Ciclo di incontri on line per i monitori e le monitrici delle scuole domenicali

Il primo incontro si terrà sabato 25 settembre dalle 10 alle 12.30 e sarà aperto da una meditazione del pastore e presidente FCEI Luca Maria Negro

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Un’eredità musicale di fede e testimonianza

da Riforma

Seminario online del Progetto di animazione musicale metodista, aperto a tutte e tutti, anche non musicisti

«In passato, il popolo metodista è stato formato dal vocabolario teologico e dall’espressione poetica degli inni wesleyani, attraverso i quali è stata trasmessa gran parte della dottrina metodista: amore per Dio e per il prossimo attraverso una fede in azione che è testimonianza al mondo.

Gli inni sono stati fondamentali per il culto e la spiritualità metodista – scrive il maestro Antonio Montano, referente del Progetto di Animazione musicale metodista dell’Opera per le chiese metodiste in Italia/Opcemi, annunciando un’importante iniziativa – e oggi desideriamo riappropriarci di questa tradizione e del patrimonio musicale protestante coniugandolo con lo spirito dell’attualità per aiutare le nostre chiese locali, le reti locali di donne e uomini credenti, a testimoniare la fede attraverso il prezioso strumento che è la musica».

Così a tal proposito, il Progetto di Animazione musicale ha organizzato un seminario dal titolo «La musica in chiesa. Alla scoperta dell’eredità musicale metodista e oltre» che, a causa della persistente emergenza da pandemia, si svolgerà in modalità telematica, il prossimo sabato 24 aprile dalle 16 alle 18 su zoom.

«Il Seminario – prosegue il testo di presentazione – riguarderà vari temi relativi alla musica nella chiesa e all’innologia nelle diverse epoche con interventi dei professori della Facoltà valdese di Teologia Daniele Garrone e Enrico Benedetto, del pastore emerito della Chiesa metodista di Gran Bretagna Tim Macquiban, della cantautrice Naomi Cino, e della presidente dell’Opcemi, pastora Mirella Manocchio.

Per partecipare non è indispensabile essere musicisti: l’intenzione del progetto, infatti, è iniziare un percorso per stimolare le persone all’interno delle nostre chiese, che amano la musica e credono che questa possa essere un veicolo di evangelizzazione, ad approfondire la conoscenza e la storia delle nostre tradizioni musicali, ma anche a fornire utili strumenti pratici di animazione per diventare, qualora lo desiderino, animatori e animatrici musicali.

Potete trovare i link per i collegamenti zoom sulla pagina facebook dell’OPCEMI e sul sito (www.metodisti.it). Vi chiediamo, per fini organizzativi, di scrivere per fare sapere la vostra partecipazione ai seguenti indirizzi di posta elettronica: metodismo@chiesavaldese.org e animazionemusicalemetodista@chiesavaldese.org».

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Dialogo e cura nell’incontro con il prossimo

Da Riforma

di Alberto Corsani

Si è svolto online il 27 marzo il 31° Convegno della Diaconia

Da un tema particolare, ma centrale nella diaconia, si è ragionato in senso più ampio sul nostro essere chiese. Questa l’impressione che deriva dal 31° Convegno della Diaconia. Necessariamente svoltosi in modalità online, e organizzato dalla Commissione sinodale per la diaconia, esso vede da alcuni anni il concorso della Federazione giovanile evangelica in Italia e poi della Tavola valdese e ora della Facoltà valdese di Teologia. D’altra parte, ha detto il presidente della Csd Giovanni Comba, è caratteristica della Commissione lavorare con molti partner: enti pubblici, organizzazioni internazionali, e soprattutto una trentina di comunità locali, con cui sono avviati progetti condivisi.

Dialogo e cura, anzi: “Dia-logo e cura”, a sottolineare l’etimologia che muove dal lògos, era tema volto, nell’intenzione degli organizzatori, a scandagliare un’interazione complessa: «La Parola che cura e la cura delle parole. Parole e dialogo per vincere i silenzi dell’esclusione. Parole per denunciare, per pregare, per dare voce e consolare. Parole al limite della vita». Proprio così, come si è visto nelle testimonianze di Adriano Peris, direttore della terapia intensiva all’ospedale fiorentino di Careggi: purtroppo – ha rilevato – la pandemia ha reso di fatto “non universale” il diritto di accesso al dialogo, chi più ne avrebbe avuto bisogno, il malato in terapia intensiva, era per ciò stesso escluso dall’uso del dialogo, e la necessità di procedere alla formulazione di tanti “consensi informati” va di pari passo proprio con la riduzione della possibilità di questo dialogo – ciò che pesa anche sull’animo degli operatori, oltre che dei malati e loro famigliari.

