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Covid-19. Alessandra Trotta: Parole e opere di speranza

La Tavola valdese ha destinato la prima parte degli 8 milioni di euro dei fondi dell’Otto per mille per l’emergenza Covid-19. Intervista alla moderatora Alessandra Trotta di Alberto Corsani, direttore di Riforma

(NEV/Riforma.it), 27 aprile 2020 – Pubblichiamol’intervista integrale del direttore di Riforma Alberto Corsani alla diacona Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese


La Tavola valdese ha comunicato il 19 marzo scorso di intervenire con 8 milioni di fondi Otto per mille
per contribuire a gestire l’emergenza Coronavirus nel nostro Paese. Una decisione tempestiva, ma con la consapevolezza di guardare oltre: considerando cioè le conseguenze economiche, psicologiche e sociali della pandemia, intuibili già a marzo, e che oggi vediamo confermate. Come si articolava dunque questo duplice intendimento? Lo chiediamo alla diacona Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese.

In effetti abbiamo pensato a un piano in due tempi: un primo tempo con interventi a supporto dell’impegno di diagnosi, cura e contenimento del contagio da parte del sistema sanitario, con un’attenzione rivolta non solo agli ospedali e alle regioni più colpite, ma anche a quei servizi di medicina territoriale e di prossimità che, molto indeboliti negli ultimi anni dalle scelte compiute nella gestione della sanità pubblica, mostrano in questo momento di avere un’importanza fondamentale nella prevenzione dei rischi e nella garanzia di adeguatezza di cura per tutti. Seguirà un secondo piano di interventi che sarà orientato a contribuire, con qualche misura più sistematica, alla ripresa sociale ed economica del Paese, a partire dai bisogni delle fasce della popolazione più esposte a subire le conseguenze devastanti dei provvedimenti assunti per fronteggiare questa emergenza. Ci tengo a precisare che, accanto a questi interventi straordinari, proseguirà l’ordinario supporto al prezioso impegno sociale ed assistenziale portato avanti dai tantissimi enti del Terzo settore (673 nel 2019) che ogni anno accedono con i loro progetti a un finanziamento dell’otto per mille assegnato alle nostre chiese.

Possiamo vedere nel dettaglio a chi si indirizza l’intervento della prima fase?

Questa parte dell’intervento ha raggiunto innanzitutto gli ospedali di Bergamo e Brescia, città fra le più colpite, finanziando l’acquisito di importanti attrezzature, ma anche, a Bergamo, l’intervento di personale specializzato per la gestione di nuovi posti letto di terapia intensiva. Sono state raggiunte anche le Marche, supportando un intervento di sostegno nell’ospedale di Pesaro e in varie RSA e la formazione di personale medico e paramedico da impegnare nelle cure domiciliari in varie città. Sono state messe a disposizione delle risorse, ancora, per gli Ospedali evangelici di Genova e di Napoli, che hanno dovuto profondamente modificare la propria organizzazione per concorrere alle necessità dei sistemi sanitari ligure e campano di fronte all’emergenza. Un’altra parte degli interventi già attuati ha raggiunto, poi, le campagne del Foggiano e le periferie di Roma, attraverso l’attivazione di cliniche mobili attrezzate per la prevenzione del rischio presso fasce di popolazione che vivono in condizione di particolare fragilità. Restano da attuare due interventi: un contributo a un’importante azione istituzionale in fase di definizione in Calabria, con l’attivo coinvolgimento della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), per il superamento del grave fattore di rischio rappresentato dalle baraccopoli sorte intorno alle campagne della Piana di Gioia Tauro. E infine un intervento in Piemonte, in particolare nelle zone di Pinerolo e delle valli Germanasca, Chisone e Pellice, in cui la storica, significativa presenza delle nostre chiese ci fa sentire particolarmente responsabilizzati, ma anche capaci di offrire un’operatività che possa contribuire allo sviluppo della medicina territoriale e della domiciliarità con una presa in carico globale dei malati e delle loro famiglie in ambienti non ospedalieri.

Nel comunicato con cui la Tavola valdese ha illustrato la prima parte del piano di interventi per l’emergenza Covid si trovano effettivamente indicati molteplici livelli, fra questi anche il riferimento al sostegno alle chiese locali, per quella dimensione comunitaria che è un altro aspetto della diaconia stessa. Come mai ?

Questa domanda mi offre l’opportunità di precisare la centralità del ruolo delle nostre chiese locali anche in questo frangente. Le chiese valdesi e metodiste nel nostro Paese sono spesso conosciute soprattutto per alcuni pronunciamenti pubblici su grandi temi sociali o etici, per azioni umanitarie di grande visibilità come i corridoi umanitari o per gli interventi della nostra diaconia più istituzionale e organizzata in Centri conosciuti e apprezzati al livello locale o nazionale. Ma senza le piccole chiese locali, formate da membri di chiesa attivamente e appassionatamente impegnati nella predicazione dell’Evangelo e nell’alimentare una vita comunitaria nella quale trovi radicamento un cammino di fede che si esprime anche nella costruzione, alla luce dell’Evangelo, di relazioni umane radicalmente alternative, non vi sarebbero quelle Istituzioni sociali o assistenziali, non vi sarebbero quelle azioni di denuncia sociale, di promozione dei diritti, di lotta per la giustizia, che portiamo avanti perché vi riconosciamo una coerente espressione del compito di annuncio evangelico che la Chiesa è chiamata ad assolvere. In questa emergenza, abbiamo fiducia che le nostre chiese locali sapranno assolvere, con ulteriori interventi diretti per i quali la Tavola metterà a disposizione delle risorse raddoppiate, un compito di supporto a coloro che, intorno a loro, dentro o fuori le chiese, già vivono la marginalità o che, per il Covid-19, hanno ridotto o perso il lavoro e non possono più pensare con serenità a una tranquilla vita quotidiana.

Questo rilevante intervento da parte della Tavola valdese è anche espressione di una consapevolezza spirituale ed è di fatto anche una testimonianza: che cosa muove i e le credenti a rendersi disponibili a fianco ai loro concittadini e quale può essere il messaggio di speranza che i protestanti possono portare anche in questo momento che non è solo di emergenza sanitaria ma anche di disorientamento degli individui?

Le nostre chiese da sempre interpretano la fede cristiana come fiducia di essere parte di un piano di Dio per l’intera sua creazione – un piano di vita piena, buona e abbondante per tutti – che chiama ogni singolo individuo, riconosciuto e valorizzato nella sua unicità, dignità e libertà, a mettere a frutto i suoi talenti al servizio del bene comune. Come credenti che vivono così la loro fede, siamo sfidati a vivere questo tempo, dominato dal senso di precarietà e dal disorientamento di fronte a un mondo che sembra crollare nelle sue certezze, nel suo profondo significato spirituale, ponendoci all’ascolto di ciò che il Signore ci sta dicendo, cercando di leggere i segni dei tempi e reagendo in coerenza con l’Evangelo. Pensiamo a come questa situazione sta interrogando le categorie, anche biblicamente molto dense, di vicinanza/distanza, aperto/chiuso, schiavo/libero, solo/insieme. Sarebbe grave coltivare l’illusione di tornare, anche come chiese, alla normalità di prima, senza cogliere l’opportunità unica di una ricostruzione nella direzione della solidarietà sociale, della sostenibilità ambientale, della riduzione delle diseguaglianze, nell’accesso ai beni essenziali come la salute, l’educazione, la casa, di un sistema di organizzazione del lavoro che si concili meglio con le esigenza di cura familiare e del riposo. Invochiamo tutti, dunque, l’aiuto del Signore per crescere nella capacità di vivere come comunità evangeliche, contagiatrici, in parole ed opere, di una speranza viva di conversione e rinascita.

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La necessità di costruire una chiesa nuova e un mondo nuovo

n una preghiera su Zoom, Irene Grassi nomina “positive e negativi, malati e asintomatiche, lavoratori essenziali e madri in smart-working, disoccupate e partite iva, bambine e bambini col naso schiacciato alla finestra … Non sono gli altri il nostro prossimo, ma siamo noi il prossimo per gli altri: il runner, la poliziotta, l’infermiere, lo spacciatore, la senzatetto, il presidente Conte…”

Roma (NEV), 27 aprile 2020 – Alla fine del “culto via Zoom” (ZoomWorship) di ieri, dopo la predicazione del presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, e della pastora Dorothea Mülller, membro della Tavola valdese, i quasi trecento partecipanti hanno potuto condividere alcune preghiere. Fra queste, segnaliamo l’invocazione di Irene Grassi, membro della chiesa valdese di Pisa, che nella vita si occupa di comunicazione e raccolte fondi.

“Dio d’amore,
vieni a trovarci nelle case da cui non possiamo uscire – o da cui ci affacciamo rapidi, guardinghe, col volto coperto.

Vieni ad abbracciarci una per uno, positive e negativi, malati e asintomatiche, lavoratori essenziali e madri in smart-working, disoccupate e partite iva, bambine e bambini col naso schiacciato alla finestra.

Vieni a raccoglierci dal divano, o dal pavimento, stringici forte le mani, scuotici, soffia.
Fioriscici dentro.

Vieni a sederti nelle nostre bolle da un metro e ottanta e preparaci per quando, tra non molto, incontreremo i glicini ormai sfioriti, e i nostri simili, a distanza di sicurezza.

Vieni a tirarci i capelli quando ci dimentichiamo che non sono gli altri il nostro prossimo, siamo noi il prossimo per loro: il runner, la poliziotta, l’infermiere, lo spacciatore, la senzatetto, il presidente Conte.

Vieni a scompaginare le nostre Bibbie e mostraci la Parola che pensavamo di sapere. Vieni a prenderci per mano e portaci fuori, a combattere l’ingiustizia, la violenza, la sopraffazione, e poi la solitudine, l’angoscia, il dolore, nel rispetto della distanza fisica, e perciò con più forza, con più audacia, con più fermezza.

Vieni a sederti al nostro posto in chiesa, quando torneremo in chiesa, così da costringerci a vagare alla ricerca di un posto nuovo; così da convincerci alla necessità di costruire una chiesa nuova, un mondo nuovo, un assaggio – del tutto migliorabile! – di quel giorno che arriverà il Tuo Regno, quando saremo, finalmente, guarite/i.

Fino ad allora, che il Tuo Spirito ci guidi, e trapassi ogni mascherina”.

Culto del 26 aprile 2020

Terza domenica dopo Pasqua

 

Brano musicale dell’ Inno 192  Santo, Santo, santo

 

Santo, santo, l’Eterno degli eserciti, tutta la terra è piena della sua gloria!

Santo, santo, l’Iddio onnipotente, a Lui la gloria per l’eternità.

 

Invocazione

 

La Bontà del Signore è eterna (Salmo 136, 1-6.25-26)

1 Celebrate il SIGNORE, perché egli è buono,
perché la sua bontà dura in eterno
2 Celebrate il Dio degli dèi,
perché la sua bontà dura in eterno.
3 Celebrate il Signor dei signori,
perché la sua bontà dura in eterno.
4 Colui che solo opera grandi prodigi,
perché la sua bontà dura in eterno.
5 Colui che ha fatto con sapienza i cieli,
perché la sua bontà dura in eterno.
6 Colui che ha steso la terra sopra le acque,
perché la sua bontà dura in eterno.

25 Colui che dà il cibo a ogni creatura,
perché la sua bontà dura in eterno.
26 Celebrate il Dio del cielo,
perché la sua bontà dura in eterno.

 

Care sorelle e cari fratelli, celebriamo  il Signore, perché egli è buono perché la sua bontà dura in eterno.

