Culto del 26 aprile 2020

Terza domenica dopo Pasqua

 

Brano musicale dell’ Inno 192  Santo, Santo, santo

 

Santo, santo, l’Eterno degli eserciti, tutta la terra è piena della sua gloria!

Santo, santo, l’Iddio onnipotente, a Lui la gloria per l’eternità.

 

Invocazione

 

La Bontà del Signore è eterna (Salmo 136, 1-6.25-26)

1 Celebrate il SIGNORE, perché egli è buono,
perché la sua bontà dura in eterno
2 Celebrate il Dio degli dèi,
perché la sua bontà dura in eterno.
3 Celebrate il Signor dei signori,
perché la sua bontà dura in eterno.
4 Colui che solo opera grandi prodigi,
perché la sua bontà dura in eterno.
5 Colui che ha fatto con sapienza i cieli,
perché la sua bontà dura in eterno.
6 Colui che ha steso la terra sopra le acque,
perché la sua bontà dura in eterno.

25 Colui che dà il cibo a ogni creatura,
perché la sua bontà dura in eterno.
26 Celebrate il Dio del cielo,
perché la sua bontà dura in eterno.

 

Care sorelle e cari fratelli, celebriamo  il Signore, perché egli è buono perché la sua bontà dura in eterno.

 

Preghiamo

Signore Dio, con le parole del salmista, Ti ringraziamo per la tua bontà.

Ti ringraziamo per le opere stupende che ogni giorno compi per noi.

Aiuta ognuno e ognuna di noi a esprimere, in una voce gioiosa,  il dono della salute che abbiamo goduto e ti chiediamo umilmente di concederlo anche ai nostri cari e a tutti coloro che ne mancano a causa di malattia.

Ti celebriamo Signore, in questo giorno in cui è giunta nuovamente l’ora che,

insieme facciamo risuonare la nostra gratitudine per tutto quello che abbiamo ricevuto da te.

 

Vogliamo ringraziarti insieme ai fratelli e alle sorelle  che ti lodano in questo mondo che hai creato, la grande casa che hai dato a tutti gli abitanti della terra.

 

Nello stesso tempo, veniamo a te con le nostre miserie e i nostri timori.

Tu ci guardi, ti chini su di noi e ci risollevi.

Nella nostra solitudine ci doni la tua presenza, il tuo Spirito.

Allora possiamo esultare e giubilare davanti a te.

Resta con noi, Buon pastore, guardiano delle nostre anime, donaci la tua pace. Amen.

 

Sermone: Giovanni 10,11.27-28 Il Buon pastore

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, il testo della predicazione è uno dei testi biblici che ha proposto dal nostro lezionario ed è uno dei più conosciuti passi biblici.  L’evangelista Giovanni ci parla di nuovo oggi:  Il buon pastore. Leggiamo dal capitolo 10, i versetti 11, poi 27 e 28.

 

Signore, la tua parola è verità. Aiutaci a comprenderla con tutto il nostro cuore e la nostra mente. Amen.

 

 “Gesù dice: Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. […] Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.”

 

 

Chi è il Pastore? Che qualità ha? Quello che riconosciamo e lo definiamo con la P maiuscola?

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, la nostra attenzione viene richiamata dall’evangelista Giovanni sull’unico Pastore, colui che è buono. A questo proposito, senza dubbio si riferiva a Gesù, colui che ha trascorso la vita terrena per predicare il regno di Dio, per guarire i malati, per perdonare i peccati. Egli conosce le sue pecore, sono tutte presi per mano e nessuno è in grado di toglierli dalla sua mano. Per loro Egli ha donato la Sua vita per concederli la vita eterna.

 

Gesù ha paragonato sé stesso a un buon pastore e i suoi discepoli sono come le pecore che lo seguono.

Come mai? In questa illustrazione sappiamo che, il pastore e le pecore sono strettamente in relazione fra di loro, perché ovunque siano si trovano sempre insieme. Non ci sarebbe un buon pastore senza queste pecore e lo stesso vale per le pecore. Se manca uno anche l’altro manca. Devono esserci tutti e due. Insomma, il legame è forte quando si tratta della vita, promessa e guadagnata. Gesù è pronto per dare la sua vita alle sue pecore, al suo gregge,  le prende cura, le ammaestra, le porta a pascolare, le dà da mangiare e da bere, assumendo il ruolo e la propria responsabilità.

 

Gesù all’inizio ha scelto i suoi dodici discepoli, dandoli l’impronta e gli esempi di vita, per avere dei compagni nello svolgimento del suo compito di annunciare il regno di Dio. Le sue parabole iniziavano così “Il regno di Dio è simile ad un padrone di casa…”. Questa era il suo modo di raccontare l’identità di Dio, rivelandolo chi e che cosa faceva, alla folla che lo seguiva, che lo ascoltava.

