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Il Sinodo valdese: stop a violenza sulle donne

da Riforma

Fatto proprio il documento su violenza di genere prodotto dal Consiglio ecumenico delle chiese

Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha fatto proprio il documento del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) “Dichiarazione sulla violenza sessuale e di genere e sul Premio Nobel per la Pace del novembre 2018“, Nobel assegnato a Denis Mukwege e a Nadia Murad come «incoraggiamento per tutte e tutti coloro che lavorano per porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra». Il Sinodo ha anche chiesto alle chiese di aderire alla campagna mondiale “Giovedì in Nero” e di promuovere e testimoniare il sostegno al movimento globale che si oppone alla cultura dello stupro, dell’ingiustizia di genere, dell’abuso, e di darne pubblicità sul territorio di pertinenza.

I due documenti del Cec sono espressione del comitato esecutivo di questo organismo che si è svolto a Uppsala, in Svezia, lo scorso novembre e tracciano le strategie per costruire giustizia e per fermare stupri, abusi e matrimoni forzati. Oltre alla creazione di «politiche concrete e misurabili che sostengano l’equità di genere nelle strutture del Cec e delle chiese membro, in riferimento a stipendi, posizioni di leadership, e a codici di condotta su molestie e aggressioni sessuali», si parla anche di responsabilizzazione nel contrasto alla violenza, di sostegno a donne, ragazze e persone vulnerabili, alla creazione e sviluppo di «reti capaci di agire subito per fermare assalti, abusi, incarcerazioni, uccisioni di donne, ragazze e altre persone vulnerabili». Fra le proposte concrete, anche quella di coinvolgere organizzazioni maschili affinché diventino «spazi per la resistenza al patriarcato e per l’affermazione di mascolinità non tossiche e nonviolente».

Qui il Pdf integrale della dichiarazione adottata dal Cec sulle violenze sessuali e di genere.

#ThursdaysinBlack è una campagna che nasce dal Decennio delle Chiese in solidarietà con le donne (1988-1998), per rendere visibili le storie sullo stupro come arma di guerra, sull’ingiustizia di genere, sull’abuso, sulla violenza e per rendere visibile la capacità di recupero e gli sforzi delle donne.

La campagna è stata ispirata dalle Madri de Plaza de Mayo di Buenos Aires, dalle Donne in nero in Israele e in Palestina, dalle donne in Ruanda e in Bosnia.

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Il Sinodo valdese contro il decreto Salvini, appello ai sindaci: “Disubbidite alle nuove norme”

Il Sinodo valdese contro il decreto Salvini, appello ai sindaci: “Disubbidite alle nuove norme”

 

 

La chiesa Valdese contro il decreto Salvini invita i sindaci a disobbedire alle nuove norme. “Le persone in situazione più marginale sono state esposte al rischio perdere diritti civili e sociali e tutte le chiese sono invitate ad attivarsi nei territori di appartenenza per l’inclusione di tutti e tutte con azioni di sensibilizzazione e pressione nei confronti delle istituzioni locali per il rilascio delle residenze” si legge nel testo che l’assemblea del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice fino al 30 agosto, ha approvato. Un’analisi molto critica nei confronti dei due decreti sicurezza approvati dal governo tra 5stelle e Lega e che ora potrebbero essere cancellati in caso di un Conte bis.

L’assemblea ha chiesto alla Diaconia, organismo che si occupa dell’azione sociale per conto della Tavola valdese, di “predisporre e proporre, a seguito dei tagli ai servizi introdotti dal Decreto Sicurezza, progetti di integrazione e accompagnamento”, di “modulare il proprio lavoro di accoglienza tenendo conto delle concrete situazioni sociali e politiche dei territori e sviluppare, nel medio periodo, interventi per l’inclusione, rivolti in modo trasversale agli ‘ultimi’, sia italiani che stranieri”. A preoccupare le comunità protestanti in particolare la questione delle iscrizioni anagrafiche e concessioni della residenza a persone italiane e straniere in situazioni di marginalità, come i titolari di protezione umanitaria e sussidiaria, i richiedenti asilo, ma anche le sottoposte a procedimenti penali e amministrativi: “Si prefigurano limiti all’accesso ai diritti fondamentali quali il diritto alla salute e all’assistenza sociale e sanitaria, il diritto alla casa e al lavoro – si legge nel testo approvato – Invitiamo le Chiese a chiedere che nei Comuni dei propri territori i sindaci autorizzino il rilascio della residenza, come già avvenuto in alcuni Comuni o a seguito di talune ordinanze giudiziali”.