 

Preghiamo

Signore Dio, con le parole del salmista, Ti ringraziamo per la tua bontà.

Ti ringraziamo per le opere stupende che ogni giorno compi per noi.

Aiuta ognuno e ognuna di noi a esprimere, in una voce gioiosa,  il dono della salute che abbiamo goduto e ti chiediamo umilmente di concederlo anche ai nostri cari e a tutti coloro che ne mancano a causa di malattia.

Ti celebriamo Signore, in questo giorno in cui è giunta nuovamente l’ora che,

insieme facciamo risuonare la nostra gratitudine per tutto quello che abbiamo ricevuto da te.

 

Vogliamo ringraziarti insieme ai fratelli e alle sorelle  che ti lodano in questo mondo che hai creato, la grande casa che hai dato a tutti gli abitanti della terra.

 

Nello stesso tempo, veniamo a te con le nostre miserie e i nostri timori.

Tu ci guardi, ti chini su di noi e ci risollevi.

Nella nostra solitudine ci doni la tua presenza, il tuo Spirito.

Allora possiamo esultare e giubilare davanti a te.

Resta con noi, Buon pastore, guardiano delle nostre anime, donaci la tua pace. Amen.

 

Sermone: Giovanni 10,11.27-28 Il Buon pastore

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, il testo della predicazione è uno dei testi biblici che ha proposto dal nostro lezionario ed è uno dei più conosciuti passi biblici.  L’evangelista Giovanni ci parla di nuovo oggi:  Il buon pastore. Leggiamo dal capitolo 10, i versetti 11, poi 27 e 28.

 

Signore, la tua parola è verità. Aiutaci a comprenderla con tutto il nostro cuore e la nostra mente. Amen.

 

 “Gesù dice: Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. […] Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.”

 

 

Chi è il Pastore? Che qualità ha? Quello che riconosciamo e lo definiamo con la P maiuscola?

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, la nostra attenzione viene richiamata dall’evangelista Giovanni sull’unico Pastore, colui che è buono. A questo proposito, senza dubbio si riferiva a Gesù, colui che ha trascorso la vita terrena per predicare il regno di Dio, per guarire i malati, per perdonare i peccati. Egli conosce le sue pecore, sono tutte presi per mano e nessuno è in grado di toglierli dalla sua mano. Per loro Egli ha donato la Sua vita per concederli la vita eterna.

 

Gesù ha paragonato sé stesso a un buon pastore e i suoi discepoli sono come le pecore che lo seguono.

Come mai? In questa illustrazione sappiamo che, il pastore e le pecore sono strettamente in relazione fra di loro, perché ovunque siano si trovano sempre insieme. Non ci sarebbe un buon pastore senza queste pecore e lo stesso vale per le pecore. Se manca uno anche l’altro manca. Devono esserci tutti e due. Insomma, il legame è forte quando si tratta della vita, promessa e guadagnata. Gesù è pronto per dare la sua vita alle sue pecore, al suo gregge,  le prende cura, le ammaestra, le porta a pascolare, le dà da mangiare e da bere, assumendo il ruolo e la propria responsabilità.

 

Gesù all’inizio ha scelto i suoi dodici discepoli, dandoli l’impronta e gli esempi di vita, per avere dei compagni nello svolgimento del suo compito di annunciare il regno di Dio. Le sue parabole iniziavano così “Il regno di Dio è simile ad un padrone di casa…”. Questa era il suo modo di raccontare l’identità di Dio, rivelandolo chi e che cosa faceva, alla folla che lo seguiva, che lo ascoltava.

Diversamente da ciò veniva testimoniato su di lui nel vangelo di Giovanni. Gesù, per farsi capire ai suoi discepoli diceva, direttamente, di sé stesso: “Io sono la via, la verità, e la vita”. Con questa affermazione così forte aveva potuto parlare di che cosa riusciva a fare o che cosa avrebbe potuto fare in relazione con i suoi discepoli. Gesù diceva io sono il buon pastore perché do la mia vita a quelli che mi seguiranno e mi ascolteranno. Possiamo comprendere il dono di questa vita in due maniere: Una era dedicata al tempo nell’insegnarli come dovevano vivere. I discepoli avevano risposto al suo invito “seguimi” e durante il tempo che hanno trascorso insieme li aveva dato tutto il nutrimento materiale e spirituale, senza sprecare nulla, ma sempre con un senso di arricchimento e ringraziamento per essere vissuto grazie a Dio. Non gli mancavano nulla. Ad esempio, per quanto riguarda l’esperienza di vita di Pietro, quando era ancora solo un pescatore, e la sua vita materiale si concentrava su come poteva avere un buon guadagno per vivere e mantenere la sua famiglia, il suo mestiere era tutto su come poter avere una ricca pesca: il tempo o la stagione deve essere favorevole, ma dal momento che rispose alla chiamata di Gesù di diventare “pescatore degli uomini” la sua vita spirituale doveva imparare ad affidare, ad ascoltare e a comprendere bene l’insegnamento del suo buon Pastore. Gesù voleva insegnare a lui e agli altri suoi discepoli che non dovevano stancarsi, non dovevano perdere la speranza, ma dovevano andare avanti perché quella  chiamata che hanno ricevuto è un impegno indeterminato, si doveva svolgere in una vita.

 

Leggiamo nel vangelo di Luca 5:4 -7 “Gesù disse a Simone: «Prendi il largo, e gettate le reti per pescare». Simone gli rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti». Simone aveva obbedito Gesù e dimostrato infondo come il suo Maestro.” Simon Pietro capì l’insegnamento del perseverare.

Con questo esempio ha voluto dare la sua vita, impiegandosi del tempo con i suoi discepoli per essere una guida, così a sua volta Pietro possa essere in grado di compiere ciò che sarà chiamato a fare.

 

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” Gv 10,27. Gesù ha impiegato la sua vita, il suo tempo parlando e spiegando con pazienza ai suoi discepoli tutte le cose che possono essere utili per la loro vita. Questo tempo che Gesù ha dedicato è molto prezioso, e i suoi insegnamenti sono dei precetti di vita.  Possiamo interpretare  la voce di Gesù è risuonata in quelle volte che ha parlato sempre per dire sul regno di Dio, su come dovevano comportarsi, su cosa dovevano fare quel giusto da fare nella vita terrena, e anche che insegnamento dovevano ascoltare. La scuola di Gesù è costituita in relazione all’impegno di amare Dio, il prossimo e se stessi.

La scuola di Gesù è il luogo d’ascolto al comandamento del vero amore al Padre.  Gesù amava il Padre è l’aveva esercitato il suo  ascolto compiendo la sua volontà essendo sempre pronto a farla. Così Gesù disse: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui»
(Giovanni 14, 23)

Cosa vuol dire ascoltare? Non vuol dire semplicemente udire. Ascoltare è fermarsi: la voce del Signore è profonda. E parla al profondo. Parla nel silenzio dell’interiorità, e solo così, con l’animo sgombro da altri pensieri, col cuore aperto ai sentimenti, con la mente in grado di accogliere nuove sollecitazioni, potremo intravedere la strada da fare, il cammino da percorrere per sperare di essere popolo del Signore.

Cosa vuol dire ascoltare? Non vuol dire semplicemente udire. Si può udire un chiacchiericcio in treno, e intanto pensare ad altro; si possono fare i lavori domestici, e intanto avere la tv come sottofondo…

 

È fondamentale ascoltare bene la voce di Gesù, ma a volte, in una fase di maturità, è difficile ascoltarla poiché si mescola l’impulsività dell’essere umano, come ciò che aveva segnato l’azione di debolezza fino al tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Volevano ascoltare il loro maestro, ma spesso l’incapacità di dominare il senso di superiorità emergeva e sommergeva l’umiltà. In Matteo 23,11 e  in Luca 22,26-27: “Gesù li disse:”Il maggiore tra voi sia vostro servitore””. Infatti, la disputa nacque tra i discepoli sul loro stato nello svolgere il servizio. Colui che adatto per il regno di Dio deve servire, come una persona di fiducia che ha ricevuto il mandato di servire la comunità di fede.

 

Come apostoli, come pastori dobbiamo renderci alla predisposizione di servire per l’edificazione della comunità di Cristo.  E’ necessario, però, distinguere il ruolo del buon Pastore nella testimonianza di Giovanni sul ministero svolto da Gesù e quello che ora, come me, viene svolto come pastore di una Chiesa. Non possiamo confondere i due ruoli, sono ben distinti, tra Gesù e il ministro di culto.

Nella lettera di Paolo agli Efesini 4:7-15 leggiamo: “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace.

Il Cristo risorto  salito al padre: “È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore.”

 

Il ruolo di un pastore come ministro di culto, è fondamentale, poiché ha il compito di insegnare, di predicare la parola del Padre, che Gesù aveva in quel tempo insegnato ai suoi discepoli, impegnandosi ad annunciare lo stesso regno di Dio, quel regno per cui ha dato la sua vita per la salvezza dei suoi discepoli e di tutti quelli che crederanno in Lui. Il pastore, al servizio di Dio e del figlio tramite l’annuncio della Parola nelle comunità, ha il compito di prendere cura tutti i membri della chiesa di Cristo Gesù.

 

Per noi che vogliamo sapere chi è il nostro vi leggo una testimonianza dall’AT, tratto dal Salmo 23:

 

“Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.

Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.

Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcunmale, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.

Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il miocapo; la mia coppa trabocca.

Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita e

io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.”

 

Cari fratelli e care sorelle, queste sono le parole che il Salmista Davide ha scritto e testimoniato nel suo Salmo 23. Quando una cara persona ci lascia, scegliamo spesso questo testo  perché crediamo che fino alla fine il buon Pastore ci consola, ci accompagna e siamo assicurati che fino alla morte ci da questa certezza dell’essere sempre accompagnato dal Signore pastore.

In questa situazione in cui ci troviamo, le difficoltà che stiamo affrontando: di salute, economiche, e emotive, anche quando sembra che Egli è in silenzio, restiamo saldi a queste parole, certi che il Signore non ci ha abbandonati, e non ci ha lasciati.

 

Questa è la nostra consolazione anche oggi. La pace del Signore sia con voi tutti.

Amen

 

Inno 306 Io T’ amo ineffabile

1.

Io T’amo, ineffabile Gesù Redentor, e tutto dell’anima consacro l’ardor.

Speranza non fondo sui beni del mondo: qual bene supremo, or T’amo, Gesù.

2.

L’Agnello purissimo Tu sei che per me in croce olocausto Divino si diè;

Tu, primo, mi amasti e a Te mi chiamasti: col cuore redento or T’amo Gesù!

3.

Fin quando di vita un alito avrò, l’eterna tua gloria ovunque dirò;

la vita rimetto al Figlio diletto: più morte non temo, s’io T’amo, Gesù.

 

 

Ieri è la festa della liberazione in Italia e l’ abbiamo festeggiata tutti.  Una delle sorelle cinesi  ha scritto al whatsapp queste parole“ Nel 1945 l’Italia veniva liberata dalla dittatura nazifascista(esattamente 75 anni fa). Da quando ho conosciuto ogni giorno in questo giorno vi penso e prego Dio che anche la Cina un giorno venga liberata e che noi finalmente possiamo tornare a casa. 

 

Preghiera di intercessione

Signore ti ringraziamo perché possiamo sperare che un giorno tutti possano ottenere la libertà. Ti chiediamo dunque di aiutarci a perseguire perché  questo è uno dei compiti importanti che dobbiamo fare come  cittadini e credenti di questo mondo. Dacci la voce coraggiosa per farla risuonare.