Diversamente da ciò veniva testimoniato su di lui nel vangelo di Giovanni. Gesù, per farsi capire ai suoi discepoli diceva, direttamente, di sé stesso: “Io sono la via, la verità, e la vita”. Con questa affermazione così forte aveva potuto parlare di che cosa riusciva a fare o che cosa avrebbe potuto fare in relazione con i suoi discepoli. Gesù diceva io sono il buon pastore perché do la mia vita a quelli che mi seguiranno e mi ascolteranno. Possiamo comprendere il dono di questa vita in due maniere: Una era dedicata al tempo nell’insegnarli come dovevano vivere. I discepoli avevano risposto al suo invito “seguimi” e durante il tempo che hanno trascorso insieme li aveva dato tutto il nutrimento materiale e spirituale, senza sprecare nulla, ma sempre con un senso di arricchimento e ringraziamento per essere vissuto grazie a Dio. Non gli mancavano nulla. Ad esempio, per quanto riguarda l’esperienza di vita di Pietro, quando era ancora solo un pescatore, e la sua vita materiale si concentrava su come poteva avere un buon guadagno per vivere e mantenere la sua famiglia, il suo mestiere era tutto su come poter avere una ricca pesca: il tempo o la stagione deve essere favorevole, ma dal momento che rispose alla chiamata di Gesù di diventare “pescatore degli uomini” la sua vita spirituale doveva imparare ad affidare, ad ascoltare e a comprendere bene l’insegnamento del suo buon Pastore. Gesù voleva insegnare a lui e agli altri suoi discepoli che non dovevano stancarsi, non dovevano perdere la speranza, ma dovevano andare avanti perché quella  chiamata che hanno ricevuto è un impegno indeterminato, si doveva svolgere in una vita.

 

Leggiamo nel vangelo di Luca 5:4 -7 “Gesù disse a Simone: «Prendi il largo, e gettate le reti per pescare». Simone gli rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti». Simone aveva obbedito Gesù e dimostrato infondo come il suo Maestro.” Simon Pietro capì l’insegnamento del perseverare.

Con questo esempio ha voluto dare la sua vita, impiegandosi del tempo con i suoi discepoli per essere una guida, così a sua volta Pietro possa essere in grado di compiere ciò che sarà chiamato a fare.

 

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” Gv 10,27. Gesù ha impiegato la sua vita, il suo tempo parlando e spiegando con pazienza ai suoi discepoli tutte le cose che possono essere utili per la loro vita. Questo tempo che Gesù ha dedicato è molto prezioso, e i suoi insegnamenti sono dei precetti di vita.  Possiamo interpretare  la voce di Gesù è risuonata in quelle volte che ha parlato sempre per dire sul regno di Dio, su come dovevano comportarsi, su cosa dovevano fare quel giusto da fare nella vita terrena, e anche che insegnamento dovevano ascoltare. La scuola di Gesù è costituita in relazione all’impegno di amare Dio, il prossimo e se stessi.

La scuola di Gesù è il luogo d’ascolto al comandamento del vero amore al Padre.  Gesù amava il Padre è l’aveva esercitato il suo  ascolto compiendo la sua volontà essendo sempre pronto a farla. Così Gesù disse: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui»
(Giovanni 14, 23)

Cosa vuol dire ascoltare? Non vuol dire semplicemente udire. Ascoltare è fermarsi: la voce del Signore è profonda. E parla al profondo. Parla nel silenzio dell’interiorità, e solo così, con l’animo sgombro da altri pensieri, col cuore aperto ai sentimenti, con la mente in grado di accogliere nuove sollecitazioni, potremo intravedere la strada da fare, il cammino da percorrere per sperare di essere popolo del Signore.

Cosa vuol dire ascoltare? Non vuol dire semplicemente udire. Si può udire un chiacchiericcio in treno, e intanto pensare ad altro; si possono fare i lavori domestici, e intanto avere la tv come sottofondo…

 

È fondamentale ascoltare bene la voce di Gesù, ma a volte, in una fase di maturità, è difficile ascoltarla poiché si mescola l’impulsività dell’essere umano, come ciò che aveva segnato l’azione di debolezza fino al tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Volevano ascoltare il loro maestro, ma spesso l’incapacità di dominare il senso di superiorità emergeva e sommergeva l’umiltà. In Matteo 23,11 e  in Luca 22,26-27: “Gesù li disse:”Il maggiore tra voi sia vostro servitore””. Infatti, la disputa nacque tra i discepoli sul loro stato nello svolgere il servizio. Colui che adatto per il regno di Dio deve servire, come una persona di fiducia che ha ricevuto il mandato di servire la comunità di fede.

 

Come apostoli, come pastori dobbiamo renderci alla predisposizione di servire per l’edificazione della comunità di Cristo.  E’ necessario, però, distinguere il ruolo del buon Pastore nella testimonianza di Giovanni sul ministero svolto da Gesù e quello che ora, come me, viene svolto come pastore di una Chiesa. Non possiamo confondere i due ruoli, sono ben distinti, tra Gesù e il ministro di culto.

Nella lettera di Paolo agli Efesini 4:7-15 leggiamo: “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace.

Il Cristo risorto  salito al padre: “È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore.”

