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Una chiesa che vuole andare avanti

da Riforma 

Nell’ultima giornata di lavori, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha discusso ancora di temi di attualità e della riorganizzazione della chiesa

Rush finale per l’assemblea del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, ieri mercoledì 25 agosto. Una giornata intensissima, in cui oltre a eleggere i membri dei massimi organi collegiali (qui l’articolo dell’agenzia stampa Nev) sono stati votati diversi ordini del giorno presentati nei giorni precedenti.

Come avevamo anticipato qui, si trattava di quattro proposte presentate da membri del Sinodo (necessarie almeno dieci firme), quindi in un certo senso partite “dal basso”, tre delle quali, su temi di fortissima attualità, sono state approvate a larga maggioranza.

Riguardavano, in particolare: la denuncia delle violenze arbitrarie compiute nelle carceri e la difesa delle garanzie dei detenuti; il sostegno alla proposta di candidare l’ong Emergency al Premio Nobel per la Pace; il sostegno alle persone e alle famiglie colpite dalla attuale crisi economica e lavorativa.

Quest’ultimo atto, in particolare, apprezzando l’iniziativa della Tavola valdese di destinare a questo ambito una parte importante di quanto rimasto del “Fondo Emergenza Coronavirus”, invita le chiese a farsi promotrici di progetti di diaconia comunitaria per venire incontro alle situazioni critiche nei loro territori.

Respinto invece, forse anche per la mancanza di un adeguato dibattito a causa dei tempi molto ristretti, l’atto sui predicatori locali, figure fondamentali di supporto e talvolta di “supplenza” dei pastori in mancanza di questi ultimi, una situazione denunciata in più di un intervento nel corso di questo Sinodo.

Era prevista anche la messa in votazione di altri due ordini del giorno particolarmente sentiti, relativi alla crisi in Afghanistan e ai Corridoi umanitari. Anche in questi casi, l’approvazione a larghissima maggioranza testimonia l’attenzione su questi temi.

Il primo, presentato dalla pastora Letizia Tomassone, intende guardare il problema con una prospettiva più ampia, non limitata alla sola accoglienza. Come ha spiegato Tomassone, i Corridoi umanitari non sono la soluzione a tutto, non bisogna dimenticare le persone che vogliono (o sono costrette) continuare a vivere nei loro paesi. Si esorta quindi la Tavola a sostenere, come peraltro già sta facendo tramite diversi progetti otto per mille, le organizzazioni che operano in quei territori difficili.

Il secondo ordine del giorno, presentato invece dalla Commissione d’esame su mandato sinodale, sottolinea la possibilità di aprire corridoi da altri paesi in emergenza. Apprezzando l’apertura del nuovo corridoio umanitario con la Libia, e la firma del terzo protocollo (della durata di due anni) per i profughi in Libano, richiama implicitamente situazioni critiche come la Bosnia, su cui peraltro si sta già lavorando. Anche in questo caso è presente l’invito alle chiese a impegnarsi creando o sostenendo reti di solidarietà a livello locale per aiutare le persone in fuga da guerra e oppressione.

Altri temi più interni hanno poi riguardato la collaborazione fra chiese battiste, metodiste e valdesi (bmv) e proprio in questo contesto è stato inserito il tema Claudiana/Riforma-L’Eco delle valli valdesi (rimandato da lunedì mattina): le realtà della casa editrice e del giornale ben esprimono la collaborazione fra le tre denominazioni, ormai fattiva anche a livello di chiese locali (oltre che di federazioni, pensiamo alla Federazione giovanile evangelica italiana); tuttavia, a parte l’approvazione dell’atto che ricorda il percorso di preparazione della prossima Assemblea-Sinodo prevista per il 2022, non è scaturito dibattito, e questo è un dato su cui riflettere.

Ricordiamo infine il ricco ordine del giorno presentato da un’apposita commissione, che ha raccolto gli stimoli della discussione sul tema “vita delle chiese” della prima giornata: gli aspetti positivi e negativi della situazione in cui le chiese si sono trovate in seguito alla pandemia di Covid-19, che hanno dato un nuovo orientamento alla riflessione avviata nel settembre 2019 dalla Tavola valdese sui punti di forza e di debolezza delle nostre strutture ecclesiastiche. Messe alla prova dalle difficoltà della pandemia, ma anche stimolate a usare nuovi strumenti, le chiese hanno imparato nuovi modi di “essere chiese”, in un certo senso ad andare “verso una chiesa senza confini” (espressione con cui è stato presentato il documento). La necessità di una riforma si pone in particolare in tre ambiti: formazione, evangelizzazione, organizzazione. Ma come affronteranno le chiese questo nuovo anno di attività che sta per cominciare?

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Il discorso conclusivo della moderatora

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Opere resilienti, come i rami d’ulivo

L’emergenza sanitaria ha colpito anche le Opere «che “rispondono” al Sinodo» delle chiese metodiste e valdesi

L’emergenza sanitaria ha colpito anche le Opere «che “rispondono” al Sinodo» delle chiese metodiste e valdesi e che stamane 23 agosto sono state chiamate a informare (alla presenza della moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta) l’Unione delle chiese metodiste e valdesi, in assise in questi giorni con il suo Sinodo (il massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese) sull’anno appena trascorso.

«Un anno difficile» è stato detto più volte dalle direttrici e dai direttori dei Centri. Opere – tra queste il Centro Agape di Prali (To), il Centro Ecumene di Velletri (Rm), il Centro diaconale La Noce di Palermo, il Servizio Cristiano di Riesi, il Collegio valdese di Torre Pellice -, che hanno «saputo reagire con efficacia alle limitazioni imposte dalla pandemia» e affrontare «i disagi le e le emergenze».

Opere resilienti, dunque, che hanno saputo «vincere le paure aprendo le loro porte e accogliendo le persone più bisognose con la consapevolezza che il Signore non ci lascia e non ci abbandona», ha ricordato il direttore del centro di Riesi, Gianluca Fiusco, presentando contestualmente un video sul Centro nel quale emerge la forza fisica, emotiva della raccolta delle olive, recepita dai delegati come una metafora della raccolta di anime; immagini che hanno  dato forza all’impegno dei Centri diaconali gestiti dalle chiese metodiste e valdesi.

L’apprezzamento del Sinodo è stato corale ed è passato attraverso le votazioni degli ordini del giorno presentati e approvati dal Sinodo. Dove il linguaggio inclusivo «dev’essere certamente dirimente» ha fatto notare la pastora valdese, Letizia Tomassone.

Opere, si è detto stamane «che hanno saputo sviluppare nuove modalità di aggregazione e di incontro in tempo di pandemia di covid; che hanno saputo sanare stabili con adeguamenti strutturali, con particolare attenzione alle accessibilità per tutti».

La prima parte della mattinata, dunque, è stata importante per rispondere e senza esitazioni a una domanda fondamentale che preoccupava la Commissione d’esame.

Per questi Centri – recita in sintesi il quesito – l’essere riconosciuti come centri di eccellenza, punti di riferimento per il territorio potrebbe offuscare in qualche modo «la loro evangelicità»?

Preoccupazione certo legittima.

Le testimonianze di oggi hanno dato risposte rassicuranti.

Il Centro ecumenico di Agape in questi giorni celebra i suoi settant’anni di attività ed è una testimonianza evangelica riconosciuta che va ben oltre i confini territoriali. Come ha evidenziato la direttora Lucia Leonardi.

Come «sempre più internazionale» è il Centro di Ecumene di Velletri (Rm): un’apertura verso l’estero che «è una bella sfida che segue il segno dei tempi» ha ricordato – dopo l’intervento della direttora Elvira Migliaccio – la presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), Mirella Manocchio; ribadendo altresì l’esigenza di capire «alla luce dell’oggi, come poter esprimere nel migliore dei modi la testimonianza evangelica».

«Un anno che è stato difficile dal punto di vista psichico e fisico per tutti – ha ricordato anche Anna Ponente, direttora del Centro diaconale la Noce -. La Sicilia inizia questo nuovo anno di attività coni i dati covid non proprio rassicuranti. Strategie rigorose, quest’anno, hanno però permesso risultati importanti in ambito sociale, avvicinandosi ancor più di prima ai nuovi disagi, la marginalità, la povertà, la vulnerabilità di molte persone. Spesso amplificate dall’emergenza sanitaria».

Per parte sua, il Collegio valdese «ha recuperato con impegno il tempo perso, imposto dalle chiusure forzate in occasione del primo e secondo lockdown. Oggi – ha ricordato il preside Marco Fraschia – la presenza degli studenti è regolare grazie alle misure di prevenzione messe in campo». Attività in presenza che sono fondamentali e «prontamente ripristinate con iniziative che caratterizzano il nostro istituto», ha concluso Fraschia.

Il presidente del comitato del Collegio valdese Roberto Canu, ha ricordato quanto la “tempesta” causata dal covid sia stata pesante per gli studenti e che dunque si sta predisponendo «l’apertura di uno sportello per il sostegno psicologico».

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Una Facoltà valdese di teologia sempre più vitale e interconnessada

Oggi all’esame del Sinodo delle chiese metodiste anche l’operato della Facoltà Valdese di Teologia

Oggi pomeriggio «all’esame» del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (il massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese) c’era la Facoltà Valdese di Teologia di Roma: il più antico Istituto in Italia per lo studio universitario della teologia evangelica.

Fondata nel 1855 a Torre Pellice (To), si traferì prima a Firenze a Palazzo Salviati dal 1860 al 1921, poi nell’attuale sede di Roma in via Pietro Cossa, accanto alla chiesa valdese di Piazza Cavour.

«L’esigenza di quella che oggi si chiama “formazione” fu avvertita nel movimento valdese sin dal suo sorgere nel medioevo. In seguito all’adesione alla Riforma protestante, i valdesi strutturarono la loro chiesa secondo il modello riformato calvinista ed incrementarono il livello della preparazione teologica dei pastori».

Rivolgendosi all’assemblea sinodale il Decano della Facoltà valdese di teologia, il pastore Fulvio Ferrario, ha ricordato quanto la pandemia, malgrado la sua tragicità, abbia di fatto stimolato «l’utilizzo di nuove tecnologie (didattica a distanza) e favorito interazioni telematiche», incentivando così «nuove iscrizioni (studenti a distanza)» e che sempre in questi anni «sono state attivate nuove collaborazioni atte a migliorare la comunicazione istituzionale verso l’esterno; cresciuta anche grazie al potenziamento del sito web».

Una Facoltà, emerge, dunque, sempre più viva e vitale. Sempre più «ricca», grazie alla presenza di nuovi studenti e sempre più interconnessa con le realtà che la circondano. Dunque, una facoltà al passo con i tempi.

Ferrario, inoltre, ha ricordato che quest’anno «si è registrato oltre all’aumento di studenti iscritti, anche un aumento di semplici interessati ai singoli corsi proposti (una rete proficua), sempre grazie alla possibilità di poter usufruire di lezioni online»; infine ha ricordato che le spese fisse sono diminuite e sono stati avviati investimenti grazie ai quali si sono potuti effettuare lavori di ristrutturazione interni alla Facoltà.

Oggi il Sinodo ha anche approvato l’ordine del giorno che nomina la pastora Annegret Reitz-Dinse al ruolo di professoressa (straordinaria) per la cattedra di Teologia pratica.

Una Facoltà, quella valdese di teologia di Roma, che si caratterizza per la compresenza di due elementi: la consapevolezza delle proprie radici protestanti e riformate e una accentuata sensibilità ecumenica. Gli studenti per lo più sono membri delle chiese protestanti italiane, ma vi sono anche molti stranieri di appartenenza protestante e molti studenti evangelici (provenienti da tutte le denominazioni), cattolici, oppure interessati alle tematiche delle scienze bibliche e teologiche pur non appartenendo ad alcuna chiesa.

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In presenza e a distanza: come stiamo cambiando?da

da Riforma

Il Sinodo ha iniziato una riflessione dedicata all’incidenza del Covid nelle chiese

Come ci ha cambiato il Covid? Anzi, come sta continuando a cambiarci? Come influenzerà il nostro modo di vivere la fede? Come ha influito sulle nostre chiese, ma anche sulle altre e anche sulle altre fedi religiose? Intorno a questi interrogativi si è sviluppata una bella discussione nel pomeriggio della domenica, nell’ambito della “vita della chiesa” del Sinodo valdese e metodista, che ha appena nominato Valdo Spini e Marco Fornerone rispettivamente presidente e vice del seggio che conduce i lavori. Lo spunto la Commissione d’esame, che “istruisce” i lavori sinodali, l’ha trovato in una serie di domande poste nell’autunno del 2019 dalla Tavola valdese. Nessuno immaginava all’epoca, ovviamente, a che cosa saremmo andati incontro, ma quelle riflessioni erano e rimangono attuali.

Si trattava, due anni fa, di cominciare a pensare a quali delle strutture organizzative e funzionali delle nostre chiese siano da ripensare (perché pensate in epoca di numeri diversi nella consistenza delle chiese) e quali invece rimangano irrinunciabili. Ora la Commissione d’esame ha ritenuto che questi interrogativi ricevessero nuovi spunti proprio da questa situazione di emergenza, venendone aggiornati: forse qualcosa potrà servire anche quando l’emergenza stessa – speriamo – sarà stata superata e nell’intendimento della Commissione stessa, si esprime l’esigenza di una visione di lungo periodo, una nuova prospettiva da ricercare per la vita di fede di singoli e comunità.

Dal dibattito sono emerse chiaramente due linee, che non bisogna interpretare come se fossero alternative: una tendenza sottolinea con gratitudine i benefici che le nuove tecnologie e strumenti informatici hanno fornito, venendo a sopperire alla presenza fisica ai culti e alle riunioni, ai catechismi e agli studi biblici, addirittura consentendo che potessero seguire gli eventi persone impossibilitate per problemi personali di mobilità a essere presenti, oppure persone di altre località. Un’altra tendenza, invece, vede la pur utile pratica di culti e altri eventi telematici come legata solo all’emergenza, sottolineando che nulla potrà mai sostituire il contatto umano, di persona, la fisicità dei locali di culto.

In realtà l’elemento più bello e produttivo di questa discussione, non breve e destinata a riprendere (il Sinodo ha infatti votato la costituzione di una commissione ad hoc che riferirà nel prosieguo dei lavori), sta nel fatto che nessuno degli interventi riconducibili all’una o all’altra tendenza ha negato le ragioni della tendenza opposta. Cioè a dire: chi lamenta la non-fisicità delle piattaforme informatiche non nega che proprio a queste ci siamo aggrappati come a un salvagente. Al tempo stesso non si ritiene che esse siano la panacea per tutti i motivi di sofferenza delle chiese, e questo lo riconosce anche chi le ha utilizzate con profitto.

Altri motivi, estranei al Covid, erano già presenti nei dibattiti degli ultimi anni, ed erano stati segnalati da indagini statistiche, approfondimenti sociologici: quando l’emergenza sarà alle nostre spalle sarebbe opportuno ripartire da lì, come si stava facendo a più livelli, chiedendosi su che cosa sia urgente intervenire, dai linguaggi ai meccanismi di funzionamento della macchina chiesa e alle strutture intermedie che, nonostante tutto, nonostante restrizioni e lutti, hanno fin qui continuato a rendere visibile la realtà delle singole comunità e della chiesa tutta.

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Dalla fiducia alla Speranza

da chiesavaldese.org

Intervista ai neo consacrati

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Afferrati dall’amore di Dio

Il sermone del culto di apertura del Sinodo

Riportiamo qui di seguito la predicazione tenuta dal pastore Winfrid Pfannkuche in occasione del culto di apertura del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi che si è svolto domenica 22 agosto nel tempio di Torre Pellice

 

I CORINZI 12,31b; 13

Care sorelle e cari fratelli,

l’apostolo aveva appena parlato del corpo di Cristo. Eccolo qui. Nella gioia. Per Monica, una nuova diacona. E per Gabriele, un nuovo pastore. E per essere finalmente, in qualche modo, anche nuovo, insieme.

Certo, quel che conta non è il corpo, ma che è di Cristo. Conta l’essere di Cristo. Guai a fissarsi sul corpo, sulla chiesa. È la chiesa di Cristo. Noi cristiani parliamo troppo di chiesa, parliamo troppo di cristiani e di cristiane, e troppo poco di Cristo e con Cristo. Siamo troppo autoreferenziali. Siamo fissati su noi stessi. Sulla nostra immagine. Quel che conta non è il corpo, ma che sia di Cristo.

Attenzione però: tra i vari gruppi in conflitto fra di loro nella chiesa di Corinto c’era anche un gruppo che si diceva «di Cristo». Le formule giuste e pulite non ci salvano, dobbiamo scendere nella sostanza, mai avere paura di approfondire per evitare eventuali conflitti, approfondire perché nella profondità c’è l’amore di Dio.

Ora questo corpo di Cristo cammina. Il Sin-odo, il cammino condiviso, insieme. Ma anche qui non basta fissarsi (e in tal modo fermarsi) sull’essere insieme e sul camminare insieme. Quel che conta non è il nostro camminare, bensì la via sulla quale camminare insieme.

Ora l’apostolo ce la mostra, e la chiama la via per eccellenza. Non la chiama la via «giusta» o «la retta via» da buon pedagogo bacchettone. Ma la via per eccellenza, in greco iperbolen, l’iperbole, sì: la passione, l’entusiasmo, la bellezza, l’arte, la vitalità mediterranea. Non è solo una via giusta, retta, dritta, sobria, modesta, politicamente corretta. Neppure solo una via secondaria, provinciale, nascosta ai più, più per esperti, una nicchia, una via segreta fuori dal grande traffico. Mai può essere una scorciatoia o una circonvallazione. Ma la via per eccellenza. Sì, esiste un protestantesimo che non perde di vista la passione, la bellezza e l’arte, che non ignora di essere indirizzato alla via per eccellenza.

E poi segue l’inno all’amore. Ancora una volta dobbiamo cambiare l’immagine: dal corpo al cammino, e dal cammino al canto. Il Sin-odo diventa sin-tonia, sin-fonia. La musica, la nostra arte e la nostra bellezza preferite. Ritrovare l’armonia della coralità, delle diverse voci e strumenti che nei disaccordi ritrovano l’accordo, che ritrovano nell’inno all’amore l’altolà della loro esistenza. Certo, veramente non è un inno che si cantava, ma un testo d’istruzione. Un testo d’istruzione che ci insegna anche in che modo istruire. Non è un libretto d’istruzioni, la nostra chiesa non è un libretto d’istruzioni di 100 pagine in venti lingue diverse. La chiesa, con tutte le sue stonature, è un inno. Ma anche qui vale: non è il nostro cantare, non è l’inno, ma quel che conta è l’amore.

Tre sono le strofe di quest’inno. Qui siamo alle prove per cantarle insieme. Ci vogliono prove, anche un duro e faticoso lavoro, non vien da sé, anche se conosciamo bene l’inno, anche se l’abbiamo sempre cantato, predicato e amato.

Ecco, la prima strofa:

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.

Diventa immediatamente il canto del Sinodo delle nostre chiese: avessi una forte spiritualità, avessi una vita di preghiera intensa! Avessi una predicazione profetica, una teologia chiara e una salda fede! Avessi una diaconia che incide, persone che si impegnano fino in fondo, testimoni autentici fino al martirio! Senza se e senza ma. Andassero tutti questi doni d’accordo fra loro, camminassero davvero insieme, senza dover stabilire chi è il più grande fra loro! Guai a chi punta su un solo dono, peggio: sul proprio dono, in trincea contro altri doni. Dal tenore: ci vuole più spiritualità! e spara sulla teologia; ci vuole più predicazione! e spara sulla diaconia; ci vuole più diaconia! e spara su tutti; ci vuole più impegno! e spara sulla fede, ci vuole più fede! e spara sull’impegno.

Mi metto nei panni di Monica e Gabriele (che sono panni simili ai miei): devo avere una forte spiritualità e preghiera, una buona conoscenza e una robusta teologia, una fede incrollabile, impegno fino in fondo e, alla fine, devo dare la mia vita in sacrificio per la causa. Devo avere tutti quei doni e devono andare d’accordo fra loro, sintonizzarsi nel mio ministero. Povero me, povera me! E povera chiesa!

È bene sapere che da alcune discipline delle prime chiese risulta che persone eccellenti che hanno sfiorato il martirio avevano il divieto di predicare. È bene sapere che predicavano persone come Saulo, forte con la penna, debole «in presenza». È bene sapere che una sola cosa conta, per non perderti nelle infinite aspettative, soprattutto in quelle del tuo proprio ingombrante e impietoso io. L’amore. E tutte quelle cose vi saranno date in più. Ma appunto date, e non messe in scena. Eccellenti non siamo noi, non eccelliamo né siamo Eccellenze, la via, e solo la via, è quella per eccellenza.

Questa prima strofa è un tipico testo di una scala di valori. Grandi valori vengono elencati, dalla spiritualità al martirio. Ma una sola è la priorità. Qui si stabilisce la priorità. Il primo comandamento. Lo sh’ma jisrael. Ecco: l’inno all’amore è il nostro sh’ma jisrael. Ristabilire la priorità, quotidianamente, ogni giorno. L’agàpe, l’amore di Dio e l’amore per il prossimo. In questa priorità ci ritroviamo tutti. E non ci perdiamo per vie non meglio definite.

Paolo riesce a dire queste cose non solo dell’amore, ma anche con amore. Non solo ci istruisce, ma ci insegna anche come istruire. Dire a quei corinzi che sono dei montati, gonfiati che rischiano di soccombere nel proprio io pieno di doni, valori e buona volontà, dire a loro di non essere buoni a nulla, con parole che sono diventate uno dei pezzi più belli della letteratura universale. Questa è la bellezza, la musica, l’arte apostolica della nostra predicazione. E qui siamo per imparare insieme quest’arte del dire la verità con amore, e di comunicare l’amore con verità.

La seconda strofa è il centro, il cuore dell’inno, dell’istruzione. Ora il soggetto è l’amore. Ora l’amore diventa un soggetto, una persona che prende in mano la situazione, che prende in mano la nostra esistenza, il nostro ministero, le nostre chiese. 16 volte amore. Solo all’inizio e alla fine, l’apostolo pronuncia la parola amore, agàpe. In mezzo: l’amore c’è, comanda, come se non ci fosse. Si apre uno spazio per noi in questo amore, in questo inno all’amore. E qui facciamo quel che piace a tanti: una piccola «animazione» che ci mette letteralmente in gioco: immetti in questa parola amore ciò che ami veramente. Se sono sincero, ciò che amo veramente è anzitutto me stesso. Sentiamo come suona:

Io sono paziente, io sono benevolo; io non invidioio non mi vantonon mi gonfionon mi comporto in modo sconvenientenon cerco il proprio interesse, non m’inasprisconon addebito il malenon godo dell’ingiustizia, ma gioisco con la verità; soffro ogni cosa, credo ogni cosa, spero ogni cosa, sopporto ogni cosa. Se sono sopravvissuto nel mio orgoglio fino a questo punto, ora arriva il colpo finale: io non verrò mai meno.

E, più altruista, posso immettere anche la persona che amo, i miei cari, possiamo immettere le nostre comunità, le nostre chiese: non sopravvivranno al colpo finale, alla croce dell’inno all’amore: anche le nostre chiese verranno meno.

È chiaro, l’apostolo, notoriamente non un grande esperto di fidanzate, fidanzati o famiglie (di comunità invece sì), qui canta Cristo, solo Cristo, senza mai pronunciare il nome, racconta la vita di Gesù: Cristo è paziente, è benevoloCristo non si vanta, non si gonfia, soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosaÈ il Cristo crocifisso e risorto che non verrà mai meno. Ecco l’amore fattosi carne, immessosi in noi, come noi ci siamo immessi nella sua parola, che ci libera da noi stessi, dalla dittatura del nostro io gonfiato iperbolico, ingombrante e impietoso, prendendo in mano le nostre coscienze, le nostre esistenze, le nostre chiese. Ed ecco perché è l’amore la più grande, perché è Cristo, Dio stesso, in persona. Ed ecco perché è vero: si è immesso in quell’amore fino in fondo.

Di questo Dio non abbiamo altra immagine che Gesù Cristo. E di questo Cristo dobbiamo fare attenzione a non farci l’immagine sbagliata: non è una singola persona che ricordiamo con un ritratto. Questo Cristo ce l’abbiamo solo come «foto di gruppo», in azione con altri. La sua immagine è la tavola della cena, l’agàpe, il Cristo in azione, interazione, con il mondo tanto amato, da darsi, spendersi. La sua immagine siamo noi insieme, noi chiese in interazione con il mondo tanto amato da Dio, da darsi, spendersi, come solo il suo amore sa fare.

Ora abbiamo fatto questa riscoperta di Dio e di noi stessi, del Cristo, come in uno specchio ci siamo specchiati in questo inno all’amore, in modo oscuro.

Ora ci immettiamo con questa nostra vocazione, con questa nostra istruzione in Cristo che non verrà mai meno nella terza strofa, in questo mondo in cui tutto ha il suo limite, il suo tempo, tutto è precario, passeggero, mortale. Abolizioni, cessazioni – in parte, tutto solo in parte. Tutto viene meno.

La profezia nella predicazione dell’inno all’amore di Tullio Vinay che 70 anni fa aveva inaugurato il Centro Ecumenico di Agàpe ha lasciato un profondo segno nella biografia di tanti e tante, quasi tutti e tutte voi. Un’esperienza di amore dopo l’assoluto venire meno di tutto della seconda guerra mondiale. È venuta meno? La nostra spiritualità, la nostra forza positiva e propositiva, sì, sono venute meno in questi anni. Certo, siamo in buona compagnia di tutte le creature, gemiamo insieme a loro: anche la biodiversità, gli animali, le stesse lingue in senso proprio in buona misura sono minacciate dall’estinzione. Sì, certo, anche le nostre chiese, in questi anni, sono venute meno.

Rileggere, anzi ritrovarsi nell’inno all’amore e ripartire da qui oggi, comporta una cosa: smettere di ragionare come bambini che vogliono tutto e non rinunciano a niente. Ripartire, ricostruire da persone che sono passate per la croce dell’inno all’amore. Ripartire, ricostruire da persone che hanno visto venire meno così tanto. Ripartire, ricostruire oggi che gli ultimi testimoni oculari della shoà e della seconda guerra mondiale se ne stanno andando, e le nostre teste formate nel ‘900 si perdono, nel pieno di una pandemia che allo stesso tempo ha accelerato e acutizzato la nostra presa di coscienza di un mondo tecnologico, scoperto dai più quasi a sorpresa. La nostra sfida rimane: ricostruire sul fondamento della parola del Cristo. Riapprezzarla, rinnamorarsene, fino in fondo. Quale costruzione sarebbe oggi il nostro Amen! all’inno all’amore, allo sh’ma jisrael dell’agàpe di Dio?

Non lo so, lo scopriremo solo vivendo, camminando, discutendo insieme. Posso, possiamo, forse come l’apostolo solo mostrare una via, questa via, e costruire sulla via di questa parola per eccellenza.

Ma una cosa la so e la confesso insieme a voi: la sfida di guardare in questo specchio, di avere il coraggio di immettersi, di immergersi in queste parole, di passare per la croce dell’inno all’amore, sgonfiare il proprio io, rinunciare a sé stessi, rimane sempre più grande di ogni altra sfida che troviamo sul nostro cammino. La sfida per eccellenza. La nostra priorità: l’amore che richiede sempre una decisione, una scelta chiara.

Di questa via per eccellenza sappiamo che alla fine qualcosa dura, rimane. Camminando insieme su questa via, qualcosa di noi rimane: la fede, la speranza, l’amore.

Non sono semplicemente la mia, la tua, la nostra fede, la nostra speranza o il nostro amore. Anche qui ci precede il Cristo: sono la sua fede, la sua speranza e il suo amore. Ma lo Spirito li ha posti, li ha immessi in noi. Con stupore apprendiamo, sentiamo che Dio ha messo tutta la sua fiducia, tutta la sua speranza, tutto il suo amore in voi, cari Monica e Gabriele, come in tutti noi. Lontani da ogni mielosa retorica dell’amore, afferrati dall’amore di Dio, dal quale nulla e nessuno ci potrà mai separare, sappiamo ora in chi abbiamo creduto. In Cristo Gesù.

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Questione femminile e giovani sono i temi chiave del Sinodo ritrovato

di Federica Cravero

da repubblica Torino

Dal 22 al 25 agosto, dopo lo stop di un anno, la Chiesa Valdese torna a riunirsi a Torre Pellice. Alla tavola rotonda della vigilia: “Donne e lavoro, uno sguardo altro su economia, società e politica

 

Dopo un anno di sospensione torna dal 22 al 25 agosto a Torre Pellice il sinodo delle chiese valdesi e metodiste, un appuntamento che sarà in parte in presenza e in parte in streming a causa della pandemia, in cui temi di carattere teologico ed ecclesiastico si coniugano a riflessioni sulla società e l’attualità. Due i temi che in particolare promettono dibattito e sono donne e giovani.

La questione femminile è l’argomento attorno a cui ruota la tavola rotonda pre-sinodo “Contrappunto: donne e lavoro, uno sguardo altro su economia, società e politica. Donne protestanti di fronte alle sfide della società in trasformazione”, organizzata sabato 21 agosto dalla Federazione donne evangeliche. Si potrebbe pensare che non sia un tema dibattuto quello delle donne in una chiesa che da decenni ha riconosciuto la figura della pastora e in cui alla Tavola valdese che è attualmente insediata sono state elette ben 5 donne su 7 posti, tra cui la moderatora Alessandra Trotta e la vice Erika Tomassone. Evidentemente non c’è necessità di quote rosa e lo dimostra il fatto che alcune nomine di donne siano state casuali e non studiate a tavolino per dare rappresentanza a delle donne, “ma questo non esaurisce assolutamente la discussione – mette in chiaro la vicemoderatora Tomassone – È vero che le chiese valdesi e metodiste hanno sempre dato spazio all’emancipazione femminile, ma non è scontato che questo significhi anche che i temi che interessano alle donne trovino uno spazio adeguato nella discussione perché è vero che la chiesa è intrisa nella società e se una società è patriarcale certi argomenti sono difficili da affrontare, si pensi alla violenza sulle donne o alle questioni di genere che pongono dibattiti molto diversi per esempio da quelli dei movimenti femministi degli anni 70”. All’incontro partecipano Shqiponja Dosti (Cgil), la manager Simona Menghini, Antonella Visintin della Fcei e Doriana Giudici, esperta di diritti delle donne.

Altra questione importante è quella delle nuove generazioni, che sono al centro della serata pubblica del lunedì, 23 agosto. A distanza di 20 anni dalla Carta ecumenica che proponeva il superamento dei confini nazionali non solo per gli aspetti economici ma anche e soprattutto sulla circolazione delle persone e delle idee, la Tavola valdese intende esplorare cosa vogliono e in cosa si impegnano i giovani d’oggi. A questo punta “Next generation EU? Giovani ed Europa fra sogno di ripresa e rischio di marginalità”, in cui si inserisce anche l’accoglienza dei migranti. La serata sarà condotta da Conducono Marta Bernardini di Mediterranean Hope e Valeria Lucenti, vicedirettora del centro ecumenico Agape che quest’anno festeggia i 70 anni dalla fondazione.

Molti dei 180 deputati del Sinodo, tra uomini e donne, pastori e laici, si collegheranno ancora a distanza in video a causa del Covid: “Ma siamo fiduciosi – ha detto la moderatora Alessandra Trotta – che nella varietà dei volti, degli accenti, si esprimerà comunque tutta la forza dell’unione solidale, la gioia della condivisione, la responsabilità della partecipazione attiva di ognuno nell’assunzione delle decisioni che orienteranno la vita e l’azione delle nostre chiese nel prossimo anno”.

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Cancellato il Sinodo 2020

Rinviata di un anno l’annuale assemblea delle chiese metodiste e valdesi da chiesa valdese.org

Torre Pellice, 10 Maggio 2020

L’annuale Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, che avrebbe dovuto svolgersi dal 23 al 28 agosto prossimo a Torre Pellice (TO), non avrà luogo a causa delle limitazioni e prescrizioni imposte dall’emergenza sanitaria in corso. Ad annunciarlo è la Tavola Valdese in una lettera alle chiese. Le forti limitazioni alla libertà di circolazione delle persone e la logistica della complessa macchina sinodale renderebbero assai difficile l’organizzazione della massima assemblea delle chiese metodiste e valdesi. Dopo un’attenta valutazione di opzioni alternative che non si sono rivelate fattibili, la Tavola Valdese ha deciso di rimandare l’appuntamento all’agosto 2021. Naturalmente resta aperta, ove dovessero verificarsi situazioni di emergenza, la convocazione di un Sinodo straordinario. Anche le Conferenze distrettuali (le assemblee regionali di ognuno dei quattro distretti in cui sono suddivise le chiese metodiste e valdesi), in programmazione nel mese di giugno, non avranno luogo.

“Si tratta di una decisione molto dolorosa – si legge nella lettera alle chiese –. Il nostro Sinodo rappresenta molte cose: è spazio di dibattito aperto, luogo di orientamento e di decisione sui temi cruciali per la vita della chiesa; è strumento attraverso il quale si realizza il controllo sull’operato e il rinnovo dei mandati delle Commissioni sinodali incaricate di compiti importanti in ambiti essenziali della vita della chiesa, nonché di verifica del lavoro dei Comitati di gestione di opere di rilevo nazionale. Il Sinodo è anche spazio festoso di incontro allargato fra fratelli e sorelle impegnati a vivere e testimoniare l’Evangelo in aree diverse del Paese, ma anche con fratelli e sorelle che rappresentano Chiese sorelle in Italia e all’estero con cui viviamo una profonda comunione e un significativo impegno di collaborazione nella missione. Il Sinodo è, per finire, un momento importante di presenza nello spazio pubblico della chiesa, che si mostra nella sua variegata realtà, nel suo essere plurale, nella sua dialettica anche vivace su molti temi; a partire dal ritrovarsi in luoghi pregni di una storia di fede e di lotta per la libertà che parla ancora oggi; una storia significativa anche per l’identità civile di questo speciale lembo di terra italiana che chiamiamo Valli valdesi”.

Per i mandati dei componenti gli organi eletti annualmente dal Sinodo soccorrerà l’istituto della prorogatio, e dunque una prosecuzione degli incarichi fino a nuova elezione. Resta invece assicurato il regolare svolgimento dei processi di report e di controllo. La Tavola Valdese, infine, ideerà e organizzerà, insieme agli altri organismi competenti, opportuni spazi di analisi e confronto ai vari livelli della vita della Chiesa sui temi più rilevanti, in modo da alimentare una circolazione trasparente delle informazioni, un’ampia condivisione e un ricco dibattito i cui frutti potranno arricchire la preparazione del Sinodo 2021.

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Sinodo 2019 – Comunicati stampa diffusi dall’ufficio stampa

Qui trovate tutti i comunicati stampa diffusi, a cura dell’Agenzia stampa NEV – Notizie Evangeliche, dall’Ufficio stampa del Sinodo

Qui trovate l’indice dei comunicati alla fine i testi dei 18 cs diffusi.

COMUNICATO STAMPA N. 1 

AL VIA DOMANI IL SINODO DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI 2019

COMUNICATO STAMPA N. 2

Responsabilità e fede al centro del culto di apertura del Sinodo

COMUNICATO STAMPA N. 3

SINODO 2019, IL MESSAGGIO DI SALUTO DI PAPA FRANCESCO PROMUOVERE INSIEME “LA GIUSTIZIA E LA PACE”

COMUNICATO STAMPA N. 4

Il Sinodo lavora al futuro della chiesa

COMUNICATO STAMPA N. 5

Mons. Spreafico (CEI) al sinodo: “ci avete aiutato a riscoprire la bellezza e la potenza della parola”

COMUNICATO STAMPA N. 6

Annette Kurschus, presidente della chiesa della Vestfalia, saluta il Sinodo valdese metodista e ringrazia per l’impegno umanitario “che non lascia indietro nessuno”.
Ora, corridoi umanitari delle chiese anche in Germania

COMUNICATO STAMPA N. 7

Tre nuovi pastori consacrati al Sinodo

COMUNICATO STAMPA N. 8

Serata pubblica del Sinodo su diritti e democrazia
“La verità non è una farfalla inchiodata in una teca di vetro”

COMUNICATO STAMPA N. 9

COMUNICATO STAMPA N. 10

 Carcere, giustizia, diritti. La conferenza stampa al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi

COMUNICATO STAMPA N. 11

Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi esprime preoccupazione per le conseguenze del Decreto sicurezza

COMUNICATO STAMPA N. 12

 Sinodo metodista e valdese. Un patrimonio culturale in crescita e sinergia con il territorio

COMUNICATO STAMPA N. 13

Peccato di genere 

COMUNICATO STAMPA N. 14

Il Sinodo valdese e metodista rinnova l’impegno dei corridoi umanitari

COMUNICATO STAMPA N. 15

Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Libertà religiosa e diritti civili

COMUNICATO STAMPA N. 16

Nuovo governo, Sinodo valdese e metodista:
“Umanesimo di oggi non può prescindere dai diritti di tutti e dall’uguaglianza”

COMUNICATO STAMPA N. 17

Otto Per Mille: approvati i progetti 2019

I fondi saranno utilizzati per finanziare 489 progetti all’estero e 946 progetti in Italia

COMUNICATO STAMPA N. 18

Ambiente, la preoccupazione del Sinodo valdese e metodista “Stop all’aggressività consumistica e alla mentalità predatoria”

 

 

COMUNICATO STAMPA N. 1

AL VIA DOMANI IL SINODO DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI 2019

 

L’Assemblea sinodale, massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, si chiuderà venerdì 30 agosto con l’elezione delle cariche amministrative e del/la nuovo/a moderatore/a

 

Torre Pellice (Torino), 24 agosto 2019 (SSSMV/1) – Si apre domani a Torre Pellice (Torino) in Piemonte, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. 180 deputati – pastori e laici in numero uguale – convergeranno da tutta Italia nella “capitale delle Valli valdesi” per decidere della vita della chiesa.

Il Sinodo si aprirà alle 15.30 con un culto nel tempio di via Beckwith. La predicazione è stata affidata a Erica Sfredda, predicatrice locale, che aprirà il tradizionale corteo lungo la via Beckwith fin dentro il tempio.

La colletta raccolta durante il culto sarà devoluta al Centro ecumenico di ascolto di Pinerolo, che si occupa di accompagnare famiglie del territorio che vivono un disagio economico e sociale.

Dall’Italia per la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) sarà presente Monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI).

La consueta serata pubblica del lunedì, in agenda il 26 agosto presso il tempio di Torre Pellice, avrà come tema “Diritto, diritti, verità, democrazia” con gli interventi di: Marco Tarquinio, direttore di AvvenireMaria Grazia Mazzola, giornalista, Marco Bouchard, magistrato; modera e introduce la serata Ilaria Valenzi, avvocata e responsabile legale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Attesi al Sinodo anche numerosi ospiti che come ogni anno giungono da diversi continenti.

L’Assemblea sinodale, che è il massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, si chiuderà venerdì 30 agosto con l’elezione delle cariche esecutive ed amministrative. Con questo Sinodo si chiude il mandato del pastore Eugenio Bernardini (leggi qui l’intervista) e sarà eletto/a il/la nuovo/a moderatore/a.


COMUNICATO STAMPA N. 2
Responsabilità e fede al centro del culto di apertura del Sinodo

 

Torre Pellice (Torino), 25 agosto 2019 (SSSMV/02) – “Responsabilità” e “fede” sono le due parole chiave emerse dal culto di apertura del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Il culto è stato preceduto dal corteo dei membri del Sinodo (pastori, deputati, ospiti) partito dalla Casa valdese che ha percorso via Beckwith fino al tempio; è l’immagine di una chiesa che “cammina insieme”. Ad accogliere il corteo, il Coro nazionale ghanese in Italia che insieme alle Corali delle Valli e ai trombettisti della Val Pellice hanno condotto i momenti musicali del culto.

La predicazione, curata da Erica Sfredda, predicatrice locale, si è basata sul testo della I Lettera ai Corinzi, 15, 12-19, in cui si affrontano i temi della resurrezione, della predicazione e del rischio di una fede vana.

“Siamo parte di un ingranaggio di un mondo di morte – ha detto Sfredda -. Un mondo che permette che i bambini siano abbandonati, o abusati: costretti a lavorare, a fare i soldati, a prostituirsi, o a diventare organi di ricambio per i ricchi. Un mondo che quotidianamente registra il maltrattamento, se non addirittura l’assassinio, il femminicidio di donne comuni, che non vivono in Paesi in guerra, ma che sono le nostre vicine, le nostre amiche, le nostre sorelle, quelle che incontriamo al supermercato o negli uffici postali, o quelle che non vediamo più, perché sepolte in casa. La realtà è che spesso anche noi, membri di una Chiesa ‘impegnata’, viviamo, come direbbe Primo Levi, nelle nostre ‘tiepide case’, dimentichi, se non indifferenti, delle morti nel Mediterraneo, delle atrocità della Libia, delle crudeltà perpetrate nei tanti Paesi coinvolti in guerra, ma anche distratti rispetto alle morti sul lavoro, all’inquinamento crescente, alla distruzione della Terra in cui viviamo”.

Sfredda pone domande scomode, che interpellano il senso e la quotidianità di una comunità corresponsabile di ciò che avviene nel mondo e la fede in un Dio che è “con noi attraversando le frontiere”. La chiesa vive la sua testimonianza nella concretezza, ad esempio con l’impegno sociale per i diritti dei deboli, per l’ambiente, con i corridoi umanitari, con il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) Mediterranean Hopee il percorso Essere chiesa insieme(ECI), con i credenti di diverse provenienze che radicano la loro vita e il loro servizio nel nostro Paese. Ma lo stesso apostolo Paolo “ci ammonisce e ci mette in guardia dal facile senso di appagamento che abbiamo sentito forse dentro di noi… Non è il nostro entusiasmo, o la nostra capacità di riempire le nostre chiese, e neppure la nostra carica umanitaria a fare la differenza. Tutto questo è importante, anzi vorrei dire fondamentale, ma nasce dallo Spirito Santo e si nutre di una fede che è radicata nella morte e resurrezione di Gesù”.

Nel corso del culto di apertura sono stati consacrati al ministero pastorale, con l’imposizione delle mani da parte del Corpo pastorale e di tutta la comunità riunita, Marco Casci, Sophie Langenecke Nicola Tedoldi, che hanno sostenuto e superato ieri l’esame di fede.

I lavori del Sinodo proseguiranno fino al 30 agosto con due tappe di rilievo. L’incontro di domani, organizzato da Mediterranean Hope e Commissione sinodale per la Diaconia (lunedì 26 agosto, galleria Scroppo, via Roberto D’Azeglio 10, Torre Pellice, 12.30-14.45) dal titolo “Invece un samaritano lo vide e ne ebbe compassione”, con Riccardo Gatti, capomissione della Open Arms (in collegamento video), Giorgia Linardi, portavoce Italia della Sea-Watch e il pastore Randy Mayer della United Church of Christ, impegnato sulla frontiera tra Usa e Messico. Secondo appuntamento, la consueta serata pubblica, quest’anno sul tema “Diritto, diritti, verità, democrazia”, lunedì 26 agosto ore 20.45  presso il Tempio valdese di Torre Pellice, in via Beckwith, con Marco Tarquinio, direttore di Avvenire,Maria Grazia Mazzola, giornalista, Marco Bouchard, magistrato; modera e introduce la serata Ilaria Valenzi, avvocata e responsabile legale FCEI.

La colletta raccolta durante il culto sarà devoluta al Centro ecumenico di ascolto di Pinerolo, che si occupa di accompagnare famiglie del territorio che vivono un disagio economico e sociale.


COMUNICATO STAMPA N. 3

SINODO 2019, IL MESSAGGIO DI SALUTO DI PAPA FRANCESCO

PROMUOVERE INSIEME “LA GIUSTIZIA E LA PACE”

 

Torre Pellice (Torino), 25 agosto 2019 (SSSMV/03) – Papa Francesco ha inviato il suo personale saluto al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi che si apre oggi, domenica 25 agosto, a Torre Pellice, esprimendo “la vicinanza fraterna” sua e a nome “della Chiesa cattolica”.

Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, ha letto ai sinodali la missiva di papa Francesco, nella seduta di apertura dei lavori.

“Mi unisco alla vostra preghiera – ha scritto nel suo messaggio al Sinodo papa Francesco– anche per chiedere al Signore il consolidamento dello spirito ecumenico fra i cristiani, come pure una crescente comunione tra le nostre Chiese”.

Come discepoli di Cristo – ha continuato –possiamo offrire risposte comuni alle sofferenze che affliggono tante persone, specialmente i più poveri e i più deboli, promuovendo così la giustizia e la pace”.

Rivolgendo l’attenzione ai sinodali, il papa ha espresso l’augurio “affinchè in questi giorni di incontro, di preghiera e di riflessione possiate fare esperienza viva dello Spirito Santo, che anima e dà forza alla testimonianza cristiana”.

Qui di seguito il testo integrale del saluto di papa Francesco:

Cari fratelli e sorelle,

il Sinodo dell’Unione delle Chiese metodiste e valdesi è occasione propizia per rivolgervi il mio cordiale saluto, espressione della vicinanza fraterna mia e dell’intera Chiesa cattolica.

Prego per tutti voi, affinchè in questi giorni di incontro, di preghiera e di riflessione possiate fare esperienza viva dello Spirito Santo, che anima e dà forza alla testimonianza cristiana.

Mi unisco alla vostra preghiera anche per chiedere al Signore il consolidamento dello spirito ecumenico fra i cristiani, come pure una crescente comunione tra le nostre Chiese.

Siamo chiamati a proseguire il nostro impegno nel cammino di reciproca conoscenza, comprensione e collaborazione, per testimoniare Gesù e il suo Vangelo di carità.

Come discepoli di Cristo possiamo offrire risposte comuni alle sofferenze che affliggono tante persone, specialmente i più poveri e i più deboli, promuovendo così la giustizia e la pace.

Formulo alla vostra Assemblea sinodale i migliori auguri e, mentre invoco la benedizione del Signore, vi chiedo, per favore di pregare per me.

Fraternamente,

Francesco

Dal Vaticano, 22 agosto 2019

 (NEV/CS44)


COMUNICATO STAMPA N. 4

Il Sinodo lavora al futuro della chiesa

 Torre Pellice (Torino), 26 agosto 2019 (SSSMV/04) – Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesientra nel vivo dei lavori, con la guida di Peter Ciaccioe Andreas Köhn, rispettivamente presidente e vice presidente del seggio, supportati dal segretario Ignazio Di Lecce.

Diversi i temi all’ordine del giorno, fra cui la libertà religiosa e i rapporti con lo Stato, l’impegno sociale e comunitario, la Diaconia “globale”, i diritti umani, il presente e il futuro della cosiddetta “generazione interculturale” e delle chiese locali, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. È attesa questa mattina la visita nell’aula sinodale del presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI) della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) Monsignor Ambrogio Spreafico.

Tutti i giorni dalle 9.30 alle 11 su Radio Beckwithva in onda in diretta la “rassegna stampa dal Sinodo” condotta da Matteo Scali, con ospite fissa l’Agenzia stampa NEV.

Alle 12.30 si terrà la conferenza stampa ufficiale della prima giornata, presso la biblioteca della Casa valdese di Torre Pellice.

Messaggi di saluto in occasione della giornata inaugurale sono giunti dal pastore Stefano Paris, presidente dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno (UICCA), dal presidente del Segretariato attività ecumeniche (SAE) Piero Stefani, da papa Francescoe dal vescovo emerito Pier Giorgio Debernardi.

 (NEV/CS45)


COMUNICATO STAMPA N. 5

Mons. Spreafico (CEI) al sinodo:
ci avete aiutato a riscoprire la bellezza e la potenza della parola

 

Torre Pellice (Torino), 26 agosto 2019 (SSSMV/05) – “Voi ci avete aiutato a riscoprire la bellezza e la potenza della Parola, che cambia i cuori e la storia. Mi auguro che essa sia sempre all’inizio e alla fine di ogni nostro impegno, perché senza questo spirito che soffia non ci sarà nessuna trasformazione della storia”. Così il presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI) della Conferenza episcopale italiana (CEI) Monsignor Ambrogio Spreafico, intervenendo al Sinodovaldese e metodista in corso a Torre Pellice. Spreafico ha ringraziato il moderatore uscente Eugenio Bernardiniper l’amicizia e la condivisione che lega da molti anni cattolici e protestanti.

“Ci troviamo in un tempo difficile – ha continuato l’esponente cattolico -, davanti a donne e uomini a volte imprigionati dalla paura e di conseguenza da una rabbia e da un rancore che devono trovare ogni giorno qualcuno con cui sfogare il proprio risentimento, fossero gli stranieri, i rom, i poveracci, oppure persino il vicino o il parente che ti hanno infastidito con il loro comportamento”.

Il presidente dell’UNEDI ha anche ricordato l’esperienza “ecumenica” dei corridoi umanitari, realizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) con la Tavola valdese e la Comunità di Sant’Egidio. “Non è solo un’azione benefica bensì profezia di un mondo, dove le migrazioni fanno parte di quelle tragiche conseguenze di ripetute azioni che stanno mettendo in discussione l’armonia del creato, dove le guerre, la povertà, la violenza e le ingiustizie non permettono a molti di continuare a vivere là dove sono nati e cresciuti”.

“Lasciatemi concludere – ha dichiarato infine Spreafico – sottolineando come alla base di tutto il nostro vivere come cristiani, che vogliono testimoniare l’Evangelo di Gesù, si deve sempre manifestare la forza della Fede, che nella Parola di Dio trova la sua sorgente”.

 

(NEV/CS46)


COMUNICATO STAMPA N. 6

Annette Kurschus, presidente della chiesa della Vestfalia, saluta il Sinodo valdese metodista e ringrazia per l’impegno umanitario “che non lascia indietro nessuno”.
Ora, corridoi umanitari delle chiese anche in Germania

 

Torre Pellice (Torino), 26 agosto 2019 (SSSMV/06) – “L’atmosfera che circonda questo Sinodo è speciale, qui ho sentito battere forte il cuore della vostra chiesa. Qui vive una chiesa che si assume dei rischi” ha detto la pastora Annette Kurschus, presidente della Chiesa della Vestfalia, in un messaggio rivolto ai delegati delle chiese metodiste e valdesi. “Molte chiese, anche in Germania, in questo momento si concentrano principalmente su loro stesse e sulle loro preoccupazioni a proposito della loro stessa sopravvivenza – ha continuato -.  Nel frattempo, i populisti di destra giocano in modo infame con le paure delle persone riguardo al futuro. Le minoranze, i migranti e i rifugiati non ricevono protezione né accoglienza. Il rispetto dell’innegabile dignità umana viene sacrificato di fronte a meschini interessi particolari nazionali”. Nel richiamare l’importanza di una chiesa che sia a fianco dei poveri, dei malati, delle persone che soffrono, Kurschus ha ricordato: “Su molti punti avete anticipato coraggiosamente ciò che ora è improrogabile. Il vostro impegno a nome dell’Europa intera ci indica il cammino da seguire. Mediterranean Hope,  una rete ecumenica della speranza nel Mar Mediterraneo che non lascia indietro nessuno. Le attività di ricerca e soccorso in mare, a favore delle persone nel Mediterraneo, una delle frontiere più pericolose al mondo. I corridoi umanitari: un’alternativa indispensabile, per la quale vi siete battuti a dispetto di ogni resistenza. Instancabili e tenaci, avete cercato nuove strade con amore fantasioso, le avete spianate e trasformate in passaggi sicuri per i rifugiati più vulnerabili”.

La pastora ha continuato: “Fin dall’inizio abbiamo potuto partecipare a questi processi. Ve ne siamo grati”. Finalmente è stato istituito un corridoio umanitario anche verso la Germania, dal nome “Neustartim Team” (Ripartire in squadra), abbreviato NesT, che in tedesco significa “nido”.  “Lavoriamo insieme a voi per far sì che questo programma apra nuove prospettive di vita a tante persone che fuggono dai loro paesi – ha concluso Kurschus -. La luce nello stemma della vostra chiesa è la luce di Cristo, che non fa sparire magicamente la paura, ma è più forte. Una promessa che, da secoli e fino a oggi, dà al battito di cuore della vostra chiesa la sua forza e la sua costanza a dispetto dei rapporti di potere e delle apparenze”.

La presidente ha poi rivolto un ringraziamento al moderatore uscente, Eugenio Bernardini, con il dono della croce di bronzo della Chiesa evangelica della Vestfali, in segno di rispetto e di unione fraterna.

(NEV/CS47)


COMUNICATO STAMPA N. 7

 

Tre nuovi pastori consacrati al Sinodo

 

Torre Pellice (Torino), 26 agosto 2019 (SSSMV/07) –  I tre nuovi pastori consacrati durante il culto di apertura del Sinodo valdese e metodista, Marco Casci, Sophie Langenecke Nicola Tedoldi, provenienti da un contesto e da esperienze di vita molto differenti, porteranno nel loro ministero le proprie specificità. Questo è quanto emerso nella consueta conferenza stampa delle 12.30, oggi guidata dal Decano della Facoltà valdese di teologia Fulvio Ferrario. Ferrario ha presentato i tre nuovi ministri di culto a partire dalle loro biografie: Casci con un percorso che viene dal mondo evangelicale, Langeneck cresciuta in una famiglia di pastori e nell’ambiente della Federazione dei giovani evangelici in Italia (FGEI) e Tedoldi, di origine cattolica.

Dalle biografie e dalle dichiarazioni di questi tre nuovi pastori sono emerse alcune parole e temi che caratterizzeranno il loro ministero: confronto con l’attualità, centralità della Parola biblica, volontà di annunciare l’evangelo fuori e dentro le chiese, ecumenismo, ricerca di Dio in contesti e persone differenti, passione nelle relazioni e nella scoperta dell’altro.

Marco Casci ha sottolineato l’importanza degli studi e delle esperienze nella facoltà di teologia e di co   me questi gli abbiano permesso di confrontarsi con la contemporaneità e di uscire dalla mura delle chiese per incontrare il mondo.

Langeneck ha parlato dell’entusiasmo che ha suscitato in lei l’incontro con la parola di Dio e con le teologie proprie del Novecento, che nascono fuori dall’Europa.

Tedoldi ha detto che il suo avvicinamento al protestantesimo è nato da una vocazione profonda  e dalla possibilità di trovare delle risposte che altrove non aveva trovato.

In conclusione, il prof. Ferrario ha fatto proprie le parole di un esponente cattolico di una grande diocesi in Germania, che si è espresso in questi termini: “Quest’anno abbiamo avuto cinque candidature al sacerdozio (pochissime, ndr). Abbiamo potuto accettarne solo due, perché essendo così pochi, possiamo permetterci solo i migliori”.

 

(NEV/CS48)


 

COMUNICATO STAMPA N. 8

 

Serata pubblica del Sinodo su diritti e democrazia
“La verità non è una farfalla inchiodata in una teca di vetro”

 

Torre Pellice (Torino), 27 agosto 2019 (SSSMV/08) –  “Diritto, diritti, verità, democrazia”, questo il tema della serata pubblica del Sinodo delle chiese metodiste e valdesiche si è tenuta ieri presso il Tempio valdese. Presenti all’evento Marco Tarquinio, direttore di Avvenire,Maria Grazia Mazzola, giornalista d’inchiesta della RAI e Marco Bouchard, magistrato, moderati da Ilaria Valenzi, avvocata e responsabile legale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia(FCEI).

 

“Manipolazione, complicità, propaganda, sono nemici della verità, dunque servono coraggio e forza etica”, ha detto Maria Grazia Mazzola. Se non ci si riappropria della dignità professionale giornalistica il rischio è quello di proporre solo “melasse e fiumi di parole inutili, contenuti spesso subliminali. L’informazione corretta appartiene a tutti noi. Non stiamo vivendo una democrazia vera e piena, ma viviamo in un sistema mistificato in cui la ricerca della verità è percepita come sovversiva. Per questo sono stati assassinati Ján Kuciak, Martina Kušnírová e Daphne Caruana Galizia,che indagavano anche per noi su riciclaggio, corruzione, politica e mafia. Il giornalismo investigativo è il sale della democrazia” ha concluso la giornalista.

 

“Ogni opinione è importante, ma esiste il bene ed esiste il male, come esistono il falso e il vero. Non c’è equilibrio se sei equidistante fra bene e male” ha dichiarato Marco Tarquinio, ricordando che “l’impegno civile è responsabilità anche dei lettori. I giornali sono come i lettori li vogliono”. Dobbiamo “pretendere dalla politica uno sguardo sul futuro –  ha concluso -.  Non dobbiamo seguire i mandriani della violenza verbale, ma dobbiamo costruire piazze e città. L’Italia è un mosaico che può mettere in armonia tutte le differenze”.

 

“Esiste solo una verità: quella esperienziale, dialogica e polifonica. La verità non può essere catturata; la verità non è una farfalla inchiodata in una teca di vetro. La verità, come una farfalla, deve poter volare” ha affermato il magistrato Marco Bouchard. “Come costruire un rapporto virtuoso tra verità e democrazia? Il punto di incontro è dato dai diritti. Fra cui il diritto di avere informazioni corrette, di poter distinguere il vero dal falso. Una politica che negli atti istituzionali ricorre ai social è la morte della democrazia” ha concluso, richiamando all’importanza della separazione dei poteri a garanzia dei diritti e dei cittadini.

La serata si è conclusa con l’intervento del moderatore uscente, pastore Eugenio Bernardini: “Crediamo nel potere della verità, del dialogo e del confronto – ha detto -. Grazie ai nostri ospiti, che ci hanno dato, con la loro tenacia, la speranza che ci siano persone coraggiose, con una visione chiara contro la menzogna, che è un veleno per la società – e, citando il vangelo di Giovanni, ha concluso -. La verità vi farà liberi”.

Qui il video integraledella serata pubblica, curato da Radio Beckwith evangelica (RBE).

 

(NEV/CS49)


COMUNICATO STAMPA N. 9

 

Torre Pellice (Torino), 27 agosto 2019 (SSSMV/09) – Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesiha fatto proprio il documento del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) “Dichiarazione sulla violenza sessuale e di genere e sul Premio Nobel per la Pace del novembre 2018“, Nobel assegnato a Denis Mukwegee a Nadia Muradcome “incoraggiamento per tutte e tutti coloro che lavorano per porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra”. Il Sinodo ha anche chiesto alle chiese di aderire alla campagna mondiale “Giovedì in Nero” e di promuovere e testimoniare il sostegno al movimento globale che si oppone alla cultura dello stupro, dell’ingiustizia di genere, dell’abuso, e di darne pubblicità sul territorio di pertinenza.

I due documenti del CEC sono espressione del comitato esecutivo di questo organismo che si è svolto a Uppsala, in Svezia, lo scorso novembre e tracciano le strategie per costruire giustizia e per fermare stupri, abusi e matrimoni forzati. Oltre alla creazione di “politiche concrete e misurabili che sostengano l’equità di genere nelle strutture del CEC e delle chiese membro, in riferimento a stipendi, posizioni di leadership, e a codici di condotta su molestie e aggressioni sessuali”, si parla anche di responsabilizzazione nel contrasto alla violenza, di sostegno a donne, ragazze e persone vulnerabili, alla creazione e sviluppo di “reti capaci di agire subito per fermare assalti, abusi, incarcerazioni, uccisioni di donne, ragazze e altre persone vulnerabili”. Fra le proposte concrete, anche quella di coinvolgere organizzazioni maschili affinché diventino “spazi per la resistenza al patriarcato e per l’affermazione di mascolinità non tossiche e nonviolente”.

Qui il PDF integrale della dichiarazione adottata dal CEC sulle violenze sessuali e di genere.

 

#ThursdaysinBlackè una campagna che nasce dal Decennio delle Chiese in solidarietà con le donne (1988-1998), per rendere visibili le storie sullo stupro come arma di guerra, sull’ingiustizia di genere, sull’abuso, sulla violenza e per rendere visibile la capacità di recupero e gli sforzi delle donne.

La campagna è stata ispirata dalle Madri de Plaza de Mayo di Buenos Aires, dalle Donne in nero in Israele e in Palestina, dalle donne in Ruanda e in Bosnia.

(NEV/CS50)


COMUNICATO STAMPA N. 10

 

Carcere, giustizia, diritti. La conferenza stampa al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi

 

Torre Pellice (Torino), 27 agosto 2019 (SSSMV/10) – Da una parte chi vuole “Buttare via la chiave”, chi augura alle persone di “marcire in galera”, dall’altra la Costituzionee il rispetto dei diritti umanitari. Il tema dei diritti, appunto, delle carceri e quindi in senso più ampio della giustizia, è stato oggi al centro della conferenza stampa del Sinodo valdese e metodista in corso a Torre Pellice, moderata dal giornalista Roberto Davide Papini, ealla quale hanno preso parte la giurista Ilaria Valenzi e il pastore Francesco Sciotto.

“Il tema delle carceri è sempre urgente – ha esordito Valenzi – ed è necessario ripensare la pena perchè sui diritti stentiamo a riconoscere la dignità come principio fondamentale dell’azione dello Stato”.

Francesco Sciotto attraverso la sua esperienza pastorale di visita ai detenuti esorta “chi ci vede, chi sta seguendo la conferenza stampa, forse detenuti o loro cari, invitaci a visitarli”.

Una presenza evangelica nelle carceri italiane punta a spezzare le catene dell’odio. Per fare questo, come ha spiegato Sciotto, il mondo valdese finanzia numerosi progetti: dagli interventi della Diaconia alle attività finanziate dall’Otto per mille, come il contributo all’osservatorio di Antigone, al fine di rafforzare esperienze di incontro con la società civile, perché “incontrarsi in carcere è più facile e dietro le sbarre c’è più ecumenismo di quanto si immagini”.

Inoltre, Sciotto sostiene che un investimento per accompagnare le persone in percorsi di inclusione occupazionale sarebbe la migliore azione politica.

“Penso ad esempio all’esperienza della pasticceria ‘Cotti in fragranza‘ a Palermo, un’esperienza che come tante si nutre soprattutto di creatività. Iniziativa che costa poco, diversamente da sbarre, confini e frontiere che costano tanti soldi e non risolvono nulla”.

E su questa strada valdesi e metodisti vogliono proseguire.

 

Qui il video integrale della conferenza stampasu carceri e diritti, trasmessa in diretta da Radio Beckwith.

 

(NEV/CS51)


COMUNICATO STAMPA N. 11

 

Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi esprime preoccupazione

per le conseguenze del Decreto sicurezza

 

Le chiese si attiveranno nei territori per evitare che gli ‘ultimi’ perdano i diritti fondamentali

 

Torre Pellice (Torino), 28 agosto 2019 (SSSMV/11) – Nella seduta di ieri, martedì 27 agosto, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice dal 25 al 30 agosto per decidere le linee di indirizzo della chiesa, ha preso in esame le prospettive di lavoro con migranti e nuove povertà alla luce del Decreto Sicurezza (Legge 132/2018; Legge 77/2019).

L’Assemblea ha chiesto alla Diaconia, organismo che si occupa dell’azione sociale per conto della Tavola valdese, di  “predisporre e proporre, a seguito dei tagli ai servizi introdotti dal Decreto Sicurezza, progetti di integrazione e accompagnamento”, di “modulare il proprio lavoro di accoglienza tenendo conto delle concrete situazioni sociali e politiche dei territori e sviluppare, nel medio periodo, interventi per l’inclusione, rivolti in modo trasversale agli ‘ultimi’, sia italiani che stranieri”.

Il Sinodo è anche intervenuto sulle possibili situazioni relative alle iscrizioni anagrafiche e concessioni della residenza a persone italiane e straniere in situazioni di marginalità (titolari di protezione umanitaria e sussidiaria, richiedenti asilo e persone sottoposte a procedimenti penali e amministrativi per determinati reati per i quali si prefigurano limiti all’accesso ai diritti fondamentali quali il diritto alla salute e all’assistenza sociale e sanitaria, il diritto alla casa e al lavoro) e ha invitato le Chiese “a chiedere che nei Comuni dei propri territori i sindaci autorizzino il rilascio della residenza, come già avvenuto in alcuni Comuni o a seguito di talune ordinanze giudiziali”.

Nel corso del dibattito è emersa la preoccupazione delle chiese per la perdita di diritti civili e sociali a cui, in seguito al Decreto sicurezza, le persone in situazione più marginale sono state esposte; ha chiesto alle chiese di attivarsi nei territori di appartenenza per l’inclusione di tutti e tutte con azioni di sensibilizzazione e pressione nei confronti delle istituzioni locali per il rilascio delle residenze.

(NEV/CS52)


COMUNICATO STAMPA N. 12

 

Sinodo metodista e valdese. Un patrimonio culturale in crescita e sinergia con il territorio

Torre Pellice (Torino), 28 agosto 2019 (SSSMV/12) – Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesiha espresso la propria approvazione per il consolidamento dei progetti culturali legati al patrimonio metodista e valdese che nel corso dell’ultimo anno si sono ampliati e hanno vissuto importanti momenti di crescente collaborazione e partenariato con altre istituzioni del territorio.

L’Archivio storico della Tavola valdese ha progettato il riordino e l’inventariazione dei fondi per un migliore accesso e fruizione online per studiosi e ricercatori, e ha stipulato un accordo di collaborazione scientifica con l’Archivio di Stato di Torino avente per oggetto l’approfondimento delle descrizioni dell’inventario delle carte riguardanti i valdesi (1395-1854).

Sempre in questo ambito la  Tavola valdese ha ricevuto dalla  Regione Piemonte un finanziamento per il progetto “Valdesi e metodisti in Piemonte: spazi di cultura e di fede attraverso i secoli”, che “mira a dare vita ad attività integrate in grado di sviluppare ulteriormente il Sistema archivistico, bibliotecario e del Patrimonio culturale metodista e valdese”.

Atro tema che il Sinodo ha preso in esame è quello del rilancio delle attività del Collegio valdese di Torre Pellice, che ha portato all’istituzione dell’articolazione sportiva del Liceo scientifico. Il liceo scientifico sportivo, che si somma ai già esistenti classico, linguistico e scientifico tradizionale, ha consentito di ampliare l’offerta formativa e, conseguentemente, aumentare il numero di iscritti.

(NEV/CS53)


COMUNICATO STAMPA N. 13

 

Peccato di genere

 

Torre Pellice (Torino), 28 agosto 2019 (SSSMV/13) – Anche quest’anno il Sinodo delle chiese metodiste e valdesisi è pronunciato sul tema delle violenza contro le donne. “Serve un segno visibile” ha detto la pastoraDaniela Di Carlo,durante la conferenza stampa del Sinodo, e ha spiegato l’importanza di aderire alla campagna dei “Giovedì in Nero”(#ThursdaysinBlack) del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). “Nel mondo ci sono ancora spose bambine, lo stupro è ancora usato come arma di guerra, come chiese dobbiamo quindi schierarci contro ogni tipo di violenza. Ci sono donne vittime di una visione così patriarcale da essere sempre invisibili, magari per dare luce e potenza ai loro figli maschi. C’è un peccato di tipo teologico, un peccato di genere che riguarda gli uomini che hanno estromesso le donne dalla chiesa, dalla spiritualità, impedendo loro di diventare teologhe, ministri, ovvero hanno impedito di assumere i ruoli guida nelle comunità e nelle religioni. Le chiese cristiane sono state promotrici di questo peccato di genere perché sono portatrici di  stili di vita, oltre che di progetti teologici. Serve fare autocritica” ha proseguito Di Carlo, affermando anche che bisogna opporsi all’immaginario della “donna-vittima” e cambiare lo sguardo verso le donne che subiscono violenza e stigmatizzarle. Quelle donne non sono “vittime”, ma “superstiti, e come tali devono essere riconosciute quali testimoni, affinché possano dire il dolore, che scuote la persona, ma testimoniare contro il silenzio che regna anche nelle chiese e dare la spinta che serve”.

Il pastore Daniele Bouchard ha parlato di come la violenza maschile debba interpellare gli uomini e sia un aspetto dell’identità maschile. “Identificare la violenza maschile con alcuni uomini violenti è fuorviante – ha detto Bouchard -. Ovviamente esistono quegli uomini e vanno messi in condizione di non nuocere, ma parliamo di violenza maschile perché ha a che fare con l’identità maschile. L’identità maschile è parte costitutiva della violenza. Le donne ci hanno interpellati per prenderne coscienza. Dobbiamo metterci in discussione e riconoscere che la violenza fa parte del sistema patriarcale che ha dominato il mondo per millenni, quel sistema che adesso è in crisi ma la cui storia non si è conclusa. In quanto uomini, abbiamo il dovere di riconoscere che siamo parte del problema, non solo abbiamo bisogno di liberarci di questa eredità, per trovare spazi di identità maschili nuove, positive e non violente”.

Il pastore Daniele Bouchard ha concluso spiegando come il potere maschile sia efficace anche in quanto riesce a far collaborare al suo perpetuarsi le persone che sottomette, rimarcando che le chiese dovrebbero diventare luoghi sicuri per le donne.

Durante la conferenza stampa, moderata dalla giornalista nonché deputata al Sinodo della chiesa di MessinaElisabetta Raffa, si è fatto riferimento anche alla campagna del “Posto Occupato” che prevede nei locali delle chiese, in occasione di culti o eventi, di posizionare degli oggetti rossi su una sedia a significare la donna che avrebbe potuto esserci se non fosse stata uccisa; alla firma dei rappresentanti di dieci denominazioni cristiane in Senato dell’Appello ecumenico contro la violenza sulle donne, il 9 marzo 2015; alla recente costituzione dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne”.

La conferenza stampa in versione integrale può essere rivista su Radio Beckwith Evangelica (RBE)

Ieri il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha fatto proprio il documento del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) “Dichiarazione sulla violenza sessuale e di genere e sul Premio Nobel per la Pace del novembre 2018” e chiesto alle chiese di aderire alla campagna mondiale “Giovedì in Nero”/#ThursdaysinBlack in sostegno al movimento globale che si oppone alla cultura dello stupro, dell’ingiustizia di genere e dell’abuso.

https://youtu.be/Cjdncrq2M2o

 

(NEV/CS54)


COMUNICATO STAMPA N. 14

Il Sinodo valdese e metodista rinnova l’impegno dei corridoi umanitari

Torre Pellice (Torino), 29 agosto 2019 (SSSMV/14) –  Prosegue l’impegno dei valdesi e metodisti per una via di accesso legale e sicura al diritto d’asilo. Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha approvato ieri, 28 agosto, all’unanimità, un ordine del giorno nel quale dà mandato a Tavola e alla Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD) di proseguire, in collaborazione con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), il progetto dei corridoi umanitariper un altro biennio. Dall’assemblea sinodale anche il sostegno alla proposta del corridoio umanitario europeo per le decine di migliaia di profughi concentrati in Libia.

Dal 2016 a oggi, grazie ai corridoi umanitari, progetto ecumenico realizzato da Tavola valdese e FCEI insieme alla Comunità di Sant’Egidio, sono arrivate in Italia oltre 1600 persone, per lo più siriane, provenienti dal Libano. Corridoi umanitari sono attivi anche in Francia, Belgio e Andorra e hanno portato finora oltre 2500 persone in Europa, offrendo sicurezza e integrazione.

I corridoi umanitari sono regolati da un Protocollo d’intesa sottoscritto dalle realtà promotrici con i Ministeri degli Affari esteri e dell’Interno.

(NEV/CS55)


COMUNICATO STAMPA N. 15

 

Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Libertà religiosa e diritti civili

I valdesi e i metodisti mettono a disposizione le loro sale per le comunità islamiche e le altre confessioni religiose che ancora vedono limitato in molte regioni italiane
il diritto alla preghiera in locali adeguati

 

Torre Pellice (Torino), 29 agosto 2019 (SSSMV/15)  – Libertà religiosa e diritti civili. Questo è il tema dominante della seduta del 28 agosto del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice.

Riflettendo sul tema del dialogo interreligioso, il Sinodo ha invitato “le chiese locali a considerare la possibilità di mettere le proprie sale a disposizione delle comunità islamiche e di altre confessioni religiose che ancora vedono limitato in molte regioni italiane il diritto alla preghiera in adeguati locali”.

Al centro del dibattito anche l’istituzione di una Giornata nazionale della libertà di coscienza, di religione e di pensiero. Tale richiesta risponde alla necessità di dare “piena e concreta attuazione al dettato costituzionale che prevede e garantisce la libertà religiosa quale diritto fondamentale”. Il mandato del Sinodo alla Tavola Valdese e al Comitato permanente dell’Opera delle chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI) è stato quello di proseguire su “iniziative presso l’opinione pubblica per sensibilizzarla sul tema e rinnovino, in tutte le sedi opportune secondo le rispettive competenze, la richiesta che il 17 febbraio sia dichiarato Giornata nazionale della libertà di coscienza, di religione e di pensiero”.

Il Sinodo si è espresso anche sul tema del testamento biologico: “lamentando il ritardo e l’inerzia di molti Comuni nell’aprire gli sportelli dedicati a ricevere le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento – DAT” e chiedendo alle chiese di attivarsi presso “le amministrazioni comunali affinché in ogni paese e in ogni città sia consentito l’esercizio di questo diritto”. èstato anche suggerito alle chiese di continuare a “discutere il documento ‘È la fine, per me l’inizio della vita. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante’, redatto dalla Commissione Bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi”.

(NEV/CS56)


COMUNICATO STAMPA N. 16

Nuovo governo, Sinodo valdese e metodista:
“Umanesimo di oggi non può prescindere dai diritti di tutti e dall’uguaglianza”

Torre Pellice (Torino), 29 agosto 2019 (SSSMV/16) –  Diritti per tutte e tutti e lavoro sono i temi al centro dell’agenda politica del Sinodo metodista e valdese in corso nelle Valli Valdesi. Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesiinvita le chiese a essere “sempre più impegnate e presenti a favore delle fasce più deboli ed emarginate”, come ha anticipato la giornalista Emmanuela Banfo, moderatrice della odierna conferenza stampa a Torre Pellice alla quale hanno partecipato come relatori il presidente del Sinodo, pastore Peter Ciaccioed Erica Sfredda, predicatrice locale veronese che aveva presieduto il culto di aperturadello scorso 25 agosto.

Con riferimento al clamore suscitato dalla presa di posizione sul decreto sicurezza, il pastore Ciaccio ha chiarito: “Negli ultimi tempi si è ribaltata la prospettiva: noi non chiediamo di disobbedire alla legge, ma chiediamo che si applichino le regole del diritto internazionale, secondo quanto previsto dalla Costituzione”.

“Come credenti – ha aggiunto Erica Sfredda – siamo chiamati a intervenire nella realtà concreta con coerenza in obbedienza alla vocazione che ci ha data Gesù di andare dagli ultimi. Non bisogna avere paura di fare politica. Per questo svolgiamo attività di advocacy per tutte le confessioni religiose (anche quelle non riconosciute dallo Stato) affinché abbiano il loro luogo di culto, in nome di una fraternità non limitata all’interno della chiesa cristiana, ma aperta a tutti gli esseri umani”.

E se il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conteha parlato oggi di “nuovo umanesimo” come “orizzonte ideale del Paese”, il pastore Ciaccio ha commentato: “Come cristiani siamo chiamati a pregare per chi ha responsabilità. Pensiamo che l’umanesimo di oggi non possa prescindere dai diritti di uguaglianza. Perché amore e diritti si moltiplichino, come accade in una famiglia quando nasce un secondo figlio, così estendere i diritti ad altri, non significa ridurli a una parte della popolazione.

Non è nostro uso chiedere alla politica alcunché – ha aggiunto Ciaccio – ma la cultura dei diritti e della dignità del lavoro sono per noi temi importanti e sono scritti nella Costituzione. Le chiese parlano della società perché sono un osservatorio particolare a contatto con le persone e con comunità anche non rappresentative. Inoltre, non essendo soggetti alla pratica legittima della rielezione quinquennale, abbiamo uno sguardo di più lungo periodo e quindi una certa serenità di analisi”.

(NEV/CS57)


COMUNICATO STAMPA N. 17

Otto Per Mille: approvati i progetti 2019

I fondi saranno utilizzati per finanziare 489 progetti all’estero e 946 progetti in Italia

Domani la chiusura dei lavori con le elezioni del/la nuovo/a moderatore/a, delle cariche amministrative e il discorso ufficiale. Conferenza stampa alle ore 15.30 in diretta su Radio Beckwith

 

Torre Pellice (Torino), 29 agosto 2019 (SSSMV/17) – Il  Sinodo delle chiese metodiste e valdesiha approvato il lavoro svolto con i fondi Otto Per Mille e ha espresso il proprio ringraziamento a Susanna Pietra, responsabile uscente dell’Ufficio Otto Per Mille della Chiesa valdese e metodista.

 

L’intesa che ha stipulato l’avvio della distribuzione dei fondi OPM è stata siglata il 25 gennaio del 1993. Dal 1994 i contribuenti hanno potuto scegliere di destinare la propria quota di Otto Per Mille alla Chiesa valdese – Unione delle  chiese metodiste e valdesi. Dal 2013 anche le quote non espresse sono gestite e ripartite e ciò ha reso ancora più significativa la cifra totale.

“In questi sette anni del mio incarico la chiesa valdese-metodista si è accreditata sempre di più come uno dei maggiori donatori del sociale in Italia –   ha dichiarato Pietra – e ha dovuto rispondere alle sfide di innovazione richieste dalla realtà del Terzo Settore, in continuo cambiamento. Abbiamo lavorato per garantire la trasparenza nell’amministrazione dei fondi e per analisi e selezioni sempre più accurate dei progetti. In questo senso la piattaforma informatica, che servirà anche per la valutazione e il monitoraggio, è stato uno dei risultati più visibili ed efficaci”.

I fondi OPM del 2019 (che si riferiscono alla dichiarazione dei redditi 2016 e quindi ai redditi 2015) parlano di circa 43 milioni di euro percepiti e ridistribuiti dall’Unione delle chiese metodiste e valdesi, corrispondenti al 3.22% del totale delle scelte espresse dai contribuenti. I fondi saranno utilizzati per finanziare 489 progetti all’estero e 946 progetti in Italia in ambito educativo, sanitario e culturale. Ogni anno l’ufficio OPM esamina circa 4500 domande.

Il Sinodo terminerà domani con l’elezione del/la nuovo/a moderatore/a della Tavola valdese e degli organi esecutivi e amministrativi. Nel pomeriggio sono previsti il discorso del/la nuovo/a moderatore/a (ore 15) e la conferenza stampa finale (ore 15.30), entrambi in diretta su Radio Beckwith Evangelica (RBE).

(NEV/CS58)


COMUNICATO STAMPA N. 18

Ambiente, la preoccupazione del Sinodo valdese e metodista

“Stop all’aggressività consumistica e alla mentalità predatoria”

 Nel 2020 serata pubblica dedicata a migrazioni climatiche e cura del Creato

Torre Pellice (Torino), 30 agosto 2019 (SSSMV/18) – Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha riflettuto nella giornata di ieri, giovedì 29 agosto, sui temi ambientali. Il documento presentato dalla Commissione d’Esame ha proposto un’analisi della relazione tra ambiente e umanità sottolineando la necessità di promuovere comportamenti volti a ridurre “l’aggressività consumistica e la mentalità predatoria” messe in atto nei confronti dell’ambiente.

Il Sinodo, “consapevole dell’urgenza di prendere provvedimenti seri in merito al riscaldamento globale e alle sue conseguenze e all’alterazione della biodiversità”, ha esortato “le chiese e la Diaconia valdese a promuovere azioni e comportamenti che riguardano la difesa dell’ambiente”. Ha invitato le chiese a prestare attenzione alle proposte formulate dalla Commissione Globalizzazione e ambientedella Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dal Gallo Verdeper iniziare il processo per diventare “chiese verdi”; ha invitato le chiese ad aderire alle iniziative ecumeniche intraprese durante “Il tempo del Creato” ed ha deciso di dedicare la serata pubblica del Sinodo 2020 ai temi delle migrazioni climatiche e della cura del Creato.

 

SCHEDA Chiese metodiste e valdesi in Italia
Per tutti i comunicati stampa: https://www.nev.it/nev/category/comunicati-stampa/

Sinodo delle chiese metodiste e valdesi

(NEV/CS59)