La venuta del Signore è vicina

Giacomo 5,7-8
“Siate dunque perseveranti, fratelli, sino alla venuta del Signore. Ecco, il contadino attende il frutto prezioso della terra, perseverando fino al giorno in cui non abbia raccolto la primizia e il frutto tardivo. Siate perseveranti anche voi, fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”

Una delle più famose opere teatrali del secolo scorso vede in scena due personaggi, che ne aspettano un altro, il quale è sempre atteso, ma non viene mai. Non è chiaro come debba giungere, né quando. Certamente arriverà, si ripetono i due; la commedia (o forse si tratta di una tragedia) però finisce senza che l’atteso si manifesti e il pubblico riceve l’impressione che Vladimiro ed Estragone, i personaggi principali, siano completamente pazzi e che la loro stessa attesa sia espressione di follia. Ma chi è il personaggio che deve venire? Nessuno l’ha mai visto, nessuno sa che aspetto abbia. Ne è noto solo il nome, Godot. L’autore dell’opera teatrale, Samuel Beckett, non l’ha mai ammesso, ma è difficile sfuggire alla sensazione che questo Godot che è sempre atteso e non arriva mai alluda a God, a Dio.

In effetti, è inutile girarci intorno. Sono duemila anni che la chiesa si sente ripetere questa parola: la venuta del Signore è vicina. Era vicina già per i destinatari dell’epistola di Giacomo. Strana vicinanza, però, visto che, come Vladimiro ed Estragone, siamo ancora qui ad aspettare. Non siamo i primi ad avvertire una sgradevole perplessità su questo punto. L’autore della II epistola di Pietro, forse contemporanea a quella di Giacomo o un poco successiva, cita il salmo 90 per osservare che, visto che per il Signore mille anni sono come un giorno, in fondo la sua venuta non è così in ritardo. Noi però non siamo il Signore, mille anni sono tanti e duemila ne sono il doppio. Il rischio è di rassegnarsi: certo, il Signore verrà, come no; ma in un futuro talmente lontano da non cambiare assolutamente nulla nella mia vita. Oppure, ancora più radicalmente: aspettare il Signore è come aspettare Godot. Possono farlo Vladimiro ed Estragone, che sono matti. Le persone sane di mente, hanno lasciato perdere da un pezzo.

Care sorelle e cari fratelli, penso che molti di noi facciano progetti per la loro famiglia e i loro figli; quanti possono mettono da parte qualche soldo per quando saranno più anziani; anche la chiesa cerca di organizzarsi per sopravvivere economicamente nel medio periodo, per pagare le pensioni dei dipendenti, per restaurare gli stabili: ciò significa che tutti viviamo pensando che il mondo durerà ancora un bel po’ e che il Signore non tornerà sulle nubi del cielo nei prossimi giorni o nei prossimi mesi. In un certo senso, non possiamo saperlo, ma in realtà lo sappiamo, si vede da come viviamo. Ebbene, io non credo che sia una colpa. L’abbiamo appena detto, già una sessantina d’anni dopo la morte e la risurrezione di Gesù, le chiese si organizzavano per vivere e testimoniare nel lungo periodo. Questo significa che Giacomo non dice la verità? Che la venuta del Signore non è vicina?

Tutta l’esistenza cristiana dipende da come rispondiamo a questa domanda. Se Giacomo non ha ragione, se la venuta del Signore non è vicina, allora la fede non ha contenuto. Possiamo mantenere abitudini religiose, ma il nerbo della speranza cristiana, l’attesa del Signore vivente, è completamente perduto. E’ vero invece il contrario: Giacomo dice la verità. E’ vero, l’attesa dura da duemila anni: non però perché il Signore non è realmente venuto, ma perché viene ogni volta di nuovo.

La venuta del Signore è vicina nella predicazione della parola: non per modo di dire, ma realmente. Certo, non passa , come se fosse un treno, alle 11 di ogni domenica. A volte ascoltiamo le parole della Scrittura, senza che Cristo giunga a noi nella sua parola. Anzi, direi che, almeno per me, il più delle volte è così. Egli però vuole che perseveriamo nell’attesa, perché egli viene realmente, quando meno ce l’aspettiamo, a scuotere la nostra indifferenza. La venuta del Signore è vicina nell’annuncio della chiesa: andare al culto significa perseverare nell’attesa della sua venuta, significa fortificare il cuore che deve affrontare la sfida dell’incredulità, dell’indifferenza, della propizia spirituale.

La venuta del Signore è vicina nel pane e nel vino della cena, nella condivisione della fede tra persone che magari non si conoscono, ma che sono accolte da lui come peccatrici e peccatori perdonati, nella compagnia della sua chiesa. Nemmeno questo accade automaticamente. Si può partecipare alla cena come a un rito che si celebra la prima domenica del mese e che ci lascia esattamente come eravamo. Non è nemmeno detto che sia colpa nostra, semplicemente la venuta del Signore non si può programmare come la sveglia. Per questo è necessario attendere, perseverare, fortificare i cuori nella chiesa.

La venuta del Signore è vicina nella donna e nell’uomo che ci è accanto e che ha bisogno di noi, in coloro che chiamiamo “il prossimo”. Qui più che altrove, il problema non è che il Signore non viene, ma che noi volgiamo lo sguardo dall’altra parte. Non lo vediamo perché non vogliamo vederlo, ma egli è vicino, vicinissimo, e bussa alla nostra porta perché vuole abitare presso di noi. Qui più che altrove occorre perseverare nell’attesa e alzare lo sguardo; qui più che altrove occorre fortificare il nostro cuore, per respingere la pigrizia quotidiana ed essere pronti per colui che vuole venire.

Perseverare nell’attesa significa prendere sul serio la promessa del Signore di non lasciarci soli. E’ l’invito dell’Avvento, non perché valga solo per un mese all’anno, ma perché in questo mese la chiesa sottolinea ciò che è vero ogni giorno e lo pone con forza rinnovata al centro della nostra meditazione. Come il saggio agricoltore, che attende le primizie e il frutto tardivo, anche voi siate perseveranti, fortificate i vostri cuori, perché non si tratta di un modo di dire, ma della più reale delle realtà: la venuta del Signore è vicina.

Amen

prof. Fulvio Ferrario

L’amministratore disonesto

Diceva anche ai discepoli: “C’era un uomo ricco che aveva un amministratore e questi fu accusato davanti a lui di dilapidare (sperperare, sciupare) i suoi beni. Dopo averlo chiamato, gli disse: Cos’è questo che sento su di te? “Rendi conto della tua amministrazione perché non puoi più amministrare”. L’amministratore disse tra sé e sé. Che farò, visto che il mio signore mi toglie l’amministrazione? Non sono in grado di zappare, e mi vergogno di chiedere l’elemosina. So che cosa farò per farmi accogliere nelle case, quando sarò rimosso dall’amministrazione.  E, convocati uno per uno i debitori del suo signore disse al primo: Quanto devi al mio signore? Quello disse: Cento bati di olio, Ed egli disse: prendi il registro e siediti in fretta e scrivi: cinquanta.

Quindi a un altro disse: Tu, quanto devi? E quello disse: Cento cori di grano. Tira fuori i tuoi conti, e scrivi ottanta. Il signore allora lodò l’amministratore disonesto, perché aveva agito con astuzia. Perché i figli di questo secolo sono più astuti dei figli della luce nei rapporti di questa generazione”. Luca 16,1-8

 

Care sorelle e cari fratelli, in questa parabola l’amministratore dell’ingiustizia (l’amministratore disonesto) viene descritto come un uomo forte e astuto. Egli assume un ruolo unico ed eccezionale nel praticare la sua abilità e capacità di inchiodare tutti in un unico sistema.  Come in un’azienda vi sono in mezzo molte persone che lavorano e compiono mansioni differenti, ma con scopo principale di guadagnare molti denari per poter far funzionare l’azienda.  Ciò è il capovolgimento della situazione che dovrebbe essere la fotografia del regno di Dio.

Il mondo dove siamo incanalati è governato da ingiustizia umana?

Allora, Gesù uomo è entrato in esso proprio per mettere in guardia ai figli della luce, per essere pronti a contrastare ogni opera di ingiustizia. I credenti in Dio erano quei pochi che dovevano, con i loro doni di grazia, far valere la forza avuta per vincere l’opera del malfattore: l’amministratore sleale. A mio avviso, in riferimento alla parabola che l’evangelista Luca ha voluto trasmettere, è un forte richiamo a noi per incoraggiarci a mettere insieme i nostri doni che sono diversificati, e sono manifestazioni della grazia di Dio, tesori depositati nei vasi della terra.  Gesù si era rivolto prima ai suoi discepoli perché fossero stati ammoniti e avrebbero dovuto tenere conto dei loro doni personali e spirituali come fu scritto nella prima lettera di Pietro. I discepoli e le discepole allora e tuttora sono chiamati a dare conto al loro signore, padrone, al proprietario in cui avevano fatto un accordo di convivere nell’amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati. Ciò che dovevano al loro signore dovevano restituire fra di loro in cambio dell’amore riversato a loro. L’apostolo Paolo disse non avete altro debito se non l’amore reciproco.

Quello che aveva fatto l’amministratore disonesto e in conseguenza era derivata dal ruolo che svolgeva e diventato poi un amministratore dell’ingiustizia nella parabola che abbiamo letto oggi.  E un esempio che può benissimo fare un uomo furbo (astuto) che pensa immediatamente solo a sé stesso, al proprio interesse, anticipando il suo futuro, in cui potrebbe guadagnarseli da vivere recando a casa di questi debitori.

Furbo perché aveva guadagnato anticipatamente la sua futura condizione di vita, facendo cambiare ciò che era scritto pattuito tra il collaboratore e il padrone.

Il frutto di questa anticipazione dell’affare dell’amministratore di ingiustizia è un vivere di uso personale degli uomini. La priorità è sempre il denaro da guadagnare per vivere e non il mezzo per creare relazione umana.

Questo è già il futuro che si è avverata nel nostro secolo. Non ci meravigliamo allora se questo mondo è avvolto dal peccato e non dall’amore che poteva coprire molti peccati. L’amore del denaro è la radice di ogni male in cui molte delle persone sono diventati complici; purtroppo anche i figli della luce che, nonostante la denuncia dello spreco, non arrivano mai in fondo nel perseguire questa battaglia.

Il potere individuale come il ruolo dell’amministratore che potrebbe aver guadagnato una volta dal suo padrone, da chi l’ha dato l’autorità potrebbe essere un pericolo se non viene controllato. Il rischio c’è sempre quando uno è da solo e non viene controllato, in pratica ha il solo controllo di questo mondo, o di questa epoca di generazione.

Il Dio Padrone deve intervenire come in questa parabola per una verifica e per dare un giudizio per cambiare.

Noi dobbiamo pensare molto ai doni che abbiamo ricevuto dal Signore. Coloro che sono amministratori di doni ricevuti dal signore dovrebbero pensare molto, e riflettere molte volte al danno che potrebbe portare il frutto delle loro azioni alla dignità delle persone. Prima di decidere al beneficio che tutti potranno guadagnare, dovrebbero far circolare i beni ricevuti e aiutarsi a vicenda per mettere a frutto l’accordo pattuito inizialmente.

Davanti all’incertezza del nostro vivere e nel compromettere la nostra salute a causa dell’emergenza da coronavirus, notiamo adesso che tutti noi ci facciamo affidamento al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che con ogni decreto che firma glielo deleghiamo la responsabilità per il nostro bene, di molti se non di tutti, ma ognuno di noi deve assumersi la propria responsabilità perché ci potessimo tutelare a vicenda. I figli della luce sono per questo motivo diversi, non sono in molti ma fanno molto, e devono aiutare alla riflessione.

Il piano dell’amministratore dell’ingiustizia è un sistema che sin dal suo concepimento della radice del suo pensiero malvagio fino alla fine è decisamente ingannevole.  Vi leggo un pensiero di Pietro Lombardo che purtroppo riflette l’attuale vissuto quotidiano dell’uomo, e che ogni volta che accendo il telegiornale mi sento inorridita dalle notizie delle persone pensano solo a sé stessi, compiendo atti dannosi e irreparabili a discapito dei più deboli. Egli disse: “ Vive con saggezza chi impara ad amare le persone e ad usare le cose. C’è chi fa la scelta contraria: ama le cose e usa le persone per ottenere denaro e potere. Vi sono figli che hanno ucciso i loro genitori per ottenere l’eredità. Vi sono coniugi che assoldano killer per uccidere il proprio ricco consorte, al fine di possedere tutto il suo patrimonio. Nel mondo degli affari c’è chi mette la conquista della ricchezza come primo valore, a discapito dell’etica e dell’onestà.

La morte, al contrario, rimette ogni “cosa” al suo posto giusto e ci ricorda che le relazioni sono il valore più importante della vita.

Nella prima lettera di Pietro al capitolo 4, versetti da 7 a 11 leggiamo: “La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque sani e prudenti per dedicarvi alla preghiera; soprattutto, abbiamo amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati.  Siate ospitali gli uni verso gli altri senza lamentarvi. Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come validi amministratori della svariata grazia di Dio.  Se uno parla, lo faccia come se proclamasse parole di Dio; se uno svolge un servizio, come con la forza che Dio provvede, perché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.  Amen!” (1 Pt. 4,7-11)

Così sia…

In verità, in verità i figli di Dio sono coloro che si amano intensamente, si accolgono reciprocamente senza mormorio, si servono dei loro doni, mettendoli a disposizione e al servizio di tutti.  Ognuno secondo ciò che aveva ricevuto si riconosca dei validi amministratori della molteplice grazia di Dio.  Dio è luce e i figli di Dio sono i figli della luce. Egli risplende in loro e fa risplendere il suo volto su di loro come un raggio di sole, che ognuna e ognuno vede. Il giorno è vicino, come la fine di tutte le cose. L’apostolo Paolo disse: “solo una parte è svelata, ma allora sarà tutta… non ancora …”

La forza dell’amore nella prima lettera di Pietro è quella che vince molti peccati commessi in questo secolo dai figli delle tenebre. L’insegnamento di amare i nemici e di praticarlo sembra assordo ma è proprio questo il che compito Dio, la luce, aveva affidato e confidato nelle comunità di fede.  Gli amministratori della molteplice grazia sono i figli della luce. “Si tratta di accogliere l’amore perché l’amore è il vincolo della perfezione” – (Col. 3, 14) Si tratta di agire, oggi, nella nostra epoca, nel nostro mondo avendo come progetto la perfezione reale dell’azione di Dio che è Padre e ama il nostro mondo.

Non vi nascondo la mia gioia di aver ascoltato il discorso molto promettenti della neoeletta vice presidente Kamala Harris e il neoeletto presidente Joe Biden negli Stati Uniti d’America. Nella nostra epoca, sono esempio di un sostegno reciproco e una comunione di doni di entrambi per combattere il sistema di ingiustizia soprattutto sull’assistenza sanitaria; come nelle Filippine dove farsi curare è un privilegio, riservato solo ai pochi, per quelli ricchi, e coloro che hanno denaro da spendere, ma non è concepito come un diritto di ogni cittadino.  Joe Biden ha citato il cap. 3 del libro di Ecclesiaste sottolineando il pensiero sulla guarigione. Il Corona virus Covid 19 è una malattia contagiosa che uccide il corpo umano entrando nell’uomo e nello stesso tempo ciò che uccide l’anima dell’uomo è il compromettersi all’amore del denaro.

In ogni epoca bisogna sperare, non bisogna perdere la speranza.

Camminiamo, proseguiamo nella luce.  Camminiamo nella luce del Signore. Amen

past. Jolyn Galapon

La precarietà della vita

I Ts.5,1-6

 

Le letture di oggi ci parlano della precarietà della vita e della sofferenza che l’accompagna. Di recente purtroppo abbiamo avuto due lutti gravi,   di due giovani e quindi sappiamo di cosa si tratta, sulla nostra pelle.

Già il Salmo 90 è intitolato proprio “Brevità della vita umana” e ci introduce all’argomento. Parla dell’eternità, che appartiene a Dio e a cui l’uomo ritorna, dopo la sua breve vita.

Anche in Geremia è lo stesso argomento, siamo come argilla fragile nelle mani del vasaio, che dispone di rifare il vaso se questo si rompe, dare la vita ad altri dopo di noi.

Luca ci annuncia l’imprevedibilità della venuta di Gesù nell’ultimo giorno, ma anche nell’ultimo giorno della nostra propria vita, che non sappiamo quando finirà.

Infine in I Ts 5 si rimarca ancora l’argomento, sull’improvviso arrivo del giorno del Signore, che arriverà come un ladro nella notte, inaspettato.

Tutto questo è per terrorizzarci? Per incuterci una qualche morale da osservare per essere pronti in quel momento?

No, il Signore ci conosce e ci prenderà come siamo, ci ama già per quello che siamo. Ma la morte e la fine delle cose terrene è una realtà e gli antichi si interrogavano e ne erano angosciati proprio come noi.

Molto toccante il linguaggio poetico del salmo, che parla di erba verde al mattino che poi la sera è falciata e appassisce. Noi siamo così.

E allora cosa dobbiamo fare? Disperarci, lasciare perdere le cose del mondo, perché tanto sono vane, non occuparci della nostra vita, perché tanto sarà breve, lasciarci vivere?

No, dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, proprio perché non sappiamo quanto vivremo, gustarcelo fino in fondo nelle piccole cose, che spesso tralasciamo, presi da altre cose che riteniamo molto importanti e che magari non lo sono. Già gli antichi sapevano questo. Il “Carpe diem” (Afferra il giorno) di Orazio è proprio questo. Non godersela e spassarsela in vista di un futuro incerto, come spesso è stato travisato, ma assaporare il sorso d’acqua fresca e gustare il filo d’erba, che spesso tralasciamo.

E poi amare senza riserve, perché non è mai abbastanza. Anche i cantanti, che sono i nuovi profeti di oggi, lo dicono. Baglioni in “Avrai” dice al figlio che da grande si accorgerà di non aver amato mai abbastanza. Ed è così.

