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L’unione fa la forza: giovani metodisti per la COP26

da riforma

Daniela Grill e Susanna Ricci

I giovani metodisti saranno impegnati in un percorso di rafforzamento dell’impegno delle Chiese metodiste nel mondo per la giustizia climatica

La COP26 avrebbe dovuto svolgersi il prossimo mese di novembre, ospitata per la prima volta nel Regno Unito, ma l’evento è stato posticipato al 2021 a causa della pandemia e si svolgerà tra Milano e Glasgow.

Il tema del rispetto dell’ambiente, forse più che mai quest’anno con l’infezione da SARS-CoV-2, è cruciale sotto vari aspetti per il nostro futuro e per la qualità e aspettativa di vita. Dal primo incontro della Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, avvenuto a Berlino nel 1995, sono stati fatti molti passi avanti, non senza difficoltà e pareri contrari da parte di istituzioni e nazioni. I governi si sono incontrati annualmente a livello mondiale per affrontare il fenomeno del cambiamento climatico, stabilire azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas serra e accordi istituzionali e amministrativi tra gli Stati.

In vista della COP26, la Chiesa Metodista Britannica, in collaborazione con il Joint Public Issues Team e All We Can, ha ideato un progetto internazionale di avvicinamento, coinvolgendo per la parte italiana l’Opcemi, Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia e la Glam, Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Il percorso sarà sviluppato in particolare dai giovani e si inserisce nell’ambito dell’impegno delle Chiese metodiste nel mondo per la giustizia climatica. La referente e responsabile del progetto è Irene Abra della Chiesa Metodista di Novara, che spiega: «Non mi ero mai focalizzata tanto su questo aspetto dell’ambiente, poi ho visto in Greta Thunberg quello che tanti giovani vorrebbero vedere: una ragazza giovane che, dal nulla, è riuscita a coinvolgere un mondo intero verso un obiettivo comune. Vorremmo aumentare e rafforzare l’impegno delle chiese metodiste e dei partner nei confronti della giustizia climatica e cercare di essere più sostenibili possibile».

Un discorso che coinvolge le scelte quotidiane di ognuno, ognuna di noi e anche a livello di comunità, ma che si traduce anche in situazioni di emergenza internazionale, se pensiamo ad esempio alle migrazioni. «Il cambiamento climatico coinvolge questioni sociali molto importanti – conferma Irene – Pensiamo ad esempio alle persone costrette a risollevarsi dopo aver perso tutto, donne e bambini in difficoltà. Dobbiamo ascoltare le ragioni e le richieste di chi emigra per motivi climatici, siamo arrivati ad un punto in cui è necessario l’impegno di tutti, anche per aiutare coloro che stanno subendo gli effetti del cambiamento da ormai molti anni. Se usciamo un po’ dai confini dell’Italia, che pur già risente nel suo piccolo, vediamo che in alcune zone del mondo gli avvenimenti catastrofici legati al clima sono all’ordine del giorno».

Irene sarà coadiuvata da un team internazionale di lavoro, composto da giovani metodisti e referenti regionali dello Zambia, delle Fiji e del Regno Unito. «Vorremmo creare una campagna internazionale e ascoltando le esperienze degli altri miei colleghi ho capito quanto sia importante cercare di coinvolgere più persone possibili. I prossimi passi saranno quelli di visitare tutte le chiese metodiste presenti sul nostro territorio, per invitarle ad avvicinarsi a questa tematica. Ecologia e Bibbia hanno una stretta connessione: siamo stati invitati a prenderci cura della creazione. Ci sarà spazio anche per un dialogo intergenerazionale, per creare un ponte di connessione tra i più giovani e altre generazioni, per scambiarci idee e opinioni e proporremo anche delle attività con i bambini, che già sono molto attenti al tema».

Sul sito dell’Opcemi sono già stati pubblicati alcuni materiali e a breve nuovi contenuti saranno postati sulla pagina Facebook dedicata.