 

Il ruolo di un pastore come ministro di culto, è fondamentale, poiché ha il compito di insegnare, di predicare la parola del Padre, che Gesù aveva in quel tempo insegnato ai suoi discepoli, impegnandosi ad annunciare lo stesso regno di Dio, quel regno per cui ha dato la sua vita per la salvezza dei suoi discepoli e di tutti quelli che crederanno in Lui. Il pastore, al servizio di Dio e del figlio tramite l’annuncio della Parola nelle comunità, ha il compito di prendere cura tutti i membri della chiesa di Cristo Gesù.

 

Per noi che vogliamo sapere chi è il nostro vi leggo una testimonianza dall’AT, tratto dal Salmo 23:

 

“Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.

Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.

Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcunmale, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.

Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il miocapo; la mia coppa trabocca.

Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita e

io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.”

 

Cari fratelli e care sorelle, queste sono le parole che il Salmista Davide ha scritto e testimoniato nel suo Salmo 23. Quando una cara persona ci lascia, scegliamo spesso questo testo  perché crediamo che fino alla fine il buon Pastore ci consola, ci accompagna e siamo assicurati che fino alla morte ci da questa certezza dell’essere sempre accompagnato dal Signore pastore.

In questa situazione in cui ci troviamo, le difficoltà che stiamo affrontando: di salute, economiche, e emotive, anche quando sembra che Egli è in silenzio, restiamo saldi a queste parole, certi che il Signore non ci ha abbandonati, e non ci ha lasciati.

 

Questa è la nostra consolazione anche oggi. La pace del Signore sia con voi tutti.

Amen

 

Inno 306 Io T’ amo ineffabile

1.

Io T’amo, ineffabile Gesù Redentor, e tutto dell’anima consacro l’ardor.

Speranza non fondo sui beni del mondo: qual bene supremo, or T’amo, Gesù.

2.

L’Agnello purissimo Tu sei che per me in croce olocausto Divino si diè;

Tu, primo, mi amasti e a Te mi chiamasti: col cuore redento or T’amo Gesù!

3.

Fin quando di vita un alito avrò, l’eterna tua gloria ovunque dirò;

la vita rimetto al Figlio diletto: più morte non temo, s’io T’amo, Gesù.

 

 

Ieri è la festa della liberazione in Italia e l’ abbiamo festeggiata tutti.  Una delle sorelle cinesi  ha scritto al whatsapp queste parole“ Nel 1945 l’Italia veniva liberata dalla dittatura nazifascista(esattamente 75 anni fa). Da quando ho conosciuto ogni giorno in questo giorno vi penso e prego Dio che anche la Cina un giorno venga liberata e che noi finalmente possiamo tornare a casa. 

 

Preghiera di intercessione

Signore ti ringraziamo perché possiamo sperare che un giorno tutti possano ottenere la libertà. Ti chiediamo dunque di aiutarci a perseguire perché  questo è uno dei compiti importanti che dobbiamo fare come  cittadini e credenti di questo mondo. Dacci la voce coraggiosa per farla risuonare.

 

Signore Pastore, guardiano delle nostre anime, grazie perché ci circondi, ci prende per mano.

Signore Dio, ti ringraziamo per la tua voce che ascoltiamo, e che contiene gli insegnamenti che risuonano nelle nostre orecchie. Una voce calma, e che ci da la pace.

Una voce incoraggiante, che ci rende coraggiosi.

Una voce richiamante che ci ricordi la via del ritorno a te, quella via giusta da seguire.

 

Ti chiediamo di rimanere con noi perché continuiamo a compiere la tua volontà.

Nel nome di Gesù che ci ha insegnati come pregare con queste parole  Padre nostroche sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

Benedizione:

Che il Signore ci accompagni, ci custodisca e ci guardi lungo le nostre strade.
Che la sua luce scaldi, illumini e guidi i nostri passi ora e sempre
. Amen

 

 

Inno 305 Quale amico in Cristo

1.

Quale amico in Cristo abbiamo, qual rifugio nel dolor! Nella prece a lui portiamo tutto quel che turba il cuor! Oh la pace che perdiamo, oh! gli inutili dolor, perché tutto non portiamo in preghiera al salvator.

2.

Se ci assalla tentazione, se il peccato insidia il cor, di temer non v’è ragione, portiam tutto al Salvator. un amico sì verace dove mai potremo trovar? Ci comprende, ci dà la pace, ogni peso. Ei vuol portar.

3.

Quando stanchi e travagliati nella prova ci troviam, il Signor non ci ha lasciati: tutto, tutto a lui portiam. Ci abbandonino altri amici, ma Gesù ci accoglierà, e con Lui sarem felici, Ei riposo ci darà.

Annunci

-mercoledì 29 aprile alle ore 18,00 studio biblico in italiano

-giovedi 30 aprile alle ore 16,00 studio biblico in tagalog

– domenica 3 culto bilingue italofilippino con Santa Cena \ alle ore 11,00 in diretta collegandovi alla nostra pagina facebook www.facebook.com/metodistiroma/ o sul canale Youtube della chiesa (clicca qui);

– domenica 3 alle ore 16,00 Consiglio di Chiesa per approvare la relazione morale dell’anno ecclesiastico 2019-2020

 

 

BUONA DOMENICA

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