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Le nostre risposte alle urgenze e ai bisogni del Paese

La seconda giornata del Sinodo si è aperta con il cultino , momento di preghiera e riflessione iniziale, che ha visto le riflessioni partire dai versetti del salmo 139 e dal testo di Paolo ai Galati al capitolo 2. La riflessione era centrata sull’identità: chi sono io, chi sono gli altri, io nella vita degli altri e gli altri nella mia.

I lavori sono centratisulle risposte della Chiesa alle emergenze e ai bisogni del nostro Paese: le nuove frontiere della diaconia e le opere sul territorio.

Il lavoro svolto dalla CSD e dalle varie opere da “La Noce” al “Servizio cristiano di Riesi”, passando per Ecumene ed Agape, è stato apprezzato e valutato positivamente insieme al nuovo corso del Coleggio Valdese di Torre Pellice.

Molti gli ordini del giorno approvati sulle opere e sulla Csd. Segnaliamo, tra i più importanti, quelli che rispondono ai bisogni di anziani, immigrati, soprattutto per quanto riguarda le residenze anagrafiche.

L’analisi della nuova situazione creata dalle due leggi ” sicurezza” che hanno creato sacche di “non-diritti” di abbandono che possono alimentare manodopera clandestina, oltre alla esclusione dalla protezioni lasciandoli abbandonati a loro stessi ha visto risposte variegate e importanti da parte delle nostre chiese locali e dalla Tavola, attraverso anche alla CSD.

Tra gli ordini del giorno approvati uno contro la violenza sulle donne. Il sinodo, infatti,  ha fatto proprio il documento del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) “Dichiarazione sulla violenza sessuale e di genere e sul Premio Nobel per la Pace del novembre 2018“.

La discussione è proseguita sui analisi e aggiornamenti sulle varie oper in Italia, con seguenti ordini del giorno approvati.

Una giornata che ha fotografato una chiesa che opera a fianco di uomini e donne, nel territorio, nei territori periferici, per rispondere a bisogni e urgenze, non solo perché sono portatori di diritti, perché hanno bisogni non soddisfatti, perché soli e lasciati a loro stessi, ma perché siamo una chiesa di fratelli e sorelle alla sequela di Cristo. Il nostro agire è cercare di rispondere alla comune chiamata di Dio ad essere fratelli e sorelle in cammino insieme.

 

 

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Vita della chiesa, prima giornata di lavori

La prima  giornata di lavori del Sinodo 2019 si è aperta con il cosiddetto “cultino”, momento di preghiera organizzato e condotto dai giovani della FGEI sulla salvaguardia del creato, centrato sul salmo 104 e su due brani tratti dal capitolo 1 e 2 di Genesi. Un impegno a rivedere la relazionalità tra umani e tra umanità e creato.

Dopo i vari adempimenti burocratici, la sessione mattutina è stata centrata sull’analisi  “Vita della chiesa”.

Diversamente dagli scorsi anni, il moderatore ha rinunciato al suo intervento per illustrare la relazione Tavola sull’argomento.  Quindi la commissione di esame ha iniziato a illustrare i punti fondamentali della relazione.

La frase di Giovanni Miegge ha dato il là al lavoro della CdE

” … la salvezza sarà per coloro che avranno portato validamente il peso della vita, delle sue difficoltà, asprezze, resposanbilita…. mantenendo il cuore fermo nella verità immutabile dell’Evangelo; per coloro che nel tumulto degli avvenimenti pubblici e privati, avranno saputo rimanere fermi come la casa dell’evangelou, costruita sulla roccia; per coloro che avranno saputo resistere al logoramento della vita quotidiana, con le sue aridità, i suoi compiti volgari e deprimenti, le sue possibilità di errore e di peccato, le sue cadute frequenti e le sue non facile riprese

Luci e ombre, fragilità e punti di forza, ma prevale la certezza di essere una chiesa che è nella luce e proclama l’Evangelo sui tetti. E’ evidente in tutte e tutti la decrescita costante, come già evidenziata dalla ricerca “Granelli di senape” condotta dal centro studi Confronti. Se da un lato i giovani continuano ad essere i grandi assenti delle nostre comunità, presenti sono gli adulti che si avvicinano e entrano nelle nostre chiese venendo da esperienze diverse. questi adulti o giovani adulti,  sono portatori del mondo esterno che con loro entra nelle nostre esperienze di chiesa.

La domanda che è più risuonata nell’aula sinodale è stata “quale vocazione ha la chiesa oggi”. domanda a cui tutte le comunità dovrebbero costantemente rispondere.