Razzismo: virus da sconfiggere

La moderatora scrive al presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti

Torre Pellice, 4 Giugno 2020 da chiesaValdese.org

La moderatora della Tavola Valdese, Alessandra Trotta, ha scritto al presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti (NCCUSA), Jim Winkler, ringraziandolo per il suo messaggio del 29 maggio riguardante la crisi razziale negli USA. Un messaggio efficace in cui Winkler metteva a confronto quelle che sono due infezioni, il coronavirus e il razzismo: “Non c’è ancora un vaccino per il razzismo e la supremazia dei bianchi che è così diffusa nella nostra società. Non c’è ancora nessuna cura. In quanto credenti, la nostra lotta contro questo male, che ci vede tutti uniti, continua”.

La moderatora, nella sua lettera, ha espresso il pieno sostegno delle chiese metodiste e valdesi in Italia nell’abbattere le discriminazioni razziali che sono fonte di divisione per la comunità delle creature di Dio. Valdesi e metodisti, infatti, serbano ancora una memoria viva delle persecuzioni di cui furono vittime a causa di simile ideologie.

“Come sa – scrive Trotta – le nostre chiese sono fortemente impegnate nel promuovere la visione di una società aperta e pluralista così come una politica di reale e positiva integrazione dei migranti, basata su un nuovo patto di cittadinanza che consente a persone di diversa provenienza di essere pienamente coinvolte nello sviluppo e nell’uso dei propri talenti per il benessere e la pace del paese nel quale sono venute a vivere e cercare un futuro migliore. In questo quadro noi sosteniamo molti programmi volti a promuovere leggi giuste ed efficaci, rispettose della dignità umana dei migranti e dei rifugiati, come il programma Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia”.

La moderatora, pur riconoscendo la diversità dei contesti, rileva delle somiglianze tra i terribili fatti di Minneapolis e l’esperienza di molti migranti in Italia e in Europa. In ambedue i casi questi ultimi, pur facendo parte delle nostre società e lavorando con noi e per noi, rimangono dei cittadini “di serie b” con meno diritti, sicurezza e protezione.

“In quanto credenti – conclude Trotta – non siamo chiamati solamente a condannare qualunque giustificazione biblica volta a sostenere teorie e pratiche di discriminazione bensì a essere testimoni dell’essere uno in Cristo, il quale spezza ogni barriera culturale, razziale ed etica e ci unisce in un circolo d’amore”.

Solidarietà alle chiese partner negli Usa è stata espressa, nei giorni scorsi, anche dal Comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Il Comitato metodista fa riferimento diretto alla Bibbia: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28) e afferma che “il razzismo è peccato” e che “le donne e gli uomini hanno tutte e tutti la medesima discendenza, poiché ‘Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra’. (Atti 17:26)”.

Il NCCUSA è un organismo che raccoglie tutte le chiese del protestantesimo storico degli Stati Uniti. Con alcune di esse, in particolare con la Presbyterian Church (USA), la Reformed Church of America (RCA), la United Church of Christ (UCC) e la United Methodist Church (UMC), la Chiesa Evangelica Valdese – Unione delle Chiese metodiste e valdesi mantiene scambi regolari e realizza attività comuni. Negli USA opera anche l’American Waldensian Society che, tra l’altro, informa regolarmente il pubblico americano sulle attività della Chiesa valdese in Italia e nel Rio de la Plata e sostiene specifici programmi.

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Dare un senso a questo tempo, guardando all’orizzonte datoci da Dio

Una riflessione, a margine dell’ultima Consultazione metodista, con la pastora Mirella Manocchio

di Alberto Corsani da Riforma
La Consultazione svoltasi per via telematica  ha affrontato per ultimo il capitolo della Relazione del Comitato permanente Opcemi relativo al difficile tempo che stiamo vivendo: chiese e opere sono abituate a questo genere di sfide, che cosa stanno già facendo e/o hanno in animo di fare? Lo chiediamo alla presidente, pastora Mirella Manocchio.