 

Signore Pastore, guardiano delle nostre anime, grazie perché ci circondi, ci prende per mano.

Signore Dio, ti ringraziamo per la tua voce che ascoltiamo, e che contiene gli insegnamenti che risuonano nelle nostre orecchie. Una voce calma, e che ci da la pace.

Una voce incoraggiante, che ci rende coraggiosi.

Una voce richiamante che ci ricordi la via del ritorno a te, quella via giusta da seguire.

 

Ti chiediamo di rimanere con noi perché continuiamo a compiere la tua volontà.

Nel nome di Gesù che ci ha insegnati come pregare con queste parole  Padre nostroche sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

Benedizione:

Che il Signore ci accompagni, ci custodisca e ci guardi lungo le nostre strade.
Che la sua luce scaldi, illumini e guidi i nostri passi ora e sempre
. Amen

 

 

Inno 305 Quale amico in Cristo

1.

Quale amico in Cristo abbiamo, qual rifugio nel dolor! Nella prece a lui portiamo tutto quel che turba il cuor! Oh la pace che perdiamo, oh! gli inutili dolor, perché tutto non portiamo in preghiera al salvator.

2.

Se ci assalla tentazione, se il peccato insidia il cor, di temer non v’è ragione, portiam tutto al Salvator. un amico sì verace dove mai potremo trovar? Ci comprende, ci dà la pace, ogni peso. Ei vuol portar.

3.

Quando stanchi e travagliati nella prova ci troviam, il Signor non ci ha lasciati: tutto, tutto a lui portiam. Ci abbandonino altri amici, ma Gesù ci accoglierà, e con Lui sarem felici, Ei riposo ci darà.

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-mercoledì 29 aprile alle ore 18,00 studio biblico in italiano

-giovedi 30 aprile alle ore 16,00 studio biblico in tagalog

– domenica 3 culto bilingue italofilippino con Santa Cena \ alle ore 11,00 in diretta collegandovi alla nostra pagina facebook www.facebook.com/metodistiroma/ o sul canale Youtube della chiesa (clicca qui);

– domenica 3 alle ore 16,00 Consiglio di Chiesa per approvare la relazione morale dell’anno ecclesiastico 2019-2020

 

 

BUONA DOMENICA

culto e sermone del 19 aprile 2019

Invocazione 

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo,

che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti(1 Pietro 1,3)

 

Preludio(Brano musicale)

1.

My hope is built on nothing less than Jesus blood and righteousness.

I dare not trust the sweetest frame, but wholly lean on Jesus name.

 

On Christ the solid rock I stand,

all other ground is sinking sand;

all other ground is sinking sand.

1.

La mia speranza è costruita su nient’altro che sul sangue e sulla giustizia di Gesù.

Non oso fidarmi della struttura più dolce, ma mi affido completamente al nome di Gesù.

 

Su Cristo, la solida roccia, io sto,

tutta l’altra terra è sabbia che si affonda;

tutta l’altra terra è sabbia che si affonda.

 

 

Preghiamo:

Signore, noi veniamo a te assetati di vita vera

in mezzo alle nostre ansie quotidiane:

rinfrescaci con la tua presenza,

rinnovaci con la tua energia,

purificaci da tutto ciò che distorce la tua immagine in noi,

facci rivivere,

dissetaci alla fonte del tuo amore.

Apri i nostri orecchi al gemito di rinnovamento che viene dal creato,

apri i nostri occhi perché contemplino la bellezza del creato,

apri i nostri cuori alle onde del tuo Spirito vivificante,

che è presente in tutto l’universo.

(da una liturgia ecumenica finlandese; in “Sinfonia Oecumenica”)

 

Signore, ti ringrazio per questa domenica, in cui ci trovi, ci incontri nelle nostre dimore. Noi attendiamo presto del nostro prossimo incontro nel tempio di via XX settembre perché riascoltiamo insieme la tua parola. Ti ringraziamo perché abbiamo udito la parola di salvezza che ci rivolgi in Gesù Cristo. Bontà, verità, giustizia e pace sono venute meno fin troppo spesso nella vita degli esseri umani, sino a trasformarsi in parole vuote.

In Cristo, nella sua morte e risurrezione, tu ci hai mostrato come la bontà, la verità, la giustizia e la pace ti appartengano, e non si limitino a essere solo parole, ma diventino doni dello Spirito che devono guidare la nostra esistenza.

Tu sei il nostro unico Dio, la nostra sola speranza, la nostra intera vita.

A te va la nostra lode e in te riponiamo la nostra fede per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

 

Sermone: Isaia 40,26-31

 

Care e cari,

Il testo della predicazione proposto dal nostro lezionario per oggi è tratto dal libro del profeta Isaia 40,26-31, e dice:  Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti:  «La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?». Non lo sai forse? Non lo hai udito?  Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.”

 

 

<<Siano  gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o  Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

 

Care sorelle e cari fratelli,

Il profeta Isaia ha portato questo messaggio di speranza al popolo di Israele, la stessa speranza che i discepoli hanno ricevuto dalla resurrezione del Signore Gesù, dallo Spirito Santo. Dio, elevando Gesù dalla morte, ha donato una nuova forza inimmaginabile, quel soffio di vita che non muore mai, che si rinnova di giorno in giorno, e che ci accompagna nelle nostre quotidianità. Secondo le diverse testimonianze nei vangeli, i discepoli con questa speranza nel loro cuore, erano stati inviati alla missione, e a battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in vista alla remissione dei peccati per tutti coloro che hanno creduto: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati saranno perdonati;(Gv.20,23a).  “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; (Mc.16,16a).

L’uomo peccatore è giustificato per grazia del Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo. Così come l’apostolo Paolo dice agli Efesini: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; è ciò non viene da voi: è il dono di Dio”. Ef.2,8

 

“Io spero in Dio, in Lui spero”, quando diciamo queste parole, dichiariamo che siamo consapevoli che nessun altro al mondo, se non Dio possa dare quella forza di cui ne abbiamo bisogno per poter proseguire il cammino.  La domanda del profeta Isaia seguita da una risposta ben precisa è proprio per ricordare allora e a noi oggi che solo in Lui ci affidiamo completamente, evitando gli idoli che promettono false soddisfazioni, soluzioni immediate e temporanee o cure magiche. Cerchiamo di non perdere la nostra bussola, ma con la nostra speranza e fede in Lui. Con la fede possiamo, invece, andare avanti con una forza rinnovata, riacquisita, invocando sempre la sua presenza, riconoscendo come punto di riferimento colui che ha creato le stelle, i segni dei suoi prodigi.

 

“Il Signore dà la forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono.” (v.29-30).  Ogni giorno ci alziamo la mattina con lo scopo di guadagnare il nostro pane. Lavoriamo per avere da mangiare e per coprire ogni nostri bisogni materiali, la giornata dunque si conclude risentendo tutta la fatica e la stanchezza. Qual è il senso del nostro vivere, faticandosi? Il nostro faticarsi quotidianamente  è considerato un lavoro normale per ogni uomo come dice l’evangelista Matteo 6,34, “basta a ciascun giorno il suo affanno”, ma che cosa ci manca per completare il nostro vivere?

Sappiamo che l’orientamento naturale dell’uomo, giovani e adulti, ha un limite, ma quelli che sanno di avere Dio all’opera non smettono di sperare in Lui per la sussistenza, per il sostentamento e il mantenimento di questo mondo in cui tutti gli esseri viventi si muovono, crescono, e si riproducono, per la tutela e la conservazione della vita.

 

Nella situazione in cui ci troviamo a dover fronteggiare, notiamo l’argomentazione di un uomo non spirituale che fa delle previsioni improvabili, arrivando soltanto alle definizioni relativi di un fatto. Gli scienziati e gli esperti, per esempio,  non possono determinare quando sarebbero riusciti a trovare un vaccino o una soluzione per poter trovare un rimedio contro questo virus che suscita un pericolo di vita, annientando la vita dell’uomo, e per poter convivere con questo nemico invisibile. Devono affidarsi alle loro conoscenze e alle forze fisiche, che ha un limite, come è il tempo che possiamo prevedere quando possiamo ricominciare e ripartire con le nostre normali attività.

 

Il Profeta ci rammenta che la nostra speranza in Dio deve essere sempre rinnovata poiché questo non ha un limite, ma rimane per un tempo indeterminato. L’uomo è come l’erba e le nazioni come una goccia da un secchio.

Le nazioni raccolte in un contenitore, le isole come del granello di polvere(Is.40,15), ecco quale sarebbe la condizione dell’essere umano, così piccolo rispetto ad altri viventi.

 

“Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato». Una voce dice: «Grida» e io rispondo: «Che dovrò gridare?». Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. […] Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre. […] Ecco, le nazioni son come una goccia da un secchio, contano come il pulviscolo(polvere) sulla bilancia; ecco, le isole(territorio isolate) pesano quanto un granello di polvere. […] Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui, come niente e vanità sono da lui ritenute.”(Isaia 40,5-8)

 

Care sorelle e cari fratelli, le nostre giornate devono cominciare con la speranza della presenza di Dio nella nostra vita, in ringraziamento per quello che si ha.  Alzarsi la mattina, guardando al cielo, rivolgendosi al Dio colui che ridona la forza. Oggigiorno, sentiamo di avere più preoccupazioni poiché ci siamo costruiti dei falsi idoli, affidandoci alle cose materiali che non possiamo permetterci. La torre di Babele è solo per il popolo che si crede di essere potente. L’intervento di Dio ci ha permesso di poter vedere per non lasciarsi far ingannare.  L’uomo ha avuto una parte della sapienza di Dio che gli serve per essere creativo, per dare un contributo, per apprezzare il bene comune, così  ogni popolo è chiamato a impegnarsi in qualcosa per fronteggiare la pandemia del Coronavirus.

 

Il cielo e la terra  passeranno, ma le parole del nostro Signore non passeranno. Dobbiamo riconoscere che siamo le creature viventi di Dio, e ogni credente deve compiere la sua parte nel proclamare le parole nelle Sacre Scritture ai popoli del mondo. Dobbiamo trovare la forza per alzarci e uscirne da questa crisi e malattia.  Che serve aver Dio se ci sentiamo tutti stanchi, e perdiamo la nostra speranza? Non è questo il messaggio che abbiamo ricevuto il giorno della risurrezione. Egli ci aveva promesso che mai più ci sarà un diluvio. Ci saranno baci e abbracci di pace.

 

Prima di concludere, vorrei condividere con voi una traccia di vita di una sopravvissuta dell’Aushwitz,  Edith Bruck, citando, in un’intervista intitolata “La speranza nonostante tutto in vista alla ricorrenza del Giorno della Memoria” della Riforma del 27 gennaio 2020, quelle esperienze che ogni giorno le hanno dato forza, quel vissuto che le aveva accompagnato per essere ai più giovani una speranza per un futuro migliore.

 

“Cinque episodi positivi di soldati tedeschi avvenuti durante un anno di prigionia: una mano tesa con una patata calda; una mano che le ha donato un guanto bucato; una che le lanciò addosso una gavetta con un po’ di marmellata dentro; e una bocca, che aveva chiesto il suo nome, un vero miracolo, un gesto di luce immensa e impossibile in quel luogo di morte. Un soldato che doveva ucciderla, e che ha deciso un secondo prima di premere quel grilletto della pistola appoggiata alla sua nuca, di non farlo: un secondo miracolo. Gesti che le hanno fatto capire che c’era ancora un po’ di umanità e che, in fondo, forse, valeva la pena non lasciarsi andare, che c’era ancora un po’ di luce in fondo al buio, come lo era quella marmellata lasciata nella gavetta”.