L’intreccio, implacabile e creativo, straniante ma necessario, fra dialogo e cura, ricerca e possibilità di cura, si è verificato anche nella seconda parte, in forma di tavola rotonda curata dal decano della Facoltà Fulvio Ferrario: nel solco dell’intervento di Peris si è esaminato l’intreccio fra la dimensione tecnica degli interventi (sanitari, ma anche sociali) e dimensione del dialogo.

Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale La Noce a Palermo, ha detto come in una pratica di cura sconvolta dalle misure di isolamento abbiano fatto irruzione parole tecniche che di per sé allontanano (“igienizzare”, “distanziare”). Ora si tratta di dare parola alla stanchezza che chiunque vive, perché sia pronunciata invece la parola della speranza.

Monica Fabbri, biologa e ricercatrice in un grande ospedale, presidente del Concistoro valdese di Milano, ha lamentato che lavorare “imbardati” abbia annichilito il linguaggio extraverbale; quanto alle nostre chiese, con mille tecnicalità si è riusciti a fornire la parola predicata, con più difficoltà però nei momenti dei funerali, nel commiato.

Andrea Gentile, operatore della Csd nella prima e seconda accoglienza a migranti e profughi in Sicilia, ha narrato dell’impatto durissimo della “seconda ondata” in autunno, che ha investito operatori e beneficiari: se «parola è attenzione per chi è marginale», in uno scambio comunicativo limitato dalle distanze linguistiche molto sta proprio nella possibilità del linguaggio extraverbale, frustrato dal distanziamento. Ora servirà anche “ricuperare”: quelle parole, gesti, emozioni resi impossibili a lungo (Fabbri: «abbiamo dovuto raggiungere l’apice della separazione tra dialogo e cura»): e poiché il tempo della cura è anche soggettivo (Ponente), la cura passa anche attraverso la memoria di gesti e azioni.

Al di là della pandemia, è chiaro che lo stesso linguaggio deve essere ripulito dai limiti che ancora tendono a escludere, in particolare le donne, le minoranze. Su questo tema ha ragionato Emma Amarilli Ascoli, della chiesa valdese di Roma – p. Cavour e attivista per i diritti della comunità Lgbtqia+: non è la lingua a essere sessista, ma l’uso che ne facciamo, ha detto, ricordando anche come lockdown abbia significato, per molti e molte, una paura dell’esterno a cui si associava la pressione di un ambiente domestico e familiare spesso non pronto a recepire il disagio di chi vive l’orientamento sessuale in solitudine.

Attraverso il tema “dia-logo e cura” si è ritornati al modo di essere chiesa perché da lì si era partiti, con la meditazione di Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese (Atti 3, la guarigione di uno zoppo) e con la relazione del pastore Winfrid Pfannkuche. Per le nostre chiese – ha detto la moderatora –, al di là degli interventi di carità cioè di elemosina, si tratta, come per Pietro e Giovanni, di non eludere la necessità di vedere l’altro «come egli è agli occhi di Dio». Agire «nel nome di Gesù» significa questo.

E Pfannkuche ha richiamato alla necessità che la preoccupazione, di tutti e tutte, operatori, persone di chiesa, credenti, malati, possa diventare cura. Il dialogo e la cura – ha detto – sono come il cristiano e la cristiana: cristiani non si nasce ma si diventa». Il percorso da fare è quello indicato nelle ultime righe di Matteo: «Ecco, io sono con voi sino alla fine dell’età presente», dice Gesù, e nel suo nome cerchiamo di incontrare l’altro e l’altra. Un percorso lungo e tortuoso, ha proseguito – non miracolistico, che non è alla nostra portata, ma una formazione costante e quotidiana nella sequela di Cristo.

Come si diceva, si è ragionato sull’essere chiesa; come era stato fatto in occasione dell’Assemblea degli iscritti e iscritte a ruolo a fine agosto; come avverrà ancora, come ci è richiesto dal momento di emergenza, ma anche dall’urgenza (che avevamo prima della pandemia) di ragionare sul futuro delle chiese evangeliche in Italia. Il tenore degli interventi al Convegno e le esperienze che hanno narrato ci dicono che ci siamo sempre, che non lasciamo sguarnito lo scenario in cui ci troviamo a testimoniare, le competenze ci sono e anche la militanza. Sappiamo che ci soccorre sempre, ed è indispensabile, lo Spirito santo a darcene forza.

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Giovani metodisti per il clima

da NEV

Giovani metodisti che collaborano al progetto internazionale di avvicinamento alla Cop26, Conferenza ONU sul cambiamento climatico, hanno aderito alla Giornata globale per l’azione per il clima dello scorso 19 marzo

 

Roma (NEV), 23 marzo 2021 – Giovani metodisti che collaborano al progetto internazionale di avvicinamento alla Cop26, la Conferenza ONU sul cambiamento climatico, hanno aderito alla Giornata globale per l’azione per il clima dello scorso 19 marzo.