Ma oltre a queste situazioni umane, filosofiche o artistiche, seppur valide, c’è di più. C’è la promessa di Gesù che verrà a prenderci e ci sarà vicino, in ogni situazione, anche la più difficile, anche quando ci sembrerà che non c’è luce davanti a noi.

Negli ultimi versetti c’è proprio questo: “Ma voi fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre” sono versetti importantissimi, tant’è che il motto delle chiese valdesi si rifà all’analogo versetto giovanneo “Lux lucet in tenebris” (la luce splende nelle tenebre) perché nessuno sia angosciato oltremodo.

Quindi vi esorto a non essere troppo tristi, anche se a volte è difficile, ad avere speranza e fiducia nella vita che deve venire, sia terrena che oltre e a seguire ciò che ci dice l’apostolo Paolo nei versetti precedenti, da 4,9 in poi, che vi consiglio di leggere a casa. Vi abbraccio fraternamente.

Amen.

 

Francesca Marini.

Gesù motivo di divisione

Matteo 10,34-39

Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada.  Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua.  Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.

 

Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada.

Gesù disse: “Non pensate” che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada.

Parafrasando, si potrebbe dire in altre parole, Gesù disse: “Voi che mi ascoltate ora”… Io,… Gesù,  sono venuto a portare la guerra e non la pace.

Pensiamoci bene!

Allora la venuta di Gesù era per fare la guerra e non per portare la pace.

Sì, leggendo l’evangelo abbiamo verificato che ovunque andava suscitava dibattiti, infatti recava divisione tra la folla, tra i discepoli, tra i capi sacerdoti, tra gli scribi, tra i farisei e quindi tra i popoli.

 

Gesù avvertiva coloro che ascoltavano.

Egli dichiarò apertamente che non venne a portare l’unione, ma la separazione, la divisione, cioè la guerra fra la gente. Innanzitutto, a coloro che a sua volta convivevano insieme, condividevano tutto come in un nucleo famigliare.

Infatti  diceva i suoi nemici erano quelli della propria casa.

Inoltre, Gesù rappresenta anche il motivo delle divisioni, tra coloro che ascoltavano i suoi insegnamenti. Ad esempio le sue opere o suoi fatti erano fonti di dibattito, soprattutto nel giorno del riposo, nel giorno del sabato,  poiché i sacerdoti  li giudicavano come fossero stati contrari alla volontà di Dio, anziché santificare e onorare il suo nome così avevano dubitato in lui. Egli insegnava violando le regole o i prescritti dei sacerdoti di non lavorare o fare niente durante il giorno di sabato: “chiunque farà qualche lavoro nel giorno del sabato dovrà essere messo a morte”. (Esodo 31,15)

Avevano un concetto di riposo contrario al suo, dovendo riposare in tale giorno, dicevano che il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.

Sempre più vicino al pensiero di Gesù del significato di Spada come strumento per dividere, Egli stesso era colui che divideva, e separava l’uno all’altro, che tagliava nettamente in due Una cosa. Così la sua presenza non aveva dato nessuna garanzia di pace; era un uomo che portava guerra spezzando il cuore del legame famigliare.

A nostra immagine, Gesù appariva un guerriero.

Egli portò una spada, pronto a dividere, ma in verità portava una parola tagliente che andava a colpire il cuore per dividere ciò che in esso era nascosto. “Non quello che entra nella bocca  contamina l’uomo, ma ciò che esce dal cuore”Mt.15,18. Gesù chiamata di nuovo la folla a sé, diceva a loro: “Ascoltatemi tutti e intendete: non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono le cose che escono dall’uomo quelle che contaminano l’uomo. Se uno ha orecchi per udire oda. Ciò che esce dalla bocca viene dal cuore; dal cuore vengono pensieri malvagi (Mc.7,15.18.2). Così a partire dall’intimo essere dell’uomo doveva fare un lavoro di risanamento. Il cuore dell’uomo deve essere convertito all’amore di Dio. L’intento di Gesù era per mettere in guarda e costudire il cuore dell’uomo e far diventare Uno puro per mezzo dei suoi insegnamenti.

Gesù era sin dall’inizio causa della divisione a partire dal suo popolo. Era di ceppo ebreo ma i pensieri anticonformismi che uscivano dalla sua bocca erano capaci di mettere in crisi, scuotendo i capi sacerdoti  che lo ascoltavano dicendo che Dio non abitava in lui, ma che aveva il demonio in sé.

Ma è proprio così?

Care e cari, non ci fermiamo sulle parole che non ci aiutano a sperare e a consolare, soprattutto in questi tempi di incertezza a causa della pandemia, ma dobbiamo andare in fondo, a scrutare e a scavare il senso del nostro vivere da credenti.

Questi versetti, per questo giorno nella quale festeggiamo la giornata/domenica della Riforma protestante iniziato da Lutero(proprio ieri 31 ottobre)  e seguito da altri riformatori (Calvino, Zwingli, Barth, Bonhoeffer, Martin Luther King, John Wesley e altri ) in ogni epoca,  nascevano dal  pensiero rivoluzionario della DIVISIONE di Gesù delle nuove riflessioni sul rinnovamento della mentalità dell’uomo, dell’anticonformismo che svelava sempre di più l’immagine di Dio misericordioso all’uomo,  considerando quanto fosse l’uomo è stato per lui, come il salmista disse al cap. 8 “Il figlio dell’uomo, tu l’hai solo di poco inferiore a Dio e lo hai coronato di gloria e d’onore” vv. 4,5 .

Oggi è la domenica della Riforma,  503 anni fa Lutero fece una svolta nella propria vita e l’effetto nei credenti era per scuotere la loro coscienza. Proprio questi passi che abbiamo letto e ascoltato ci portano a pensare ciò che era profetizzato nel nome di Gesù. A causa sua accadde nella famiglia dei credenti, dei sacerdoti una scissione. Lutero cambiò direzione. Lasciò il capo della chiesa cattolica cioè l’ordine papale, lasciò la via dell’obbedienza indicata dal padre della chiesa, lasciò la famiglia, si spogliò dall’abito di un’ identità vecchia per una nuova vita rinnovata in Cristo Risorto.

Egli scelse quella PAROLA annunciata nel nome di Gesù Cristo il suo unico salvatore, il salvatore di tutti gli uomini.

Dunque, Gesù Cristo Risorto il Signore predicato dagli Apostoli era la via di Dio nella nuova Era poiché ci convertiamo tutti a Lui.

Ogni uomo deve a Dio la sua vita,  così come Isaia profetizzò queste parole del Signore: “ Lasci l’empio la sua via e l’uomo  iniquo i suoi pensieri si converta Egli al Signore”   Isaia 55,7

Rimane il fatto che dagli insegnamenti di Gesù dobbiamo imparare l’arte di autocritico, di poter scrutare con l’aiuto dello Spirito Santo per dividere, per distinguere, e per riconoscere ciò che è bene e ciò che è male perché viviamo.

L’uomo scriba così deve vivere in continua ricerca della volontà di Dio Amore.

Il pensiero critico capace di leggere la parola di Dio facendo un lavoro esegetico è la sapienza che si semina di volta in volta nelle nostre vite di credenti che si costruisce, si edifica e si forma in conseguenza un uomo chiamato adulto e maturo.

Gli errori commessi  nel passato, correggendoli diventano parte del futuro che si vede evoluto e migliorato. L’uomo credente in Dio, dovuto dallo spogliarsi della vita pratica di  religiosità, fatte dalle regole umane per una comodità, si trasforma e la via della santificazione graduale e continua, per amore di Dio si risplende.

Quello che diceva Gesù prima è vero quando parliamo di Lui, di ciò che ha compiuto per noi. La guerra tra i popoli portò alla morte di  Gesù ma poi  l’evento della sua risurrezione fatto e compiuto da Dio  ci unisce, ci ricompone, ci riconcilia e riceviamo la pace. Gesù disse: “Vi lascio pace, vi do la mia pace” Gv.14,27

La cena del Signore che celebriamo è il cuore della nostra profonda riconoscenza verso Dio che aveva voluto riconciliarci tutti in lui.

La dinamica è una: dalla divisione alla comunione. Dopo che Gesù aveva adempiuto la sua missione sulla terrà, dopo che era risorto dalla morte, otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo a casa, e Tommaso era con loro.

Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro e disse:  “pace a voi” Poi disse a Tommaso: “Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente”. Tommaso gli rispose: “Signore mio e Dio mio” .

Gesù gli disse: “Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

Possa lo Spirito di Dio ispirarci, per poi confessare come Tommaso, Signore mio e Dio mio salvami, salvaci, salvaci dalla malvagità del nostro cuore bramoso, aiutaci a costudire e conservare il mondo che hai dato per noi da godere. Amen.

La legge perfetta della libertà

Forse questo racconto fa più male che bene alle nostre chiese protestanti europee. Esso racconta una storia di libertà e di responsabilità. Naturalmente queste due parole non ricorrono esplicitamente nella nostra storia, ma in un certo senso la riassumono. Esse stanno a cuore a molte e molti di noi, ma sono difficili da vivere. Se ne era già accorto, con preoccupazione, lo stesso Lutero: la Riforma aveva donato alle cristiane e ai cristiani un’enorme libertà: libertà da una precettistica soffocante, da quella che il riformatore chiama la tirannia clericale sulle coscienze, da una malsana religione della paura. Una libertà che è come l’aria sottile di montagna, che si respira a pieni polmoni e che sembra aprire spazi di vita prima inaccessibili. Come tutte le cose veramente preziose, tuttavia, la libertà va vissuta con attenzione: con responsabilità, appunto. Se la libertà di coscienza, ad esempio, viene fraintesa come indifferenza nei confronti del comandamento di Dio, è una catastrofe. Perché è vero: ci sono gli ordini dei dittatori, dei potenti, del papa e del suo Sant’Uffizio, dei pastori autoritari che credono di essere il profeta Geremia; ma c’è anche il comandamento di Dio, che non ha nulla a che vedere con quelli dei vari gerarchi umani, ma non per questo è meno esigente. Nei confronti del comandamento di Dio non c’è alcuna libertà, per la semplice ragione che il comandamento stesso è la libertà.

Attento, attenta, protestante italiano/a che ascolti questo racconto: attente a comprenderlo come l’evangelo della libertà di Dio e all’indifferenza e alla suoerficialità che non provengono dall’evangelo, bensì da noi stessi.

Ricapitoliamo brevemente l’episodio. I discepoli «spigolano», cioè raccolgono il grano avanzato nei campi e lo fanno in giorno di sabato. I farisei interpretano l’operazione come «mietitura», cioè come un lavoro vietato nel giorno del riposo. Gesù risponde citando un passo biblico (I Sam. 21, 2-6), nel quale Davide si prende una certa libertà nei confronti del pane consacrato a fini liturgici. Per la verità, nel racconto di I Samuele la faccenda del sabato non compare e Gesù modifica il racconto abbastanza in modo abbastanza significativo. Il senso del paragone è comunque chiaro: come Davide si è comportato con libertà nei confronti delle leggi del culto, perché era in una situazione di necessità, così noi, se secondo coscienza lo riteniamo opportuno, possiamo comportarci con libertà nei confronti del precetto sabbatico. La tesi che Gesù vuol sostenere è condensata nei sue versetti finali: il sabato è fatto per l’uomo (l’essere umano) e non l’uomo per il sabato: infatti il figlio dell’uomo è signore anche del sabato.

Possiamo leggere queste parole in due modi.

La prima lettura pone l’accento sul v. 27: il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Si tratta di un principio abbastanza comune in diverse culture, anche nel giudaismo del tempo di Gesù. Non è affatto vero, come ancora oggi capita di sentire nelleprediche e nelle lezioni di catechismo, che Gesù è stato il primo a pronunciare questa frase: la conoscevano anche molti rabbini. Essa esprime un’interpretazione moderata e ragionevole del precetto, sottolineando che il comandamento è un dono e non un peso che Dio impone giusto per vedere se siamo bravi. Volendo, si può leggere anche il v. 28 in questo modo, intendendo l’espressione “figlio dell’uomo” come essere umano il quale, per la ragione che abbiamo detto, è signore del sabato, può utilizzare il sabato per il proprio bene. La potremmo chiamare: la lettura del buon senso.

Poi ce n’è un’altra: l’espressione Figlio dell’uomo può anche indicare il Messia, cioè Gesù: la presenza del Figlio dell’uomo, di un re più grande di Davide, l’avvicinarsi, in lui, del Regno di Dio, superano anche la legge del sabato, perché creano un mondo nuovo già qui, su questa terra. Si tratta di un mondo nel quale donne e uomini possono vivere nella salute e nell’abbondanza; un mondo di gioia dove si può stare bene insieme, non governato da leggi da obbedire solo perché leggi e leggi religiose. La potremmo chiamare: la lettura del Regno di Dio.

Non è necessario contrapporre queste due interpretazioni. Anzi, esse sono convergenti: Dio vuole un mondo nel quale le donne e gli uomini siamo più umani. Non si tratta affatto di abolire il comandamento di Dio, semmai di realizzarlo nel modo più pieno: il regno di Dio  non è un luogo di ossessione religiosa, bensì uno spazio dove gli uomini e le donne possono vivere quella che l’epistola di Giacomo chiama la legge perfetta della libertà.

Ma, se è tutto così bello, perché mai questo messaggio potrebbe fare male proprio alle chiese protestanti, alle chiese della libertà, come ci piace definirci? Perché senza culto domenicale, senza preghiera quotidiana, senza lettura biblica regolare, senza frequentazione della comunità, senza contribuzione, non c’è nessuna libertà: né quella del buon senso, che vive comunque del comandamento di Dio, né quella del Regno incarnato da Gesù, che vuole essere annunciato, celebrato, cantato. Ci sono state epoche nelle quali bisognava annunciare la libertà dalla tirannia della religione e della chiesa. Oggi, almeno nel protestantesimo, bisogna annunciare la libertà dalla banalità non cristiana che crede di poter vivere senza la disciplina della parola di Dio perché “tanto siamo liberi”. Lutero lo diceva con chiarezza: meglio la legge di questa falsa libertà! Meglio il papa di questa caricatura dell’evangelo!

La libertà è un dono immenso e proprio per questo una responsabilità impegnativa. Per tale motivo, mi permetto l’operazione, un po’ rischiosa, di riformulare con parole mie, nella nostra situazione, i due versetti finali: la libertà è per Cristo, Con cristo per la libertà; infatti, Gesù, il figlio dell’uomo, è la sola, la vera libertà.

Amen

prof. past. Fulvio Ferrario

Paganesimo e idolatria

Efesini 4, 17-32

 

Questo, dunque, dico e testimonio nel Signore: non camminate più come camminano anche i pagani, nella vanità del loro pensiero, perché sono ottenebrati nella loro mente, alienati dalla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’indurimento del loro cuore. Essi sono divenuti insensibili e si sono lasciati andare alla dissolutezza, per praticare con avidità ogni impurità.  Non è così che avete imparato di Cristo,  se lo avete ascoltato e siete stati istruiti in lui. La verità in Gesù è piuttosto questa: che voi mettiate da parte l’uomo vecchio che va in corruzione, secondo la condotta di un tempo, secondo desideri ingannevoli,  che siate rinnovati nello spirito della vostra mente,  e che indossiate l’uomo nuovo, quello creato secondo Dio, nella giustizia e nella santità della verità.  Pertanto, avendo messo da parte la menzogna dite la verità, ciascuno con il suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi ma non peccate; il sole non tramonti sulla vostra ira. Non date spazio al diavolo.  Chi ruba non rubi più, ma piuttosto si affatichi per il bene, lavorando con le [proprie] mani, perché abbia di che condividere con chi è nel bisogno. Dalla vostra bocca non esca nessuna parola cattiva, semmai una buona che edifichi secondo il bisogno, per dare un beneficio a quelli che ascoltano.  Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno del riscatto.  Ogni amarezza e rabbia, ira, clamore e offesa sia rimossa da voi, insieme a ogni cattiveria.  Siate benevoli gli uni con gli altri, ben disposti, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.

 

Care sorelle e cari fratelli,

la lettera agli Efesini porta in sé le caratteristiche di una comunità cristiana nata dal paganesimo. La polemica è evidente, nel confronto ripetuto più volte con  la vita passata dei credenti. In questo brano si evidenzia nello specifico la questione etica. Che cosa c’è che non va nella vita di un pagano?

Secondo questa lettera, la prima cosa è che sono insensibili, hanno indurito il loro cuore. Sentono solo la propria voce! Sono rinchiusi nel loro cuore e così non possono confrontarsi con Dio, con la sua parola, neppure con la vita dei loro vicini e del loro prossimo. Esiste solo il loro io, in quel mondo sigillato verso l’esterno. È l’apoteosi del narcisismo, dell’autoreferenzialità. Per cui sono guidati esclusivamente dal desiderio di assecondare se stessi, i propri desideri e le proprie ambizioni, che considerano inderogabilmente legittime, senza se e senza ma. Il loro orizzonte è dunque il proprio io e il prossimo, l’altro o l’altra entrano in questo orizzonte sono nella misura in cui possono assecondare questo io, assurto a divinità.

L’analisi del paganesimo che troviamo negli scritti paolini è interessante perché quasi psicologizza il profilo del pagano. Non è più soltanto la polemica contro gli idoli muti, dunque, ma la polemica contro l’Io che diviene idolo indiscutibile. Il cuore indurito lo troviamo anche nell’AT, come ad esempio nel Faraone, che non vuole riconoscere altra autorità sull’Egitto all’infuori della sua. E cederà solo quando Dio comincerà a togliergli le sue cose più preziose, per poi pentirsi subito della sua debolezza per andare a caccia degli ebrei, ma pagare con la sua propria vita. Anche il popolo d’Israele indurisce il suo cuore di fronte alla volontà di Dio, quante volte! E si volge così agli idoli, abbandonando il suo Signore.