 

Questo suo intervento mi ha fatto riflettere soprattutto sul  comportamento di un credente e sul tema della speranza. Dalla sofferenza uno trae un insegnamento che fa sperare, che poi porta a riconoscer di aver avuto qualcosa grazie ad altri che erano intervenuti come Dio che salva mandando altre persone. Edith Bruck ha detto di non credere in Dio, ma ha creduto a questi interventi per essersi sopravvissuta fino ad ora, per aver avuto la vita grazie ad altri.

 

Dio ci riporta oggi il vero senso dell’umanità. Un modo di vivere sobrio, attenti allo spreco, dove ognuno presta attenzione vero l’un l’altro, e i deboli acquistano la loro dignità dovuta. Dio ci ha lasciato il messaggio della resurrezione di non avere paura poiché Egli si trova ovunque noi andremo, Egli è l’Alfa e l’Omega.

Il Cristo vivente è con noi e con tutta l’umanità, tutti i giorni fino alla fine dell’età presente.  Amen

 

Brano musicale dell’ inno 48 “Immensa Grazia”

Immensa Grazia del Signor!

fu lei mi trovò;

da lui lontano, a me guardò,

perduto, mi salvò.

 

Preziosa grazia del Signor!

Mi chiama a libertà,

da mille insidie mi scapò

e in salvo mi portò.

 

Mirabil grazia del Signor!

Mi guida nel cammin,

conforto certo nel dolor,

è sempre a me vicin.

 

Perfetta grazia del Signor!

sostegni mio fedel,

che viene il male a cancellar

-e il mondo a rinnovar.

 

Il Credo Della Speranza

(La confessione di fede della Chiesa Valdese di Rio de La Plata)

Credo in Dio,

il Dio delle confessioni di fede e di tutte le loro verità. Ma soprattutto credo in un Dio che risuscita dalla lettera morta, per diventare parte della mia vita.

Credo in un Dio che accompagna da vicino ogni passo del mio cammino su questa terra: dietro di me, spesso vede i miei errori e ne soffre; ogni tanto accanto a me, mi parla e mi ammaestra; altre volte davanti a me, mi guida e scandisce per me il ritmo del mio procedere.

Credo in un Dio in carne e ossa, Gesù Cristo, un Dio che è vissuto nella mia pelle e che ha usato le mie scarpe. Un Dio che ha mangiato e che ha patito la fame, che ha conosciuto una casa e che ha sofferto la solitudine, che è stato acclamato e che è stato condannato, abbracciato e picchiato, amato  e tradito.

Un Dio che andava alla festa ed anche ai funerali. Un Dio che ha riso e che ha pianto. Credo in un Dio che oggi segue con attenzione quanto succedono nel mondo, che vede l’odio che respinge e che divide, che marginalizza, che ferisce e che uccide: che vede la mano infilarsi nelle tasche o nelle borse, per rubare ciò di cui l’altro ha bisogno per vivere; che vede il giudice decidere a favore del più influente, coprendo di ipocrisia la verità e la giustizia; che vede le acque avvelenate e la moria di pesci, l’inquinamento che distrugge la terra e buca il cielo; che vede ipotecarsi l’avvenire e crescere il debito degli uomini.

Credo in un Dio che vede tutto questo…e ne piange, ma credo anche in un Dio che vede una madre partorire, ed è una nuova vita che nasce dal dolore; che vede due fanciulli giocare, ed è un seme di solidarietà che germoglia; che vede il fiore crescere sulle rovine, ed è l’inizio di qualche cosa di nuovo; che vede, in maggio, tre pazze chiedere giustizia, e questa illusione non morirà; che vede il sole alzarsi ogni mattina, ed è un tempo aperto al possibile.

Credo in un Dio che vede tutto questo… e sorride, perché malgrado tutto c’è speranza.

(tratto dalla Spalanca la finestra p.47, Raccolta di testi di fede della chiesa universale )   

 

Preghiera di intercessione

Signore accogli la nostra preghiera di confessione di fede.

Ti chiediamo di avere pietà del nostro mondo.

Ti chiediamo di accompagnarci in questa settimana che verrà.

Ti preghiamo di donarci la tua forza per andare avanti.

Rinnova in noi la consapevolezza che tu precedi il nostro cammino.

 

Con la morte di Tuo Figlio ci hai regalato la Grazia.

Ed è questo che ci regala riposo nei giorni di ansia.

Che a Te possiede il Potere.

E che noi possiamo trovare rifugio sotto le Tue ali.

Signore, ti siamo grati per la forza invincibile della fede.

Rinnova in noi questo dono mediante il tuo Spirito.

Sii con coloro che, a causa della fede, sono minacciati.

Consola coloro che soffrono a causa dei loro errori, o a causa degli errori degli altri.

Dona ai malati la forza per sopportare il male e tendere alla guarigione.

Ai morenti fa sentire la consolazione che proviene dalla risurrezione di Cristo e dalla speranza nella vita eterna alla quale chiami ciascuno e ciascuna di noi.

A tutti dona la fede vittoriosa che supera i dubbi e i tentennamenti, sia che nascano dalla nostra debolezza, sia che provengano dalle difficoltà e dai mali che incontriamo.

Accogli la nostra preghiera nel nome di Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Insieme ti preghiamo, come egli ci ha insegnato:

 

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

Benedizione:

Che il Signore ci accompagni, ci custodisca e ci guardi lungo le nostre strade.
Che la sua luce scaldi, illumini e guidi i nostri passi ora e sempre
. Amen

 

 

Brano musicale

Praise God, from whom all blessings flow;

praise him all creatures here below;

praise him above, ye heavenly host, praise Father, Son and Holy Ghost.

 

Lodate Dio, dal quale scaturiscono tutte le benedizioni;

lodatelo voi tutte creature qui sotto;

lodatelo sopra, voi ospiti celesti, lodate Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.

 

 

 

– Mercoledì alle ore 18,00 Studio biblico in italiano cliccate il sito della nostra chiesa

– Giovedì alle ore 16,00 Studio biblico in tagalog via skype

 

Buona domenica e alla prossima.

 

 

 

Culto di Pasqua

 

Preludio(A Dio sia la gloria/Papurihan ang Dios)

 

 

Invocazione

Invochiamo la presenza del Signore in mezzo a noi perché ci guidi nell’ascolto e nella comprensione della Sua Parola e ci dia la forza per metterla in pratica.

Il nostro aiuto è nel nome di Dio Padre, che ci ha creati,

del Signore Gesù Cristo, che ha dato la sua vita per noi,

dello Spirito Santo, che ci comunica l’amore del Padre

e la grazia di Cristo.

Il Signore è veramente risorto. Egli dice anche a noi oggi: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Io ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli». Amen.                                         (Apocalisse 1,17)

 

 Preghiamo

Ti ringraziamo, O Cristo; in Te abbiamo tutto:

un amore che sorpassa ogni intelligenza,

una pace perfetta per il tuo sangue sparso sulla croce,

una vita che dura per l’eternità,

una forza capace di vincere ogni male,

una gioia che nulla può inquinare,

un riposo sicuro quaggiù e poi lassù,

una speranza viva, per la tua resurrezione.

Te ne rendiamo grazie con tutto il cuore. Col. 1,20)

(Margherita Houriet)

 

Introduzione e saluto

Care e cari, avete deciso come fare la Santa Cena con i vostri cari?

Avete preparato un  pezzo di  pane da condividere con la vostra famiglia?

Avete preparato un bicchiere di vino /dei bicchierini da passare uno dopo l’altro a ciascuno/a membro? Non sentitivi soli in casa, siamo tutti insieme in Cristo nel condividere la sua Cena.

Questo gesto che faremo sarà memorabile, siamo fiduciosi che usciremo vivi da questa emergenza coronavirus, sopravvivremo  e così compiremo di nuovo questo gesto in comunità, in comunione con le nostre sorelle e i nostri fratelli di chiesa.

Non dimentichiamolo perché è un insegnamento per noi da ricordare nella nostra vita insieme alle persone care o caro/a nella nostra famiglia.

Care sorelle e cari fratelli, che cosa avete sul vostro tavolo oltre il pane e il vino?  Rowena ed io abbiamo  2 uova di pasqua, una corona di fiori, una pianta che fiorisce, una fotografia di una comunità di credenti che celebravano la Santa Cena, 2 Bibbie tagalog e italiano, tre bicchierini di vino e tre pezzi di pane da condividere per la santa cena oggi. Noi aspettiamo veramente un ospite molto speciale come voi. Ora è arrivato.

 

<<Ecco, Io sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui(lei) e cenerò con lui(lei) ed egli(ella) con me>> (Apoc. 3,20). Maranatha!<<Signore nostro, vieni(Apoc. 22,20).

Sì, vieni Signore tu sei il nostro ospite gradito. Grazie per la tua visita.

  

 

Sermone

Care e cari, buona Pasqua. Il Signore Gesù è veramente risorto.

Oggi, il nostro lezionario ‘un giorno una parola’ ha proposto per la predicazione il racconto dell’episodio della resurrezione di Gesù nel vangelo di Giovanni, al cap. 20, versetti da 11 a 18.

Ascoltiamolo così come  era avvenuto in questa maniera.

Giovanni 20:11-18

11 Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, 12 ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto».14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.  15 Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Ella, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò».

16 Gesù le disse: «Maria!»  Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!»

17 Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”». 18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.

 

<<Siano  gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o  Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

 

Sermone

Maria piangeva. Era andata al sepolcro, alla tomba di Gesù piangendo di rotto, e non voleva rassegnarsi sul fatto di non poter più vedere una persona a lei cara.

Ella piangeva perché non avrebbe più potuto parlare con lui delle belle cose che a lei insegnava. Piangeva per il passato che non tornerà più.

Qualcosa però non le era del tutto chiaro. Era rimasta in guardia alla tomba per sapere chi aveva portato via il corpo di Gesù, ma nello stesso tempo era scioccata, intimorita e stupita sull’assenza del Suo corpo. Quando i due angeli le dissero:  «Donna, perché piangi?»

Ella rispose. «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto»

 

Per la seconda volta, per chiarire piano piano la situazione, proviamo ora a osservare ciò che stava accadendo quando Gesù era intervenuto con la stessa  domanda. «Donna, perché piangi?»

Ella, pensando che fosse l’ortolano, lei disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò».

 

Questa domanda  <<perché piangi?>>, riflette molto il nostro stato d’animo, quando ci troviamo a delle situazioni, come la morte, che non hanno una spiegazione precisa di quando, come e per quale motivo succedono, e

<<Chi cerchi?>>è un’altra domanda che richiede  l’atteggiamento di pazienza, di ricerca e di accettazione, che il Signore ci dona nel trovare le risposte veritieri.

Umanamente, possiamo comprendere la situazione in cui Maria si era trovata.

 

Se finora non siamo in grado di dare spiegazioni alle cose di Dio, al significato della sua identità, del suo nome YWHW: IO SONO, Alfa e Omega, Principio e Fine,  immagino quanto sia difficile credere con i propri il miracolo dell’evento della resurrezione di Gesù. Noi abbiamo un limite e su questo nostro limite che Dio interviene, per aiutarci a capire il Suo disegno.