Un invito rivolto alle oltre 140 comunità metodiste e valdesi di tornare al centro della loro presenza e testimonianza evangelica.

Altri argomenti affrontati nel corso della giornata:

  • il carico di lavoro di pastore e pastori
  • la violenza di genere con il documento del CEC dello scorso anno

Sono stati approvati quattro ordini del giorno che invitano le chiese a riflettere e impegnarsi su queste tematiche specifiche.

Spazio anche per i saluti di alcuni ospiti stranieri, tra cui la moderatora della Mensa valdense, e di mons. Spreafico delegato della conferenza episcopale italiana per l’ecumenismo e il dialogo.

Nella serata si è svolto il consueto incontro pubblico sul tema ” Diritto, diritti, verità e democrazia” che ha visto gli interventi della giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola, del direttore di Avvenire Marco Tarquinio e del giudice Marco Bouchard, moderati da Ilaria Valenzi.

Ci occuperemo della serata pubblica in un successivo articolo.

 

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Il manifesto – Intervista ad Eugenio Bernardini


I valdesi: «Una comunità di frontiera, con le porte aperte al dialogo e al cambiamento
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di Luca Kocci
Intervista al moderatore della tavola valdese Eugenio Bernardini. Le famiglie plurali sono un dato di fatto, abbiamo riconosciuto una realtà che esiste. E, sul fine vita, bisogna accompagnare la persona che compie una scelta simile

 

Comincia oggi a Torre Pellice (To) il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, minoranza cristiana che in Italia conta quasi 30mila fedeli. Nella «capitale» delle valli valdesi del Piemonte, 180 deputati eletti democraticamente dalle Chiese locali – 90 pastori e 90 laici, molte donne – si ritroveranno fino a venerdì per discutere su temi ecclesiali e sociali: migrazioni, libertà religiosa, ecumenismo. Il Sinodo eleggerà anche il nuovo moderatore della Tavola valdese: alla guida dell’organo esecutivo delle Chiese, potrebbe essere scelta una donna. Sarebbe la seconda volta (Maria Bonafede, dal 2005 al 2012) nella cinquantennale storia della Tavola. Eugenio Bernardini è il moderatore uscente.

Pastore Bernardini cosa ricorda di questi sette anni alla guida della Tavola valdese?
Due eventi, uno più interno alla nostra Chiesa e uno invece esterno. Cominciamo da quello interno. Nel giugno 2015 papa Francesco è stato ospite della nostra chiesa a Torino. Un segno ecumenico importante e un evento storico: la prima volta di un pontefice cattolico in una chiesa valdese. È stato un gesto di grande fraternità, anche perché Francesco ha avuto la franchezza e il coraggio di chiedere perdono ai valdesi per le sofferenze inflitte nel passato dalla stessa Chiesa cattolica romana. Dopo questo evento la fiducia e la collaborazione con i cattolici sono cresciute, anche se restano differenze su alcuni punti della dottrina e della pratica religiosa.

E quello esterno?
Un tema che ci è stato imposto dagli eventi: la questione delle migrazioni. Ce ne occupiamo da sempre, ma l’aumento degli arrivi, causato dal conflitto in Siria, ci ha portato ad avviare interventi più incisivi, come i corridoi umanitari, insieme peraltro, a proposito di collaborazioni ecumeniche, alla Comunità di Sant’Egidio. Il progetto è cominciato nel 2015, a oggi ha fatto sì che circa 2mila profughi

 

siriani siano arrivati in sicurezza in Italia.
Un programma che vi ha catapultato sulla scena politica: avete preso delle posizioni molto critiche nei confronti delle politiche contro i migranti del governo Lega-5stelle, e in particolare del ministro Salvini.
L’imbarbarimento del clima nel paese è una delle nostre grandi preoccupazioni. Con la polemica, con l’irrisione, con il mancato riconoscimento della diversità di vedute da parte degli altri, non solo non si risolvono i problemi, ma la situazione degenera, a vantaggio di chi è interessato non al bene comune ma al successo personale.

Il Sinodo, dopo un confronto non sempre semplice, ha approvato due documenti: uno sulle «famiglie plurali», che prevede, fra l’altro, la benedizione liturgica delle coppie omosessuali; uno sul fine vita, che ammette la possibilità dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Ci disturbano i confini e i muri sia interni che esterni, abbiamo una cultura che valorizza lo spirito critico e l’ascolto, che cerca di mantenere saldi i principi ma incarnandoli nel cambiamento sociale, culturale e antropologico. Sono temi che interrogano direttamente la comunità dei credenti e che vanno maneggiati con cura, senza arroganza, perché ci sono sensibilità diverse e sofferenze profonde.