Un aspetto interessante della questione è che sovente è Dio a far indurire il cuore dei suoi nemici o dei nemici del suo popolo. Lo vediamo nell’episodio dell’esodo, lo vediamo anche nella lettera ai romani. Anzi, lì c’è un discorso sottilmente diverso: gli idolatri potrebbero conoscere Dio, ma lo abbandonano per seguire la creatura anziché il creatore. E così Dio li abbandona alle loro passioni, lasciando che si rovinino l’esistenza. Perché poi, alla fine, è questo il problema: il pagano consuma la sua esistenza arrovellato dal Male. Il pagano è l’essere umano lasciato a se stesso, che perde immediatamente la strada e non ha le risorse per essere autonomo, soprattutto nelle sue scelte etiche.

Non essendo in grado di uscire dall’orizzonte della sua vita, l’idolatra non può amare e rispettare il prossimo, ma sarà sempre alla ricerca del suo proprio interesse. Per questo l’idolatria è un problema sempre presente nella vita dell’umanità, qualunque forma di adorazione vediamo intorno a noi, anche in una società dove ci si sente cristiani prefetti. L’idolatria alla fine non riguarda l’idolo che sta nel tempio o negli angoli delle strade, bensì l’idolatria di noi stessi. Lutero lo dice bene, quando ricorda che una teologia delle opere può diventare – pur nell’illusione di essere profondamente cristiana – solo un modo per nutrire il proprio ego narcisistico. Se la vita cristiana si riduce ad una lista della spesa, questa serve solo a farmi sentire a posto con la mia coscienza. E sempre, senza alcuna eccezione, una teologia delle opere finisce in quella direzione. Lo vediamo bene, ad esempio, nella differenza tra Pietro Valdo e Francesco d’Assisi. Il primo vede la povertà come un mero strumento per annunciare la Parola, il secondo come un mezzo per guadagnare Dio mortificando se stessi. Perché anche la mortificazione di noi stessi non è altro che una forma di narcisismo: Dio non ci vuole sofferenti, disincarnati, ma ci chiama a vivere la nostra vita valorizzando noi stessi alla luce della sua parola nel servizio al prossimo. Solo chi ha capito la grazia di Dio può davvero essere di aiuto al prossimo.

È così che veniamo alla seconda parte del nostro brano. A noi esseri umani viene chiesto di lasciarsi alle spalle il proprio paganesimo, che ci aveva portati all’avidità e alla dissoluzione, per vivere della grazia che il Signore ci ha donato. Noi siamo salvati: viviamo la nostra salvezza, mettiamola a frutto, facciamola nostra! La salvezza in Cristo è una condizione, come un vestito da metterci addosso. Per rendere la nostra vita qualcosa di diverso, è necessario lasciar entrare nella nostra vita quella Parola di grazia che ci viene offerta. Essa ci obbliga ad uscire dal nostro orizzonte limitato per guardare l’orizzonte di Dio e scoprire che non siamo il centro dell’universo ma una parte di esso. Questo, naturalmente, limita ne nostre illusorie ambizioni, perché ci fa capire che la vita vera viene vissuta nel rispetto dell’altro, nell’incontro con l’altro. Ci aiuta a capire quanto sia importante essere parte di un tutto. E la cosa interessante è come sia sovente proprio dall’esterno che ci viene uno sprone a riconoscere la volontà di Dio. Pensiamo all’ambientalismo, oggi un’acquisizione fondamentale della nostra cultura. Esso ci è stato insegnato da altri, per nulla cristiani. E poi abbiamo scoperto che era lì, nelle nostre scritture. Il nostro indurimento, quel ripiegamento su noi stessi in cui è così facile ricadere, ci avevano impedito di vederlo. Quante altre cose possiamo imparare aprendoci al mondo, allargando all’altro il nostro orizzonte, imparando da Dio ad ascoltare anche l’altra, l’altro che cercano di dialogare con noi? Solo la parola di grazia di Dio può schiarire la nostra mente e liberarla dalle tenebre, in cui è così facile perdersi.

Ed è così che arriviamo alla lista che Efesini ci offre, per esemplificare in che cosa consista la vita cristiana. Lo ripeto, non è la lista della spesa, è qualcosa di molto più profondo, è il richiamo ad atteggiamenti di fondo, a scelte di base, che ci permettono di vivere la vita secondo la Parola. Prima di tutto non potrebbe non esserci un richiamo alla verità, alla sincerità. Senza di queste non ci può essere vita cristiana. Si può litigare, discutere animatamente, come ci fa capire l’esortazione successiva. La tutto nella sincerità e nella ricerca della verità. E se questa ci porta a litigare (antico e congenito vizio degli esseri umani!), la rabbia che ne deriva, il risentimento devono sparire entro la sera. Il giorno dopo siamo di nuovo fratelli e sorelle, per ricominciare da capo, magari come persone più mature. Quante volte, invece, risentimenti covati a lungo hanno rovinato – e rovinano – la vita anche della nostra chiesa? E, così, il diavolo si è preso il suo spazio ed ha lacerato le nostre esistenze e il tessuto comunitario…

La parola sul rubare è inquietante, anche se per fortuna non so quanto ci riguardi da vicino. Eppure anche nella chiesa c’è chi ruba e chi ha rubato, magari anche “legittimamente”, semplicemente approfittando di una situazione di poco controllo. Si deve vivere del proprio lavoro, in tutti i sensi. Anche chi si approfitta del lavoro altrui per farsi bello, ruba!

Gli ultimi sono esempi di cattiveria, che ci ricordano come una parola cattiva, sbagliata, un atteggiamento poco rispettoso possano fare molto male al nostro prossimo e alla chiesa. Come vedete, l’elenco non vuole essere esaustivo ma esemplificativo. Vuole ricordarci quanto è fragile la nostra fede, la nostra volontà di vivere la Parola, e di come facilmente possiamo ricadere nella nostra idolatria, magari andando ogni domenica in chiesa! Il credente è chiamato a farsi carico di questa fragilità e di rispettarla, facendo tutto quanto è in suo potere per edificare la chiesa e non abbatterla. L’amore che Dio ci ha insegnato in Cristo l’unico modo per realizzare la vocazione che il Signore ci rivolge. La Sua grazia di rende liberi, abilita la mente alla comprensione della Sua volontà, e il Suo Spirito ci guida nel nostro cammino. Che potremmo volere, più di così?

 

prof. Eric Noffke

Terza domenica dopo Pentecoste

 

Preludio: Intervento musicale

Invocazione e accoglienza

Ci raccogliamo alla presenza del Signore.

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio, e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti noi. Amen.

Leggiamo nel libro del profeta Gioele queste parole del Signore:

Avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona:

i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,

i vostri vecchi faranno dei sogni,

i vostri giovani avranno delle visioni.

(Gioele 2,28)

Care sorelle e cari fratelli, buongiorno e buona domenica.

Dio ci accoglie e si rallegra di vederci riuniti nel suo nome, qui nel tempio e nelle vostre dimore. Il Signore è grande. Egli ci ha convocati e ci ha accolti nel mondo che ha creato.

 

Egli ci ha amati, prima che noi lo amassimo.
Nel suo Figlio Gesù ci ha cercati, prima che noi lo cercassimo.
Nel suo Spirito ci ha conosciuti, prima che noi lo conoscessimo.

 

Riceviamo nel nostro cuore e nella nostra vita

la gioia e la pace dello Spirito Santo. Amen.

 

Salmo

I cieli raccontano la gloria di Dio

e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani.

Un giorno rivolge parole all’altro,

una notte comunica conoscenza all’altra.

Non hanno favella, né parole;

la loro voce non s’ode,

ma il loro suono si diffonde per tutta la terra,

i loro accenti giungono fino all’estremità del mondo.

La legge del Signore è perfetta, essa ristora l’anima;

la testimonianza del Signore è veritiera, rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore;

il comandamento del Signore è limpido, illumina gli occhi.

 

Siano gradite le parole della mia bocca

e la meditazione del mio cuore in tua presenza,

o Signore, mia Ròcca e mio redentore!

(Salmo 19,1-4a.7-8.14)

Preghiamo:

Dio nostro, tu compi meraviglie su tutta la terra. Da un’estremità all’altra le tue testimonianze parlano di te, raccontano il tuo nome, le tue liberazioni e la tua fedeltà. Tutto è armonia nella tua opera e in essa ogni essere umano e ogni cosa creata trova il calore che dà vita. Noi ti benediciamo perché questo tuo amore lo hai reso perfetto e limpido nel tuo Figlio Gesù. In lui troviamo ristoro e riposo. In lui i nostri affanni e le nostre fatiche trovano riscatto. In lui e per lui ti rendiamo grazie. Amen.

 

Inno 42 “Ti loderò Signor”

Ti loderò, Signor, con tutto il cuor,

Io racconterò le tue meraviglie, la grande tua bontà.

Ti loderò, Signor, con tutto il cuor, perché mi riempi di felicità.

Alleluia!

 

Chi crede nel Signor e spera in lui sol il grido salir farà dell’oppresso che cerca libertà.

Chi crede nel Signor, che sempre fedel, conosce la forza che lo sosterrà.

Alleluia!

 

Cantiamo al Signor il liberator, lodiamo con lui che ha fatto fiorire, la nuova umanità.

Cantiamo al Signor; Egli è vincitor; nessuno potrà sconfigger il suo amor.

Alleluia!

 

Introduzione:

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, oggi è la terza domenica della pentecoste. Continuiamo a meditare l’opera potente dello Spirito di Dio, prima nella vita del suo primo popolo e da questa esperienza ne siamo beneficiati perché si è estesa fino alla nostra generazione.

Preghiera di illuminazione:

 

Signore Dio nostro.

Questa mattina siamo qui davanti a te per ascoltare ciò che vuoi dirci.

Abbiamo bisogno della tua parola per guidarci nel nostro cammino.

Dacci un cuore puro, e rinnovaci uno spirito ben saldo.

Ti chiediamo in questo momento d’incontro per donarci ancora un cuore puro e uno spirito disposto a seguire la tua volontà.

Ti chiediamo di farci capire che ci è necessario ascoltare il cuore del tuo messaggio perché tu viva in noi.

Siamo qui riuniti, anche con le sorelle e i fratelli che si sono collegati da casa.

Ti ringraziamo perché impariamo sempre di più la gioia di ascoltare.

Noi riconosciamo i nostri limiti nel capire ciò che vuoi dirci, e anche se sappiamo parlare più lingue, ci accorgiamo ciò non basta per raccontare le tue benedizioni.

Aiutaci a vivere e a donare con gioia quello che riusciamo a fare, e ad esperimentare insieme in questo percorso dell’essere chiesa insieme. Aumentaci i nostri sforzi.

Noi ci affidiamo in te, che con il dono del frutto del tuo spirito a ciascuno di noi possiamo vedere il manifestarsi tra noi, l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la bontà, la fedeltà, la mansuetudine, e l’autocontrollo. Amen.

Lettura biblica e sermone: 1Re 3,1-15

Salomone s’imparentò con il faraone, re d’Egitto. Sposò la figlia del faraone e la condusse nella città di Davide, finché egli avesse finito di costruire il suo palazzo, la casa del SIGNORE e le mura di cinta di Gerusalemme. Intanto il popolo continuava a offrire sacrifici sugli alti luoghi, perché fino a quei giorni non era stata costruita una casa al nome del SIGNORE. Salomone amava il SIGNORE e seguiva i precetti di Davide suo padre; soltanto offriva sacrifici e profumi sugli alti luoghi. Il re si recò a Gabaon per offrirvi sacrifici, perché quello era il principale fra gli alti luoghi; e su quell’altare Salomone offrì mille olocausti. A Gabaon, il SIGNORE apparve di notte, in sogno, a Salomone. Dio gli disse: «Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda».  Salomone rispose: «Tu hai trattato con gran benevolenza il tuo servo Davide, mio padre, perché egli agiva davanti a te con fedeltà, con giustizia, con rettitudine di cuore a tuo riguardo; tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che siede sul trono di lui, come oggi avviene. Ora, o SIGNORE, mio Dio, tu hai fatto regnare me, tuo servo, al posto di Davide mio padre, e io sono giovane, e non so come comportarmi. Io, tuo servo, sono in mezzo al popolo che tu hai scelto, popolo numeroso, che non può essere contato né calcolato, tanto è grande.  Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?» Piacque al Signore che salomone gli avesse fatto una tale richiesta. E Dio gli disse: «Poiché tu hai domandato questo, e non hai chiesto per te lunga vita, né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza per poter discernere ciò che è giusto, ecco, io faccio come tu hai detto; e ti do un cuore saggio e intelligente: nessuno è stato simile a te nel passato, e nessuno sarà simile a te in futuro.  Oltre a questo io ti do quello che non mi hai domandato: ricchezze e gloria; tanto che non vi sarà durante tutta la tua vita nessun re che possa esserti paragonato.  Se cammini nelle mie vie, osservando le mie leggi e i miei comandamenti, come fece Davide tuo padre, io prolungherò i tuoi giorni». Salomone si svegliò, e capì che era un sogno; tornò a Gerusalemme, si presentò davanti all’arca del patto del SIGNORE e offrì olocausti, sacrifici di riconoscenza e fece un convito a tutti i suoi servitori.”

O Dio, santificaci nella verità: la tua parola è verità. Amen.

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

Il nostro lezionario “un giorno una parola” ha proposto per questa settimana una delle letture bibliche del primo Re e ho pensato quindi di condividere con voi una riflessione che riguarda il sogno di Salomone e di tutto ciò che ne implica. Oggi, ho colto quest’occasione, ma mi concentro sul versetto 9 in cui Salomone pregò Yahweh di donargli un cuore intelligente al fine di ammaestrare con giustizia e di discernere il bene dal male nei confronti del Suo popolo.

 

Un commento sul brano dice che il contesto in cui il verso 9 del capitolo tre fa riferimento al racconto successivo del 1 Re 3, 16-28, ha servito per capire e per spiegare meglio il significato della pratica della giustizia che, con il sentire del cuore di un credente, Salomone ne ha fatto uso per dare giudizio ad ogni caso che gli è stato portato davanti dal popolo, come l’essere eletto successore di Re Davide suo padre.

Quindi, oggi vi invito a riflettere con me che cosa vuol dire avere un cuore saggio e intelligente nelle relazioni interpersonali, in un paese di credenti in Dio allora e perché è importante ricordare che attraverso il sogno Egli rivela sé stesso a tutti quelli che gli hanno creduto, come ad es. Giuseppe figlio di Giacobbe e Giuseppe padre di Gesù.

 

Il brano ha introdotto le due donne prostitute che si sono recate davanti al Re Salomone per chiedergli la loro causa, il diritto di avere la difesa e per ricevere la giustizia perché possano vivere pacificamente.

Leggo le parole di queste donne nell’interno del brano dal 1Re 3:16-28: La prima donna prostituta disse: «Permetti, mio signore! Io e questa donna abitavamo nella medesima casa, e io partorii mentre lei stava in casa.  Il terzo giorno dopo il mio parto, partorì anche questa donna. Noi stavamo insieme, e non c’erano estranei; non c’eravamo che noi due in casa. Poi, durante la notte, il figlio di questa donna morì, perché lei gli si era coricata sopra. Lei, alzatasi nel cuore della notte, prese mio figlio dal mio fianco, mentre la tua serva dormiva, e lo adagiò sul suo seno, e sul mio seno mise il figlio suo morto. Quando mi sono alzata al mattino per allattare mio figlio, egli era morto; ma, guardandolo meglio a giorno chiaro, mi accorsi che non era il figlio che io avevo partorito». Mentre invece la seconda donna disse, brevemente queste parole: «No, il figlio vivo è il mio, e il morto è il tuo»”.

Il re ordinò: «Portatemi una spada!» E portarono una spada davanti al re. Il re disse: «Dividete il bambino vivo in due parti, e datene la metà all’una, e la metà all’altra». Allora la donna, a cui apparteneva il bambino vivo, sentendosi commuovere le viscere per suo figlio, disse al re: «Mio signore, date a lei il bambino vivo, e non uccidetelo, no!» Ma l’altra diceva: «Non sia mio né tuo; si divida!»  Allora il re rispose: «Date a quella il bambino vivo, e non uccidetelo; lei è sua madre!»

Tutto Israele udì parlare del giudizio che il re aveva pronunciato, ed ebbero rispetto per il re perché vedevano che la sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia”.

 

Assistiamo questa scena molto spesso, la vediamo nei film o in quella trasmissione televisiva che si intitola ‘il verdetto’ in cui davanti al giudice due persone, chiedono entrambe la giustizia. Così le due prostitute, madri di due neonati litigavano in presenza del re, ma a differenza dai molti giudici come viene detto nel brano precedente, non c’è nessun come Salomone, che ha la facoltà di ascoltare con il cuore intelligente e di giudicare come tale. L’unica richiesta di Salomone a Dio, di dargli un cuore intelligente per comprendere bene ciò che c’è nel cuore delle persone al fine di governare con l’imparzialità, la rettitudine, la ragione, l’onestà verso il Suo popolo, era piaciuta al Signore, infatti, dice: “10 Piacque al SIGNORE che Salomone gli avesse fatto una tale richiesta”.  Solo così Salomone potrà assumersi la responsabilità nel suo ruolo di Guida di molta gente.

 

Il verdetto pronunciato dal re Salomone fu una manifestazione di Dio nella sua vita che, avendo avuto una ricaduta per tutto il popolo, non solo per le due donne che chiedevano di essere giustificate, gli fece guadagnare rispetto durante il suo regno.

Nella preghiera di Salomone al Signore intravediamo che la richiesta non era per sé stesso, ma anzi, sì, a ciò che gli stava a cuore, sì, a ciò che teneva così tanto per giudicare correttamente, come Dio avrebbe giudicato: “ perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?” “e io sono giovane, e non so come comportarmi”. In questa maniera, Salomone ha potuto svolgere il suo ruolo da Re con la capacità di saper ascoltare profondamente ogni cosa che gli viene detto, con imparzialità, senza favoritismo, e ingiustizia. Cercando di essere anche un mediatore fra le due parti.