 

In questo momento in cui celebriamo la Domenica di Pasqua, ricordiamo allora che il giorno della resurrezione di Gesù, ha dato a Maria un’istruzione: Non trattenermi(non fermarmi), perché non sono ancora salito al Padre(perché dovrò ancora andare dal mio padre); ma va’ dai miei fratelli(tu devi andare dai miei fratelli), e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”»(e li dirai così: Il maestro sale dal suo Padre e anche dal vostro padre, dal mio Signore e anche dal vostro Signore) .

18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.(Maria obbedì il comando di andare da loro e dire che aveva visto il Signore che gli aveva detto che non doveva fermarlo perché doveva salire al Padre).”

L’incontro di Maria e di Gesù è uno dei passaggi molto importanti della Bibbia, per molti studiosi/teologi (aveva contribuito alla ricerca dell’identità) ed era anche l’inizio della rivisitazione del ruolo della donna nella società, nel lavoro, e nella famiglia. Questo episodio in cui Maria era stata chiamata per nome, aveva rivoluzionato l’aspetto ermeneutico della Bibbia decisamente in relazione alla nuova vita che Gesù aveva inaugurato nel giorno della risurrezione  (la rinascita intesa come il rinnovamento della comprensione della vita, del suo valore) prima che Lui fosse stato salito al Padre.

 

La risurrezione di Gesù segna  una nuova partenza, un nuovo inizio, un ricominciare daccapo, dal principio mantenendo, però i ricordi del passato, la profezia che si era avverata.  L’episodio della risurrezione nella storia di Maria, una donna, mandata ad annunciare ai discepoli che Gesù è risuscitato, è vivo, è un racconto del Dio vivente.

 

Dunque, nel condividere il pane e il vino con i nostri cari e care a casa, ricordiamoci che lo facciamo perché c’è necessità dovuto alla situazione di blocco in cui ora tutti ci troviamo. Compiere questo gesto non è desacralizzare il sacramento, ma riscoprire il suo significato più profondo, più intimo che ci abbia mai capitati fino ad ora, quel: <<ogni volta che mangiate e berrete, fate questo in memoria di me>>  …significa compierlo stando proprio con Lui vivendo il privilegio di essere partecipe. La vera realtà di questo gesto è di servire la nostra famiglia in questo momento.

Il nostro mandato nelle nostre famiglie è di continuare a servire questo pane perché viviamo in pace, perché possiamo condividere la nostra gioia di stare insieme.

Non sprechiamo questo pane che ci ha dato di vivere oggi nelle nostre case, nelle nostre famiglie. Se siamo chiamati i credenti è perché siamo stati istruiti a seguire l’insegnamento del nostro maestro di vita.

Noi oggi si riconferma che siamo risorto in e con Cristo.

Io credo che Maria abbia avuto un ruolo molto importante nella storia di  Gesù risorto perché d’allora  erano risorte molte MARIA/E. Amen.

 

 

Brano musicale “Perch’Egli Vive/Dahil siya’y buhay”

 

 

Mensahe ng buhay sa tagalog

Juan 20,11-18 (Nagpakita si Jesus kay Maria Magdalena)

11 Si Maria ay nakatayong umiiyak sa labas ng libingan. Habang umiiyak ay yumuko siya at sumilip sa loob. 12 May nakita siyang dalawang anghel na nakadamit ng puti at nakaupo sa pinaglagyan ng bangkay ni Jesus, ang isa’y sa gawing ulunan at ang isa nama’y sa paanan. 13 Tinanong nila si Maria, “Babae, bakit ka umiiyak?” Sumagot siya, “Kinuha nila ang aking Panginoon at hindi ko alam kung saan siya inilagay.”

14 Pagkasabi nito’y napalingon siya at nakita niya si Jesus na nakatayo roon, ngunit hindi niya nakilalang si Jesus iyon. 15 Tinanong siya ni Jesus, “Babae, bakit ka umiiyak? Sino ang hinahanap mo?”

Akala ni Maria, ang kausap niya’y ang hardinero kaya’t sinabi niya, “Ginoo, kung kayo po ang kumuha sa kanya, pakituro nga po ninyo sa akin kung saan ninyo siya inilagay at kukunin ko.”

16 “Maria!” sabi ni Jesus. Humarap siya at kanyang sinabi sa wikang Hebreo, “Raboni!” na ang ibig sabihi’y “Guro.” 17 Sabi ni Jesus, “Huwag mo akong hawakan sapagkat hindi pa ako nakakapunta sa Ama. Sa halip, pumunta ka sa aking mga kapatid at sabihin mo sa kanila na aakyat ako sa aking Ama at inyong Ama, sa aking Diyos at inyong Diyos.”18 kaya’t si Maria Magdalena pumunta sa mga alagad at sinabi, “Nakita ko ang Panginoon!” at tuloy sinabi sa kanila ang bilin ni Jesus.

Mga kapatid sa Panginoong JesuCristo.

Maligayang pagbubunyi sa inyong lahat sa muling pagkabuhay ni JesuCristo.

Sa wakas ay natupad narin ang kanyang tungkulin bilang isang anak ng Dios, na sa lupa siya ay magdaranas ng paghihirap bilang isang tao hanggang sa kamatayan upang ang lahat ng kasalanan ay mapatawad at magkamit ng patawad ang bawat taong magsisisi sa kanyang mga nagawang kasalanan .

Ngayon ay araw ng linggo, unang araw sa ating Kalendariong cristiano, sa panahon ng  muling pagkabuhay ng nagngangalang  JesuCristo. Ito ay simula ng bagong buhay din ng mga nananalig sa kanya, at nagbigay kabuluhan kung anong ibig sabihin ang muling pagkabuhay ni Jesus na iginawad sa pamamagitan ng makapangyarihang gawa ng Dios.

Ang araw  na ito ay  naghatid  muli sa atin ng galak sapagkat ang kanyang pagkabuhay na muli, pagkatapos na siya ay namatay, ay upang isakatuparan lamang ang kalooban ng Dios at gustuhan, na bigyan ang lahat ng mga tao ng panibagong buhay. Ang magandang balita na ating natanggap sa pamamagitan ng muling pagkikita ni Jesus at Maria ay napakahalaga.

Una sa lahat upang ipabatid sa atin na ang hikbi, ang pagluha ni Maria ay sanhi ng kanyang pagdurusa at kalungkutan dahil nawalan siya ng isang tunay na kaibigan at mabuting guro sa buhay. Kayat ang Dios na bumangon, at nagbigay muli ng buhay kay Jesus ang siyang magbibigay ng consolasyon sa pagluluksa at paghihinagpis ng isang taong nasa gitna ng pagdurusa.

Si Maria ay isa sa mga halimbawa lamang ng isang taong nasa gitna ng mga problema sa buhay, ngunit ang araw ng pagdurusa ay lilipas/lumilipas, ang pangako ay matutupad, at may bagong araw na darating, at sisibol ang buhay at ilaw ng isang umaga. May bagong bukas pa na darating.(Naalala ba ninyo ang awit na may bukas pa ang…sa daigdig ay buhay ay ganyan..)

Sa pamamagitan ng istoryang ito ni Maria at Jesus ating mapapatunayan na ang isang suliranin ay magkakaroon ng kalutasan o kasagutan. Si Maria  ay isang babae rin na magbibigay ng halimbawa upang bigyan ng boses ang katarungan pangkalahatan. (Human Rights, equal rights among men and women, and human being).

Gunitain natin mga kapatid na bilang mga nanampalataya o nananalig sa Dios ang mga dalawang mga utos na mahalin natin ang Diyos ng buong puso, buong isip, buong sarili natin, at  ang ating kapwa tulad sa ating mga sarili.

Ating isapuso at isaisip na ang tamang pakikipagkapwa tao o pakikihalubilo, pakikisama sa ating kapwa ay dapat pare-pareho at walang pagtatangi.

Ang utos ni Jesus kay Maria na ihatid o ipabatid sa mga alagad na siya ay buhay at babalik siya sa ama, ito ay isang patotoo na sa harapan ng Dios tayo ay pare-pareho, maaring ibat-iba lamang ang ating mga tungkulin. Ang bawat –isa ay may magagawa para sa ikabubuti ng lahat dito sa mundo at sa iglesya.

Sa makatuwid ang mensahe ng buhay sa pagpapakita ni Jesus kay Maria ay naglalahad lamang ng katutuhanan na ang babae ay may kalayaan at nakalaang lugar  sa buhay ng mga tao at ito ay ang pagiging isang tagapagpahayag ng magandang balita. Siya ay mapapagkatiwalaan sapagkat inihahatid niya ang mabuting balita nagmula sa muling pagkabuhay ni JesuCristo.

Kung gayun ang mga babae ay may karapatan magsiwalat ng magandang balita at hindi lamang para sa  mga alagad na lalaki.

Ang mga babae ay may tungkulin sa lipunan, sa paghubog sa mga bata, eduksyon ng mga mag-aaral, at sa mga pamilya. Sa panahong ito, ang ating mga tungkulin bilang mga babae ay siyang nagpapatunay na hindi lamang tayo tigapag-alaga sa mga anak kundi may ibat-iba tayo tungkulin sa lipunan, sa iglesya, at sa tahanan.

Hindi lamang iisa ang ating magagawa kundi maraming bagay(multitasking).Tayo’y magalak dahil dumating na ang panahon na ating nalaman na ang tao ay may pagbabago at yaon ay aral para sa ating lahat. Ang paanyaya ni JesuCristo na imulat natin ang ating mga mata sa katutuhanan na tayo ay parang mga butil na pagnaitanim, tayo ay may oras na mabuhay  at mamatay, ngunit tayoy  patuloy na mabubuhay sa pamamagitan ng ating mga supling. Ang buhay na galing sa Diyos ay may taglay na kapangyarihan na kailanman hindi mamamatay pag itoy itinatanim sa matabang  lupa o pusong matapat.

Sumainyo nawa ang pagpapala ng poong Maykapal.

Maligayang pagkabuhay na muli kay JesuCristo na ating panginoon!

Praise the Lord halleluah! Purihin ang Panginoon. Amen

 

Ascoltiamo ora l’istituzione della Cena del Signore secondo l’apostolo Paolo:

Istituzione:

Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».

Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me».

Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

(1 Corinzi 11,23-26)

 

Rendiamo grazie a Dio per Gesù Cristo nostro Signore benedetto:

Colui che non ha conosciuto peccato è stato fatto peccato per noi.

 

 

Frazione

IL PANE CHE SPEZZIAMO

È LA COMUNIONE CON IL CORPO DI CRISTO

CHE È STATO DATO PER NOI

 

Ang tinapay na ating pinaghati-hatian

ay tanda ng ating pagkakaisa sa katawan ni Cristo.

(Nome …Gesù è risorto per te e per me)

 

IL CALICE DELLA BENEDIZIONE

PER IL QUALE RENDIAMO GRAZIE

È LA COMUNIONE CON IL SANGUE DI CRISTO

CHE È STATO VERSATO PER NOI

 Ang kopa ng basbas

dahilan  ng  ating pagpapasalamat

ay tanda ng ating pagkakaisa sa dugong ibihos ni Cristo sa krus.

(Nome…Gesù è risorto per te e per me)

 

 

Brano musicale “Prech’Egli vive/ Because he lives”

 

Care e cari, il messaggio della resurrezione  di Gesù per me in questo tempo dell’emergenza di corona virus COVID- 19 che mi lascia come un richiamo per noi esseri umani sono i seguenti:

– Che possiamo riconoscere e rinnovare per noi stessi il valore della nostra propria vita, che comincia con la dichiarazione di prendersi cura di noi stessi, ma anche degli altri.

– Che veramente i ricchi possano donare i loro soldi per la ricerca corrisposto alla  cura per questa malattia che porta alla distruzione della vita.