«Le chiese metodiste e valdesi hanno sempre vissuto la loro fede ancorate alla Parola di Dio e cercando di leggere i segni dei tempi. Anche oggi si cerca di farlo benché non sia facile visto che ci troviamo ad affrontare qualcosa che era inimmaginabile pochi mesi fa e che la situazione attuale, con le tragiche conseguenze dell’epidemia, è in continuo sviluppo facendo emergere nuove sacche di povertà economica e spirituale. Le nostre comunità – piccole realtà resilienti le ho definite – cercano di far fronte ai marosi che stiamo attraversando a vari livelli: quello emergenziale della distribuzione di colazioni ai senzatetto che la chiesa di via XX settembre a Roma ha proseguito e ampliato proprio durante il lockdown; la distribuzione di aiuti alimentari per famiglie cui partecipano in rete con varie associazioni il Centro Sociale Casa Mia a Ponticelli e l’Opera diaconale metodista a Scicli, ma anche quello più strutturale delle chiese di Rapolla e Venosa che lavorano a progetti per la formazione lavorativa in un territorio depauperato. Vi è poi il livello spirituale, la grande solitudine che ci attraversa, e che non può essere semplicemente colmata: in questi mesi le nostre chiese da Nord a Sud, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, hanno cercato di annullare le distanze e di farsi presenti portando la Parola nelle case e nelle piazze virtuali, e certo non è cosa da poco tentare di dare senso a questo tempo».

– Una delle conseguenze della pandemia è stata l’impossibilità di compiere visite alle chiese: che cosa si perde e che cosa si è riusciti a mantenere nelle relazioni fraterne?

«Quel che è più complesso è dare senso a questo tempo, è riuscire a farsi “vicini” alle persone. Ab- biamo sperimentato una sorta di nuova socialità, a distanza e virtuale, con l’utilizzo di strumenti tecno- logici interessanti e coinvolgenti che hanno permes- so di raggiungere persone e gruppi sociali che forse non sarebbero mai entrati in una chiesa metodista. Strumenti che non possono però bastare perché in una relazione fraterna vi è anche bisogno della vici- nanza fisica, di sguardi e di gesti. Senza contare che vi sono ancora fasce sociali che non hanno accesso alla tecnologia per varie ragioni e che quindi si tro- vano escluse da questa forma di socialità: e proprio in questi mesi distanziamento e isolamento hanno accresciuto la solitudine e l’angoscia di molti».

– Negli interventi e nella Relazione emerge un ruolo importante delle chiese metodiste italiane, a dispetto delle dimensioni, nell’ecumene metodista: da dove viene questa bella capacità di guardare lontano e anche di fare una sana dialettica, che ad altri magari non riesce?

«Credo che le chiese protestanti in Italia, per la loro storia di minoranze perseguitate e discrimi- nate, siano riuscite nel tempo a costruirsi una ca- pacità di leggere il contesto e i territori superiore a chiese numericamente più grandi e di dotarsi di strumenti adeguati per cercare di gestire dinami- che religiose, sociali ed economiche che altre han- no affrontato magari solo successivamente. Due esempi: lo sviluppo, già a fine anni ’80, della visione di una chiesa davvero multiculturale e, attraverso la Fcei, il progetto dei corridoi umanitari corredato con l’accoglienza diffusa».

Diaconia e predicazione: stiamo superando la dicotomia che alcuni vedevano negli anni scorsi?

«La dicotomia, reale o presunta, tra predicazio- ne e diaconia ha tenuto banco nella riflessione del- le nostre chiese per lungo tempo anche se vi è chi ha sempre sostenuto che non è possibile pensare alla testimonianza della chiesa di Cristo operando una separazione o una gerarchizzazione tra quelle che appaiono in qualche modo le due facce di una stessa medaglia: la testimonianza della Parola di Dio che salva. Lo dice la storia del metodismo in

Italia. Inoltre la struttura stessa della chiesa che ci siamo dati ha favorito per lungo tempo che questo accadesse senza quasi porlo in discussione. Forse ci dobbiamo riappropriare di questo sviluppo storico rileggendolo alla luce delle sfide attuali. Da parte sua, il Cp/Opcemi ha cercato di sviluppare una ri- flessione in merito già negli scorsi anni e qualche cenno ne è stato fatto anche nell’ultima relazione quando si afferma che “si potrebbero coniugare co- noscenza e persistenza su uno specifico territorio delle nostre chiese locali con esperienza e compe- tenza specifica di alcuni enti interni ed esterni al nostro ambito ecclesiastico” e questo potrebbe es- sere fatto anche a livello circuitale: alcune espe- rienze in tal senso si sono già attivate».