Nel contesto delle donne, prostitute, ha ascoltato la versione di entrambe non tanto con le parole che gli avevano riferite, ma per le parole non dette, quelle che venivano percepite nel profondo del loro cuore. Egli ha avuto la capacità di ascoltare le grida nel loro intimo, e la sapienza di trovare la soluzione che rende giustizia per superare il male e vincere il bene, “cercate di vincere il male con il bene” secondo l’apostolo Paolo, e così sarebbero tornate a casa riconciliate.

I sogni riportati nella Bibbia fanno parte della rivelazione di Dio scritta per l’umanità, nella 2 lettera di Paolo a Timoteo 3,16-17, afferma: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. La Bibbia ‘ci prepara del tutto’ in quanto rivela tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere su Dio, le sue qualità, le sue norme morali e il nostro posto nel suo proposito per la terra.

 

Dio disse nel libro del profeta Gioele: “[…] i vostri vecchi faranno dei sogni, […] i vostri giovani avranno delle visioni” (Gioele 2,28) L’incontro di Salomone con Dio nel suo sogno era fuori luogo e fuori tempo, non dovrebbe essere considerato un tempo reale, perché nel sogno l’uomo risulta in una condizione di dormi-veglia. Quindi un sogno non dovrebbe essere considerato un fatto reale poiché l’uomo non si trova nello stato di ragione, e non può compiere un’azione, ma per i credenti, il sogno rappresenta la speranza che Dio parli e riveli la sua volontà. L’intervento di Dio nella vita di Salomone, attraverso il suo sogno, diventa per noi credenti oggi una testimonianza dell’agire dello Suo Spirito, ad oggi sembra che Dio non usi più i sogni per trasmettere i suoi messaggi agli esseri umani. Perciò, se vogliamo conoscere il futuro e la volontà di Dio per noi dobbiamo stare attenti a “non andare oltre ciò che è scritto”, ovvero ciò che contiene la Bibbia. Inoltre, praticamente tutti possono accedere a questo libro e studiare le tante rivelazioni divine che contiene, inclusi i sogni.  “Degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo” (2 Pietro 1:21)

 

Così oggi impariamo e ricordiamo il verso 9 che ci dice: “ una mente intelligente” riferita a “un cuore capace di ascoltare”. Nell’AT il cuore è l’organo del pensiero e della volontà. Questa frase dà l’idea di una ragione che capisce, di un istinto per la verità. La richiesta di Salomone ha lo scopo specifico di governare il popolo, specialmente nel campo della giustizia.

 

 

Il Signore del cielo e della terrà rivelò all’apostolo Paolo i doni dello Spirito di Dio dicendo che ora vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.  Infatti a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza. 1 Cor. 14.2

 

Interludio: Intervento musicale

Ang pagbasa sa banal na kasulatan: 1 Hari 3,1-15 (Aking babasahin ang magandang balita na ating pagbubulaybulayan sa umagang ito ay nakasulat sa aklat ng mga hari kabanata tatlo, talata mula  isa hangang labinlima).

1Naging kakampi ni Solomon ang Faraon, hari ng Egipto, nang kanyang pakasalan ang anak nito. Itinira niya ang prinsesa sa lunsod ni David habang hindi pa tapos ang kanyang palasyo, ang bahay ni Yahweh at ang pader ng Jerusalem. Ngunit ang mga taong-bayan ay patuloy pang nag-aalay ng kanilang mga handog sa Diyos sa mga sagradong burol, sapagkat wala pa noong naitatayong bahay sambahan para kay Yahweh. Mahal ni Solomon si Yahweh, at sinusunod niya ang mga tagubilin ng kanyang amang si David. Subalit nag-aalay din siya ng handog at nagsusunog ng insenso sa mga altar sa burol.Minsan,  pumunta si Solomon sa Gibeon upang maghandog, sapagkat iyon ang pinakatanyag na sagradong burol. Nakapag-alay na siya roon ng daan-daang handog na sinusunog. Kinagabihan, samantalang siya’y naroon pa sa Gibeon, nagpakita sa kanya si Yahweh sa isang panaginip at tinanong siya, “Ano ang gusto mong ibigay ko sa iyo? Sabihin mo!” wika sa kanya. Sumagot si Solomon, “Kinahabagan ninyo at tunay na minahal ang aking amang si David dahil naging tapat at matuwid siya sa inyo at naging malinis ang kanyang puso. At ipinagpatuloy ninyo ang inyong tapat na pagmamahal sa kanya nang bigyan ninyo siya ng isang anak na ngayo’y nakaupo sa kanyang trono. Yahweh, aking Diyos, ginawa mo akong hari bilang kahalili ng aking amang si David, kahit ako’y bata pa’t walang karanasan. Ngayo’y nasa kalagitnaan ako ng iyong bayang pinili, bayang hindi na mabilang sa dami. Bigyan po ninyo ako ng karunungang kailangan ko sa pamamahala at kakayahang kumilala ng mabuti sa masama. Sapagkat sino po ba ang may kakayahang maghari sa napakalaking bayang ito?” 10 Dahil ito ang hiniling ni Solomon, nalugod sa kanya si Yahweh 11 at sinabi sa kanya, “Dahil hindi ka humiling para sa iyong sarili ng mahabang buhay, o kayamanan, o kamatayan ng iyong mga kaaway, kundi ang hiniling mo’y karunungang kumilala ng mabuti sa masama, 12 ibibigay ko sa iyo ang hiniling mo. Bibigyan kita ng karunungan na walang kapantay, maging sa mga nauna o sa mga susunod pa sa iyo. 13 Ibibigay ko rin sa iyo ang mga bagay na hindi mo hiningi: kayamanan at karangalang hindi mapapantayan ng sinumang hari sa buong buhay mo. 14 At kung mamumuhay ka ayon sa aking kalooban, kung susundin mo ang aking mga batas at mga utos, tulad ng ginawa ng iyong amang si David, pagkakalooban pa kita ng mahabang buhay.” 15 Nagising si Solomon at noon niya nalaman na siya’y kinausap ni Yahweh sa panaginip. Pagbalik niya sa Jerusalem, pumunta siya sa harap ng Kaban ng Tipan ni Yahweh, at nag-alay ng mga handog na susunugin at mga handog para sa kapayapaan. Naghanda rin siya ng isang salu-salo para sa kanyang mga tauhan.

Ang mensahe ng buhay 

Ang Karunungan ni Solomon (ang hiling ni Solomon kay Yahweh)

Mga kapatid ating nabasa sa aklat ng kasulatan sa mga hari kabanata 3, talata isa hanggang labin-lima na si haring Solomon ay mayroon siyang malinaw na pagtingin(pagkakilala) sa kanyang sarili bilang   iniupong maghahari sa bayan ng Herusalem.

Ito ay ang kanyang katayuan na siyang nagparamdam at nagbukas sa kanyang isipan  upang hilingin ang kaisa-isang bagay kay Yahweh, para magampanan ang kanyang tungkulin, bilang isang tagapagsilhi sa kanya at sa mga taong ipinagkatiwala sa kanya. Kayat ang bersikolong 9 ang gusto kung bigyan diin ngayon na siyang inasam na makamit ni haring Solomon para mapaglingkuran higit na mabuti ang Diyos na kanyang kinikilala. Kanyang hiniling na bigyan siya ng marunong na puso, pusong marunong making at pakiramdam.

 

Ang kaisa-isang hiniling ni Solomon kay Yahweh ay bigyan siya ng pusong marunong makinig para mamahala sa mga tuahan niya. Bilang isang tagapaglingkod ng Diyos kailangan niyang mapamahalaang mabuti sa hustisya para sa ikabubuti ng buong bayang pinili.

Ang hiniling ni Solomon ay hindi pangkaraniwang kakayahan, kundi isang pusong marunong makinig sa mga taong nangangailangan ng katarungan.

 

 

Ang unang patotoong ito ay nakasaad sa sumusunod na mga talata, dito sa aklat ng mga hari, at ito  ay ang tungkol sa kaso na idinulog ng dalawang babaeng nagbebenta ng panandaling aliw, dahilan sa pagkamatay ng isang bata na ipinanganak ng isa rin sa kanila.

 

Mga kapatid, hinihiling ko ang paumanhin sa ninyo sapagkat hindi kuna babasahin ang talata mula 16 hanggang 28 sapagkat inyo ng narinig sawikang italyano. Ipapaubaya ko nalang sa inyo ang pagbabasa nito pag-uwi ninyo sa inyong mga tahanan, tungkol sa istorya at hatol ng hari sa dalawang babaeng nagbebenta ng panandaliang aliw sa panahong iyun.

Atin nalang isipin at imaginin nang silang dalawa ay nasa harapan ng hari at pilit nilang pinagdidiinan ang kanilang mga katuwiran, at umabot sila sa matinding alitan kung sino ang tunay na ina ng batang nabuhay. Atin din dito mapapansin na silay magkaiba ng ugali, isa sa kanila ay maraming sinabi na wala namang katutuhanan, at lumalagablab pa ang galit sa isa. Kayat sa madaling salita may poot at inggit na nararamdaman ng babaeng namatay ang kanyang anak.

Dahil sa silay nakatira sa iisang bubong na bahay, tanging sila lamang ang nakakaalam sa katutuhanan, mahirap sanang malutas ang kanyang problema ngunit dahil sa karunungan ng hari, kanyang iginawad sa kanila ang batas, na makatutuhanan at ang tamang hatol. Silay pumaroon sa harapan ng haring Solomon upang humingi ng tulong, at bigyan sila ng katarungan at iyun ay kanilang nakamit. Hindi rin natin nalaman kung  ano ang dahilan o kung bakit namatay ang isang anak ngunit dahil dito ang karunungan ng puso ni haring Solomon ang siyang dahilan upang siya ay magpasya para sa ikabubuti nilang dalawa at sa buong bayan.

 

kayat, sinabi ng hari, bigyan mo ako ng pusong marunong.

Ito  ang tunay na dahilan kung bakit hiniling ni hari Solomon na ikinalulugod ng Diyos sa kanya, at itoy kanyang taos pusong ibinigay sapagkat siya ay isang Diyos pag-ibig, at Diyos na makatutuhanan at alam niyang siya lamang ang may pusong mahabagin.

Sa Diyos lamang manggagaling ang kakayahang ito, at sa dahilang ito,  mapamahalaan niya ang hustisya para sa buong bayan. Siya ay nakaupo bilang hari, dahil sa siya ay pinili lamang upang maglingkod at upang ipaalam at ipaabot  ang kagustuhan ng Diyos dito sa lupa.  kahit siyay isang kabataan, sa harapan ng Diyos itoy walang anuman, sapagkat kanya itong tutulungan at tuturuan kung ano ang dapat gawin.

 

Bakit sa panaginip nagkatagpo at nag-usap ang hari at ang Diyos?

Ito ay isa sa mga kababalaghan na ipinabatid sa atin ng ating mga ninuno sa aklat ng buhay ng mga mananampalataya.

 

Ang Diyos sa pamamagitan ng panaginip atin nalalaman ang kanyang mahiwagang pakikiisa sa atin.  Ang panaginip ay nangyayari kapag ang tao ay natutulog at sa dahilang ito hindi kung minsan maunawaan ngunit sa pag-uusap ng hari at ang Diyos sa panaginip na ito ay ipinakita kung ano ang talagang nasa kaibuturan ng puso ng hari na tanging ang Diyos lamang ang makakabasa. Ang kanyang iniisip at bumabagabag sa sarili ay isang dahilan na kanyang gustong patunayan na ang kanyang pagsisilbi sa Diyos at sa tao ay hindi para hindi ipakita ang kanyang karunungan kundi ang pagsasaksi sa Gawain ng Diyos sa kapakanan ng kanyang mga pinili.

At sa kanyang gulang na kabataan ay isang katutuhanan na hindi niya tiyak na siya ay karapat-dapat sa tungkulin na iyun bilang tagapangulo sa bayan, ngunit, siya ay pinili ng Diyos kayat ang Diyos pa rin ang siyang gagabay sa kanyang tungkulin.

Ang Espiritu santo ng Diyos ay dumalay sa kanya at ito ang ating nasaksihan din sa buhay ni Jose ng kanyang nakausap ang anghel upang itakas si Jesus sa kamatayan na isinasagawa ng haring Erodes.

Ang mensaye ng buhay sa atin ngayon mga kapatid ay napakahalaga dahil sa ating mga nananalig sa Diyos mapapatunayan na siya ang ating gabay lagi upang ating mapagtagumpayan ang anuman nating pakay na ikabubiti para sa lahat.

 

Tayoy magtiwala sa kanya at idaing ang ating mga pangangailan at naway punuan niya an gating mga pagkukulang. Nawa’y hilingin natin lagi sa Diyos na bigyan tayo ng pusong marunong making at mapang-unawa. Amen.

 

Inno 121

Santo Spirito discendi e ravviva la mia fè,

Nel mio debol cuore accendi un ardente amor per Te.

Scendi o Spirto di Sapienza e ci salva dall’error;

ci rivesti di potenza ed infiamma il nostro cuor.

 

La tua luce in me diffondi, santo Spirto del Signor;

la tua grazia mi circondi, o divin consolator.

Scendi o Spirto di Sapienza e ci salva dall’error;

ci rivesti di potenza ed infiamma il nostro cuor.

 

 

Oh, felice la mia sorte, se il mio cuore Ti aprirò.

Tu mi assisti in vita e in morte! Rinnovato in Te sarò.

Scendi o Spirto di Sapienza e ci salva dall’error;

ci rivesti di potenza ed infiamma il nostro cuor.

 

Raccolta delle offerte

Servire il Signore significa impegnarsi con le proprie capacità, il proprio tempo e denaro. La nostra offerta è un segno di consacrazione: ricordiamoci che Dio ama un donatore allegro.

Ricordo a tutti, la colletta sarà deposta prima dell’uscita di via Firenze 38 in cui trovate due cestini appositi.

Preghiamo

Nostro Dio e Padre, ti siamo riconoscenti per tutti i tuoi doni e perché ci permetti di dare le nostre offerte, nella consapevolezza che anch’esse fanno parte del servizio al quale ci hai chiamato. Amen

 

Annunci/ Comunicazioni e informazioni

  • Un caro saluto in particolare alle sorelle e ai fratelli di Pescara e di Milano.
  • Auguriamo un buon compleanno ai fratelli e alle sorelle che hanno compiuto gli anni in questo mese di giugno. (Lucas Christian Tugade, Stelita Yutuc, Chiara Cristobal, Ela Macaraeg e ). Il Signore vi benedica.
  • ogni domenica alle ore 7,00 Breakfast time. Se qualcuno vuole essere partecipe a questo impegno rivolgetevi a Francesca Agrò.
  • Per il gruppo accoglienza rivolgetevi alla nostra presidente Laura Nitti. Facciamo il turno e il vostro aiuto sarà di certo molto prezioso. Vi ringraziamo in anticipo.

 

  • domenica 28 giugno alle ore 11,00 culto bilingue a cura di Enrico Bertollini, il testo biblico della predicazione è stato scelto da lui ed essa sarà annunciata in due lingue, e quella in tagalog da Rowena Abad.
  • domenica 5 luglio alle ore 11,00 culto bilingue a cura di Francesca Agrò, e il testo biblico sarà scelto anche da lei. La predicazione sarà fatta in due lingue, e quella in tagalog da Norie Castriciones.
  • dal 24 giugno al 9 luglio la past. J. Galapon sarà in ferie. Dal 24 al 30 partirà insieme ai nostri due fratelli di chiesa Elio e Piero per andare a trovare Franco Guarnera a Cefalù. Mentre Isabella e Dino andranno a trovare il loro figlio e la sua famiglia in Sardegna. A tutti che cominciano la loro vacanza possa il Signore accompagnarli con la sua mano benedicente.
  • Rivolgetevi alla presidente del consiglio di chiesa Laura Nitti per qualsiasi emergenza.

 

 

 

Preghiera di Intercessione

 

Signore, nella luce della predicazione che abbiamo ascoltato intercediamo per i fratelli e le sorelle che aspettano da noi consigli, parole che confortano e che edificano, gesti che sollevano dagli affanni e dalle ingiustizie. Sono tanti, Signore, nelle nostre città e nelle contrade del nostro paese quelli che cercano una porta aperta, un’occasione di riscatto e di liberazione. Signore, tu ci hai accolti, ci hai ascoltato, e a nostra volta possiamo condurre a te tutte queste creature; donaci perciò coraggio e sapienza nell’accoglierle affinché, nell’incontro con noi, possano scoprire te, il Signore, da cui viene la consolazione eterna.

Nostro Signore, Padre onnipotente ed eterno, grazie perché sei il nostro Dio.

Resta con noi. Rafforza la grazia che abbiamo ricevuto da Gesù cristo e consenti a molte persone in tutto il mondo di conoscerla e di onorare il Tuo nome. Benedicici, permettendo che la tua benedizione si diffonda da noi agli altri, per la gloria del Tuo nome Benedici le nostre azioni, benedici la nostra vita. Padre amato. Vogliamo ricevere la tua benedizione per la gloria della tua giustizia e della tua verità.

Signore Dio guaritore, ti chiediamo in particolare di guarire chi è malato, fuori e dentro la nostra comunità. Noi ti chiediamo una buona salute per tutti quanti noi. Dona ai nostri dirigenti un cuore intelligente, ciò di cui abbiamo bisogno perché troviamo la serenità e superiamo tante difficoltà.

Ti chiediamo questa grazia nel nome di Gesù che ci ha insegnato a rivolgerti con queste parole

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

Benedizione: (Vi invito ad alzarvi le vostre mani ponendo sul capo del fratello e della sorella davanti a voi mentre cantiamo la benedizione)

Inno 143:  Dio ti benedica, Dio ti protegga, Dio faccia risplendere il suo volto su di te. (2X)

 

Amen cantato

 

 

culto bilungue Seconda domenica dopo Pentecoste

 

Preludio

Invocazione

Dio ci ha fatti membri della sua famiglia, ha fatto di noi la casa di cui Gesù Cristo è la pietra angolare; egli viene a dimorare con noi per mezzo del suo Spirito. Amen.

Saluto

Care sorelle e cari fratelli, buongiorno e buona domenica a tutti voi che siete qui.

Saluto le sorelle e i fratelli che si sono collegati sul facebook della nostra chiesa.

Il nostro legame fraterno e amicizia è stato manifestato virtualmente (ma anche in qualche modo concretamente) attraverso la disposizione di questi strumenti tecnologici. Non lo possiamo dimenticare ed abbandonare quella esperienza.

Inno 163

Nel tempio del Signore,

o Figli suoi venite;

le vostre voci unite

Altissimo a lodar.

 

Signor ti siamo grati

di tutti i doni tuoi.

dimora in mezzo a noi

accresci noi la fe’.

Preghiera

Signore Dio nostro. Ti ringraziamo perché oggi è un giorno santificato da te per noi. Siamo venuti per lodare te insieme alle sorelle e ai fratelli che si trovano a casa.  E tutti noi siamo stati convocati e riuniti dall’opera del tuo Spirito Santo. Ti siamo grati per tutto quello che ci hai donato e ci hai fatto godere in questi giorni passati. I tuoi doni sono le dimostrazioni che tu vivi in mezzo a noi. Ti ringraziamo per il tempo in cui ci hai fatto capire che abbiamo vissuto nel male, e nella solitudine. Sono stati i momenti in cui, in silenzio, abbiamo sentito la tua presenza per accompagnarci, e per farci ritrovare la possibilità di risolvere i nostri problemi quotidiani. Ci siamo sentiti circondati del tuo amore. Ti ringraziamo per averci elargito i tuoi doni, per noi, per i nostri cari e per tutti. Ci hai fatto partecipare anche alla distribuzione di questi beni materiali.

Resta con noi, rimani con noi, perché in questo culto di lode possiamo sentirci riempiti della tua pace. Possa tu superare i nostri limiti di comprensione. Istruiscici la tua parola e la tua volontà. Ora parla tu e noi ti ascoltiamo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Lettura biblica e sermone

Oggi è la seconda domenica dopo pentecoste. Seguendo il suggerimento del nostro lezionario ci porta ad ascoltare un messaggio di vita dal libro degli atti degli apostoli, si chiama anche i loro fatti. La potenza di Dio, si manifesta donando il suo spirito Santo agli apostoli.

Preghiamo: Signore, allontana da noi ogni pensiero che possa distrarci dall’ascolto della tua parola, rendici attenti perché possiamo coglierne la preziosità, la ricchezza e la forza, in modo da portare attorno a noi il tuo messaggio di vita. Amen.

Atti4,32-35
“La moltitudine di quelli che avevano creduto era d’un sol cuore e di un’anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva ma tutto era in comune tra di loro. Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro. Infatti non c’era nessun bisognoso tra di loro; perché tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano l’importo delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi, veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno”.

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, oggi, vorrei condividere con voi e lanciarvi qualche pensiero che ho potuto trarre dal brano proposto dal nostro lezionario “un giorno una parola”. Ciò nacque dalle esperienze dei primi credenti. Furono dei fatti eccezionali che fecero nella chiesa di Dio allora: gli atti degli apostoli e i fatti, erano le dimostrazioni dell’opera del dono dello Spirito del Signore in loro.

Innanzitutto, la chiesa, membri in costituzione, fu riunito con l’unanimità di anima e di cuore per esprimere, a vicenda, l’amore fraterno. È stata espressa il significato profondo della solidarietà come essi erano in pieno accordo di disporre quello che hanno, frutto del loro essere l’uno per l’altro. Sembrava una vera comunione, l’unità nel vero senso della parola.

Sin dall’inizio, essi individuarono aspetti fondamentali che ha distinto la loro vita di essere credenti; dal loro modo di coinvolgimento, radunando nel nome del risorto Gesù Cristo, che non sembrava più di natura umana, ma frutto dell’opera divina. Non era più un tipo d’associazione o comune formazione di uomini per esprimere la loro solidarietà e per aiutare chi era in difficoltà nella società, ma un’esperienza di fraternità tra persone che con la loro fede in Dio hanno costruito una comunità che ha un obiettivo quello di donare, dare ciò che avevano guadagnato, tutto secondo la loro possibilità che negli anni avevano goduto. Con questo cambiamento di vita, frutto della fede che hanno afferrato dalle predicazioni degli apostoli, si erano disposti per raggiungere l’altro/a per assicurare anche il loro benessere.

Provo stupore a questo atteggiamento, eppure era veramente un frutto della grazia e bontà di Dio attraverso l’operato dello Spirito sulla terra. Il rapporto di amore fraterno si può definire in una frase come dice Giovanni Luzzi commentando il libro degli atti degli apostoli: ”Quello che è mio è tuo”. Atto che si raggiunge, soltanto, tramite l’intervento degli apostoli, gli uomini di Dio.

Dunque, nella chiesa in cui Gesù Cristo era il riconosciuto capo viene riconosciuto due aspetti caratterizzanti:

– Il compito degli apostoli di predicare la resurrezione di Gesù Cristo per la continua conversione degli uomini e delle donne chiamata come una comunità di fratelli.

– il compito dei credenti di risolvere il problema economico di ciascuno/a, segno concreto che dimostra l’amore fraterno in Cristo Gesù. Le evenienze e il bisogno manifestato dai fratelli, venivano risolti attraverso la straordinaria volontà di tutti di mettere insieme quello che avevano in termine di denaro; fatto che nella nostra epoca, raramente succede. Ad esempio il denaro ricavato dalla vendita di una proprietà, veniva messo a disposizione di tutti attraverso la distribuzione proporzionata degli apostoli. Tramite gli apostoli i bisogni erano soddisfatti e i donatori credenti, in questo modo, poterono rispondere alle cose essenziali per la loro vita comune di benessere e di pacifica convivenza nella vita di chiesa.

Guardando da lontano e nello stesso tempo da vicino per fare un confronto alla nostra vita di chiesa penso che la loro motivazione sia stata spinta per la potenza della predicazione degli apostoli. Il messaggio della risurrezione di Gesù Cristo era un impulso che li ha sospinti a pensare che i loro averi potevano essere una soluzione migliore per superare ogni tipo di povertà, concretizzando la salvezza che nella preghiera che Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli tutte le richieste troveranno risposta.

Il mettere insieme gli averi dei credenti deponendoli ai piedi degli apostoli in modo tale che potessero servire alla chiesa. Da questo denaro ricavato, una chiesa di molti membri di classe, culture, lingue differenti sperimenterebbe in prima occasione la possibilità di uguaglianza. ”Quello che è mio è tuo”.

L’unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia ha un servizio diaconale molto strutturato. È un’impresa seria perché si tratta di predisporre dei servizi diaconali per tutti, sia in Italia che nell’estero; Finanziato dalla cosiddetta l’Otto per Mille, la chiesa riceve indirettamente dai cittadini denari che ogni anno vengono messi da parte dalla detrazione fiscale. I ricavati servono per finanziare dei progetti culturali, delle emergenze umanitarie, delle ricerche, ma non penso che sia la stessa cosa di quello che intende dire il nostro brano, così come anche la diaconia comunitaria che la nostra chiesa ha, può essere soltanto un intermediario, perché i soldi non sono direttamente suoi.

Secondo voi, come si nota la potenza dello Spirito di Dio se non si dimostra la capacità di rialzare un fratello o una sorella che si trova in difficoltà? Come puoi tu dire sei risorto con Cristo se non si vede la dimostrazione della vita rinnovata in te? Come possiamo dire che siamo risorti in Cristo Gesù se continuiamo a dividerci anziché arricchirci dalle diversità dei doni dello Spirito di Dio? Dobbiamo fare mente locale e ricercare in noi i talenti che abbiamo ricevuto dal Signore: “un dono di sapienza, saggezza, dono di guarigione” (1 Corinzi 14). I doni spirituali sono fondamentali.

Da un lato, il fatto economico è un problema di tutte le società fino ad ora, molto più accentuato in questi tempi dal COVID-19.

In ogni comunità di credenti ci sono i ricchi e i poveri. Perciò il lavoro di predicazione e di servizio diaconale sono strettamente connessi. Ci rendiamo conto l’intensità e la debolezza della nostra testimonianza se uno di questi due aspetti viene tralasciato.

Gli apostoli hanno predicato la resurrezione del Signore Gesù. È necessario e primario questo impegno per dare la testimonianza del popolo nascente di Dio in Cristo Gesù sulla terra e poiché la chiesa è nata dalla resurrezione di Cristo dai morti, i popoli nati da questa fede devono vivere e comprendere sempre di Dio, la rivelazione della volontà suprema di Colui che è Il Signore del cielo e della terra.

Per quanto mi riguarda, il mio ruolo come pastora di questa comunità. Ho avuto l’opportunità e la possibilità di disporre i soldi affidati a me da fratelli o da sorelle che volevano aiutare chi si trova in difficoltà. Così, per la fiducia che si è creata tra me e il fratello o la sorella che ha la possibilità di dare una mano, ho potuto conoscere come essere un intermediario in questo momento di emergenza sanitaria dal coronavirus.

Un membro della comunità che affida una somma di denaro al pastore o alla pastora è un segno di fiducia. La fiducia non ha prezzo. Non la si può comprare ma si conquista nel tempo. Se i membri e il pastore o la pastora della comunità costruiscono un rapporto di fiducia, raggiungono l’intento del Signore di far vivere l’amore fraterno e la pratica della giustizia nella solidarietà. Apprezzo, possiamo apprezzare l’intreccio della predicazione e la gestione di denaro nella comunità che il pastore, nella situazione in cui conosce meglio i membri della comunità, potrà gestire perché ne è consapevole del bisogno di ciascuno o ciascuna. Il testo biblico di questa mattina mi ha fatto sentire una gioia immensa di essere stata pastora delle diverse comunità che ancora oggi è in grado di sperimentare questo comportamento divino di solidarietà e di amore fraterno. Però, per essere sempre più trasparente abbiamo anche preferito eleggere nelle nostre comunità un cassiere perché sia lui o lei a raccogliere i denari che servono per l’impegno dell’annuncio della parola e per l’adempimento della missione che si svolge in Italia dai pastori e dalle pastore che ha un costo notevole per la chiesa membri. L’apostolo Paolo esortava la comunità di Corinti con queste parole:

“Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri” (1 Corinzi 10,24)

Popolo del Signore eleva il tuo cuore, apri le tue orecchie.

“Ecco il tuo Signore parla! E si rivolge a te, Egli ti ha scelto per osservare il suo santo comandamento. Non devi rubare il bene dell’altro. Io lo dono a lui, il suo bene è mio. A te non mancherà il necessario, se sarai giusto e benigno”. (Ambrosius Lobwasser)

Voglia il Signore benedire il nostro lavoro missionario in Italia. Amen.

Preludio: strumento musicale

Ang mensahe sa buhay: Gawa 4,32-35 (Ang Pagtutulungan ng mga Mananampalataya)

32 Nagkaisa ang damdamin at isipan ng lahat ng mananampalataya, at di itinuring ninuman na sarili niya ang kanyang mga ari-arian, kundi para sa lahat. 33 Taglay ang dakilang kapangyarihan, ang mga apostol ay patuloy na nagpapatotoo tungkol sa muling pagkabuhay ng Panginoong Jesus.[a] At ang masaganang pagpapala ay tinaglay nilang lahat. 34 Walang kinakapos sa kanila sapagkat ipinagbibili nila ang kani-kanilang lupa o bahay, at ang pinagbilhan 35 ay ipinagkakatiwala nila sa mga apostol. Ipinamamahagi naman iyon ayon sa pangangailangan ng bawat isa.

32At ang karamihan ng mga nagsisampalataya ay nangagkakaisa ang puso at kaluluwa: at sinoma’y walang nagsabing kaniyang sarili ang anoman sa mga bagay na kaniyang inaari: kundi lahat nilang pag-aari ay sa kalahatan. 33At pinatotohanan ng mga apostol na may dakilang kapangyarihan, ang pagkabuhay na maguli ng Panginoong Jesus: at dakilang biyaya ang sumasa kanilang lahat. 34Sapagka’t walang sinomang nasasalat(nangangailangan) sa kanila: palibnasa’y ipinagbili ng lahat ng may mga lupa o mga bahay ang mga ito, at dinala ang mga halaga ng mga bagay na ipinagbili, 35At ang mga ito’y inilagay sa mga paanan ng mga apostol: at ipinamamahagi sa bawa’t isa, ayon sa kinakailangan ng sinoman.

Mga kapatid, ang mga tinalakay ng banal na kasulatan sa aklat ng mga  gawa ng mga apostol, ayon sa muli na naman nating pag-aaral nito, ay napakahalaga dahil sa bunga ng makapangyarihang lakas ng Espiritung banal ng Diyos.

  • Una ang mga tungkulin ng mga apostol(alagad ni Jesu Cristo)  ay upang ipahayag ang mensahe ng muling pagkabuhay ni Jesu Cristo at pagsilbihan ang iglesya sa paraan na ibahagi ang mga salapi na siyang inialay ng mga kapatid sa iglesya upang matulungan ang mga may pangangailangan , pagkatapos na maipagbinta ang kanilang lupain at bahay .  Ang unang kanilang inisip ay ang mga kapatid na nasa situwasyung paghihirap.  Samakatuwid, ang mga nanampalataya ay nag-kaisa pusot isipan upang isagawa ang pagtulong bilang tungkulin pangunahin. Kayat ang mga apostol ay siyang ginamit upang tigapamagitan ng mga mananampalataya : mayaman at mahirap. Sa tungkulin bilang tigapamagitan sila ang naghahati-hati sa mga perang inialay sa kanila para magamit na tulong sa mga mahihirap. Anuman ang nalikom na salapi sa pinagbintahan ay wala na ring silang karapatan pa na hatiin o magtira, sapagkat ito ay sa iglesya na at pwede natin sabihin na gagamitin na ito para sa bahay panalanginan at sa mga tauhan ng Diyos. Kayat sa bahay ng Diyos ang mga taong nanampalataya sa kanya ay tinawag na mga magkakapatid kay Jesu Cristo.
  • Ang Espiritung banal ang siyang nagbigay inspirasyun sa mga may kakayahan na mga kapatid upang tulungan ang mga mahihirap. Ang mga bagong mananampalataya ay tinawag na mga kapatid kay Jesu Cristo kayat napakaganda ang naging turing nila sa bawat-isa. Sila ay tinawag na mga magkakapatid , sila ay membro ng katawan o iglesya ni Jesu Cristo at si Gesù Cristo ay ang pangulo nito.  Ang bawat isang nanampalataya ay nagkaroon ng bagong buhay at anuman ang kalagayan nito, bilang nag-kaisang katawan sila ay tinawag na ring isang pamilya ng Diyos. Kayat napakaganda ang naging uri o anyo ng kanilang pagsasama at  samahan at sila ay nakaramdam ng pagkakatulad o pare-perehong kalagayan at katayuan sa harapan ng mga tao. Ang ibig sabihin ng kanilang relasyon ay tulad ng mga salitang ito : “Ang akin ay iyo na rin/ang iyo ay sa akin”. Ang mga salitang ito ay puspos ng magandang kahulugan sapagkat ipinapakita, na anuman ang pangangailang ng bawat isa ay nabibigyan ng lutas sa kanilang samahan. Sa ganitong intensiyun magkakaroon sila ng kapayapaan, panatag na  samahan at pamumuhay sapagkat sinuman sa kanila ay hindi na matataguriang mahirap o mayaman dahil sila ay iisa na. Mawawala narin ang inggitan sapagkat wala ng nagsasabi na ito ay akin lamang, kundi, ang lahat ay para sa kanila, sa loob ng bahay ng Diyos. May isang bagong pamilya ang mga nananalig sa Amang lumalang sa mundong ito.  Sila ay pinakaisa sa pangalan ni Jesu- Cristo.

Mga kapatid, ang aral sa aklat  ng gawa ng mga apostol ay parang  napakalayo na sa ating mga gawain at damdamin bilang isang iglesya ni Cristo Jesus. Tayoy nagkakaisa sa pagpuri sa amang Diyos na nagbigay o nagkaloob ng lahat sa atin, ngunit parang laging naiisip lamang natin ang ating pansariling kapakanan.

Tayo nakafocus lagi sa ating mga pangangailan at hindi natin napapansin ang mga pangangailangan ng ating mga kapatiran. Kayat angmensahe sa ating buhay ngayon ay napakahalaga dahil    tayo ay tinawag ng Diyos upang ibahagi ang kanyang iginawad na kayamanan, makibahagi tayo at pahagian natin  ng bunga ng ating mga paghahanap-buhay lalo na sa ating mga kapatid.   Ang panahon ngayon ay hindi katulad noon ngunit bilang mga anak ng Diyos huwag nating kalimutan ang gawaing matulungin at pagtutulungan.

Ipadama natin ang pag-ibig at mahabaging loob  ng Diyos sa atin.

 

Kamangha-mangha ang pangyayari ito tungkol sa buhay ng mga unang nanampalatayang mga cristiyano ang kanilang pagiging maalalahanin sa pangangailan ng kanilang mga kapatid.  Pag maitanim sa atin ang kabutihang ito marami ang hindi magdaranas ng kahirapan.

Ang pagtutulungan ng mga magkakapatid kay Cristo Jesus ay nakakaiba sa gawaing panlipunan sapagkat may relasyon na nabuo, nag-kaisa, nabuklod sa pangalan ni Jesu Cristong binuhay muli ng makapangyarihang Diyos.

Ang mga patoto ng mga membro sa iglesya ditto ay nakikita o naipapakita sa pamamagitan ng mga kapatid na italyanong may kakayahan upang tulungan ang mga kapatid na Pilipino para matugunan ang mga pangangailangan ng mga pamilya na nasa Pilipinas: asawa, matustusan ang pag-aaral ng mga  anak na nasa Pilipinas, makabili ng lupa at makapagtayo ng bahay.

Ang gawa ng ispiritung banal ay ibalik sa ating kaiisipan, muwang sa tunay na pakay ng Diyos sa ating mga buhay. Amen.

 

Inno 48: Voglio tutto abbandonare/Ang lahat ko’y inihahandog (Ib)

 

Voglio tutto abbandonare in Tue mani o mio Signor.

Fa di me quel che ti pare, prendi tutto in me Signor.

Prendimi, Signor, prendimi Signor,

a Te voglio consacrare mente, spirto e cor.

 

Ang lahat ko’y inihahandog na may kagalakan

O Jesus, ang puso’t buhay ko ay iniaalay.

Napasasakop, O Panginoon

sa banal Mong kalooban at nilalayon.

 

Raccolta delle offerte

Servire il Signore significa impegnarsi con le proprie capacità, il proprio tempo e denaro. La nostra offerta è un segno di consacrazione: ricordiamoci che Dio ama un donatore allegro.

Come domenica scorsa, trovate due cestini appositi per la colletta, prima dell’uscita di via Firenze 38.

Preghiamo

Nostro Dio e Padre, ti siamo riconoscenti per tutti i tuoi doni e perché ci permetti di dare le nostre offerte, nella consapevolezza che anch’esse fanno parte del servizio al quale ci hai chiamato. Amen.

Annunci

  • 20 giugno alle ore 16,00 culto dell’XI° circuito

 

Lettera della sovrintendente

Care sorelle e cari fratelli,  impossibilitati ad organizzare la consueta Festa delle Chiese dell’XI Circuito, ritenendola anche non consona all’attuale momento, abbiamo però deciso come Consiglio di Circuito di posticiparla come data e di trasferirla sulla piattaforma online Zoom, al seguente indirizzo: https://us02web.zoom.us/j/84236154410

Saremo ospiti della Rivista Confronti, che ringraziamo.

L’appuntamento è per

sabato 20 giugno, alle ore 16, 00

 

sperando nel frattempo di essere usciti dal periodo di emergenza.

Sarà quindi sufficiente “cliccare” sull’indirizzo per entrare, senza password.

Seguirà il programma dettagliato della manifestazione, che avrà la durata di circa un’ora.

Vi abbraccio, fraternamente

Francesca Marini – Sovrintendente

 

  • 21 giugno alle 7,00 Breakfast time
  • 21 giugno alle ore 11,00 Cultobilingue a cura della past. J. Galapon
  • 21 giugno gruppo italocinese si incontrerà a Villa borghese
  • Avete ricevuto la circolare via email. Ci sono i fratelli che hanno scritto delle riflessioni su come hanno vissuto i tempi dell’emergenza sanitaria. Se volete scrivere ancora mandatemela perché sia pubblicata nel mese di agosto e settembre.

Preghiera di intercessione

Care e cari,

prima che rivolgiamo al Signore la nostra preghiera di intercessione, vi leggo ancora qualche versetto dopo il testo della predicazione che ho commentato, per accompagnarci in questa settimana che verrà.

36 Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che tradotto vuol dire: Figlio di consolazione), Levita, cipriota di nascita, 37 avendo un campo, lo vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.

5:1 Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà, 2 e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e, un’altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli apostoli. 3 Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? 4 Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio». 5 Anania, udendo queste parole, cadde e spirò.

Signore Dio nostro, scopriamo che hai tanto da rimproverarci nel nostro modo di vivere come cristiani che sin dall’ora della nascita della chiesa, è una comunità cristiana perché porta il nome di Cristo.

Oggi ci ricordi non solo di questo episodio che tutto ci hai donato e così siamo diventati anche tuo.

Non permettere che continuiamo a mentire noi stessi e soprattutto a te che tu sai tutto di noi.

Chiediamo il tuo Spirito santo che guidi in profondità la nostra vita per scoprire che siamo tuoi, viviamo per te e per essere il prossimo vicino all’altro.

Grazie per le tue parole che ci fanno d’istruzione e d’insegnamento per il nostro cammino di fede verso la scoperta del nostro proprio autentico “Se”.

Essere i tuoi collaboratori di giustizia è un percorso che dobbiamo attraversare, scoprire ogni giorno perché tutti noi possiamo arrivare a raggiungere quella vera solidarietà, fraternità frutto dell’insegnamento di Gesù risorto.

Tienici per mano in questa nuova settimana. Aiutaci ad affrontare la fatica di vivere e di lavorare con un senso e una dignità. Nutrici del tuo amore così ci possiamo amare.

Disponici il tempo e lo spazio per accogliere ogni essere umano come noi per essere di sostegno. E che scopriamo insieme un sostegno reciproco non soltanto quando siamo nella situazione di difficoltà, ma nei momenti di benessere.

Ti chiediamo di donare la forza mancata di chi si trova in malattia fra noi.

In particolare ti preghiamo per nostra sorella Titti Vezzosi che porta il peso della sua malattia fisica. Guariscila. Tu che sei il Signore della nostra vita.

Tutto quello che siamo e quello che abbiamo sono tuo. Perciò facci vivere nella gioia di condivisione come allora che hai chiamato la chiesa ad essere testimone della tua bontà.

Ti chiediamo di benedire il mondo che hai creato e tutti gli esseri viventi perché dia frutto per nutrirci.

Guida i nostri dirigenti perché sappiano disporre i beni materiali che ci sono per il fatto che sei generoso nei nostri confronti.

Tutto questo ti chiediamo per amore e nel nome di Gesù Cristo.

Inno 217: Padre Nostro

Padre Nostro che in cielo dimori,

del tuo Nome esaltiamo la virtù.

Su noi regna, e sia fatto, Signore,

come in ciel tuo volere quaggiù.

 

Oggi il pan cotidiano ci dona,

e le offese rimettici ancor,

come ognuno di noi le perdona

al fratello che gli è debitor.

 

Ci preserva amorevo, paterno

dalle insidie del gran tentator;

Tu sol regni potente ed eterno,

Tu, fedele e glorioso Signor.

 

 

Benedizione

Rimanete in comunione gli uni con gli altri nel nome di Cristo; andate in pace, e lo Spirito diriga i vostri passi perché possiate vivere nella verità.

“La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi”.

(2 Tessalonicesi 3,18)

 

 

Domenica dopo Pentecoste: la domenica della Trinità

Culto Bilingue 7 giugno 2020

Preludio

Invocazione

Invochiamo la presenza del Signore in mezzo a noi: Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.  Amen. (11 Cor.  13,13)

Saluto

Care sorelle e cari fratelli, buongiorno e ben ritrovati.

Oggi è la prima domenica dopo la Pentecoste, la domenica della Trinità.

Dallo scorso 8 marzo, oggi siamo qui, nuovamente riuniti, nel tempio di via XX settembre dopo quasi tre mesi. Ringraziamo il Signore che abbiamo potuto attraversare questi mesi difficili in cui eravamo tutti in pericolo a causa del COVID19, purtroppo abbiamo soltanto superato le prime due fasi e non abbiamo ancora il mezzo per colpirlo definitivamente.

Siamo di nuovo qui, grazie all’impegno del nostro consiglio di chiesa che ha seguito il manuale e le linee guide che la Tavola ha mandato alle chiese, perché possiamo essere al sicuro di poter stare insieme a lodare il Signore.

Vi prego dunque di seguire la liturgia /l’ordine del culto proiettato sullo schermo.

Preghiamo

Signore Dio nostro, ti ringraziamo perché sei stato tu a convocarci e ad accompagnarci questa mattina. Ti chiediamo di donarci la tua pace cosicché possiamo ascoltare con attenzione la tua parola che dà sostegno a ogni giorno del nostro vivere.

Un tempo è passato, abbiamo attraversato un momento difficile della nostra vita e la lotta non è ancora finita. Signore, in te speriamo, e che con la tua parola che ascoltiamo, la nostra fede possa rivivere, e il nostro cammino possa proseguire verso a cui tu ci porti ad essere i tuoi testimoni. Benedici il nostro culto di lode e di ringraziamento. Dio nostro tre volte santo. Amen.

 

 

Inno 126 “O Spirito, fuoco del mondo”

O Spirito, fuoco del mondo, o Spirito fiamma d’amor in noi un impulso profondo ridesta ed un vivo fervor, O Spirito, fuoco del mondo, O Spirito del Signor.

O Spirito, fuoco di vita, o Spirito fiamma d’amor sostieni la fede smarrita, rispondi ai lamenti del cuor! O Spirito fuoco di vita, O Spirito del Signor.

Tu fuoco di piena esultanza o Spirito fiamma d’amor. Tu susciti in noi la speranza; la gioia subentra al dolor. Tu, fuoco di piena esultanza, O Spirito del Signor.

Preghiamo: Signore apri le nostre orecchie  e disponi i nostri cuori, perché riceviamo insieme la salvezza che tu vuoi dare all’umanità per mezzo della tua Parola. Amen

Sermone: Numeri 6:22-27

Il SIGNORE disse ancora a Mosè: «Parla ad Aaronne e ai suoi figli e di’ loro: “Voi benedirete così i figli d’Israele; direte loro: “Il SIGNORE ti benedica e ti protegga! Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!”. Così metteranno il mio nome sui figli d’Israele e io li benedirò».

Cara sorella e caro fratello,

il testo della predicazione è tratto dal libro di Numeri, il quarto del Pentateuco, la cosiddetta “formula della benedizione sacerdotale”. Che cosa è una formula? È una espressione simbolica o rituale, e in questo caso i sacerdoti di Israele hanno pronunciato queste parole, dicendo ai loro figli che nel nome di Dio sono stati prosperati, ed essere stati fecondi.

 

Da questi versetti, dobbiamo ricordarci due motivi principali su cui viene attribuita la benedizione: colui che la dà e coloro che la ricevono nel tempo e nello spazio.

 

Il primo motivo principale si focalizza sul Signore Dio, che con le sue opere: la creazione e il dono della terrà dato ai figli di Israele è riconosciuto come il Signore della benedizione, la fonte della gratitudine. La terra e il cielo producono cibo per tutti gli esseri viventi. Il mondo che ha creato è la prima grande casa di tutti, in cui ognuno costruisce piccole case per le loro famiglie affinché possano vivere, godere e ricevere affetti personali, nutrendosi dai frutti del loro lavoro e della loro fatica. La benedizione e la protezione di Dio si intrecciano e si concretizzano nella creazione del mondo in cui la terra è a disposizione di tutti per garantire la loro sussistenza.

Il Salmo 121 ce ne da la testimonianza del soccorso e della protezione che abbiamo nel Signore. Egli è dalla nostra parte. Così leggiamo il Salmo 121 Canto dei pellegrinaggi.
“Alzo gli occhi verso i monti… Da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto vien dal SIGNORE, che ha fatto il cielo e la terra. Egli non permetterà che il tuo piede vacilli; colui che ti protegge non sonnecchierà. Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà. Il SIGNORE è colui che ti protegge; il SIGNORE è la tua ombra; egli sta alla tua destra. Di giorno il sole non ti colpirà, né la luna di notte. Il SIGNORE ti preserverà da ogni male; egli proteggerà l’anima tua. Il SIGNORE ti proteggerà, quando esci e quando entri, ora e sempre.”

 

In un momento di incertezza, uno ha bisogno delle parole di benedizione che le accompagna, le abbraccia, le pone la mano su qualcuno/a amato, e le circonda. Dio che ha creato un mondo grande per tutti, una casa per ogni famiglia, è anche colui che è capace con le mani a dimostrare e impartire la sua protezione. Nelle due mani alzate possiamo sentire che cosa vuol dire essere benedetti. In questo gesto delle mani, abbracci allargati possiamo dimostrare che siamo strettamente circondati dall’amore di Dio.

 

Il secondo motivo principale, invece, si focalizza su coloro che sono stati benedetti da Lui, e che vengono chiamati ad impartire questo insegnamento ricolmi di benedizione. Essi sono chiamati a dare testimonianza e di metterle in pratica nella vita di tutti i giorni affinché possano diventare una benedizione al loro prossimo.

L’apostolo Paolo disse ai Galati «Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Gal. 3,28) è il testo scelto per la giornata mondiale contro l’omofobia e trans- fobia che abbiamo celebrato lo scorso 17 maggio. L’aggressione verbale come maledire e la discriminazione razziale sono tra le malattie della nostra epoca. In questo momento che negli Stati Uniti d’America la notizia sulla morte di un afroamericano George Floyd, causato dal soffocamento e dall’abuso di potere di un americano bianco ha fatto scattare la rabbia e l’indignazione di molti popoli dall’atteggiamento del razzismo. Noi siamo geograficamente lontani dall’America, ma siamo molto vicini a loro perché il razzismo è un comportamento di discriminazione di chi si distingue dall’altro, soffocando l’altro nella convinzione di essere superiore; di chi si separa dall’altro attraverso la divisione della nazione, della cultura, della lingua, e della tradizione. La crudeltà dell’uomo e la realtà con i fatti disumani dovrebbero riscuotere le nostre coscienze come cristiani. Siamo sul cammino della via della conversione e dell’insegnamento di discepolato di Gesù che è dura da perseguire. Le sofferenze e i dolori sono ancora segni del Cristo crocifisso, causati dell’arroganza dell’uomo.  Ci vogliono dei credenti che adorano e amano il Signore in Spirito e in verità. Lo Spirito del Signore ci deve guidare.

Floyd era un cristiano. Ha creduto in Gesù Cristo, il Signore di tutti. Ma credere con la bocca non è sufficiente, ci vogliono i fatti ora. “Benedite e non maledite!” dice l’apostolo Paolo.

Benedire significa dire bene le parole che Dio ha insegnato ai suoi figlioli. Vanno insegnate, sussurrate alle orecchie e applicate perché traducono il vivere della quotidianità nel saper riconoscere che il mondo è stato donato a tutti e non solo ad una nazione.

 

I figli benedetti sono illuminati con il volto del Signore, vedono il suo sguardo sorridente che li aiuta a tenere d’occhio la strada da percorrere, e si inchina a loro, dandoli la serenità.

<<Il Signore non sonnecchierà>> significa che Dio sorveglia.

Se queste parole che escono dalla bocca dei figli benedetti, vengono sentiti dai figli più giovani che stanno appena iniziando a percorrere una strada di vita, un nuovo lavoro, o in ricerca di lavoro, potranno essere incoraggiati ad affrontare ogni difficoltà nel loro cammino poiché “Gli occhi del Signore li guardino, e li rendano sereni”.  E nello stesso tempo quello che ci accompagna dopo il nostro culto.

 

Il Signore così disse a tutti i figli di Israele che Lui è la fonte del loro benessere. La benedizione deve essere trasmessa da Padre al figlio, dal figlio ai figli, e a tutte le generazioni considerato che tutti questi soggetti sono i popoli della terra di Israele. Gesù Cristo, figlio di Dio, nasce dalla stirpe di Davide, è un ebreo, a lui è estesa anche la benedizione di Dio Padre, prima agli israeliti, poi a tutto il popolo: giudei, pagani, liberi e schiavi, maschi e femmine.

 

Questo testo biblico suggerito dal nostro lezionario sembra fatto a posto per noi oggi dopo il lockdown. Le parole contenuti in questi versetti sono fondamentali per noi perché sono quelle che desideriamo sempre udire, e che ci vengono sussurrate ogni volta che entriamo ed usciamo dalle nostre dimore.

<<Benedetto sia il Dio Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celeste in Cristo>> (Efesini 1,3)

 

Abbiamo la certezza che noi, qui oggi, siamo stati benedetti perché ci siamo scampati dal contagio del coronavirus che ha causato la morte di migliaia di persone. E nel fare il cordoglio, chiediamo il Signore di renderci veramente partecipi al dolore insopportabile della separazione e nello stesso tempo diventiamo sempre a più persone portatori di benedizioni e non di parole che feriscono. Noi che abbiamo ricevuto la benedizione di protezione da Dio e dobbiamo ricordare di continuare ad obbedire e rispettare le regole basi della vita comune.

 

Dio ci ha benedetti e ci benedice per essere di benedizione al nostro prossimo. Ai figli direte loro queste parole di benedizione: “Il SIGNORE ti benedica e ti protegga!”

Vorrei ringraziare il Signore perché oggi mi ha messo in bocca queste parole perché io le dica bene a voi, e quando uscirete da questo tempio, ditele bene anche alle persone che incontrate, e quelle che incontreranno potranno dire queste stesse parole.

 

Nel nostro tempo molto spesso si dicono più parole che fanno male all’altro, prediligendo a dare accento al parlare male che viene passato da una persona all’altra, generando una catena di parole malefiche, che causa dolore e che impedisce di vivere una vita serena. Forse i figli di Dio in questa generazione hanno dimenticato di insistere, a sottolineare che queste parole non sono gradite alle orecchie del nostro Signore?

Cara e caro, se hai subito delle parole di aggressione ricordati che Dio il Signore della nostra vita non vuole che ti soffermi su queste parole. Non lasciare che dimorino in te perché non ti faranno del bene.

Le parole di benedizione vanno tramandate, è una passa parola. Bisogna farle circolare perché chi le dice e chi le riceve diventano sempre agenti di benedizioni. Oggi, a noi è data questa occasione per un motivo valido, perché altri non si sentano disperati ma ispirati. Facciamole circolare tra noi. Cerchiamo di fare la nostra parte, quella dell’essere nella parte di Dio.

Gesù disse: “Benedite quelle che vi benedicono. Amate i vostri nemici”.

Amen.

 

Interludio: Intervento musicale

 

Sermon: Ang mensahe ng buhay ay mula sa Bilang kabanata 6, talata mula dalawampot-dalawa hanggang dalawamput-pito ( Ang Pagbebendisyon ng mga Pari)

22 Sinabi ni Yahweh kay Moises, 23 “Sabihin mo kay Aaron at sa kanyang mga anak na ang mga salitang ito ang bibigkasin nila sa pagbabasbas nila sa mga Israelita:

24 Pagpalain ka nawa at ingatan ni Yahweh;
25 kahabagan ka nawa at subaybayan ni Yahweh;
26 lingapin ka nawa at bigyan ng kapayapaan ni Yahweh.

27 “Ganito nila babanggitin ang pangalan ko sa pagbabasbas sa mga Israelita at tiyak ngang pagpapalain ko sila.”

Mga kapatid, narito na naman tayong muli dito sa lugar na ito upang sambahin  ang Diyos nating lahat. Siya ay ating pinapasalamatan sa lahat ng kanyang pagpapala, pag-iingat, mahabaging-loob, paglingap at taglay na kapayapaan na nagbubuhat sa kanyang Espiritung banal.

Sa bilang  kabanata 6  talata mula sa 22 hanggang sa 27 si Yahweh ang siyang nagsabi kay Moises, ang sasabihin ni Aaron na kanyang kapatid , sa mga anak ng mga Israelita.

Ang mga salitang ito ay ukol sa tinatawag  o sinabing pagbebedisyon at upang ipabatid na ang lahat ng kabutihan , mabuting salita ay galing sa Diyos. Ang Diyos ay mapagpala: siya ay ang Diyos na nagpaparami ng bunga, lupa at  mga anak sa isang angkan , nagpapalago,  nagpapayaman sa lahat. Ang buong lupain ay kanyang pinagpapala.

Ang lahat ay kanyang pinagyayaman at tayo ay kanyang binibiyayaan upang tayo ay magiging biyaya din sa iba. Ang pagpapala ng Diyos ay para sa lahat. Ang lupa ay kanyang pinagyayaman.

May sinabi ako sa sermon ko sa italyano na una sa lahat ang Diyos na nagbibigay, sa kanya nagbubuhat ang lahat, lupa at langit at ang mga bunga nito.

Ikalawa naman ay tayong mga anak ang siyang nakatanggap nitong mga biyaya para sa atin at sa lahat ng ating mga kapwa. Sa pamamagitan natin kanyang ipinalalasap ang  kanyang kabutihan sa mga taong nangangailangan. Ang hininga natin ay galing sa kanya, ang buhay natin ay iisa, ngunit dahil kay Jesu -Cristo natangpuan at natuklasan natin na may mas malalim pang katutuhanan at kabuluhan ang ating mga buhay.

Ang Espiritung bahal ang siyang nag-papaunawa sa atin. Dahil sa kanyang makapangyarihang lakas, o hindi mawaring kakayahan tayo ay kanyang sinaniban upang malaman natin ang kanyang kagustuhan.

Ang ating buong katauhan ay kanyang hiningahan ng magandang balita tungkol sa kaligtasan na pangako ni Yahweh.Kayat sa pag-aaral natin ng banal na kasulatan ay lumalalim pa ang ating mga nalalaman, kaalaman tungkol dito sa mundo.

Ang ating relasyon sa kanya ay naipapakita natin sa ating kapwa dahil siya ay may itinanim sa atin na magandang kalooban, mahabaging-loob. Kanya tayong pinapatawad sa ating mga kasalan at kanya din niya tayong tinuturuan na magsalita ng maganda sa ating kapwa. Ang mga salitang bunga ng Espiritu Santo ay mabuti, nakakaaliw sa ating mga pusong nagdaramdam.

Ang salitang bendisyun ay ating iginagawad sa mga okasyun ng kapanganakan(Congratulations kay Mary Ann at Chris sa pagsilang ng kanilang anak na si Lucas, palakihin nawa siya ng Diyos sa panganatawan at sa pag-iisip), sa pagtatapos sa  pag-aaral,  sa mga bagong kasal, sa mga panahon ng ating pagbibiyahe at pagbabalik. Hindi lingid sa ating lahat na may nangyayaring hindi pangkaraniwan tayo ay nagpapasalamat at gustong- gusto nating tawagin ang isang pastor o mga alagad upang makisalo sa atin, at hingin ang tulong ng Diyos. Ito ay ating natutunan sa mga salitang ito na nasa libro ng Bilang. Si Moises ang tinawag ng Diyos upang ipaalam ang kanyang mga kagustuhan, at ang kanyang kapatid na si Aaron na isang pari ang siyang naggawad ng bendisyun sa mga anak ng lipi ng Israel at  dahil dito silang lahat ay malilikom sa iisang tahanan na kanilang Panginoon.

Ang bendisyun ng Diyos ay isang proteksyun, pag-lingap, at upang ilayo ang mga anak sa kapahamakan.

Ang paggawad ng bendisyun ay  tanda ng pagpapala, pag-iingat, pagkahabag, paglingap, kapayapaan na may kalakip na pag-asa na naway ang Diyos lagi ang gumabay saan man tayo pomaroon o paroroon. Ang salmo 121 ay ating nabasa at sa panahon ng mga paghihirap, pagsubok, pagdaranas ng kagipitan, itoy tulad ng mga bulubundukin na ibat-iba ang kanilang taas. May mabababa, may mas mataas at ang mga bundok na ating aakyatin sa buhay ay napakarami, kailangan natin ang tulong, kailangan natin ang makakasama, kailangan natin ang mga istrumento (bagay) upang maabot natin ang pinakadulo nito at mapagtagumpayan. Ating isipin na yun ay naabot natin sapagkat mayroon tayong karamay. Ang pagtatagumpay natin ay galing sa Diyos. Ito ay ang kanyang ipinangako at sinabi niya dito sa aklat ng Bilang.

Anuman an gating gagawin, saan man tayo mapaparoon siya ay laging nandoon upang tayo ay gabayan.Ang taong kumikilala sa Diyos ay laging sinusubaybayan.

Sa mga panahon nang kagipitan  ang Diyos ay ang ating karamay. Ang buhay natin ay galing sa kanya kayat siya ay narito sa atin upang pumaligid, upang tayo ay kanyang paligiiran ng kanyang mapagmahal  na kalinga. Ang Diyos ang sumaating lahat.

Naway ating maramdaman ang kanyang patnubay. Amen.

 

Inno 119 “Spirito del Signore”

 

Spirito del Signore su noi propizio scendi; l’anima nostra accendi con la virtù d’amor.

 

Vieni e sii nostra luce il buon sentier ci addita; Tu della vera vita guidaci nel cammin.

 

Vieni, Consolatore, donaci Tu vittoria, e a te daremo gloria, Spirito del Signor.

 

LA CENA DEL SIGNORE

Care e cari in questo momento celebriamo la Cena del Signore senza distribuire il pane e il vino. Lo faremo al momento opportuno, perciò ci sarà solo la frazione del pane e il calice di vino alzato come segno di ringraziamento. Di sicuro nelle tre occasioni passate lo avete fatto nella vostra casa, se volete, nella prima domenica di luglio, potete anche portarvi con voi un pezzo di pane da mangiare dopo lo spezzare del pane.

 

Preghiamo: Ci raccogliamo in preghiera

Dio di amore e di bontà, Gesù, spezzando il pane e donandolo ai suoi discepoli, prendendo il calice e mettendolo nelle loro mani, ci ha lasciato sé stesso, perché noi diventassimo tuoi. Ti ringraziamo perché il suo dono ci fa ritornare a te e ci unisce simbolicamente nella comunione. Amen.

Istituzione

 

Ascoltiamo ora il racconto dell’istituzione secondo il evangelo di Matteo:

Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo».

Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati.

Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

(Matteo 26,26-29)

 

Ang Banal na Hapunan

Pakinggan natin ang mga salita tungkol sa Banal na hapunan ayun sa ebanhelyo ni Mateo sa kabanata ika dalawamput-anim, magmula sa talata ika dalawamput-anim hanggang sa ikadalawamput-siyam .

“Habang sila’y kumakain, dumampot si Jesus ng tinapay, at matapos magpasalamat sa Diyos ay pinaghati-hati niya iyon, ibinigay sa mga alagad at sinabi, “Kunin ninyo ito at kainin. Ito ang aking katawan.” Pagkatapos, dumampot siya ng kopa, nagpasalamat sa Diyos at ibinigay iyon sa kanila. Sinabi niya, “Kayong lahat ay uminom nito sapagkat ito ang aking dugo na katibayan ng tipan ng Diyos. Ito ang aking dugong ibinubuhos para sa kapatawaran ng kasalanan ng marami. Sinasabi ko sa inyo, hindi na ako iinom nitong katas ng ubas hanggang sa araw na inumin kong panibago na kasalo ninyo sa kaharian ng aking Ama.”Mateo 26,26-29

Invocazione dello Spirito Santo

Padre, il tuo Spirito sia con noi perché attraverso questa mensa possiamo essere in comunione con Cristo, in attesa che si manifesti pienamente il tuo regno. Amen.

 

Ama, nawa ang Espiritu mo ang siyang sumaamin sa pagsasalong ito, maging pagkakaisa kay Cristo, paghihintay sa muling pagdating ng kaharian mo.  Amen.

 

 

Frazione

IL PANE CHE SPEZZIAMO

È LA COMUNIONE CON IL CORPO DI CRISTO

CHE È STATO DATO PER NOI

 

Ang tinapay na ating pinaghati-hati

ay tanda ng ating pagkakaisa sa katawan ni Cristo

 

 

IL CALICE DELLA BENEDIZIONE

PER IL QUALE RENDIAMO GRAZIE

È LA COMUNIONE CON IL SANGUE DI CRISTO

CHE È STATO VERSATO PER NOI

 

Ang kopa ng basbas

sanhi ng ating pagpapasalamat

ay tanda ng ating pagkakaisa sa dugong ibihos ni Cristo sa krus.

 

Rendimento di grazie

Ti rendiamo grazie, Signore. Nella luce dello Spirito tu ci permetti di guardarci gli uni gli altri, di guardare le tue creature con uno sguardo nuovo, il tuo sguardo.

Nella luce dello Spirito possiamo condividere le nostre gioie come le nostre ansie, i nostri progetti e le nostre delusioni, nell’attesa del tuo regno. Amen.

 

Inno 273 “La tua presenza brama”

La tua presenza brama quest’alma o Salvator, Te sol domanda chiama il debole mio cuor.

Non un sol giorno un’ora, vo’star lontan da Te; Gesù, vieni dimora ognor vicino a me.

 

E’ vera ed infinita la pace che dai Tu; serena, gioia, vita che non tramonta più.

Non un sol giorno un’ora, vo’star lontan da Te; Gesù, vieni dimora ognor vicino a me.

 

Colletta: Informo a tutti che troverete due cestini per la colletta prima dell’uscita di via Firenze 38.

Annunci

– Le informazioni sul culto cioè le linee guida sono state spedite via email. Ringraziamo la Tavola valdese e i membri del consiglio di chiesa per l’impegno di averle messe insieme.

– Ricordiamo nelle nostre preghiere i malati della nostra comunità, vi invito a telefonare le nostre sorelle anziane e i nostri fratelli anziani a casa, e che non possono venire nel tempio per il culto.

– Ci sarà un unico culto ogni domenica alle 11.00, ma ci saranno due brevi sermoni in italiano e in tagalog.  Disponibile sul sito della chiesa, facebook e canale YouTube.

 

– Ringrazio Rowena perché è stata la mia mano destra nel preparare i culti online e che ancora lo continuiamo perché ci sono dei fratelli e delle sorelle che non possono e non si sentono di venire ancora in chiesa per motivi di salute.

– Come all’inizio siete stati accolti dalle sorelle (Laura, Adriana, Isabella, Erica e Norie) che si sono rese disponibili anche alla fine del culto sarete accompagnati verso la porta di via Firenze 38 oppure di via XX settembre. Se qualcuno vuole essere partecipe a questo impegno, fatemi sapere oppure rivolgetevi alla nostra presidente Laura Nitti.

– E lo stesso per il breakfast time. Rivolgetevi a Francesca Agrò. Ogni domenica facciamo il turno e il vostro aiuto sarà di certo molto prezioso. Vi ringraziamo in anticipo.

 

– Prima di raccoglierci in preghiera di intercessione vedete una stoffa di colore nero qui davanti a me. È un segno per noi di lutto. Vogliamo ricordare le persone che non ci sono più perché sono stati uccisi a causa dell’ingiustizia, della discriminazione, del coronavirus e vogliamo richiamare il non cessare a vivere per loro lavorando in questi ambiti nel nostro piccolo, laddove c’è possibile con l’aiuto del Signore.

Preghiera di intercessione

Padre e creatore nostro, Ti ringraziamo per questa domenica che ci hai concesso di ascoltare che sei il nostro Dio che ci benedice, perché possiamo essere i tuoi strumenti del dono della benedizione. Ti ringraziamo per questo mondo che ci hai donato.  Ti preghiamo Signore affinché Tu ci guidi perché possiamo realizzare il compito che tu ci hai affidato, custodire questo mondo e lavorarci dentro: affinché nessun inquinamento, chimico o di violenza, possa più toglierci il respiro, che tu ci hai regalato.

Noi vogliamo ci sentiamo partecipi al lutto di molte persone a causa del coronavirus.  Ci rendiamo conto che la morte di molte persone a causa del corona virus è un dolore per coloro che hanno lasciato.

Ci rendiamo conto che la morte di una persona come George Floyd, soffocato a causa della sua pelle è un virus del razzismo, è un peccato che commette l’uomo ad altro uomo. Signore, insegnaci, a non trascurare i nostri compiti di far emergere la giustizia. Che noi ricerchiamo sempre di attuare la tua giustizia e di promuoverla.

Ti chiediamo di stare vicino a chi soffre di malattia fisica e psicologica. Rendici utili e al servizio di loro, e si manifesti la vicinanza reciproca. Ti preghiamo per coloro che ci governano. Donali lo spirito di sapienza e di discernimento. Tutto questo te lo chiediamo nel nome di Gesù che ci ha insegnato a dirti:

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

Benedizione: (Vi invito ad alzarvi le vostre mani ponendo sul capo del fratello e della sorella davanti a voi mentre cantiamo la benedizione)

Inno 143:  Dio ti benedica, Dio ti protegga, Dio faccia risplendere il suo volto su di te. (2X)

 

 

 

 

Culto di Pentecoste 31 maggio 2020

Preludio: Seek ye first

31Invocazione: (Invochiamo la presenza del Signore)

 

Vieni Spirito Santo

Vieni Spirito Santo, tu che istruisci gli umili e giudichi gli arroganti.

Vieni, speranza dei poveri, conforto di chi è disperato, salvatore dei naufraghi…

Vieni, ornamento splendido di tutti i viventi, unica salvezza di tutti i mortali.

Vieni Spirito Santo, abbi pietà di noi, ricolma della tua forza il nostro vuoto,

rispondi alla nostra debolezza con la pienezza della tua grazia.

Vieni Spirito Santo, rinnova l’intero creato.

Dal Messaggio finale della VII Assemblea

del Consiglio Ecumenico delle Chiese

(Canberra 1991)

 

Avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona:

i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,

i vostri vecchi faranno dei sogni,

i vostri giovani avranno delle visioni.

(Gioele 2,28)

 

Preghiamo:

Signore, ti benediciamo perché dai e conservi la vita al mondo,

perché ci ami e ci fortifichi.

Tu ci hai dato il tuo Figlio, Salvatore del mondo,

che ha condiviso la nostra vita,

ci ha manifestato il tuo amore

e ci ha guariti dai nostri mali.

Con il tuo Spirito ci rendi liberi,

ci mandi nel mondo, fai abitare la pace nelle nostre vite.

Vieni, Spirito del Signore,

rendici aperti gli uni verso gli altri,

rinnova la nostra fede, la nostra preghiera, il nostro impegno,

così come hai promesso di rinnovare tutta la terra. Amen.

 

 

Confessione di fede(Dal libretto ecumenico di Pentecoste “IO celebro A casa” )

 

Credo in Dio e nel mondo da Lui amato

Credo che l’umanità e l’universo siano nati dal desiderio divino

e che ogni creatura sia tessuta di vita buona.

Credo che le nostre esistenze e quelle dell’intero mondo siano accompagnate ogni giorno dalla cura e l’amore di Dio.

Il suo spirito è la coperta di bene che ci ha avvolto e riscaldato fin dai primi vagiti.

Credo in un Dio che fa il tifo per i suoi figli e le sue figlie e che ci sogna liberi e felici, responsabili e gioiosi.

Un Dio che ci educa alla condivisione e alla cura per trasformare il mondo in un luogo ospitale dove ognuno possa sentirsi a casa.

Dio conosce il cuore umano, terra rigogliosa e insieme steppa desolata di egoismo. E ci chiama a riscoprirci contadini così che il deserto del nostro cuore torni a fiorire e dare buoni frutti. Perché quando fiorisce il nostro cuore fiorisce il mondo intorno a noi.

Credo in un Dio innamorato dei propri figli e figlie, un Dio capace di vedere in tutti noi la bellezza che non sappiamo più scorgere.

Dio lo sa: siamo creature fragili; e se ci ammaliamo, eccolo accanto a noi che veglia le nostre notti agitate.

Dio lo sa: siamo creature incostanti; e se sbagliamo, e se cadiamo, se facciamo del male e ci facciamo male, non ci inchioda al nostro errore, non si allontana da noi, ci aiuta invece a rialzarci e ci sussurra: provaci ancora.

Credo nella capacità umana di ricominciare: questa viene dallo Spirito di Dio.

Essa è il ritmo che custodisce la vita, dopo averla generata. È la tenacia che ci fa resistere nella tempesta. È aria pulita da inalare quando i polmoni soccombono.

Dio ci parla nelle Scritture antiche, negli accadimenti storici, negli incontri e nei gesti intorno a noi. La sua voce comunica, canta e grida nell’intero creato; e il suono del suo Spirito ce la fa udire.

E se a volte Dio tace, o perché rimane in silenzio o perché noi non sappiamo udirne la voce, non è per sempre. Amen.

 

Inno 119 “Spirito del Signore”

 

 

 

Sermone: Ezechiele 37,1-14

Il testo della predicazione è tratto dal libro del profeta Ezechiele al cap. 37 versetti da 1 a 14. Io e Rowena lo leggiamo alternandoci secondo i personaggi.

 

P: La mano del SIGNORE fu sopra di me e il SIGNORE mi trasportò mediante lo Spirito e mi depose in mezzo a una valle piena d’ossa. Mi fece passare presso di esse, tutt’attorno; ecco erano numerosissime sulla superficie della valle, ed erano anche molto secche. Mi disse:

 

R: «Figlio d’uomo, queste ossa potrebbero rivivere?»

 

P: E io risposi: «Signore, DIO, tu lo sai». Egli mi disse:

 

R: «Profetizza su queste ossa, e di’ loro:

“Ossa secche, ascoltate la parola del SIGNORE!” Così dice il Signore, DIO, a queste ossa: “Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete; metterò su di voi dei muscoli, farò nascere su di voi della carne, vi coprirò di pelle, metterò in voi lo spirito, e rivivrete; e conoscerete che io sono il SIGNORE”».

 

P: Io profetizzai come mi era stato comandato; e come io profetizzavo, si fece un rumore; ed ecco un movimento: le ossa si accostarono le une alle altre. Io guardai, ed ecco venire su di esse dei muscoli, crescervi la carne, e la pelle ricoprirle; ma non c’era in esse nessuno spirito. Allora egli mi disse:

 

R: «Profetizza allo Spirito, profetizza figlio d’uomo, e di’ allo Spirito: Così parla il Signore, DIO: “Vieni dai quattro venti, o Spirito, soffia su questi uccisi, e fa’ che rivivano!”».

 

P: Io profetizzai, come egli mi aveva comandato, e lo Spirito entrò in essi: tornarono alla vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, grandissimo. Egli mi disse:

 

R: «Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!”  Perciò, profetizza e di’ loro: Così parla il Signore, DIO: “Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. Voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando aprirò le vostre tombe e vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita; vi porrò sul vostro suolo, e conoscerete che io, il SIGNORE, ho parlato e ho messo la cosa in atto”, dice il SIGNORE».

 

Inno 393 Spirit of the living God, fall afresh on me/Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Melt me, mold me, fill me, use me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

 

Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

Scioglimi, plasmami, riempimi, usami.

Spirito del Dio vivente, ricomincia da capo.

 

La visione di Ezechiele

Care e cari,

Questa mattina immaginiamo di essere tutti in un luogo, laddove siamo raccolti insieme come una comunità, e davanti a noi c’è il predicatore, chiamato Ezechiele (il figlio dell’uomo), che sta parlando con Dio. Noi che siamo in vita, che percepiamo il respiro, ciascuno e ciascuna con il proprio corpo e volto, assistiamo e ascoltiamo, da una parte, la loro conversazione davanti a un gruppo di israeliti senza vita, morti da anni ed irriconoscibili: senza muscolo, senza volto, senza pelle, soltanto delle ossa secche. La scena si conclude attraverso le aperture delle tombe uno dopo l’altro e il ritorno in vita del popolo d’Israele. Uno scenario che ha come punto focale il ritorno in vita, dopo la morte, grazie all’opera dello Spirito di Dio e la possibilità di poter iniziare un nuovo cammino, un percorso con il Dio Spirito.

La visione del profeta, in cui è avvenuta sia la risurrezione sia il ristabilimento dei morti, ci rassicura che Dio vive in noi con un rapporto continuo e circolare, senza fine. Lo Spirito è ora sceso dal cielo e si muove in maniera circolare. Gli uomini e le donne che vivono e muoiono, a suo tempo riacquisiranno la vita sempre tramite l’opera dello Spirito.  L’essere dello Spirito che si sente come un rumore arriva a ciascuno e ciascuna, e a noi, capace di muovere le nostre ossa, di creare muscoli, di coprire tutto con la pelle che definisce l’aspetto totalizzante di un uomo vivente.

Dio ha posto a Ezechiele questa domanda: <<Queste ossa potrebbero rivivere?>> Egli ha risposto al Signore: <<Signore Dio, tu lo sai>>. Questa risposta del profeta allude che il potere di Dio si estende anche sul regno delle morte. Ricordiamo la prima lettera di Paolo alla comunità di Corinto al capitolo 15 secondo il quale scrive che avverrà la risurrezione dei morti. L’apostolo spiega alla comunità che coloro che hanno creduto rivivranno e avranno vita dopo la morte, risorgeranno come lo è stato per Gesù.

Leggiamo nella 1 Corinzi 15,12 ss. La risurrezione dai morti

“Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati. Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti. Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini. Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti.  Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna che egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti”.

Il profeta Ezechiele e l’apostolo Paolo avevano annunciato la risurrezione dei morti, ci sarà la seconda vita senza più morti a coloro che credono in Dio perché vive in eterno.

Il Signore dunque parla e agisce per farsi conoscere, concludendo il Suo messaggio con Ezechiele con: “così mi conoscerete”, proprio perché per chi lo ha conosciuto possa diventare un testimone delle Sue opere di vita.  Il profeta parla, predica e profetizza alla comunità dei morti. Egli ha invocato lo Spirito che è arrivato come un suono rumoroso. Come è stato testimoniato nel giorno della pentecoste che è accaduta in una comunità negli atti degli apostoli :<<Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano sedute>> (Atti 2,2).

 

Dio si è mosso in molti modi, e numerosi sono le potenti opere di Dio che mi vengono in mente:  In Giovanni 3, osserviamo che lo Spirito di Dio opera a partire dalla profondità dell’uomo vecchio Nicodemo. Gesù nel pozzo ha parlato dell’acqua viva alla donna samaritana. (cfr. Gv.4. )Abbevera le ossa secche di acqua e dello spirito di vita. Anche la testimonianza della parola nel battesimo per mezzo dell’acqua e quello del fuoco che sono per noi una dimostrazione e una testimonianza della volontà di Dio. L’acqua serve nel battesimo per la purificazione, il lavacro, e nel battesimo per immersione si compie il gesto di “annegare” il peccato (il peccato è cancellato) e l’uscita fuori dall’acqua è un segno della rinascita che sommando tutto capiamo la grazia rivelata e donata a noi che crediamo da Dio. Infine tra il racconto della creazione dell’uomo nel libro della Genesi e questo testo possiamo fare un parallelismo: Dio ha creato l’uomo attraverso la polvere, a cui ha dato la forma e l’alito vivente, diversamente dal libro del profeta Ezechiele e nonostante l’agente sia sempre Dio, è stato l’opera dello Spirito a generare un corpo fisico. Tutti e due sono Dio: Creatore e Spirito, creatori dell’uomo, e Ezechiele, che è un uomo, diventa il predicatore della vita attraverso le sue esperienze di fede. L’opera dello Spirito di Dio è potente.

 

In questa settimana ho fatto delle telefonate ad alcuni dei nostri fratelli e alcune delle nostre sorelle per sapere come stanno, come vivono queste giornate di isolamento. Molti a causa della loro condizione di salute non si sentono di uscire se non per andare a comprare da mangiare. Ma mi ha fatto piacere sentire una di loro che con la sua amica stanno già pensando al nostro prossimo bazar non per portare qui qualcosa delle cose che hanno, che vogliano eliminare, ma per portare una coperta matrimoniale fatto da loro, formato da buone stoffe colorate unite con l’uncinetto. La nostra vita è cambiata nei tempi del coronavirus, ma una delle cose positive che sta succedendo è che stiamo imparando a ricreare, reinventare, fare cose nuove che ci sono già, ritoccandole e rimodellandole, trovando il senso delle cose a partire da noi stessi e trasformandoci al meglio.

Una dice anche che aspetta con ansia di venire in chiesa anche solo per vederci riuniti ad ascoltare la parola. Ci vedremo domenica 7 giugno, a Dio piacendo. Lo Spirito di Dio è in continuo movimento, rinnova la nostra esistenza, cambia la vita di ognuno e ognuna di noi, apre la nostra mente e converte il nostro cuore. Tutto questo grazie anche dalla nostra disponibilità di accettare la sua istruzione, il suo suggerimento. Lo Spirito di Dio lotta con noi, combatte per distruggere l’opera dello Spirito maligno. Come è stato con Gesù subito dopo il suo battesimo. Lo spirito di pace e quello di guerra sono in contrapposizione e purtroppo entrambi assumono l’essere umano, e lo investono secondo la propria volontà.

 

Considero molto la domanda di Dio al profeta Ezechiele e quella sua risposta: “Signore, Dio, tu lo sai”. Il nostro percorso di vita va male quando lasciamo lo Spirito maligno a suggerirci e imporci cosa fare, l’agire in maniera impulsiva ci impedisce di compiere le giuste scelte. Come nella nostra comunità attiva, dobbiamo sempre invocare il nome di Dio, che dimori in noi il suo Spirito, per farsi che non venga distrutta l’armonia della nostra comunione fraterna ogni volta che uno agisce malamente.

 

Ezechiele ha esperimentato una specie di estasi.  L’immagine che Dio l’ha rapito, portandolo sulla terra dove sono sepolti quelli che sono morti da tempo.  In questo luogo Ezechiele esperimenta un momento di incontro con il Signore che gli invita di enunciare una parola a queste ossa secche affinché possano rinascere.  Da un lato, oggi che celebriamo e commemoriamo l‘evento del dono dello Spirito, noi siamo degli spettatori e delle spettatrici di questa visione. In questo giorno facciamo festa perché tutti noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio che si rende testimone attraverso il profeta allora, che apre la nostra mente e il nostro cuore per ricevere questo lieto messaggio di vita eterna come dice anche il profeta Zaccaria: “<<non per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio>> dice il Signore degli eserciti” Zaccaria 4,6.

Dio dona il suo Spirito per ridonare la vita a queste ossa, un corpo che permette di avere la capacità di alzarsi, così di nuovo si riconosce il popolo di Israele. “Finché c’è vita c’è speranza” È una espressione preziosa che riassume quanto vale la nostra esistenza: l’uomo vero non esiste se non spera in Lui che gli ha dato la vita. Ecco perché l’uomo è perduto se perde la speranza, si riduce a niente, si secca perché non ha quella sostanza vitale (la linfa) per poter stare in piedi e esistere in vita. “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!” dissero gli israeliti.

Cara comunità, care sorelle e cari fratelli nel Signore, oggi dichiariamo la nostra fede in Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo perché credendo alle sue parole e annunciandola come ci viene confermato dall’esperienza di Ezechiele, il nostro Dio si è rivelato. <<Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore>> dice l’apostolo Paolo che significa per noi si era proprio manifestato e rivelato nella sua pienezza.

In una comunità come la nostra viviamo e sentiamo tutti i giorni la fatica di affrontare i nostri impegni e le nostre responsabilità. Per come ora stiamo vivendo siamo simili a questa comunità di Israele. Ma proprio per questo motivo che la parola annunciata per noi oggi dal profeta Ezechiele ci fa sentire quella vita rinnovata, ricreata attraverso l’invocazione dello Spirito.

Gesù ha inaugurato la resurrezione dei morti, sappiamo che Egli è risorto, ora è dal Padre e con noi abbiamo il Consolatore e lo Spirito che finché viviamo Lui ci aprirà la mente e il cuore, viviamo la vita donata dal Dio Padre il creatore. La visione del profeta, l’immagine dei morti tornati in vita, raccontato da lui come quella esperienza del popolo della casa d’ Israele è per noi una parte del progetto di Dio vivente che dona vita, e dopo la morte la ridona. Il tempo di Dio con noi è quella vita vissuta da generazione a generazione. Il regno dei vivi e quello dei morti sono tuti e due suoi.

Nel Salmo 8,4-5 leggiamo:

“che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi”
Amen

Inno 323 “Spirit of the living God”

 

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

Melt me, mold me, fill me, use me.

Spirit of the living God, fall afresh on me.

 

 

CENA DEL SIGNORE

 

Introduzione

Lo Spirito Santo, mediante il quale invochiamo Dio come Padre e che ci permette di dire: «Gesù è il Signore! », è anche lo Spirito di comunione, che ci lega gli uni agli altri. Per questo noi vogliamo oggi (nelle nostre dimore celebrare la Cena del Signore con i nostri cari e le nostre care.

 

Il pane che mangiamo e il vino che beviamo ci fanno riconoscere il Signore che si è donato a noi e a tutte le creature. Impariamo così a donare noi stessi, nella certezza che lo Spirito saprà trasformare la nostra debolezza rendendoci strumenti della sua azione.

 

Istituzione

Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me.

Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo:

Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.

Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

(1 Corinzi 11, 23-26)

Preghiamo:

Padre nostro, ti siamo riconoscenti per il dono dello Spirito.

Il tuo Spirito ha chiamato la chiesa alla vita e le ha permesso di portare nel mondo il buon annuncio della salvezza: la messe è stata grande, e donne e uomini di ogni gente, nazione, lingua hanno ricevuto l’Evangelo come una parola rivolta a loro, come la forza che trasforma tutta la loro vita.

Il tuo Spirito ci ha fatti nascere alla fede, all’amore, alla speranza.

Noi ti domandiamo di poter vivere nella comunione della chiesa universale, perché possiamo adoperarci alla sua testimonianza nel mondo e alla manifestazione della sua unità in Cristo.

Fa’ che possiamo tutti, fin da ora, sentirci uniti nella tua gioia e inneggiare alla tua gloria insieme con i credenti di ogni parte del mondo.

Nel nome di Gesù Cristo, il vivente, che è benedetto con te e con il tuo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

 

Invocazione dello Spirito Santo

Manda ora il tuo Spirito sulla chiesa perché mediante questo pane di vita e questo calice di grazia si realizzi la comunione di tutti i credenti e si rinnovi l’impegno a confessare nel mondo che Gesù Cristo è il Signore.

 

 

Invito

Il Signore dice:

Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.

(Apocalisse 3, 20)

 

Tutti quelli che riconoscono la sua voce, aprano la porta al Signore.

Frazione

IL PANE CHE SPEZZIAMO

È LA COMUNIONE CON IL CORPO DI CRISTO

CHE È STATO DATO PER NOI

(Lo Spirito del Signore sia con te)

 

IL CALICE DELLA BENEDIZIONE

PER IL QUALE RENDIAMO GRAZIE

È LA COMUNIONE CON IL SANGUE DI CRISTO

CHE È STATO VERSATO PER NOI

(Lo Spirito del Signore sia con te)

 

Rendimento di grazie [assemblea in piedi]

Ti rendiamo grazie, Signore. Nella luce dello Spirito tu ci permetti di guardarci gli uni gli altri, di guardare le tue creature con uno sguardo nuovo, il tuo sguardo.

Nella luce dello Spirito possiamo condividere le nostre gioie come le nostre ansie, i nostri progetti e le nostre delusioni, nell’attesa del tuo regno. Amen.

 

 

Inno 126 “O Spirito, fuoco del mondo”

 

 

Preghiera di Intercessione

Signore, nostro Dio, in questi giorni in cui tutto è così incerto, la debolezza del genere umano si rende sempre più evidente, e tutto sembra cospirare per aumentare le nostre solitudini, rinfranca tu, ti preghiamo, le nostre mani cadenti e le nostre ginocchia vacillanti. Raddrizza i passi di questo mondo e raddrizza i nostri, affinché possiamo resistere, comprendere meglio il valore della solidarietà  e viverla, anche e soprattutto in questi tempi così difficili. Illumina chi studia  per combattere il virus che sta colpendo questo mondo, e fa che impariamo a proteggerci gli uni con gli altri.

Tu ci conosci, sai quali sono le nostre attese e i nostri bisogni, e noi siamo certi che mediante la tua Parola ci risponderai.

Rendici capaci di rispondere a nostra volta alle tue attese; ricorda a noi tutti che tu ci inviti alla bella avventura della fede, che trasforma le nostre esistenze e ci guida alla pienezza della vita.

Signore, manda il tuo Spirito nel mondo, perché dia a ogni persona il coraggio di vivere una vera fraternità.

Signore, manda il tuo Spirito sulla chiesa, perché esso sia il fermento vivace dell’unità, l’ispiratore di ogni comunione.

Signore, manda il tuo Spirito su ciascuno di noi, perché ci renda audaci nell’annuncio dell’evangelo e ci dia la pace.

Confidando in questo ti preghiamo ora tutti insieme come Gesù ci ha insegnato:

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

Benedizione

Venga lo Spirito di Dio su ognuno di noi,

per metterci in movimento e liberarci dalla paura.

Soffi su di noi lo Spirito di Dio

per darci la forza del vento

e la gioia e la speranza di chi opera per il Regno.

Venga lo Spirito di Dio su di noi

per guidarci all’unità e donarci la pace.

[Tutti:] Amen.

 

Buongiorno a tutte e a tutti.

 

Annunci

– Domenica 7 giugno riprenderanno i culti pubblici nel nostro tempio. Il culto continuerà a essere trasmesso anche nella pagina Facebook, sul sito e sul canale YouTube della chiesa. Rimaniamo in fraterna comunione con i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione.

– Prosegue il servizio di colazioni Breakfast Time ai senza fissa dimora. Stasera alle ore 21,00 ci sarà una riunione tra i membri di esso.

Join Zoom Meeting

https://us04web.zoom.us/j/72495466153?pwd=S2NydVBwTHcxWkVqakZMdWRpeEhSdz09

 

Meeting ID: 724 9546 6153

Password: 3fYdXz

 

– Culto ECI su zoom questa domenica alle 15:00.

Ecco qui il link:

https://us02web.zoom.us/j/930691684?pwd=Z1ZkZWZsaTNTMVYydkFPT0VYcG9VUT09

 

trovate le informazioni anche sulla pagina facebook dello zoomworship:

https://www.facebook.com/zoomworship

 

Liturgia Ecumenica di Pentecoste  : è stata preparata dai gruppi “insiemesullastessabarca” (Alessandro Cortesi, Andrea Grillo, Simone Morandini, Serena Noceti, Morena Baldacci),

dal movimento Pax Christi (Rosa Siciliano, Tonio dell’Olio, Massimo Feré), dai pastori Lidia Maggi, William Ulrike Jourdan.

 

Ci vedremo domenica prossima in chiesa di via XX settembre.

Postludio “ Seek ye first”