– che noi cristiani potremo rinascere, e che portiamo noi stessi al servizio dell’annuncio della parola di vita che Dio si era impegnato a farci capire .

 

Preghiera di intercessione:

 

Dio nostro, ti ringraziamo, perché tuo Figlio Gesù è stato il nostro ospite.

Ti ringraziamo, del perdono e della  pace nel suo nome.

Ti ringraziamo, perché tu dai ai nostri pensieri un’altra direzione.

Ti ringraziamo, perché tu ci dimostri cosa è veramente importante nella nostra vita.

Vorremmo poter comunicare la pace e la calma di questo momento al nostro mondo afflitto ed irrequieto.

Vorremmo poter trasmettere la nostra comunione con te ogni giorno, anche quando siamo immersi nei nostri problemi quotidiani.

Sappiamo che in questi tentativi tu sei con noi; per questo, Signore, ti ringraziamo.

Dio nostro, in Gesù hai dato speranza a questo mondo scosso da guerre, violenze e ingiustizia. In Gesù hai dato una guida che conduce il mondo verso il tuo regno, dove tutte le ferite saranno risanate, dove tutte le malattie saranno guarite. Fa’ che il nostro modo di vivere sia una testimonianza credibile e convincente di questa speranza e di questa guida. Il tuo Spirito ci spinga a costruire la comunità del tuo amore solidale, dove il sofferente può ritrovare forza, l’oppresso può essere liberato, il disperato può rialzare il suo volto.

Confidando in questo ti preghiamo ora tutti insieme come Gesù ci ha insegnato:

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

 

Benedizione

La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre, e la comunione dello Spirito Santo restino a tutti noi, ora e sempre.

 

 

 

Brano musicale “I surrender all/Voglio tutto abbandonare”

 

Il Cristo vivente è con noi e con tutta l’umanità, tutti i giorni fino alla fine dell’età presente. Amen.

 

Buona Pasqua!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Signore è risorto

Vivere la gioia pasquale in questo momento difficile in cui come creato viviamo potrebbe sembrare difficile. L’annuncio che il Signore è risorto, irrompe maggiormente nella nostra vita quotidiana e nella nostra esperienza di fede. Spezza le catene della morte, certi di una vita che va al di là della nostra dimensione umana. L’annuncio di un amore immutabile, di un Dio che si offre sulla croce per la nostra salvezza, un amore immutabile che sconfigge le nostre paure, difficoltà.

L’augurio del Signore risorto riempia il nostro quotidiano e lo riempie di gioia, pace e fiducia!

I pastori delle comunità valdesi e metodiste di Roma hanno preparato un video con il messaggio della Resurrezione di Cristo e  per augurare a tutte e tutti una Pasqua di resurrezione.

past.Joylin Galapon, chiesa metodista via XX settembre

past.Emanuele Fiume, chiesa valdese di via IV novembre

past. Marco Fornerone, chiesa valdese di p. Cavour

past. Daniel Chaptman, chiesa metodista di ponte sant’Angelo

 

 

 

Liturgia del venerdì santo

Preludio (strumento musicale)

 

Invochiamo la presenza del Signore in mezzo a noi perché ci guidi nell’ascolto e nella comprensione della Sua Parola e ci dia la forza per metterla in pratica.

 

Invocazione:

Il nostro aiuto è nel nome di Dio Padre, che ci ha creati,

del Signore Gesù Cristo, che ha dato la sua vita per noi,

dello Spirito Santo, che ci rinnova. Amen.

 

Parole di introduzione  e saluto

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, buonasera.

Quest’anno, il 10 aprile 2020,  alle ore 18.00 siamo riuniti attraverso il sito del nostra chiesa un canale virtuale per celebrare il Venerdì Santo.

Anche in questa occasione non possiamo essere nel tempio a condividere una mia breve riflessione insieme ai fratelli delle chiese Battiste, Metodiste e Valdesi di Roma e con il gruppo del coro, che solitamente prepara i brani da cantare.

Ricordiamoci che siamo tutti a casa perché ognuno e ognuna di noi ha il compito di tutelare la propria vita e quella degli altri.

La nostra vita e la comunione fraterna in Gesù Cristo devono essere conservate bene, ora, per concedere un tempo di rinascita.

Chiediamo al Signore Dio di darci la pazienza per aspettare il momento opportuno e giusto.

 

 

Preghiamo:

Signore, nostro  Dio!

Noi siamo riuniti in questo giorno, nelle nostre case/dimore, per ricordare che hai realizzato la tua volontà forte e piena di benevolenza verso il mondo e verso noi tutti, permettendo che il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio amato, sia imprigionato perché noi possiamo essere liberi, che sia dichiarato colpevole, perché noi siamo resi innocenti, che soffra perché  noi conosciamo la gioia, che sia consegnato alla morte, perché noi viviamo in eterno.

Con le nostre sole forze, non potevamo che essere perduti.

Nessuno di noi ha meritato una simile liberazione.

Ma tu, nella tua misericordia immensa e incomprensibile,

hai condiviso il nostro peccato e la nostra miseria per compiere questa grande liberazione a nostro favore.

Come potremmo ringraziarti se non sforzandoci a capire a fondo, di afferrare questa grande realtà e di applicarla a noi?

Ma ciò è possibile solo a condizione che quello stesso Salvatore che ha sofferto per noi, che è stato crocifisso, che è morto, che è stato sepolto, ma che è risuscitato, entri ora in mezzo a noi e parli al nostro cuore;

solo se ci rende permeabili al tuo amore e ci conduce a confidare interamente in esso e a non vivere d’altro.

Che sia così per la potenza del tuo Spirito santo, è quanto ti chiediamo con grande umiltà ma e anche con grande fiducia. Amen.

 

Istrumento musicale dell’inno 40 “C’eri tu? We’re you there?”

 

 

 

Sermone sui passi in comune tra le testimonianze degli evangelisti:

Matteo 27, 38 

Marco 15,27 -28

Luca 23,39-43  

Giovanni 19,17-18

 

 

Care e cari, stasera vorrei condividere con voi la mia riflessione sui pochi versetti che troviamo nei vangeli di: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

Leggo tutti i passi in ordine come li troviamo nel Nuovo Testamento a partire dal vangelo di Matteo 27:38 <<Allora furono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra>>. 

Poi dal vangelo di Marco 15:27-28  <<Con lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. [E si adempì la Scrittura che dice: «Egli è stato contato fra i malfattori».]

Poi dal vangelo di Luca 23:39-43  Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!»  Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio?  Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male».  E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».”

E l’ultimo dal vangelo di Giovanni 19,17-18  “Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo.”

 

<<Siano  gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o  Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

 

Domenica scorsa abbiamo iniziato a percorrere l’episodio dell’ultimo passaggio(l’ultima tappa) della vita di Gesù nella città di Gerusalemme. Vi ho condiviso la mia riflessione sottolineando la presa di posizione di Gesù, dei suoi discepoli e della folla. Poi l’ intervento di Caiafa, il  capo dei sacerdoti, poi Pilato il governatore dei romani, e i soldati.

In questi giorni che ho letto il racconto della passione di Gesù fino al suo ultimo respiro da UOMO, la mia l’attenzione è stata sempre richiamata sulla presa di posizione di tutti: Dio dall’alto, Gesù uomo disceso, inviato da Dio per salvare l’uomo facendo conoscere sé stesso, in parole e in fatti.

Questo potrei illustrarlo o riassumerlo in un quadro triangolare in cui Dio è in alto e uomo Gesù e uomo in basso (intesa umanità) sono nello stesso livello, nel vivere sulla terra(il tempo in cui aveva svolto il suo ministero per il regno di Dio). Ripeto Dio in alto, Gesù e uomo in basso .

Mentre sulla situazione della sua morte, Gesù era stato crocifisso con i due ladri, entrambi, situati a livello orizzontale rispetto al suo. Due raffigurazioni diverse, che si compiono nella testimonianza della crocifissione.

Gesù era lì insieme ai due ladri, nel luogo chiamato Teschio in ebraico Golgota, dove venivano giudicati i malfattori dai capi sacerdoti e dagli scribi, dove venivano condannati a morte tutti coloro che hanno commesso un peccato, per aver assunto diverse posizioni, come siamo stati istruiti nell’economia della salvezza.

 

Abbiamo appreso che il disegno di Dio di salvare l’umanità era nell’opera salvifica di Gesù, morendo sulla croce per donare la sua vita: uno muore per tutti. Non c’era meglio che poteva scegliere il Dio d’amore dice nel vangelo di Giovanni : <<Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.>> (Gv.3,16)

Gesù lo ha obbedito  fino in fondo dice anche l’apostolo Paolo : Cristo Gesù, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce(cfr.Fil.2,1-10  ).

Che cosa potevano fare Dio e Gesù per far tornare l’uomo al suo Creatore? La testimonianza dei due ladri era e tutt’ora esempio di ciò che la scelta rende possibile per la nostra salvezza.

 

I due ladri insieme a Gesù, avevano assunto due diverse posizioni. Uno si era pentito e per di più aveva riconosciuto l’innocenza di Gesù, mentre l’altro era rimasto un peccatore, sottointeso ha negato il peccato da lui commesso, ommettendo la confessione di aver rubato e dunque non ha ricevuto la giustizia. La crocifissione di Gesù in mezzo a questi due ladroni testimonia che fino alla fine della Sua vita era stato accompagnato da un uomo che, sa riconoscere il suo sbaglio, pentendosi e da uno che fino alla fine non riconosce di essere un peccatore.

La buona novella che penso possa farci rallegrare stasera e che dobbiamo conservare fino al nostro ultimo respiro, è (l’annuncio del perdono) l’annuncio della remissione dei nostri peccati ad ogni atto di confessione, riconoscendo da una parte la nostra condizione di essere un peccatore, e da una parte giustificati perché ogni confessione del peccato è perdonato, come nella testimonianza dell’evangelista Luca quando il ladro, ammettendo di essere colpevole, disse a Gesù: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» 43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

La crocifissione di Gesù era un giudizio sbagliato, scelto per invidia. La croce è un segno di dolore e sofferenza che è entrato in profondità del nostro essere credente, un peso da sopportare.

 

Questi tre uomini avevano espresso la loro scelta: guadagnare oppure rinunciare la loro vita. Chi è il discepolo amato e obbediente?

Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli il prezzo del discepolato. Sta a noi la scelta, decidiamo ora nel nostro cuore e mente perché possiamo essere partecipe al Suo regno.

Care e cari,

fa che queste parole possano aiutarci a riprendere il nostro cammino da credenti.

La Domenica delle palme è passata, per coloro che avevano osannato Gesù, il nazareno di Galilea. Il tempo di lutto è ora giunto, Il Venerdì Santo è un giorno di tristezza per i popoli radunati a Gerusalemme. Nei nostri giorni, oggi, siamo in lutto non soltanto per l’agire ottuso dell’uomo di fronte alla chiamata di Dio a convertirsi, ma anche a causa della morte dei popoli del mondo colpiti dal corona virus. In questo momento di grande difficolta e sofferenza che l’emergenza sanitaria ci sta portando, facciamo tutti delle considerazioni, ciò che il bene e il male che ha fatto per noi il COVID 19. Qualcuno si era già espresso che il Covid 19 è un soggetto democratico, decide di colpire l’uomo senza distinzione.  L’abbiamo visto e osservato non sceglie a chi colpire, ricco o povero, uomo credente o non. L’uomo è la sua preda. Ascoltiamo l’evangelo della vita promessa in Gesù Cristo.

Convertiamoci prima che sia troppo tardi.

Vogliamo cantare la scelta della croce che portiamo insieme a Gesù?

 

Per concludere leggo le parole del canto Sulla CROCE che i membri del coro avevano cantato negli anni passati. Li ringraziamo ancora per il tempo dedicatosi a fare delle prove ogni lunedì in chiesa. Noi preghiamo il Signore che li dia sempre la gioia di servirlo con la loro voce.

A tutti e alla loro maestra Anais Lee Chiesa, alla pianista Emilja Pinto e Kristina Petric,  un grazie di cuore.

 

Sulla croce mio Gesù, sulla croce con te salirò, sulla croce, sulla croce salirò con te mio Gesù

Nella tomba mio Gesù, nella tomba con te scenderò nella tomba, nella tomba scenderò con te mio Gesù.

Su nel cielo mio Gesù, su nel cielo con te salirò, su nel cielo, sul nel cielo salirò con te mio Gesù.

 

Dolore atroce mi spezzar il cuor se mi lasci o mio Signor, se io resto senza di te. Amen.

 

Intervento musicale dell’inno “The old rugged cross/Una croce lassù su d’un colle lontan”

1

On a hill far away stood an old rugged cross,

the emblem of suffering and shame; and I love that old cross

Where the dearest and best for a world of lost sinners was slain,

Refrain

So I’ll cherish the old rugged cross, till my trophies at last I lay down;

I will cling to the old rugged cross, and exchange it someday for a crown.

 

Una croce lassu su d’un colle lontan

è l’emblema del più gran dolor: ivi Cristo morì

ci donò libertà, ed il regno fondò dell’amor!

 

Celebriamo la croce d’amor, ove Cristo per tutti morì,

sulla croce il divin Redentor _il suo cielo per tutti riaprì.

 

2

O that old rugged cross, so despised by the world,

has a wondrous attraction for me; _ for the dear Lamb of God

left his glory above to _bear it to dark Calvary.

 

Quanti vanno lontan dalla croce d’amor,

disprezzando l’eterna bontà.. nessun mai troverà

altro ver Salvator fuor di Lui che ci dà libertà!

 

Giobbe 42,1-6

1 Allora Giobbe rispose al SIGNORE e disse:
2 «Io riconosco che tu puoi tutto
e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno.

3 Chi è colui che senza intelligenza offusca il tuo disegno?
Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo;
sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco.

4 Ti prego, ascoltami, e io parlerò;
ti farò delle domande e tu insegnami!

5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di te
ma ora l’occhio mio ti ha visto.

6 Perciò mi ravvedo, mi pento
sulla polvere e sulla cenere».

 

 

Preghiera di intercessione

Signore, ti chiediamo di accompagnarci e aiutarci a riconoscerti al nostro ravvedimento e pentimento come Giobbe.

Ti   preghiamo per le persone e i popoli che sono vittime di ogni tipo di violenza, ti preghiamo ancora di intervenire per la guarigione di ogni malattia che è contro la vita che hai donato in Cristo Gesù, nostro salvatore.

Hai fatto conoscere il tuo amore attraverso la Sua opera perciò aiutaci a non vanificarla.

Guarisci questo mondo dal Corona Virus che infligge ogni uomo.

Siamo tutti in lutto, siamo tutti oppressi, tutti impauriti, salvaci da questa tempesta.

Signore, metti un limite alle azioni disumane e fa’ che noi cristiani impariamo a riconoscere le nostre responsabilità e a contribuire alla salvaguardia dell’umanità e del creato.

Nel nome di Gesù, che ci chiama a una nuova umanità.

Noi riassumiamo le nostre  richieste con queste parole che Gesù tuo figlio ci ha insegnato Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

 

Benedizione

Il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente.

A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen.

(1 Pietro 5,10-11).

 

 

 

 

Alla prossima.

Domenica di Pasqua alle ore 11,00 con Santa Cena preparata in casa.

«NON ABBIATE PAURA»

MESSAGGIO ECUMENICO DI PASQUA 2020: «NON ABBIATE PAURA» (Matteo 28,5.10)

Care sorelle, cari fratelli,

una volta l’anno ci rivolgiamo a voi per presentare insieme il tema della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, che da oltre cinquant’anni viene preparata e celebrata congiuntamente dalle diverse Chiese, dal 18 al 25 gennaio.

In prossimità della Pasqua di Resurrezione, che le nostre Chiese celebreranno in date diverse (il 12 aprile nella tradizione occidentale, e il 19 in quella orientale), sulla base della fraternità che deriva dal confessare lo stesso Signore, abbiamo sentito il bisogno di tornare ad esprimerci insieme pronunciando una parola comune di fronte alla pandemia che ha colpito il nostro Paese e il mondo intero. Una pandemia mondiale, dunque, che non sta risparmiando nessuna regione del mondo e che, oltre a causare disagio, sofferenza e morte, condizionerà pesantemente le celebrazioni pasquali delle Chiese cristiane, con il rischio di offuscare quel sentimento di gioia che è tipico del tempo pasquale.

Nel Vangelo secondo Matteo la resurrezione di Gesù viene annunciata prima da un terremoto e subito dopo dall’angelo del Signore che fa rotolare la grossa pietra del sepolcro, provocando in tutti i presenti – guardie e “pie donne” – un grande spavento:

«Le guardie ebbero tanta paura di lui che cominciarono a tremare e rimasero come morte. L’angelo parlò e disse alle donne: “Non abbiate paura, voi. So che cercate Gesù, quello che hanno crocifisso. Non è qui, perché è risuscitato proprio come aveva detto. Venite a vedere dov’era il suo corpo. Ora andate, presto! Andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti e vi aspetta in Galilea. Là lo vedrete. Ecco, io vi ho avvisato”. Le donne partirono subito spaventate, ma piene di gioia e andarono di corsa a portare la notizia ai discepoli» (Matteo 28,4-8, Traduzione interconfessionale in lingua corrente).

In questo testo sembra dominare un senso di paura: sia le guardie che le donne sono spaventate. Ma si tratta di una paura di segno ben diverso. Paura che rende tremebondi e che paralizza, quella delle guardie; paura unita a una grande gioia, grazie all’annuncio dell’angelo, quella delle donne. Un misto di timore e di gioia che le mette in movimento e fa di loro le prime annunciatrici della resurrezione.

Per questo, anche in questo tempo di contagio, vogliamo raccogliere l’invito dell’angelo (e poi di Gesù stesso, al v. 10): “Non abbiate paura”. Nel rispetto delle norme di prudenza a cui dovremo continuare a sottostare per impedire la diffusione della pandemia, come Chiese ci sentiamo chiamate ad essere, come le pie donne, annunciatrici della risurrezione, del fatto che la morte non ha l’ultima parola: “O morte, dov’è la tua vittoria?” (I Corinzi 15,55), accogliendo il dono del Cristo morto e risorto: la trasformazione, il rinnovamento e la rinascita.

Questa pandemia rafforza altresì in noi la vocazione ad essere insieme, in questo mondo diviso e al contempo unito nella sofferenza, testimoni dell’umanità e dell’ospitalità, attenti alle necessità di tutti e particolarmente degli ultimi, dei poveri, degli emarginati. Con un sentimento di gratitudine speciale a Dio per i tanti che si prodigano senza sosta a fianco di chi soffre.

Anche se l’incontro tra le diverse Chiese in queste settimane è diventato per forza di cose virtuale, vogliamo raccogliere l’invito di Papa Francesco, del Patriarca Ecumenico

Bartolomeo, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Conferenza delle Chiese Europee a unirci nella preghiera con le parole che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli… liberaci dal Male”.

+ Ambrogio Spreafico
Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino
Presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)

+ Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale, Patriarcato Ecumenico

Luca Maria Negro
Pastore battista, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI)

Frosinone – Venezia – Roma, 8 aprile 2020

Culto della domenica delle palme

Culto della Domenica delle Palme 5 aprile 2020

 

Preludio(breve intervento musicale)

 

Ci raccogliamo alla presenza del Signore

 Il nostro aiuto è in Dio, fonte di ogni vita, che in Gesù Cristo ci rivela il suo amore di Padre e nello Spirito Santo ci fortifica e ci libera. Amen.

Questo è il giorno che il Signore ci ha preparato;

festeggiamo e rallegriamoci in esso.

O Signore, dacci la salvezza!

O Signore, facci prosperare!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. (Salmo 118, 24-26a)

 

Preghiamo:

Dio di grazia, tu ci hai dato la mente per conoscerti,

il cuore per amarti e la voce per cantare le tue lodi.

Riempici del tuo Spirito così che possiamo veramente amarti e amandoti

possiamo vivere pienamente nel tuo servizio, che è perfetta libertà,

Aiutaci a dirti, oggi e in ogni giorno, l’antico canto della gioia, della speranza,

della fiducia «Benedetto il Re che viene nel tuo nome,

Osanna nei luoghi altissimi». Amen.

 

Inno 48 .1 e 4 “Immensa Grazia”

 

Breve introduzione e saluto:

Oggi, i cristiani si radunano per il culto della domenica delle palme a casa o nei luoghi limitati a poche persone.

Oggi i membri della chiesa metodista di via XX settembre non si sono riuniti nel tempio per celebrare il culto della domenica delle palme. Oggi non ci sono i rami di olivo davanti al tavolo per la santa cena.

Care e cari membri della comunità metodista di via XX settembre, care amiche e cari amici partecipanti in questo culto di lode, di preghiera e di ascolto, vi saluto con il santo bacio e la pace del Signore sia con tutti noi.

Preghiamo:

Guidaci, o Dio, attraverso il tuo Spirito affinché nella tua Parola possiamo trovare la presenza viva del tuo Figlio, il Re e il Messia che nella fedeltà a te si è fatto carico del nostro peccato per la nostra salvezza e per il rinnovamento della creazione. Amen.

<<Siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

Sermone: Matteo 21,10-11

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, tra il racconto degli evangelisti ho scelto per oggi i due versetti, 10 e 11 nel vangelo di Matteo al cap. 21.

“Quando fu entrato in Gerusalemme, tutta la citta fu scossa si diceva: <<chi è costui?>> e le folle dicevano: << Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea>>”.

L’uomo tanto atteso, acclamato come il profeta è finalmente arrivato nella città di Gerusalemme. Sin dall’inizio Egli sapeva il suo destino nei confronti dell’uomo a cui darà una vita migliore.

Immaginiamo la scena presso la porta di Gerusalemme dove tutto il popolo è presente. Immaginiamo la presenza del centurione che chiese a Gesù di guarire il suo servo paralitico. (cfr. Mt. 8,5-13), dei ciechi che acquisirono la vista potendo riconoscere Gesù che li ha guariti (cfr. Mt. 20,29-34; Lc.18,35-43), della donna cananea che gli pregò di guarire la figlia, tormentata da un demonio (cfr. Mt. 15, 21-28), di Zaccheo che si convertì nel suo cuore e decise, in un momento di convivialità con Gesù, di restituire il quadruplo dei beni sottratti agli altri (cfr. Lc. 19,1-10), di Lazzaro che fu resuscitato dalla morte (cfr. Gv. 11,12ss).

Certamente! Tutti che erano stati guariti erano lì presenti per dargli onore e per acclamare il suo nome, il re dei giudei.

Tutti misero per terra i loro mantelli e i rami come segno di gioia e di riconoscenza a Gesù. Così leggiamo nel versetto 9: “Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi!»”

Che cosa vuol dire? <<Quando fu entrato in Gerusalemme, tutta la citta fu scossa>>.

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, per quanto esistessero divergenze di opinioni sul suo vero significato, fu senza dubbio inteso a rappresentare simbolicamente un avvenimento atteso da Gesù e dai suoi discepoli.

L’avvenimento grandioso era per celebrare con tutta l’umanità la conquista del regno, della Città Santa e del Tempio da colui che era stato eletto da Dio, il figliolo amato e affermare dinnanzi agli uomini la Sua sovranità.

La sua entrata a Gerusalemme era chiaramente per redimere la Città Santa, e dinanzi a Ponzio Pilato di farsi riconoscere ed affermare che Egli è l’unico Re: “<<Sei tu il re dei Giudei? Gesù gli rispose: <<TU LO DICI>>” (cfr. Mc. 15,2)

È molto interessante il fatto che come Egli ha preso una posizione, anche i suoi discepoli avevano assunto una posizione.

Per che cosa? Per essere dalla sua parte? Per difendere la sua causa di essere il Re, il figlio di Dio?

Sì e no, perché alla fine dei conti, si erano trovati dall’altra parte. La prova era così grande che nessuno di loro era in grado difendere il loro maestro, il profeta. Potevano soltanto assistere insieme alla folla, abbandonandolo da solo per portare il peso del peccato dell’incredulità.

La presa di posizione dei suoi discepoli era riferita nell’aiutarlo a prendere in possesso della Città santa, ma quando furono messi alla prova, quando accaddero degli avvenimenti negativi e degli insuccessi erano rimasti scoraggiati e impauriti. Gesù che era così tanto potente da guarire i malati, da rendere possibile l’impossibile, non poteva salvare sé stesso. La presa di posizione di Dio era diversa da quello dei suoi discepoli, egli intendeva il suo sacrificio, dare il re dei giudei nella mano di Pilato il governatore romano della giudea, per il mondo incredulo per compiere le parole profetiche, pronunciate dai profeti dell’AT e del NT per conto suo.

I discepoli erano tutti chiaramente in contrario a ciò che doveva accadere, ma poi il tradimento assoluto è stato manifestato da tutti. “Gli dissero <<Sono forse io?>> ; e Pietro gli disse: <<quando anche dovessi morire con te io non ti rinnegherò>>” – (cfr. Mt. 26,33; Mc.14,66-72)

Nella nostra generazione, quale impressione Egli ci trasmette?

Chi è costui? Quale sarebbe la nostra risposta?

Le risposte di tutti gli “spettatori” che hanno assistito l’evento sono varie, e sono anche per noi. “Che cosa me ne importa? Ho ben altro da pensare”.

Non per nulla, diceva il profeta dell’Apocalisse, il Signore che non sa che aveva a che fare con dei tiepidi e con coloro che non sanno prendere la loro responsabilità. (cfr. Ap.3,14-22)

Chi è costui?

È la domanda che attraverso i secoli è stata lanciata come una sfida.

Chi è costui ai quali il vento e il mare obbediscono?

Chi è costui che si proclama il Re degli uomini?

Chi è costui che ancora oggi in questo mondo straziato (lacerato, tormentato), ma sempre risorgente si presenta come la sola vera risposta, la sola fonte perfetta ed eterna alla quale possiamo dissetarsi?

Fratelli e sorelle, dite vuoi chi è costui.

Se non avete ancora preso una posizione, chi è allora costui nella vostra vita?

Se lo pensate, potete rispondere ed affermare come Pietro disse una volta: “Tu sei il figlio di Dio, A chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna” (cfr. Gv.6,68) – e Tommaso disse: “Mio Signore, Mio Dio”.(cfr. Gv. 20,28)

Care e cari,

oggi è la domenica delle palme. Lo scorso 28 marzo un nostro fratello di chiesa mi ha scritto queste parole su whatsapp:

“Noi stiamo fortunati di vivere in campagna e la quarantena non ci pesa troppo. Quando abbiamo potato gli ulivi avevamo lasciato uno per portare le fronde(rami) per la domenica delle palme. Immagino che per la domenica delle palme la chiesa resterà ancora chiusa. Allora posso portare? Un abbraccio.”

Penso che abbiate già indovinato chi è il nostro fratello di chiesa che mi ha scritto questo messaggio. Italo Grassi che per anni aveva preparato (portato) per tutti un mucchio di rami dell’olivo, gli tagliava per tutta la comunità e che, poi, dopo alla fine del culto ognuno e ognuna ne prende un po’ a casa per tutto l’anno e ciò si ripeteva anno dopo anno. Purtroppo, in questo momento non è stato così. Per l’ennesima volta tutto è cambiato per vigilare la vita dell’intera umanità. Credete che per conservare la vita dell’intera umanità? Ci è stato dato il tempo per un’attesa feconda che a breve porterà una rinascita della vita.

Adesso, non dobbiamo solo abituarci all’idea che il tempo del passato non ci tornerà più, come era prima fino agli ultimi mesi di gennaio e di febbraio, ma è fondamentale ricordare bene anche chi erano quelli che hanno preparato la via verso il Signore, che hanno apprestato i loro servizi per far andare avanti e mantenere il buon andamento della nostra comunità, delle comunità cristiane in generale.

Ognuno di noi dovrà contribuire per rinnovare la chiesa, rimodellandola, ridefinendola rispetto alle sue attività.

Che cosa avete voi preparato per questo culto oltre le vostre presenze? Un ramo sulla porta di casa? Un tappetto davanti alla vostra porta? Un fiore o una pianta per accogliere il profeta che aveva preannunciato ciò che doveva accadere? Rowena ed io abbiamo una pianta con il fiore.

In un’intervista durante la notte ho sentito uno affermare: dobbiamo per ora pensare alla nostra salute e ai nostri affetti personali. Le previsioni di ritorno alla normalità sono poco attendibili.

Dobbiamo riprendere l’insegnamento di vita (più nobile e autentico) che nessuno di noi ha la facoltà di controllare ciò che accade nel mondo, per di più in nessuno modo, anche tra i più potenti, Donald Trump o Boris Johnson, potranno dare una ricetta per eguagliare gli scambi di abbracci e baci, segni di un augurio di riconciliazione e di pace.

l’Italia è messa in ginocchio e sta attraversando un’esperienza di grande lutto dei suoi cittadini, ogni famiglia che ha perso una persona cara senza aver salutato dopo essersi portato via dalla propria casa per non aver superato la malattia, una famiglia che si trova in difficoltà perché nessuno è mai più andato a lavorare.

Un paese è messo in ginocchio. L’emergenza sanitaria del Coronavirus ci prende per i cappelli per guadagnare la vita eterna.

Ieri forse stavamo vivendo una vita spensierata (un vivere meno faticoso), ma oggi, soprattutto, i cristiani non dovrebbero più delegare a qualcuno/a la loro responsabilità nell’assumersi una scelta di posizione che ha origine da quella testimonianza del vangelo in Cristo Gesù, il profeta, il nazareno di Galilea.

Ci sono dei momenti nella vita dell’uomo ed in quella di un credente nei quali non si tratta più di discutere, ma di decidere; non vuol dire che non possa seguire un tempo lungo, anzi infinito, di ricerca, di lotta, e di progresso eterno perché la meta suprema della vita eterna, è Dio stesso, e dei momenti nei quali bisogna sentirsi afferrati come i popolani di Gerusalemme dall’entusiasmo dell’ora, il bisogno di un sì, come dice Gesù, pesare il pro e il contro col senso profondo del valore eterno della vita.

I meschini, gli egoisti, i materialisti, che arretrano dinanzi alle decisioni supreme sono sempre degli uomini con una visione limitata ai quali sono incapaci di sacrificare il presente per l’avvenire, perché non ci credono e non vedono l’avvenire; per questo diceva Gesù che le cose del regno, cioè le cose vere ed eterne, sono nascoste ai savi ed agli intelligenti di questo mondo.(cfr. Mt.11,25)

Che cosa vuol dire per noi oggi sacrificare il presente per l’avvenire(il futuro)?

Ciò che consideriamo che ha un valore nel nostro vivere in quanto ci permette di interessarsi anche ad altri, come il tuo bene è anche il mio.

Credete in Lui? Chi è costui? << Questo è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea>>. Amen.

Confermiamo la nostra fede cantando l’inno 311.1 “Lieta certezza”

 

 Promemoria /informazione

-lunedi 6 aprile dalle ore 17,00 riunione del Consiglio di chiesa via skype

– Culto del Venerdì Santo alle ore 18,00

– Culto di Pasqua con Santa Cena alle ore 11:00. (Se siete d’accordo, vi vorrei suggerire che ciascuno/a prepari un bicchiere di vino, e un pezzo di pane da condividere con i membri della vostra famiglia. Se siete d’accordo subito dopo la frazione del pane e il ringraziamento, possiamo passarli e condividerli insieme sempre con i membri della vostra famiglia. Siete liberi di decidere.

Vi salutano Elio Guarnera, Giovanni Castelli. Loro non hanno l’internet quindi non riescono a seguire il culto in diretta sul sito della nostra chiesa, facebook, e youtube. Elio mi ha ricordato anche del nostro dovere di fare la colletta che potremo sicuramente e tranquillamente compiere tramite un bonifico.

Le coordinate bancarie della chiesa presso Unicredit

Beneficiario: CHIESA EVANGELICA METODISTA DI VIA XX SETTEMBRE-ROMA

IBAN: IT24J0200805203000104384419

Preghiera di intercessione

Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. (Giovanni 15,16-17)

Signore, spesso ci dimentichiamo che tu ci hai scelti,

come se la tua chiamata potesse lasciarci indifferenti.

Abbiamo poco coraggio e poca iniziativa.

Signore, noi ci riconsacriamo a te come strumenti nelle tue mani. Nulla abbiamo da offrirti se non il nostro desiderio di essere operai nella tua messe, e poiché tu hai scelto le cose deboli di questo mondo, le cose che non sono, hai scelto anche noi che siamo deboli e fragili.

Dacci la passione per l’evangelo di Gesù Cristo, insegnaci ad osare vie nuove e ad essere creativi, perché le persone che tu poni sul nostro cammino giungano a conoscerti e ad amarti.

Dacci il coraggio di confessare il nome di Gesù Cristo con ogni franchezza, sapendo andare anche contro corrente quando è necessario.

Ti preghiamo per tutte le creature umane che faticano per la giustizia, la pace, la riconciliazione tra i popoli, tra le religioni, tra gli stati.

Signore ti preghiamo per tutti i malati, alcuni sono membri delle nostre famiglie, concedili la forza mancata e guariscili. Ti chiediamo di stendere la tua mano e rialzali dal letto in cui giacciono. Non tardare di porre il rimedio per questa malattia di covid 19 che sta colpendo l’intera umanità. Colpiscila perché tu sei il Dio della vita.

Ti chiediamo di darci solidarietà e maggiore comprensione tra i nostri dirigenti che stanno guidando ogni paese.

Ti ringraziamo per tutti quelli che ci aiutano e ci procurano i cibi quotidiano. Resta con loro e con noi.

Tutto questo te lo chiediamo nel nome di Gesù Cristo che ci ha insegnato a rivolgerti con queste parole Padre Nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

Inno 311,2.3 “Lieta certezza”

 

Benedizione

Il Signore ci benedica e ci guardi. Il Signore faccia risplendere su di noi il suo volto e ci sia propizio. Alzi il Signore il suo volto su di noi e ci dia la pace. Il Dio della pace sia con tutti noi. Amen. (Numeri 6,24-26)

Buona domenica e alla prossima