Parliamo delle famiglie plurali.
Potranno non piacere a qualche parte politica, ma è evidente che i modelli di famiglia vissuti in Italia sono diversi. Le famiglie plurali sono un dato di fatto, abbiamo riconosciuto una realtà che esiste, purché all’interno ci siano i principi di amore, reciprocità e responsabilità.

E sul fine vita?
Un altro tema delicato, che non può essere usato per fare propaganda. Abbiamo sostenuto che, fatti salvi alcuni elementi come la capacità di autodeterminarsi e la piena consapevolezza della decisione, la responsabilità personale non può essere soffocata. Una comunità religiosa deve accompagnare la persona che compie una scelta simile, nessuno può essere sequestrato da un corpo politico o sociale.

Qual è il ruolo di metodisti e valdesi nella società italiana di questo tempo?
Siamo una piccola comunità religiosa che si pensa al servizio del paese, sia con la testimonianza del Vangelo come messaggio liberante, sia nella solidarietà con i più deboli. Vorremmo essere così, restando sulla frontiera, con le porte aperte al dialogo.

Corriere della sera – Chiesa valdese cambio al vertice

 

 

 

LA NOMINA

Chiesa valdese, cambio al vertice: al sinodo si punta su una donna

A Torre Pellice l’assemblea dei 180 delegati. Una laica potrebbe guidare la comunità
di Christian Benna

 

Si punta su una donna per la guida della Chiesa valdese. E questa volta non sarà una pastora, ma una laica. Almeno questo sembra essere l’orientamento del sinodo valdese e metodista, l’assemblea dei 180 deputati che si ritrova a Torre Pellice da domenica fino a venerdì prossimo per eleggere le nuove cariche amministrative. Dopo sette anni da moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini lascia l’incarico. Prima di lui al vertice della chiesa che conta 30 mila seguaci in Italia, la metà in Piemonte, c’è stata Maria Bonafede, prima donna a capo dell’organyo esecutivo dopo 800 anni di storia. Per il nuovo corso, le Chiese valdesi e metodiste tornano a puntare su una donna.
La Tavola, il cui termine risale al periodo in cui i valdesi erano segregati nelle valli del Piemonte, è già oggi a maggioranza femminile: quattro dei sette membri sono donne. Con buona probabilità la guida dei valdesi per i prossimi anni arriverà dall’interno del comitato. Si parla di Alessandra Trotta, palermitana, classe 1968, diacona metodista, già presidente dell’Opera delle chiese evangeliche metodiste. Ma la decisione non verrà presa prima di venerdì prossimo. Quando i delegati del sinodo eleggeranno il capo dell’organo che rappresenta le chiese valdesi nei rapporti con lo Stato e le organizzazioni ecumeniche. Per la Chiesa valdese si rinnova la sfida religiosa nella contemporaneità fra temi pubblici e privati; dall’accoglienza ai migranti ai diritti degli omosessuali. Aperture, spesso in chiave progressista, che hanno portato la Chiesa valdese a guadagnare «consenso» tra le comunità di altre confessioni e anche tra i non credenti. Basti pensare che quasi 500 mila contribuenti italiani (20 volte rispetto ai seguaci valdesi) decidono, ogni anno, di devolvere l’8 per mille alla Chiesa valdese. Risorse che la comunità protestante reinveste interamente (non un solo euro è speso per finalità di culto) in progetti di solidarietà, con finalità assistenziali e culturali, sul territorio e anche all’estero.
Nel 2018 la Chiesa valdese ha sostenuto 1.135 progetti spendendo circa 32 milioni di euro. Oltre ad eleggere la nuova guida della Tavola valdese, l’assemblea dei delegati riuniti a Torre Pellice affronterà anche i temi della crisi di partecipazione, che riguarda tutte le comunità religiose in Italia e in Europa. La politica inevitabilmente occuperà uno spazio rilevante nel dibattito del sinodo. Non a caso tra gli ospiti dell’assemblea ci saranno le Ong che salvano le vite in mare. All’appuntamento di lunedì 26 agosto a Torre Pellice, «Invece un samaritano lo vide e ne ebbe compassione», parteciperanno i rappresentanti della Open Arms e della Sea Watch, le Ong al centro delle polemiche con Matteo Salvini. Tra gli ospiti attesi per il sinodo ci saranno anche Mario Fischer, segretario generale delle chiese protestanti in Europa; la pastora e teologa Annette , presidente della Chiesa evangelica della Vestfalia e monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana.