Culto di Pentecoste 31 maggio 2020

Preludio: Seek ye first

31Invocazione: (Invochiamo la presenza del Signore)

 

Vieni Spirito Santo

Vieni Spirito Santo, tu che istruisci gli umili e giudichi gli arroganti.

Vieni, speranza dei poveri, conforto di chi è disperato, salvatore dei naufraghi…

Vieni, ornamento splendido di tutti i viventi, unica salvezza di tutti i mortali.

Vieni Spirito Santo, abbi pietà di noi, ricolma della tua forza il nostro vuoto,

rispondi alla nostra debolezza con la pienezza della tua grazia.

Vieni Spirito Santo, rinnova l’intero creato.

Dal Messaggio finale della VII Assemblea

del Consiglio Ecumenico delle Chiese

(Canberra 1991)

 

Avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona:

i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,

i vostri vecchi faranno dei sogni,

i vostri giovani avranno delle visioni.

(Gioele 2,28)

 

Preghiamo:

Signore, ti benediciamo perché dai e conservi la vita al mondo,

perché ci ami e ci fortifichi.

Tu ci hai dato il tuo Figlio, Salvatore del mondo,

che ha condiviso la nostra vita,

ci ha manifestato il tuo amore

e ci ha guariti dai nostri mali.

Con il tuo Spirito ci rendi liberi,

ci mandi nel mondo, fai abitare la pace nelle nostre vite.

Vieni, Spirito del Signore,

rendici aperti gli uni verso gli altri,

rinnova la nostra fede, la nostra preghiera, il nostro impegno,

così come hai promesso di rinnovare tutta la terra. Amen.

 

 

Confessione di fede(Dal libretto ecumenico di Pentecoste “IO celebro A casa” )

 

Credo in Dio e nel mondo da Lui amato

Credo che l’umanità e l’universo siano nati dal desiderio divino

e che ogni creatura sia tessuta di vita buona.

Credo che le nostre esistenze e quelle dell’intero mondo siano accompagnate ogni giorno dalla cura e l’amore di Dio.

Il suo spirito è la coperta di bene che ci ha avvolto e riscaldato fin dai primi vagiti.

Credo in un Dio che fa il tifo per i suoi figli e le sue figlie e che ci sogna liberi e felici, responsabili e gioiosi.

Un Dio che ci educa alla condivisione e alla cura per trasformare il mondo in un luogo ospitale dove ognuno possa sentirsi a casa.

Dio conosce il cuore umano, terra rigogliosa e insieme steppa desolata di egoismo. E ci chiama a riscoprirci contadini così che il deserto del nostro cuore torni a fiorire e dare buoni frutti. Perché quando fiorisce il nostro cuore fiorisce il mondo intorno a noi.

Credo in un Dio innamorato dei propri figli e figlie, un Dio capace di vedere in tutti noi la bellezza che non sappiamo più scorgere.

Dio lo sa: siamo creature fragili; e se ci ammaliamo, eccolo accanto a noi che veglia le nostre notti agitate.

Dio lo sa: siamo creature incostanti; e se sbagliamo, e se cadiamo, se facciamo del male e ci facciamo male, non ci inchioda al nostro errore, non si allontana da noi, ci aiuta invece a rialzarci e ci sussurra: provaci ancora.

Credo nella capacità umana di ricominciare: questa viene dallo Spirito di Dio.

Essa è il ritmo che custodisce la vita, dopo averla generata. È la tenacia che ci fa resistere nella tempesta. È aria pulita da inalare quando i polmoni soccombono.

Dio ci parla nelle Scritture antiche, negli accadimenti storici, negli incontri e nei gesti intorno a noi. La sua voce comunica, canta e grida nell’intero creato; e il suono del suo Spirito ce la fa udire.

E se a volte Dio tace, o perché rimane in silenzio o perché noi non sappiamo udirne la voce, non è per sempre. Amen.

 

Inno 119 “Spirito del Signore”

 

 

 

Sermone: Ezechiele 37,1-14

Il testo della predicazione è tratto dal libro del profeta Ezechiele al cap. 37 versetti da 1 a 14. Io e Rowena lo leggiamo alternandoci secondo i personaggi.

 

P: La mano del SIGNORE fu sopra di me e il SIGNORE mi trasportò mediante lo Spirito e mi depose in mezzo a una valle piena d’ossa. Mi fece passare presso di esse, tutt’attorno; ecco erano numerosissime sulla superficie della valle, ed erano anche molto secche. Mi disse:

 

R: «Figlio d’uomo, queste ossa potrebbero rivivere?»

 

P: E io risposi: «Signore, DIO, tu lo sai». Egli mi disse:

 

R: «Profetizza su queste ossa, e di’ loro:

“Ossa secche, ascoltate la parola del SIGNORE!” Così dice il Signore, DIO, a queste ossa: “Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete; metterò su di voi dei muscoli, farò nascere su di voi della carne, vi coprirò di pelle, metterò in voi lo spirito, e rivivrete; e conoscerete che io sono il SIGNORE”».

 

P: Io profetizzai come mi era stato comandato; e come io profetizzavo, si fece un rumore; ed ecco un movimento: le ossa si accostarono le une alle altre. Io guardai, ed ecco venire su di esse dei muscoli, crescervi la carne, e la pelle ricoprirle; ma non c’era in esse nessuno spirito. Allora egli mi disse:

 

R: «Profetizza allo Spirito, profetizza figlio d’uomo, e di’ allo Spirito: Così parla il Signore, DIO: “Vieni dai quattro venti, o Spirito, soffia su questi uccisi, e fa’ che rivivano!”».

 

P: Io profetizzai, come egli mi aveva comandato, e lo Spirito entrò in essi: tornarono alla vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, grandissimo. Egli mi disse:

 

R: «Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!”  Perciò, profetizza e di’ loro: Così parla il Signore, DIO: “Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. Voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando aprirò le vostre tombe e vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita; vi porrò sul vostro suolo, e conoscerete che io, il SIGNORE, ho parlato e ho messo la cosa in atto”, dice il SIGNORE».

 

Inno 393 Spirit of the living God, fall afresh on me/Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Melt me, mold me, fill me, use me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

 

Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

Scioglimi, plasmami, riempimi, usami.

Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

 

La visione di Ezechiele

Care e cari,

Questa mattina immaginiamo di essere tutti in un luogo, laddove siamo raccolti insieme come una comunità, e davanti a noi c’è il predicatore, chiamato Ezechiele (il figlio dell’uomo), che sta parlando con Dio. Noi che siamo in vita, che percepiamo il respiro, ciascuno e ciascuna con il proprio corpo e volto, assistiamo e ascoltiamo, da una parte, la loro conversazione davanti a un gruppo di israeliti senza vita, morti da anni ed irriconoscibili: senza muscolo, senza volto, senza pelle, soltanto delle ossa secche. La scena si conclude attraverso le aperture delle tombe uno dopo l’altro e il ritorno in vita del popolo d’Israele. Uno scenario che ha come punto focale il ritorno in vita, dopo la morte, grazie all’opera dello Spirito di Dio e la possibilità di poter iniziare un nuovo cammino, un percorso con il Dio Spirito.

La visione del profeta, in cui è avvenuta sia la risurrezione sia il ristabilimento dei morti, ci rassicura che Dio vive in noi con un rapporto continuo e circolare, senza fine. Lo Spirito è ora sceso dal cielo e si muove in maniera circolare. Gli uomini e le donne che vivono e muoiono, a suo tempo riacquisiranno la vita sempre tramite l’opera dello Spirito.  L’essere dello Spirito che si sente come un rumore arriva a ciascuno e ciascuna, e a noi, capace di muovere le nostre ossa, di creare muscoli, di coprire tutto con la pelle che definisce l’aspetto totalizzante di un uomo vivente.

Dio ha posto a Ezechiele questa domanda: <<Queste ossa potrebbero rivivere?>> Egli ha risposto al Signore: <<Signore Dio, tu lo sai>>. Questa risposta del profeta allude che il potere di Dio si estende anche sul regno delle morte. Ricordiamo la prima lettera di Paolo alla comunità di Corinto al capitolo 15 secondo il quale scrive che avverrà la risurrezione dei morti. L’apostolo spiega alla comunità che coloro che hanno creduto rivivranno e avranno vita dopo la morte, risorgeranno come lo è stato per Gesù.

Leggiamo nella 1 Corinzi 15,12 ss. La risurrezione dai morti

“Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati. Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti. Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini. Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti.  Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna che egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti”.

Il profeta Ezechiele e l’apostolo Paolo avevano annunciato la risurrezione dei morti, ci sarà la seconda vita senza più morti a coloro che credono in Dio perché vive in eterno.

Il Signore dunque parla e agisce per farsi conoscere, concludendo il Suo messaggio con Ezechiele con: “così mi conoscerete”, proprio perché per chi lo ha conosciuto possa diventare un testimone delle Sue opere di vita.  Il profeta parla, predica e profetizza alla comunità dei morti. Egli ha invocato lo Spirito che è arrivato come un suono rumoroso. Come è stato testimoniato nel giorno della pentecoste che è accaduta in una comunità negli atti degli apostoli :<<Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano sedute>> (Atti 2,2).

 

Dio si è mosso in molti modi, e numerosi sono le potenti opere di Dio che mi vengono in mente:  In Giovanni 3, osserviamo che lo Spirito di Dio opera a partire dalla profondità dell’uomo vecchio Nicodemo. Gesù nel pozzo ha parlato dell’acqua viva alla donna samaritana. (cfr. Gv.4. )Abbevera le ossa secche di acqua e dello spirito di vita. Anche la testimonianza della parola nel battesimo per mezzo dell’acqua e quello del fuoco che sono per noi una dimostrazione e una testimonianza della volontà di Dio. L’acqua serve nel battesimo per la purificazione, il lavacro, e nel battesimo per immersione si compie il gesto di “annegare” il peccato (il peccato è cancellato) e l’uscita fuori dall’acqua è un segno della rinascita che sommando tutto capiamo la grazia rivelata e donata a noi che crediamo da Dio. Infine tra il racconto della creazione dell’uomo nel libro della Genesi e questo testo possiamo fare un parallelismo: Dio ha creato l’uomo attraverso la polvere, a cui ha dato la forma e l’alito vivente, diversamente dal libro del profeta Ezechiele e nonostante l’agente sia sempre Dio, è stato l’opera dello Spirito a generare un corpo fisico. Tutti e due sono Dio: Creatore e Spirito, creatori dell’uomo, e Ezechiele, che è un uomo, diventa il predicatore della vita attraverso le sue esperienze di fede. L’opera dello Spirito di Dio è potente.

 

In questa settimana ho fatto delle telefonate ad alcuni dei nostri fratelli e alcune delle nostre sorelle per sapere come stanno, come vivono queste giornate di isolamento. Molti a causa della loro condizione di salute non si sentono di uscire se non per andare a comprare da mangiare. Ma mi ha fatto piacere sentire una di loro che con la sua amica stanno già pensando al nostro prossimo bazar non per portare qui qualcosa delle cose che hanno, che vogliano eliminare, ma per portare una coperta matrimoniale fatto da loro, formato da buone stoffe colorate unite con l’uncinetto. La nostra vita è cambiata nei tempi del coronavirus, ma una delle cose positive che sta succedendo è che stiamo imparando a ricreare, reinventare, fare cose nuove che ci sono già, ritoccandole e rimodellandole, trovando il senso delle cose a partire da noi stessi e trasformandoci al meglio.

Una dice anche che aspetta con ansia di venire in chiesa anche solo per vederci riuniti ad ascoltare la parola. Ci vedremo domenica 7 giugno, a Dio piacendo. Lo Spirito di Dio è in continuo movimento, rinnova la nostra esistenza, cambia la vita di ognuno e ognuna di noi, apre la nostra mente e converte il nostro cuore. Tutto questo grazie anche dalla nostra disponibilità di accettare la sua istruzione, il suo suggerimento. Lo Spirito di Dio lotta con noi, combatte per distruggere l’opera dello Spirito maligno. Come è stato con Gesù subito dopo il suo battesimo. Lo spirito di pace e quello di guerra sono in contrapposizione e purtroppo entrambi assumono l’essere umano, e lo investono secondo la propria volontà.

 

Considero molto la domanda di Dio al profeta Ezechiele e quella sua risposta: “Signore, Dio, tu lo sai”. Il nostro percorso di vita va male quando lasciamo lo Spirito maligno a suggerirci e imporci cosa fare, l’agire in maniera impulsiva ci impedisce di compiere le giuste scelte. Come nella nostra comunità attiva, dobbiamo sempre invocare il nome di Dio, che dimori in noi il suo Spirito, per farsi che non venga distrutta l’armonia della nostra comunione fraterna ogni volta che uno agisce malamente.

 

Ezechiele ha esperimentato una specie di estasi.  L’immagine che Dio l’ha rapito, portandolo sulla terra dove sono sepolti quelli che sono morti da tempo.  In questo luogo Ezechiele esperimenta un momento di incontro con il Signore che gli invita di enunciare una parola a queste ossa secche affinché possano rinascere.  Da un lato, oggi che celebriamo e commemoriamo l‘evento del dono dello Spirito, noi siamo degli spettatori e delle spettatrici di questa visione. In questo giorno facciamo festa perché tutti noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio che si rende testimone attraverso il profeta allora, che apre la nostra mente e il nostro cuore per ricevere questo lieto messaggio di vita eterna come dice anche il profeta Zaccaria: “<<non per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio>> dice il Signore degli eserciti” Zaccaria 4,6.

Dio dona il suo Spirito per ridonare la vita a queste ossa, un corpo che permette di avere la capacità di alzarsi, così di nuovo si riconosce il popolo di Israele. “Finché c’è vita c’è speranza” È una espressione preziosa che riassume quanto vale la nostra esistenza: l’uomo vero non esiste se non spera in Lui che gli ha dato la vita. Ecco perché l’uomo è perduto se perde la speranza, si riduce a niente, si secca perché non ha quella sostanza vitale (la linfa) per poter stare in piedi e esistere in vita. “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!” dissero gli israeliti.

Cara comunità, care sorelle e cari fratelli nel Signore, oggi dichiariamo la nostra fede in Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo perché credendo alle sue parole e annunciandola come ci viene confermato dall’esperienza di Ezechiele, il nostro Dio si è rivelato. <<Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore>> dice l’apostolo Paolo che significa per noi si era proprio manifestato e rivelato nella sua pienezza.

In una comunità come la nostra viviamo e sentiamo tutti i giorni la fatica di affrontare i nostri impegni e le nostre responsabilità. Per come ora stiamo vivendo siamo simili a questa comunità di Israele. Ma proprio per questo motivo che la parola annunciata per noi oggi dal profeta Ezechiele ci fa sentire quella vita rinnovata, ricreata attraverso l’invocazione dello Spirito.

Gesù ha inaugurato la resurrezione dei morti, sappiamo che Egli è risorto, ora è dal Padre e con noi abbiamo il Consolatore e lo Spirito che finché viviamo Lui ci aprirà la mente e il cuore, viviamo la vita donata dal Dio Padre il creatore. La visione del profeta, l’immagine dei morti tornati in vita, raccontato da lui come quella esperienza del popolo della casa d’ Israele è per noi una parte del progetto di Dio vivente che dona vita, e dopo la morte la ridona. Il tempo di Dio con noi è quella vita vissuta da generazione a generazione. Il regno dei vivi e quello dei morti sono tuti e due suoi.

Nel Salmo 8,4-5 leggiamo:

“che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi”
Amen

Inno 323 “Spirit of the living God”

 

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Melt me, mold me, fill me, use me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

 

 

CENA DEL SIGNORE

 

Introduzione

Lo Spirito Santo, mediante il quale invochiamo Dio come Padre e che ci permette di dire: «Gesù è il Signore! », è anche lo Spirito di comunione, che ci lega gli uni agli altri. Per questo noi vogliamo oggi (nelle nostre dimore celebrare la Cena del Signore con i nostri cari e le nostre care.

 

Il pane che mangiamo e il vino che beviamo ci fanno riconoscere il Signore che si è donato a noi e a tutte le creature. Impariamo così a donare noi stessi, nella certezza che lo Spirito saprà trasformare la nostra debolezza rendendoci strumenti della sua azione.

 

Istituzione

Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me.

Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo:

Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.

Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

(1 Corinzi 11, 23-26)

Preghiamo:

Padre nostro, ti siamo riconoscenti per il dono dello Spirito.

Il tuo Spirito ha chiamato la chiesa alla vita e le ha permesso di portare nel mondo il buon annuncio della salvezza: la messe è stata grande, e donne e uomini di ogni gente, nazione, lingua hanno ricevuto l’Evangelo come una parola rivolta a loro, come la forza che trasforma tutta la loro vita.

Il tuo Spirito ci ha fatti nascere alla fede, all’amore, alla speranza.

Noi ti domandiamo di poter vivere nella comunione della chiesa universale, perché possiamo adoperarci alla sua testimonianza nel mondo e alla manifestazione della sua unità in Cristo.

Fa’ che possiamo tutti, fin da ora, sentirci uniti nella tua gioia e inneggiare alla tua gloria insieme con i credenti di ogni parte del mondo.

Nel nome di Gesù Cristo, il vivente, che è benedetto con te e con il tuo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

 

Invocazione dello Spirito Santo

Manda ora il tuo Spirito sulla chiesa perché mediante questo pane di vita e questo calice di grazia si realizzi la comunione di tutti i credenti e si rinnovi l’impegno a confessare nel mondo che Gesù Cristo è il Signore.

 

 

Invito

Il Signore dice:

Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.

(Apocalisse 3, 20)

 

Tutti quelli che riconoscono la sua voce, aprano la porta al Signore.

Frazione

IL PANE CHE SPEZZIAMO

È LA COMUNIONE CON IL CORPO DI CRISTO

CHE È STATO DATO PER NOI

(Lo Spirito del Signore sia con te)

 

IL CALICE DELLA BENEDIZIONE

PER IL QUALE RENDIAMO GRAZIE

È LA COMUNIONE CON IL SANGUE DI CRISTO

CHE È STATO VERSATO PER NOI

(Lo Spirito del Signore sia con te)

 

Rendimento di grazie [assemblea in piedi]

Ti rendiamo grazie, Signore. Nella luce dello Spirito tu ci permetti di guardarci gli uni gli altri, di guardare le tue creature con uno sguardo nuovo, il tuo sguardo.

Nella luce dello Spirito possiamo condividere le nostre gioie come le nostre ansie, i nostri progetti e le nostre delusioni, nell’attesa del tuo regno. Amen.

 

 

Inno 126 “O Spirito, fuoco del mondo”

 

 

Preghiera di Intercessione

Signore, nostro Dio, in questi giorni in cui tutto è così incerto, la debolezza del genere umano si rende sempre più evidente, e tutto sembra cospirare per aumentare le nostre solitudini, rinfranca tu, ti preghiamo, le nostre mani cadenti e le nostre ginocchia vacillanti. Raddrizza i passi di questo mondo e raddrizza i nostri, affinché possiamo resistere, comprendere meglio il valore della solidarietà  e viverla, anche e soprattutto in questi tempi così difficili. Illumina chi studia  per combattere il virus che sta colpendo questo mondo, e fa che impariamo a proteggerci gli uni con gli altri.

Tu ci conosci, sai quali sono le nostre attese e i nostri bisogni, e noi siamo certi che mediante la tua Parola ci risponderai.

Rendici capaci di rispondere a nostra volta alle tue attese; ricorda a noi tutti che tu ci inviti alla bella avventura della fede, che trasforma le nostre esistenze e ci guida alla pienezza della vita.

Signore, manda il tuo Spirito nel mondo, perché dia a ogni persona il coraggio di vivere una vera fraternità.

Signore, manda il tuo Spirito sulla chiesa, perché esso sia il fermento vivace dell’unità, l’ispiratore di ogni comunione.

Signore, manda il tuo Spirito su ciascuno di noi, perché ci renda audaci nell’annuncio dell’evangelo e ci dia la pace.

Confidando in questo ti preghiamo ora tutti insieme come Gesù ci ha insegnato:

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

Benedizione

Venga lo Spirito di Dio su ognuno di noi,

per metterci in movimento e liberarci dalla paura.

Soffi su di noi lo Spirito di Dio

per darci la forza del vento

e la gioia e la speranza di chi opera per il Regno.

Venga lo Spirito di Dio su di noi

per guidarci all’unità e donarci la pace.

[Tutti:] Amen.

 

Buongiorno a tutte e a tutti.

 

Annunci

– Domenica 7 giugno riprenderanno i culti pubblici nel nostro tempio. Il culto continuerà a essere trasmesso anche nella pagina Facebook, sul sito e sul canale YouTube della chiesa. Rimaniamo in fraterna comunione con i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione.

– Prosegue il servizio di colazioni Breakfast Time ai senza fissa dimora. Stasera alle ore 21,00 ci sarà una riunione tra i membri di esso.

Join Zoom Meeting

https://us04web.zoom.us/j/72495466153?pwd=S2NydVBwTHcxWkVqakZMdWRpeEhSdz09

 

Meeting ID: 724 9546 6153

Password: 3fYdXz

 

– Culto ECI su zoom questa domenica alle 15:00.

Ecco qui il link:

https://us02web.zoom.us/j/930691684?pwd=Z1ZkZWZsaTNTMVYydkFPT0VYcG9VUT09

 

trovate le informazioni anche sulla pagina facebook dello zoomworship:

https://www.facebook.com/zoomworship

 

Liturgia Ecumenica di Pentecoste  : è stata preparata dai gruppi “insiemesullastessabarca” (Alessandro Cortesi, Andrea Grillo, Simone Morandini, Serena Noceti, Morena Baldacci),

dal movimento Pax Christi (Rosa Siciliano, Tonio dell’Olio, Massimo Feré), dai pastori Lidia Maggi, William Ulrike Jourdan.

 

Ci vedremo domenica prossima in chiesa di via XX settembre.

Postludio “ Seek ye first”

 

 

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Comunicato Opcemi su George Floyd

Il Comitato Permanente dell’Opcemi esprime la sua piena vicinanza e il suo supporto alle chiese sorelle statunitensi che, in queste ore, levano la propria voce denunciando il barbaro omicidio di George Floyd, avvenuto a Minneapolis il 25 maggio scorso per mano di un agente di polizia: l’ennesimo crimine derivante dall’odio razziale, dal pregiudizio e dalla discriminazione.
Se nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si proclama la completa uguaglianza di ogni essere umano nel contesto sociale e sulla base dei diritti, noi ribadiamo, con la forza della nostra fede, che in Cristo siamo tutt’uno.
Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.
(Galati 3:28)
qui affermiamo:
  • che il razzismo è peccato;
  • che le donne e gli uomini hanno tutte e tutti la medesima discendenza, poiché
Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra”.
(Atti 17:26)
  • che il disprezzo per l’essere umano è contrario all’insegnamento di Dio, dato che
“l ’unico rapporto fruttuoso con gli uomini è l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro. Dio non ha disprezzato gli uomini, ma si è fatto uomo per amor loro”.
(Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere)
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#IoCelebroACasa. Una proposta ecumenica per la Pentecoste

La pastora battista Lidia Maggi illustra la liturgia domestica di Pentecoste da celebrare a casa, anche in famiglie con bambini. Cattolici e protestanti hanno lavorato insieme durante il lockdown per la creazione di un sussidio pronto all’uso

Nasce informalmente sul web, fra cattolici e protestanti, questa proposta liturgica di Pentecoste. Una celebrazione domestica in due versioni, una per adulti e giovani o piccoli gruppi, una per famiglie con bambini, che prevede fra l’altro preghiere, filastrocche, “ginnastica dell’anima” e la costruzione di una girandola della pace. Il sussidio liturgico è scaricabile qui e utilizzabile per la domenica di Pentecoste, domenica 31 maggio 2020: Pentecoste libretto Definitivo.

Molte chiese, soprattutto al nord, hanno deciso per precauzione di rimanere chiuse ancora per un po’ di tempo, nonostante la possibilità di riprendere i culti a seguito della firma dei Protocolli a Palazzo Chigi, lo scorso 15 maggio. La liturgia proposta dal gruppo ecumenico può essere usata a casa da chiunque lo desideri, anche da chi per varie ragioni non possa recarsi in chiesa.

«Il contesto del coronavirus ha portato a interrogarci su come essere una chiesa aperta nonostante l’impossibilita di incontrarsi» spiega all’agenzia Nev Lidia Maggi, pastora battista che svolge il suo “ministero itinerante” per l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI).

Racconta Lidia Maggi, che è coinvolta nell’iniziativa: «Tornare a casa come luogo dove vivere la fede è uno dei modi per sentire che la chiesa non è chiusa. Ci sono nuovi ministri, che sono i familiari. Un gruppo cattolico aveva proposto l’itinerario di preparazione alla Pasqua #IoCelebroACasa. Dopo l’esperienza pasquale, si è sentita l’esigenza di allargare al mondo ecumenico questo percorso per la Pentecoste. Ci sembra l’occasione ideale per una proposta che troviamo in linea non solo con lo spirito ecumenico che caratterizza le nostre chiese, ma anche per un altro motivo. C’è una spiritualità che rischiamo di perdere, cioè la dimensione della meditazione giornaliera in casa. Forse il coronavirus ci offre l’occasione di riappropriarci di questo spazio. Non ci sono solo il web e zoom, ma possiamo ritrovare la chiesa domestica, la dimensione domestica della celebrazione dove dare autorevolezza ai genitori, ai familiari che si riuniscono intorno alla Parola».

L’intento è quello di «trasformare la tragedia del coronavirus in opportunità – conclude la pastora Maggi – per comprendere cosa lo spirito dice alle nostre vite, per permettere allo spirito di trasformare in bene ciò che è male».

Il progetto di una liturgia domestica “mista”, cattolica e protestante, è nato sul web nel pieno della pandemia da covid-19 e raccoglie persone di diversa provenienza. Il sussidio #IoCelebroACasa di Pentecoste è stato preparato da
alcuni componenti del gruppo “insiemesullastessabarca” (Alessandro CortesiAndrea GrilloSimone MorandiniSerena NocetiMorena Baldacci), da appartenenti al movimento Pax Christi (Rosa SicilianoTonio dell’OlioMassimo Feré), dalle pastore Lidia Maggi Ulrike Jourdan e dal pastore William Jourdan.

Scarica qui: Pentecoste libretto Definitivo.

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Metodisti. Manocchio: “Lavoriamo a buone pratiche locali e internazionali”

Il 24 maggio scorso si è svolta, in modalità telematica, la Consultazione metodista. A partire dalla relazione annuale, che rappresenta non solo lo stato dell’arte del lavoro metodista, ma anche una sorta di documento programmatico per il lavoro futuro, i partecipanti hanno tracciato la rotta per il dopo-covid

La Consultazione metodista, consueto momento di incontro e confronto delle comunità metodiste, si è svolto quest’anno in modalità telematica a causa del coronavirus. La presidente del Comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastora Mirella Manocchio, ha raccontato all’agenzia NEV le sue impressioni sul lavoro svolto e sulle strategie future.

“Abbiamo fatto un tentativo di riflessione e scambio che ha dato feedback molto positivi – ha dichiarato la presidente Manocchio –. Certamente ci è mancato lo stare insieme di persona, e anche la possibilità di un dibattito ampio a causa dei tempi contingentati è stata leggermente ridotta. La dimensione virtuale ha fatto mancare quei momenti extra per stare insieme tra fratelli e sorelle, quelle situazioni di condivisione libera e di preghiera in cui si sta vicini e che siamo sempre stati abituati a vivere durante le Consultazioni, prima del coronavirus. Ciò nonostante siamo riusciti a fare di necessità virtù e abbiamo ottenuto dei risultati inaspettati in termini di proposte”.

Molte idee e prospettive future sono emerse dalla Consultazione, che ha rappresentato anche l’occasione per fare il punto su alcuni progetti già in essere e su altri che stanno per avere inizio. A settembre partirà un progetto che riguarda i giovani, sulle questioni ambientali, che coinvolgerà diversi paesi fra cui Zambia, Argentina e Italia.

“Stiamo lavorando anche a progetti musicali e sociali, che vedranno impegnate le nostre chiese – ha continuato Mirella Manocchio –. Obiettivo è quello di una maggiore condivisione e lettura del territorio, in rete fra associazioni, enti e comunità, anche in collaborazione con la Diaconia valdese (CSD) e alle sue competenze specifiche. Stiamo lavorando allo sviluppo e alla divulgazione di buone pratiche sia a livello locale sia a livello internazionale”.

Non sono mancate le riflessioni sulla pandemia da coronavirus: “Il covid-2019 ci ha cambiati singolarmente, come chiese e come società e su questo è necessario riflettere per il futuro – ha concluso la pastora Manocchio -. Dobbiamo continuare a interrogarci anche sull’uso delle tecnologie e dei social. Quali sono gli orizzonti che abbiamo di fronte? Un uso sapiente di questi strumenti non è sempre facile ed è fondamentale non sostituire il lavoro e l’incontro fra credenti, ma implementarlo”.

Il Comitato permanente, insieme alle persone partecipanti, sorelle e fratelli delle chiese locali, consiglieri e iscritti a ruolo impegnati nelle chiese metodiste, direttori e direttrici, membri dei comitati delle opere, hanno discusso, nel corso della giornata del 24 maggio, su molti temi. Dalla testimonianza nel contesto post secolarizzato o di post modernità di cui la crescente aconfessionalità è una caratteristica, al futuro del cristianesimo, dalla globalizzazione all’individualizzazione, dalle nuove povertà all’impegno ecumenico.

Nella relazione annuale, che rappresenta non solo lo stato dell’arte del lavoro metodista, ma anche una sorta di documento programmatico per imbastire il lavoro dei prossimi mesi, sono stati affrontati i temi della formazione lavorativa, del supporto a start up con sensibilità ambientale e che
vogliano assumere categorie svantaggiate, dell’impegno sociale. Le iniziative metodiste spaziano dalla scuola di italiano per stranieri al sostegno dell’agricoltura sostenibile, vedi il “Progetto Rosarno”, alle Opere e i centri diaconali. Molto vivi i rapporti internazionali, anche ecumenici, e le collaborazioni a livello mondiale (con il World Methodist Council e la Conferenza Metodista Mondiale).


L’OPCEMI è membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Le chiese metodiste nascono nel XVIII secolo in Inghilterra da un movimento di risveglio religioso, diffusosi in seguito in America e in altri paesi. In Italia si costituiscono gruppi metodisti ad opera di predicatori inglesi e americani nel XIX secolo, nel contesto di risveglio culturale del Risorgimento. Durante il ventennio fascista la missione americana, duramente colpita dal regime, viene inglobata da quella britannica. Nel 1961 nasce la Conferenza metodista d’Italia, emancipata dalla Conferenza britannica. Attualmente i metodisti italiani sono circa 5.000, diffusi in tutto il territorio del paese, e fanno parte del Consiglio metodista mondiale, che conta circa 70 milioni di fedeli in 130 paesi. I metodisti fanno inoltre parte del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), della Conferenza delle chiese europee (KEK) e della Comunione delle chiese protestanti europee (CCPE-Concordia di Leuenberg). Dal 1979 valdesi e metodisti sono unti in un patto d’integrazione che ha dato vita alla Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi). Le due chiese hanno in comune l’organizzazione sinodale-rappresentativa, l’amministrazione (Tavola valdese) e il corpo pastorale; rimangono invece distinte la rappresentanza ecumenica, la gestione patrimoniale e i rapporti internazionali con le chiese sorelle. I rapporti con lo Stato italiano sono regolati dall’Intesa del 1984.

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“Corridoi umanitari, una pratica replicabile”. Convegno web martedì 26 maggio

All’evento su “L’Europa e le nuove strategie per la protezione dei rifugiati”, promosso da Confronti e Idos con il sostegno del Ministero Affari Esteri, parteciperanno, tra gli altri, la viceministra Emanuela Del Re, la moderatora della Tavola Valdese Alessandra Trotta e la portavoce dell’UNHCR Carlotta Sami

da Nev

Corridoi umanitari: a che punto siamo? Avrà luogo martedì 26 maggio, alle 16, sulla piattaforma Zoom, la web conference dal titolo “Corridoi umanitari, una pratica replicabile. L’Europa e le nuove strategie per la protezione dei rifugiati”. L’iniziativa, promossa dalla Rivista e Centro Studi Confronti, in partnership con il Centro Studi e Ricerche Idos, è stata organizzata con il sostegno dell’Unità di Analisi, Programmazione e Documentazione Storico Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in rappresentanza della quale interverrà il Capo Unità, Armando Barucco. Porterà i saluti il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli. 

Confermata, inoltre, la partecipazione della Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Emanuela C. Del Re, che terrà il Keynote speech, e di Paolo Crudele, vice direttore generale/direttore centrale per le politiche migratorie e mobilità internazionale della DGIT, che curerà le conclusioni.

Il convegno intende in primis fornire un resoconto dettagliato (in termini di impatto umanitario, di inserimento/integrazione dei beneficiari, di costi/benefici) dei progetti pilota dei corridoi umanitari lanciati in Italia dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio, nell’ambito di un Protocollo d’Intesa concordato con i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri. 

Per la FCEI interverranno Paolo Naso, coordinatore del programma migranti e rifugiati della Federazione, Mediterranean Hope – che concluderà l’incontro -, Federica Brizi, responsabile accoglienza della FCEI, Giulia Gori e Fiona Kendall(nel primo panel).

Parteciperanno inoltre, come esponenti protestanti, la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta e Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia valdese.

“Alla luce delle esperienze maturate, inoltre, – scrivono i promotori dell’evento – si intende condividere esperienze, raccogliere esempi di buone pratiche ed evidenziare eventuali criticità (anche rispetto alle attività pre-partenza e post-arrivo); verificare la replicabilità del progetto; individuare linee guida comprendenti strumenti, azioni concrete, soggetti e strutture per promuovere una gestione coordinata dei progetti a livello europeo comunitario”.

Per accedere al webinar occorre collegarsi a questo indirizzo: https://zoom.us/j/327598981 (MEETING ID: 327 598 981)

Per informazioni: info@confronti.net

Qui il programma completo dell’iniziativa: 2020_05_26_Corridoi

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Agape, quel sogno realizzato di Tullio Vinay che continua

da Nev

Nel giorno della nascita del pastore fondatore del centro, la vice direttrice della struttura racconta come Agape sta affrontando la crisi economica e l’emergenza sanitaria. E come proverà a coniugare “sogno e cura” anche nei prossimi mesi.

Agape (alla greca agàpe, dal latino tardo agăpe, in greco ἀγάπη) significa «amore», indica il convito fraterno presso gli antichi cristiani, per estensione il convito intimo fra amici.

Agape

Nell’estate del 1946, a Prali il pastore Tullio Vinay, nato proprio oggi, 13 maggio, nel 1909, parlò della necessità di erigere nelle Valli Valdesi un luogo che esprimesse i valori dell’agape cristiana e che fosse, per usare un’espressione contenuta nel primo “manifesto di Agape”, il volto di Cristo “scolpito sulle rocce dei nostri monti”. “Il progetto architettonico di Leonardo Ricci – come si legge sul sito del centro ecumenico – donò al Centro la sua fisionomia particolare, di incredibile modernità. Alla costruzione furono impegnati centinaia di volontari e volontarie, di provenienza geografica, politica e religiosa diversa; attraverso il lavoro comune e l’ideale dell’agape di Cristo si risolvevano i dolorosi strascichi del conflitto mondiale, terminato appena pochi anni prima. Dove oggi sorge il nuovo tempio a Prali, erano accampate le giovani e i giovani che, in pochi anni, edificarono con entusiasmo e fatica la struttura che ancora oggi si nasconde fra i larici sopra Ghigo di Prali. Agape fu, dagli anni Cinquanta in poi, luogo di fecondo dibattito sociale politico e teologico, nazionale e internazionale”.

Un rapporto, quello tra il fondatore di Agape Tullio Vinay e il centro ecumenico, importante non solo per quell’esperienza ma per tutti i progetti che ad essa si sono ispirati.

Un’iniziativa che oggi, a causa dell’emergenza del Covid19, sta ovviamente vivendo una fase particolare. Ne abbiamo parlato con Sara Marta Rostagno, una delle due vice direttrici del centro, in occasione dell’anniversario della nascita di Vinay, che fu anche senatore per due mandati parlamentari, eletto come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano.

“Il sogno di Vinay continua – spiega Rostagno – : vogliamo portare avanti “cura e sogno” insieme, nonostante tutto. Stiamo tentando di progettare un’estate diversa, stiamo ancora raccogliendo le idee per capire come gestire le nostre attività. Vorremmo dirottare il nostro progetto sull’internazionalità in particolare verso l’accoglienza di famiglie e persone vulnerabili, che sono state più colpite dalla crisi economica causata dal lockdown e a seguito dell’emergenza sanitaria. Auspichiamo in questo la collaborazione del paese e del villaggio, del territorio. Poi continueremo la manutenzione, in quanto “casa per ferie” seguiremo le disposizioni del nostro settore, i campi lavoro dunque per ora sono sospesi e rimandati sine die. Un’altra idea è quella di proporre degli “assaggi di campi” virtuali, delle attività per i bambini, da remoto, senza “schiavizzare” però i genitori né costringendo i più piccoli però a stare ancora altre ore al computer. Infine, stiamo pensando ad un intrattenimento online specifico per la comunità agapina”.

Il centro ecumenico non è immune alla crisi. Lo stop alle attività di accoglienza e turismo avrà quindi un impatto anche su Agape. Per questo, conclude Sara Marta Rostagno, “lanceremo una raccolta-fondi strutturata nelle prossime settimane, nel frattempo qualsiasi contributo è benvenuto”.

Qui i dati per effettuare una donazione a favore del centro e del progetto valdese. 

Domenica 31 maggio su RaiDue il culto di Pentecoste in eurovisione

A partire dalle 10, in diretta da Parigi, il culto evangelico di Pentecoste vedrà la predicazione del presidente della Federazione protestante di Francia (FPF), pastore François Clavairoly. Edizione italiana a cura della rubrica Protestantesimo

da Nev

Si terrà domenica 31 maggio su RaiDue il culto evangelico di Pentecoste, a partire dalle ore 10.

In diretta eurovisione dalla chiesa luterana dell’Ascensione a Parigi, nel cuore del quartiere Batignolles, il culto nella sua edizione italiana è a cura della rubrica Protestantesimo.

“Sulla buona strada per edificare il corpo di Cristo” è il titolo scelto per questo appuntamento.

“A causa del covid-19, i leader religiosi e il governo francese hanno stabilito che la riapertura dei luoghi di culto sarà graduale – si legge nella presentazione dello Speciale Protestantesimo –. Sarà, quindi, un culto eccezionale, celebrato nel rispetto delle misure sanitarie per combattere la pandemia”.

La predicazione, descritta come “un messaggio di speranza, di gioia e di resistenza ancorato a Cristo”, è a cura del presidente della Federazione protestante di Francia (FPF), pastore François Clavairoly; la parte liturgica è guidata dal pastore Victor Adzra, cappellano nazionale delle istituzioni sanitarie e medico-sociali; partecipano inoltre con letture, testimonianze e preghiere i rappresentanti delle chiese che aderiscono alla FPF. Sono previsti momenti musicali e canti di lode per la celebrazione della Pentecoste.

Roma La solidarietà non va in lockdown

L’attività del gruppo Breakfast Time della capitale a favore dei senzatetto non si è fermata

di Francesca Agrò da Riforma

In questo strano periodo del Coronavirus dove, sono convinta, nessuno sarà più lo stesso di prima, non sono state sconvolte soltanto le nostre vite di persone più o meno benestanti con un’occupazione e un tetto sopra la testa, ma anche e soprattutto quelle di chi una casa, già prima della pandemia, non l’aveva e dormiva per strada. Dacché infatti queste persone potevano contare su almeno un pasto al giorno da parte delle varie associazioni sul territorio, con il diffondersi della pandemia anche questa loro piccola certezza è venuta a mancare.

Se anche per noi è stato un cambiamento epocale, non riesco a immaginare che cosa sia stato per loro il Coronavirus, quando da un giorno all’altro, senza nessuno che li avvisasse, hanno iniziato a vedere sempre meno gente in giro, le saracinesche dei negozi che si abbassavano e sempre meno occasioni per potersi sfamare.

In questo contesto, anche noi come realtà del Breakfast Time, gestita dalla chiesa metodista di via XX Settembre e attiva da oltre due anni, ci siamo trovati a interrogarci su quello che fosse giusto fare e alla fine, nel confronto tra chi proponeva di interrompere e chi voleva andare avanti seppur con tutte le cautele, ha prevalso la disponibilità di 10 volontari ad alternarsi in turni di 3 o 4 persone per mandare avanti il servizio anche durante il lockdown. Non nascondiamo che accanto alla voglia di esserci c’è stata anche la paura, soprattutto il 15 marzo, di non trovare le persone, di non sapere a che cosa andavamo incontro, paura di incontrare il virus. Tuttavia dopo pochi giorni, il 20 marzo, la Regione Lazio ci è venuta in aiuto emanando un’ordinanza che includeva il volontariato tra i motivi di necessità per uscire di casa. Così, con l’autorizzazione firmata dalla Tavola valdese, il servizio ha potuto continuare a offrire la colazione ai più bisognosi ogni domenica mattina. I volontari che tutt’ora mandano avanti il servizio: Erica Correnti, Adriana Bruno, Marco Davite, Norie Castriciones, Daniele Doria, Antonella Mastrangelo, Piero e Thanat Pagliani, Fabrizia Sepe e Francesca Agrò.

Naturalmente, anche noi abbiamo dovuto adeguarci alle normative: durante la fase 1, oltre alla solita pettorina di riconoscimento, ci siamo muniti di mascherine e guanti e ci siamo premurati di far mantenere la distanza di un metro, cosa di cui non c’è stato quasi mai bisogno perché spesso sono stati i nostri amici a rispettare per primi queste regole, pur essendo in questo periodo più in ansia, qualcuno anche più arrabbiato e più smarrito del solito.

Inoltre, le persone da servire sono molto aumentate, in alcuni punti si sono create anche delle nuove tendopoli, così da 35-40 sacchetti per domenica si è iniziato a distribuirne 70, a volte anche 85, con un menù più ricco. Dall’inizio dell’emergenza ogni sacchetto comprende un panino, un uovo sodo, un frutto, un succo di frutta, due merendine e, per l’igiene personale, un pacchetto di fazzolettini e una saponetta. A chi ne chiede vengono distribuite anche lamette da barba, qualche capo di vestiario e/o mascherine protettive. Anche i bisogni sono cresciuti, spesso ci viene chiesto dove potersi lavare perché molti bagni sono stati chiusi.

La Tavola valdese non ha mai fatto mancare il suo supporto spirituale e materiale e in una mail inviataci la domenica di Pasqua la moderatora ci ha fatto pervenire un pensiero evangelico che ci ha commosso: “Questa mattina il Signore Risorto lo avete incontrato nel vostro cammino”. E anche noi ne siamo convinti: nell’incontro con chi ha più bisogno, nel rispetto da loro mostrato nel non avvicinarsi troppo e nel sapere aspettare il proprio turno, nei sorrisi e nelle parole gentili che abbiamo ricevuto, sappiamo di non essere mai rimasti soli, perché Gesù era con noi. “In verità vi dico: tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me” (Matteo 25, 31)

 

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Metodisti: guardare avanti, con fiducia e impegno

Si è tenuta in modalità online, ieri 24 maggio, la consultazione metodista prevista nel weekend al Centro Ecumene: l’emergenza Covid ha attraversato i molti temi di discussione, ma senza far prevalere il pessimismo

Unintensità spirituale che si percepiva anche dai monitor e dagli smartphone, dovuta a più motivi: loccasione (unassise che, non avendo prerogative decisionali, era attuabile nella modalità della videoconferenza) ma anche il desiderio, da parte dei e delle partecipanti, di condividere un momento forte di ascolto della Parola e di ragionamenti intorno alla vita di chiese e opere allinterno della realtà metodista italiana. Essere collegati in videoconferenza è stato, ed è, prezioso in questi mesi, e lo sarà ancora, ma non si può non guardare con rimpianto e nostalgia a assemblee, sinodi, conferenze distrettuali. Che sono non solo momenti istituzionali in cui procedere a adempimenti pur necessari e ricchi di significato, ma anche occasioni di incontro, fraternità, edificazione e ascolto reciproci, corroboranti per poi riprendere il lavoro per lopera del Signore.

La giornata d’incontro, tenutasi su Zoom, si è suddivisa fra la mattinata su quattro temi focali nella relazione del Comitato permanente Dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), presentati attraverso brevi introduzioni, commenti e testimonianze, alcuni momenti di saluti (gli interventi della moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, della segretaria Fgei Annapaola Carbonatto, di Stefano Bertuzzi per il consiglio Fcei e del pastore Dominic Kofi Danso, che conclude il suo impegno in Italia per la Cevaa) e il culto pomeridiano, durante il quale si sono aggiunti, ai circa 120 partecipanti della Consultazione, coloro che da diverse settimane seguono l’iniziativa dello ZoomWorship.

Capovolgendo l’ordine della relazione, si è cominciato con “Bilancio e contribuzioni”, e il discorso si è presto ampliato alla dimensione della connection e al rapporto tra comunità locali e organismi centrali, tra i quali molti lamentano uno scollamento, una mancanza di fiducia reciproca. Il tema finanziario è stato ovviamente toccato dalle conseguenze del Covid-19, che impediscono di fare previsioni, così come gli altri temi: “Azione sociale e spazio pubblico”, con le testimonianze sull’iniziativa Breakfast Time per i senzatetto a Milano e Roma e i progetti di formazione professionale a Rapolla; Rapporti internazionali ed ecumenici”, a proposito dei quali, al di là della sospensione di molti incontri, si è ribadita l’importanza della rete internazionale in cui vivono le chiese metodiste italiane, e nella quale potrebbero portare un contributo prezioso. In particolare, su alcune questioni che stanno minando la “salute” del metodismo internazionale (e non parliamo di Covid), per esempio la visione dell’omosessualità nella Chiesa metodista unita (ne abbiamo parlato in diversi articoli). Il futuro che ci attraversa”, ultimo tema della mattinata e primo della relazione, di cui costituisce una sorta di introduzione, è anche il più intriso dalla complessità di questo periodo, fatta indubbiamente di problemi ma anche di opportunità e di scoperte positive, di cui la stessa consultazione in modalità online è stato un esempio, così come il culto che l’ha conclusa, svoltosi come culto di rinnovamento del Patto secondo la tradizione metodista.

Questo momento ha trovato come sempre una forte spinta nella componente musicale, che ha le sue basi nella produzione innologica di Charles Wesley: la parte musicale del culto del rinnovamento del patto è stata preparata da Antonio Montano e presentata da Stefanie Gabuyo..

La liturgia è stata condotta dai componenti del Comitato permanente Samuele Carrari e Alberto Bragaglia e dal pastore George Ennin, mentre la predicazione è stata tenuta in due momenti dalla presidente Manocchio e poi dal vicepresidente Enrico Bertollini a partire dall’ultimo capitolo del libro di Giosuè, il discorso che quest’ultimo, a Sichem, rivolge al popolo d’Israele, la cui parte centrale è l’ammonimento a temere il Signore e a servire lui solo e nessun altro.

Servire Dio – ha detto la pastora Manocchio – non è frutto della capacità di Israele, ma è opera di Dio; non sempre il popolo riesce a servirlo, ma sempre è in dialogo con Lui, e proprio in questa conversazione avverte il manifestarsi della sua grazia. Bertollini ha posto l’accento sul carattere “geloso” di Dio, che “pretende”: e il popolo può solo accettare questa scelta, già fatta da Lui, una scelta che – dice Giosuè – va fatta oggi, anche se il risultato della libertà e della vittoria sembra già raggiunto definitivamente. Oggi e ogni giorno. Da qui il senso del Rinnovamento del Patto che parla a tutti gli evangelici e la “nuova partenza”, resa visivamente dalle foto delle comunità mentre si alzavano le note di un ulteriore inno.

Che cosa lasceremo alle giovani generazioni?

Il futuro della chiesa: serve più attenzione alle persone che al mantenimento delle strutture

di Letizia Tomassone

da Riforma

(Riprendiamo con l’intervento di Letizia Tomassone il dibattito avviatosi sul n. 47/2019 da Davide Rostan, al cui articolo sono seguiti gli interventi di Alessia Passarelli (n. 6), della Ced/I Distretto (n. 7) e del pastore Peter Ciaccio (n. 11). Riportiamo come al solito, qui di seguito, le domande che la Tavola valdese aveva posto come stimolo di discussione alle chiese.
1. Quali sono, nella nostra struttura organizzativa, le maggiori difficoltà da gestire; quali gli elementi di maggiore pesantezza e inefficienza? 2. Quali sono, invece, gli elementi che funzionano meglio o ulteriormente da valorizzare per uno sviluppo positivo? 3. Che cosa si ritiene essenziale preservare come principi fondanti della nostra organizzazione ecclesiastica? 4. Quali mutamenti positivi (opportunità, potenzialità) si registrano, all’interno della Chiesa e della società, rispetto ai quali l’attuale organizzazione ecclesiastica appare non adeguata? 5. Quali elementi dell’organizzazione ecclesiastica andrebbero revisionati, modificati, adattati per potere cogliere al meglio queste opportunità e sviluppare le potenzialità presenti)

In questo periodo di chiusura fisica tutte le chiese hanno espresso notevoli capacità creative nel dare forme nuove ai culti e ai momenti d’incontro. La Parola è tornata di prepotenza al centro delle nostre riflessioni e abbiamo diffuso tra noi e su tutti i social una grande ricchezza di riflessioni, che ci fa capire quanto ancora la Scrittura sia centrale nel guidare la vita dei singoli credenti nel mondo protestante. Ma che ne è delle nostre strutture? Culti e commissioni di ogni tipo si sono trasferite sulla rete. Ma quanto ci mancano, già prima delle loro date, le nostre assemblee regionali e nazionali! Alcune si terranno comunque online, altre sono rinviate al prossimo anno.

Ci manca quella dimensione collettiva della chiesa che è fatta di incontri e dialoghi, di uomini e donne, amici e amiche, persone che stimiamo per quanto fanno e scrivono. È quasi sempre insieme, nel confronto, che facciamo emergere il nostro pensiero teologico e la forma della chiesa. Ci manca la discussione, l’elaborazione comune del pensiero, quel crescere nel dibattito che ci fa arrivare a prese di posizione comune, alla costruzione contrastata e sempre in movimento del nostro essere chiesa.

Ragionare oggi su ciò che ci manca di più ci può aiutare a capire come orientarci e su che cosa dobbiamo investire per il futuro. E ragionare su ciò che ci caratterizza, la lettura attenta della Parola, ci aiuta a capire cosa è essenziale e irrinunciabile della nostra identità oggi. Una identità definita da Cristo, dalla vocazione che riceviamo, dal confronto con una parola altra.

Lasciare a chi viene dopo la passione per la Parola è ciò che mi pare oggi essenziale. Parola ascoltata, letta e riletta. Sfrondata delle sue caratteristiche patriarcali o schiaviste, reinterpretata. Parola con cui scontrarsi per capirne il nocciolo di luce. Però resta che se siamo capaci di dire e ascoltare la Parola, siamo meno efficaci nel trarne le conseguenze dirette per il presente. Siamo timidi o forse mediocri, le fughe in avanti non ci piacciono perché appaiono spesso come estremiste. Abbiamo tra noi voci importanti, a volte profetiche, che si perdono però quando si tratta di decidere e prendere una parte nella società.

Da quando abbiamo imparato a incontrarci online, a rispettare i tempi di parola, a non viaggiare per poter avere una riunione di comitato, abbiamo fatto un grande balzo nella società digitale. Con i viaggi sono venute meno di colpo alcune delle pesantezze della nostra struttura, quella dei tanti Comitati, Consigli e Commissioni. Sono venute meno stanchezze, pesanti impronte ambientali, spese collettive e individuali. Eppure ci resta il disagio non solo di non poterci vedere intorno a un tavolo (con le mascherine non sarebbe meglio, e abbiamo imparato a fare due chiacchiere anche su zoom prima di iniziare le riunioni formali), ma di dipendere da un sistema di rete su cui abbiamo ben poco controllo e che monitora tutti i nostri incontri, non potendo più monitorare i nostri spostamenti. Per non parlare del digital divide che esiste anche fra noi, nelle nostre case, a seconda di dove abitiamo e di quanto potente o debole è il segnale con cui comunichiamo.

Questo lasceremo alle generazioni che vengono? Una dipendenza dai mezzi di comunicazione che farà a meno dei corpi? Non siamo attori, e dunque il fascino dei nostri incontri o culti online dipende molto dal fatto che già ci conosciamo e che ci dà gioia ritrovarci, seppure in video, e riconoscerci. Non le nostre performance ma le relazioni che ci tengono insieme costituiscono la forza maggiore di questo nostro tempo.
Che cosa dunque ci pare così essen

ziale da lasciare a chi viene dopo di noi? E come vorremmo essere ricordati? Come la generazione che ha fatto a meno di un Sinodo annuale? Tante chiese già ora hanno dei Sinodi che durano meno giorni, non hanno cadenza annuale, raccolgono meno deputati. Certo per noi il Sinodo è festa di popolo e occasione di incontro, e siamo campioni nel sostituire ad assemblee decisionali altri appuntamenti meno pesanti ma ugualmente impegnativi. Dunque saremo la generazione che ha cambiato il modo di incontrarsi? Per forza di cose, fino a che la convivenza con il virus continua. Ma anche per passione, se consideriamo ormai matura la riflessione sulle diverse forme del nostro riunirci in assemblea. Le nostre chiese sono tutte organizzate in modo collegiale. E in questo oggi scontano il limite di una certa lentezza nel prendere decisioni e posizione, nel fare dichiarazioni che se tardano a venire diventano ininfluenti nel flusso continuo di comunicazione rumorosa che ci fa da sottofondo.

Credo che dobbiamo lasciarci spingere di più dall’urgenza della condizione delle persone che soffrono, e meno dai vincoli della nostra collegialità. Dobbiamo uscire dal timore di tirare le conseguenze che vediamo della nostra fede, timore spesso dettato dal non voler spaccare la chiesa, ma che finisce per non farla neppure dialogare e confrontarsi.

Viviamo un tempo che necessita decisioni forti. Esprimere posizioni forti permette alla chiesa di discutere, crescere, confrontarsi con un evangelo che si fa vita e anche struttura. La profezia dovrebbe entrare un po’ di più nella nostra chiesa, nella forma di prese di posizione decise a favore degli ultimi, e del pianeta. La profezia e la poesia, come dice Walter Brueggemann, che possono trasformare la realtà.