti umani non si barattano, non si negoziano. Sono indiscutibili.

Quelle carte truccate non le prenderò in mano: ho il dovere di mostrare l’inganno. Sapete, il Contratto nazionale dei giornalisti ha un articolo che consente al giornalista di ritirare la firma se gli viene chiesto di firmare un servizio falso o manipolato o incompleto, cioè di parte… ma quanti ritirano la firma? Chi lo fa e l’ha fatto ha lo stipendio fermo da anni, la carriera bloccata. È un linguaggio duro quello che richiede il pagamento di un prezzo per attenersi a una informazione vera,concreta, di fatti rigorosi… il fiume si adegua all’andazzo, meglio la vita comoda di un giornalismo di apparenza e salottiero, al trucco e al parrucco. Bisogna che ci diciamo i fatti. Non c’è più tempo da perdere. Questo è uno dei drammi del nostro paese: la mancata informazione completa e corretta.

Se andiamo a vedere quanti paesi sono in guerra in Africa, se dovessi elencarli tutti, occorrerebbeuna buona mezz’ora… immaginate nei tg. Noi viviamo al buio. Una persona che prende il suo tempo per informarsi autonomamente lo sa bene che è così! L’informazione italiana non è esterofila: è un labirinto basato sullo psicodramma dei partiti propri, di cosa ha detto pinuccio, cosa ha risposto gennaro, cosa gli manda a dire filomena e via di seguito. Una informazione che tende a parlarsi addosso e autoreferenziale. Se non guardiamo agli esteri abbiamo perso la bussola come riferimento: siamo in mare aperto e non sappiamo più dove si trova la nostra imbarcazione. Il riferimento sono gli altri popoli, non il nostro ombelico. Bruciamo i minuti preziosi di informazione dietro a Salvini o a chi per lui. Quando Presidente del consiglio è stato Renzi, era una melassa in tv, imbarazzante e onnipresente. Ci sono le parole in tv, ma i fatti raccontati, spiegati e mostrati sono pochi, con esempi virtuosi, certo. Pochi i giornali e i tg con le lampade in mano. La maggior parte delle persone forma la sua opinione in tv. Immaginate… il modello informativo è il New York Times: Europa, Asia, Africa, Nord America, Sudamerica, USA ecc. Provate a entrare sul sito del NYT e vedete il mondo delle notizie.

La distorsione o l’assenza delle notizie non riguarda solo il fenomeno migratorio. Ma anche l’Europa: noi non conosciamo nulla dei fatti di cronaca europei. Non abbiamo tg europei. Non sappiamo che le mafie si sono radicate in Europa e hanno in mano una buona parte dell’economia: società, ristoranti, immobili, eolico, energie, smaltimento rifiuti, trasporti sui tir, stanno frodando i fondi europei in Slovacchia impedendo ai piccoli agricoltori di accedervi e tentando di rubargli le terre. Hanno aggredito e picchiato i contadini e ne hanno assassinato un altro. Un fenomeno analogo a ciò che le mafie consumano sui pascoli italiani e con le frodi europee nel silenzio più assoluto, mentre qui vanno in onda ore e ore di tv sui capi dei partiti e sulle loro parole. Parole, parole che usurpano i fatti dovuti ai cittadini. Sulle terre nel mondo si sta consumando una guerra priva di informazione,ci accorgiamo dell’Amazzonia solo perché brucia. La disperazione degli indigeni è davanti al mondo, dietro c’è lo scempio degli interessi degli allevatori. L’informazione corretta appartiene ai cittadini, ne hanno, ne abbiamo diritto. La verità dei fatti è sbiadito sullo sfondo e la sovrastano le opinioni con milioni di parole. E dunque non stiamo vivendo una democrazia autentica.

Di Europa si parla solo in funzione dei partiti e solo per riflesso alla politica interna. Ma questa non è la verità; e la realtà dei fatti di cronaca dov’è? Il sistema nel quale viviamo è abbastanza mistificato e immeritocratico, dunque diventa sovversiva la ricerca della verità e sovversivo è quel magistrato, quel giornalista, quelle donne e uomini di chiesa o laici che la affermano. Il problema sei tu se dici la verità in un mare di menzogne.

Per questo sono stati assassinati i giornalisti investigativi Jan Kuciak con la sua compagna Martina Kusnirova in Slovacchia e Daphne Caruana Galizia a Malta, fatta saltare in aria con un’autobomba.Siamo in Europa e non conosciamo ancora la verità su questi tre omicidi. I colleghi indagavano infatti sul riciclaggio, corruzione politica e mafie, scrivevano verità tra tante menzogne. E oggi rischia la vita chi si avvicina a questi fili. Pretendere la verità è d’obbligo, scavare e indagare è indispensabile, tanto quanto accertare le responsabilità sui mandanti esterni e i depistaggi della strage di via d’Amelio. Il mio appello è rivolto alle lampade in mano: non spegnetele. Indaghiamo sui fatti, il giornalismo investigativo è sale della democrazia. Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza accertamento della verità, dice il vangelo.

Maria Grazia Mazzola

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