– Parallelamente all’opera che compiamo tutti e tutte, Dio parla e, mentre parla, agisce, e ci spinge a interrogarci sulla nostra vocazione… Che cosa sco- priremo?

«La questione dello stato di salute delle persone è diventato quasi un mantra, un elemento centra- le nelle settimane passate. Mi viene in mente un intervento fatto nel corso della Consultazione. Noi ci possiamo e ci dobbiamo domandare, non solo oggi e non solo ora, quale sia lo stato di salute del- le nostre chiese. E ora che stiamo attraversando la cosiddetta Fase2, è da domandarsi come vogliamo affrontarla, quali sono le nostre priorità e da chi o da cosa sono orientate? Ci poniamo queste doman- de perché è Dio stesso che ci parla e ci sollecita, è Dio che ci scuote e ci pone interrogativi. Eppure è sempre lui che ci offre un orizzonte cui guardare: quello del suo Regno che viene, del Regno che non è ancora ma che è già prefigurato nella persona di Gesù Cristo. Forse guardando alla nostra vocazio- ne scopriremo quello che scopre Israele nella sua storia: che tutto quanto è accaduto dalla chiamata di Abramo in poi è opera del Signore che è in rela- zione con noi quotidianamente e che, seppure par- rebbe non averne bisogno, ci chiama al servizio del suo Regno. E a noi si pone la domanda che Giosuè fa al popolo d’Israele “scegliete oggi chi volete servi- re” (Giosuè 24, 15a)».

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La ripresa in sicurezza del culto

Cari fratelli, care sorelle,

Domenica 7 giugno riprendiamo il culto pubblico nel nostro tempio di via XX settembre.
Alleghiamo anche un modulo di consenso alla raccolta dei dati personali, (clicca qui)che ci consentirà di predisporre un elenco dei partecipanti al culto e quindi di rintracciare rapidamente tutte le persone che potrebbero essere entrate in contatto con una persona che dovesse risultare contagiata. Il consenso è volontario e non è condizione per la partecipazione al culto, ma confidiamo nella vostra comprensione. Vi preghiamo pertanto di compilarlo e rinviarlo firmato a: lauranitti@hotmail.com 
Aspettiamo con gioia chi, valutando con prudenza la propria situazione personale e familiare, potrà essere presente.

Proseguono i culti attraverso i canali internet, per continuare a vivere la comunione fraterna anche a distanza.

Un caro saluto
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Comunicato Opcemi su George Floyd

Il Comitato Permanente dell’Opcemi esprime la sua piena vicinanza e il suo supporto alle chiese sorelle statunitensi che, in queste ore, levano la propria voce denunciando il barbaro omicidio di George Floyd, avvenuto a Minneapolis il 25 maggio scorso per mano di un agente di polizia: l’ennesimo crimine derivante dall’odio razziale, dal pregiudizio e dalla discriminazione.
Se nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si proclama la completa uguaglianza di ogni essere umano nel contesto sociale e sulla base dei diritti, noi ribadiamo, con la forza della nostra fede, che in Cristo siamo tutt’uno.
Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.
(Galati 3:28)
qui affermiamo:
  • che il razzismo è peccato;
  • che le donne e gli uomini hanno tutte e tutti la medesima discendenza, poiché
Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra”.
(Atti 17:26)
  • che il disprezzo per l’essere umano è contrario all’insegnamento di Dio, dato che
“l ’unico rapporto fruttuoso con gli uomini è l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro. Dio non ha disprezzato gli uomini, ma si è fatto uomo per amor loro”.
(Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere)
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#IoCelebroACasa. Una proposta ecumenica per la Pentecoste

La pastora battista Lidia Maggi illustra la liturgia domestica di Pentecoste da celebrare a casa, anche in famiglie con bambini. Cattolici e protestanti hanno lavorato insieme durante il lockdown per la creazione di un sussidio pronto all’uso

Nasce informalmente sul web, fra cattolici e protestanti, questa proposta liturgica di Pentecoste. Una celebrazione domestica in due versioni, una per adulti e giovani o piccoli gruppi, una per famiglie con bambini, che prevede fra l’altro preghiere, filastrocche, “ginnastica dell’anima” e la costruzione di una girandola della pace. Il sussidio liturgico è scaricabile qui e utilizzabile per la domenica di Pentecoste, domenica 31 maggio 2020: Pentecoste libretto Definitivo.

Molte chiese, soprattutto al nord, hanno deciso per precauzione di rimanere chiuse ancora per un po’ di tempo, nonostante la possibilità di riprendere i culti a seguito della firma dei Protocolli a Palazzo Chigi, lo scorso 15 maggio. La liturgia proposta dal gruppo ecumenico può essere usata a casa da chiunque lo desideri, anche da chi per varie ragioni non possa recarsi in chiesa.

«Il contesto del coronavirus ha portato a interrogarci su come essere una chiesa aperta nonostante l’impossibilita di incontrarsi» spiega all’agenzia Nev Lidia Maggi, pastora battista che svolge il suo “ministero itinerante” per l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI).

Racconta Lidia Maggi, che è coinvolta nell’iniziativa: «Tornare a casa come luogo dove vivere la fede è uno dei modi per sentire che la chiesa non è chiusa. Ci sono nuovi ministri, che sono i familiari. Un gruppo cattolico aveva proposto l’itinerario di preparazione alla Pasqua #IoCelebroACasa. Dopo l’esperienza pasquale, si è sentita l’esigenza di allargare al mondo ecumenico questo percorso per la Pentecoste. Ci sembra l’occasione ideale per una proposta che troviamo in linea non solo con lo spirito ecumenico che caratterizza le nostre chiese, ma anche per un altro motivo. C’è una spiritualità che rischiamo di perdere, cioè la dimensione della meditazione giornaliera in casa. Forse il coronavirus ci offre l’occasione di riappropriarci di questo spazio. Non ci sono solo il web e zoom, ma possiamo ritrovare la chiesa domestica, la dimensione domestica della celebrazione dove dare autorevolezza ai genitori, ai familiari che si riuniscono intorno alla Parola».

L’intento è quello di «trasformare la tragedia del coronavirus in opportunità – conclude la pastora Maggi – per comprendere cosa lo spirito dice alle nostre vite, per permettere allo spirito di trasformare in bene ciò che è male».

Il progetto di una liturgia domestica “mista”, cattolica e protestante, è nato sul web nel pieno della pandemia da covid-19 e raccoglie persone di diversa provenienza. Il sussidio #IoCelebroACasa di Pentecoste è stato preparato da
alcuni componenti del gruppo “insiemesullastessabarca” (Alessandro CortesiAndrea GrilloSimone MorandiniSerena NocetiMorena Baldacci), da appartenenti al movimento Pax Christi (Rosa SicilianoTonio dell’OlioMassimo Feré), dalle pastore Lidia Maggi Ulrike Jourdan e dal pastore William Jourdan.

Scarica qui: Pentecoste libretto Definitivo.

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Metodisti. Manocchio: “Lavoriamo a buone pratiche locali e internazionali”

Il 24 maggio scorso si è svolta, in modalità telematica, la Consultazione metodista. A partire dalla relazione annuale, che rappresenta non solo lo stato dell’arte del lavoro metodista, ma anche una sorta di documento programmatico per il lavoro futuro, i partecipanti hanno tracciato la rotta per il dopo-covid

La Consultazione metodista, consueto momento di incontro e confronto delle comunità metodiste, si è svolto quest’anno in modalità telematica a causa del coronavirus. La presidente del Comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastora Mirella Manocchio, ha raccontato all’agenzia NEV le sue impressioni sul lavoro svolto e sulle strategie future.

“Abbiamo fatto un tentativo di riflessione e scambio che ha dato feedback molto positivi – ha dichiarato la presidente Manocchio –. Certamente ci è mancato lo stare insieme di persona, e anche la possibilità di un dibattito ampio a causa dei tempi contingentati è stata leggermente ridotta. La dimensione virtuale ha fatto mancare quei momenti extra per stare insieme tra fratelli e sorelle, quelle situazioni di condivisione libera e di preghiera in cui si sta vicini e che siamo sempre stati abituati a vivere durante le Consultazioni, prima del coronavirus. Ciò nonostante siamo riusciti a fare di necessità virtù e abbiamo ottenuto dei risultati inaspettati in termini di proposte”.

Molte idee e prospettive future sono emerse dalla Consultazione, che ha rappresentato anche l’occasione per fare il punto su alcuni progetti già in essere e su altri che stanno per avere inizio. A settembre partirà un progetto che riguarda i giovani, sulle questioni ambientali, che coinvolgerà diversi paesi fra cui Zambia, Argentina e Italia.

“Stiamo lavorando anche a progetti musicali e sociali, che vedranno impegnate le nostre chiese – ha continuato Mirella Manocchio –. Obiettivo è quello di una maggiore condivisione e lettura del territorio, in rete fra associazioni, enti e comunità, anche in collaborazione con la Diaconia valdese (CSD) e alle sue competenze specifiche. Stiamo lavorando allo sviluppo e alla divulgazione di buone pratiche sia a livello locale sia a livello internazionale”.

Non sono mancate le riflessioni sulla pandemia da coronavirus: “Il covid-2019 ci ha cambiati singolarmente, come chiese e come società e su questo è necessario riflettere per il futuro – ha concluso la pastora Manocchio -. Dobbiamo continuare a interrogarci anche sull’uso delle tecnologie e dei social. Quali sono gli orizzonti che abbiamo di fronte? Un uso sapiente di questi strumenti non è sempre facile ed è fondamentale non sostituire il lavoro e l’incontro fra credenti, ma implementarlo”.

Il Comitato permanente, insieme alle persone partecipanti, sorelle e fratelli delle chiese locali, consiglieri e iscritti a ruolo impegnati nelle chiese metodiste, direttori e direttrici, membri dei comitati delle opere, hanno discusso, nel corso della giornata del 24 maggio, su molti temi. Dalla testimonianza nel contesto post secolarizzato o di post modernità di cui la crescente aconfessionalità è una caratteristica, al futuro del cristianesimo, dalla globalizzazione all’individualizzazione, dalle nuove povertà all’impegno ecumenico.

Nella relazione annuale, che rappresenta non solo lo stato dell’arte del lavoro metodista, ma anche una sorta di documento programmatico per imbastire il lavoro dei prossimi mesi, sono stati affrontati i temi della formazione lavorativa, del supporto a start up con sensibilità ambientale e che
vogliano assumere categorie svantaggiate, dell’impegno sociale. Le iniziative metodiste spaziano dalla scuola di italiano per stranieri al sostegno dell’agricoltura sostenibile, vedi il “Progetto Rosarno”, alle Opere e i centri diaconali. Molto vivi i rapporti internazionali, anche ecumenici, e le collaborazioni a livello mondiale (con il World Methodist Council e la Conferenza Metodista Mondiale).


L’OPCEMI è membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Le chiese metodiste nascono nel XVIII secolo in Inghilterra da un movimento di risveglio religioso, diffusosi in seguito in America e in altri paesi. In Italia si costituiscono gruppi metodisti ad opera di predicatori inglesi e americani nel XIX secolo, nel contesto di risveglio culturale del Risorgimento. Durante il ventennio fascista la missione americana, duramente colpita dal regime, viene inglobata da quella britannica. Nel 1961 nasce la Conferenza metodista d’Italia, emancipata dalla Conferenza britannica. Attualmente i metodisti italiani sono circa 5.000, diffusi in tutto il territorio del paese, e fanno parte del Consiglio metodista mondiale, che conta circa 70 milioni di fedeli in 130 paesi. I metodisti fanno inoltre parte del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), della Conferenza delle chiese europee (KEK) e della Comunione delle chiese protestanti europee (CCPE-Concordia di Leuenberg). Dal 1979 valdesi e metodisti sono unti in un patto d’integrazione che ha dato vita alla Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi). Le due chiese hanno in comune l’organizzazione sinodale-rappresentativa, l’amministrazione (Tavola valdese) e il corpo pastorale; rimangono invece distinte la rappresentanza ecumenica, la gestione patrimoniale e i rapporti internazionali con le chiese sorelle. I rapporti con lo Stato italiano sono regolati dall’Intesa del 1984.

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“Corridoi umanitari, una pratica replicabile”. Convegno web martedì 26 maggio

All’evento su “L’Europa e le nuove strategie per la protezione dei rifugiati”, promosso da Confronti e Idos con il sostegno del Ministero Affari Esteri, parteciperanno, tra gli altri, la viceministra Emanuela Del Re, la moderatora della Tavola Valdese Alessandra Trotta e la portavoce dell’UNHCR Carlotta Sami

da Nev

Corridoi umanitari: a che punto siamo? Avrà luogo martedì 26 maggio, alle 16, sulla piattaforma Zoom, la web conference dal titolo “Corridoi umanitari, una pratica replicabile. L’Europa e le nuove strategie per la protezione dei rifugiati”. L’iniziativa, promossa dalla Rivista e Centro Studi Confronti, in partnership con il Centro Studi e Ricerche Idos, è stata organizzata con il sostegno dell’Unità di Analisi, Programmazione e Documentazione Storico Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in rappresentanza della quale interverrà il Capo Unità, Armando Barucco. Porterà i saluti il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli. 

Confermata, inoltre, la partecipazione della Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Emanuela C. Del Re, che terrà il Keynote speech, e di Paolo Crudele, vice direttore generale/direttore centrale per le politiche migratorie e mobilità internazionale della DGIT, che curerà le conclusioni.

Il convegno intende in primis fornire un resoconto dettagliato (in termini di impatto umanitario, di inserimento/integrazione dei beneficiari, di costi/benefici) dei progetti pilota dei corridoi umanitari lanciati in Italia dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio, nell’ambito di un Protocollo d’Intesa concordato con i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri. 

Per la FCEI interverranno Paolo Naso, coordinatore del programma migranti e rifugiati della Federazione, Mediterranean Hope – che concluderà l’incontro -, Federica Brizi, responsabile accoglienza della FCEI, Giulia Gori e Fiona Kendall(nel primo panel).

Parteciperanno inoltre, come esponenti protestanti, la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta e Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia valdese.

“Alla luce delle esperienze maturate, inoltre, – scrivono i promotori dell’evento – si intende condividere esperienze, raccogliere esempi di buone pratiche ed evidenziare eventuali criticità (anche rispetto alle attività pre-partenza e post-arrivo); verificare la replicabilità del progetto; individuare linee guida comprendenti strumenti, azioni concrete, soggetti e strutture per promuovere una gestione coordinata dei progetti a livello europeo comunitario”.

Per accedere al webinar occorre collegarsi a questo indirizzo: https://zoom.us/j/327598981 (MEETING ID: 327 598 981)

Per informazioni: info@confronti.net

Qui il programma completo dell’iniziativa: 2020_05_26_Corridoi

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Agape, quel sogno realizzato di Tullio Vinay che continua

da Nev

Nel giorno della nascita del pastore fondatore del centro, la vice direttrice della struttura racconta come Agape sta affrontando la crisi economica e l’emergenza sanitaria. E come proverà a coniugare “sogno e cura” anche nei prossimi mesi.

Agape (alla greca agàpe, dal latino tardo agăpe, in greco ἀγάπη) significa «amore», indica il convito fraterno presso gli antichi cristiani, per estensione il convito intimo fra amici.

Agape

Nell’estate del 1946, a Prali il pastore Tullio Vinay, nato proprio oggi, 13 maggio, nel 1909, parlò della necessità di erigere nelle Valli Valdesi un luogo che esprimesse i valori dell’agape cristiana e che fosse, per usare un’espressione contenuta nel primo “manifesto di Agape”, il volto di Cristo “scolpito sulle rocce dei nostri monti”. “Il progetto architettonico di Leonardo Ricci – come si legge sul sito del centro ecumenico – donò al Centro la sua fisionomia particolare, di incredibile modernità. Alla costruzione furono impegnati centinaia di volontari e volontarie, di provenienza geografica, politica e religiosa diversa; attraverso il lavoro comune e l’ideale dell’agape di Cristo si risolvevano i dolorosi strascichi del conflitto mondiale, terminato appena pochi anni prima. Dove oggi sorge il nuovo tempio a Prali, erano accampate le giovani e i giovani che, in pochi anni, edificarono con entusiasmo e fatica la struttura che ancora oggi si nasconde fra i larici sopra Ghigo di Prali. Agape fu, dagli anni Cinquanta in poi, luogo di fecondo dibattito sociale politico e teologico, nazionale e internazionale”.

Un rapporto, quello tra il fondatore di Agape Tullio Vinay e il centro ecumenico, importante non solo per quell’esperienza ma per tutti i progetti che ad essa si sono ispirati.

Un’iniziativa che oggi, a causa dell’emergenza del Covid19, sta ovviamente vivendo una fase particolare. Ne abbiamo parlato con Sara Marta Rostagno, una delle due vice direttrici del centro, in occasione dell’anniversario della nascita di Vinay, che fu anche senatore per due mandati parlamentari, eletto come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano.

“Il sogno di Vinay continua – spiega Rostagno – : vogliamo portare avanti “cura e sogno” insieme, nonostante tutto. Stiamo tentando di progettare un’estate diversa, stiamo ancora raccogliendo le idee per capire come gestire le nostre attività. Vorremmo dirottare il nostro progetto sull’internazionalità in particolare verso l’accoglienza di famiglie e persone vulnerabili, che sono state più colpite dalla crisi economica causata dal lockdown e a seguito dell’emergenza sanitaria. Auspichiamo in questo la collaborazione del paese e del villaggio, del territorio. Poi continueremo la manutenzione, in quanto “casa per ferie” seguiremo le disposizioni del nostro settore, i campi lavoro dunque per ora sono sospesi e rimandati sine die. Un’altra idea è quella di proporre degli “assaggi di campi” virtuali, delle attività per i bambini, da remoto, senza “schiavizzare” però i genitori né costringendo i più piccoli però a stare ancora altre ore al computer. Infine, stiamo pensando ad un intrattenimento online specifico per la comunità agapina”.

Il centro ecumenico non è immune alla crisi. Lo stop alle attività di accoglienza e turismo avrà quindi un impatto anche su Agape. Per questo, conclude Sara Marta Rostagno, “lanceremo una raccolta-fondi strutturata nelle prossime settimane, nel frattempo qualsiasi contributo è benvenuto”.

Qui i dati per effettuare una donazione a favore del centro e del progetto valdese. 

Domenica 31 maggio su RaiDue il culto di Pentecoste in eurovisione

A partire dalle 10, in diretta da Parigi, il culto evangelico di Pentecoste vedrà la predicazione del presidente della Federazione protestante di Francia (FPF), pastore François Clavairoly. Edizione italiana a cura della rubrica Protestantesimo

da Nev

Si terrà domenica 31 maggio su RaiDue il culto evangelico di Pentecoste, a partire dalle ore 10.

In diretta eurovisione dalla chiesa luterana dell’Ascensione a Parigi, nel cuore del quartiere Batignolles, il culto nella sua edizione italiana è a cura della rubrica Protestantesimo.

“Sulla buona strada per edificare il corpo di Cristo” è il titolo scelto per questo appuntamento.

“A causa del covid-19, i leader religiosi e il governo francese hanno stabilito che la riapertura dei luoghi di culto sarà graduale – si legge nella presentazione dello Speciale Protestantesimo –. Sarà, quindi, un culto eccezionale, celebrato nel rispetto delle misure sanitarie per combattere la pandemia”.

La predicazione, descritta come “un messaggio di speranza, di gioia e di resistenza ancorato a Cristo”, è a cura del presidente della Federazione protestante di Francia (FPF), pastore François Clavairoly; la parte liturgica è guidata dal pastore Victor Adzra, cappellano nazionale delle istituzioni sanitarie e medico-sociali; partecipano inoltre con letture, testimonianze e preghiere i rappresentanti delle chiese che aderiscono alla FPF. Sono previsti momenti musicali e canti di lode per la celebrazione della Pentecoste.