Organizzata, fra l’altro, dai movimenti Fridays For Future (FFF) di tutto il mondo, la Giornata ha visto la partecipazione e il coinvolgimento di moltissimi giovani. Essi hanno protestato per chiedere ai leader mondiali azioni immediate per la giustiza climatica.

In questa occasione i giovani metodisti, attraverso una manifestazione online, hanno lanciato il messaggio della campagna internazionale che racchiude anche il senso del progetto: “Noi crediamo nella giustizia climatica per tutte e tutti”.

“In primo luogo, attraverso questo messaggio, intendiamo comunicare il ruolo della fede – scrivono i giovani metodisti – . In secondo luogo, desideriamo menzionare la giustizia climatica, visto che la crisi climatica è un tema di ingiustizia. Perciò, sembrava giusto per noi, come cristiani, sottolinearlo. Infine, dicendo che è ‘per tutte e tutti’, vogliamo anche ricordare la dichiarazione di John Wesley, fondatore della Chiesa metodista, in cui si mette in evidenza che l’amore di Dio è per tutte e tutti. Allo stesso tempo, è importante rimarcare che quando lottiamo per la giustizia climatica non lo facciamo solo per un piccolo numero di individui ma per tutte e tutti, nessuno escluso”.

Irene Abra, referente per l’Italia per il progetto Giovani Metodisti per  la COP26, ha dichairato: “La crisi climatica è un problema che colpisce ognuno di noi seppur in maniera diversa, dunque è nostro dovere e soprattutto responsabilità affrontarla insieme. Questa iniziativa dei #FridaysForTheFuture insieme a quella della nostra campagna ‘Giustizia climatica per tutte e tutti’ vuole rimarcare che indipendentemente dalla nostra età o dalla parte del mondo in cui viviamo, si può agire collettivamente per un futuro giusto ed equo e per il bene del nostro pianeta.”

Sara Cortini, collaboratrice progetto Giovani Metodisti per la COP26, ha a sua volta detto: “Rispettare l’ambiente nelle nostre azioni quotidiane sembra sempre troppo poco e tremendamente solitario. Questo progetto, così come tutte le iniziative legate ai #FridaysForTheFuture, è un’occasione ideale per trasformare, insieme agli altri shapers sparsi in tutto il mondo, alleati più grandi o più piccoli, le frustrazioni di un futuro che si prospetta catastrofico in un pozzo di motivazione, ispirazione e speranza con cui alzare la voce e dare un’impronta decisiva e concreta verso un avvenire più verde e più pulito”.

Foto FFF Torino, 2021

Il progetto internazionale è ideato dalla Chiesa Metodista Britannica in collaborazione con il Joint Public Issues Team (JPIT) e All We Can, ente benefico per il sostegno e lo sviluppo.

Per la parte italiana, l’iniziativa è seguita e cofinanziata dall’Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia (OPCEMI), con la collaborazione della Commissione globalizzazione e ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia nella persona della sua coordinatrice, Antonella Visintin.

Sono previsti visite nelle comunità, convegni e progetti in collaborazione con la Federazione giovanile evangelica (FGEI), così come iniziative internazionali. Sono coinvolti anche giovani metodisti nello sviluppo di un’attività lunga un anno, insieme alle referenti regionali dello Zambia, delle Fiji e del Regno Unito che compongono il team internazionale di lavoro.

Qui la locandina del progetto OPCEMI. 

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Acqua e cambiamento climatico – Obiettivo 6: Acqua e servizi igienico sanitari

21 marzo – acqua e cambiamento climatico – Obiettivo 6: Acqua e servizi igienico sanitari

Scheda

Le alterazioni del ciclo dell’acqua sono il sintomo più evidente del cambiamento climatico.

La risorsa idrica è scarsa e sempre più preziosa: il 97,5% dell’acqua del nostro pianeta è salata e della parte rimanente i 2/3 sono ghiacciai. Purtroppo, le montagne e i ghiacciai di tutto il mondo non riescono più a stoccare e immagazzinare l’acqua per colpa della crisi climatica e questa situazione porterà in pochi anni ad una vera e propria emergenza idrica planetaria con quasi due miliardi di persone che moriranno di sete, letteralmente.

In accordo con le previsioni dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), la rapidità dello scioglimento dei ghiacci ai poli potrebbe portare a un innalzamento del livello dei mari che lascerebbe 400 milioni di persone esposte alle inondazioni costiere. E questo entro pochi decenni.

Si ritiene che il 2020 segnerà un nuovo primato negativo sul tema (le rilevazioni sono in corso). Il ghiaccio scioltosi in mare, infatti, è passato da 81 miliardi di tonnellate annue negli anni Novanta a 475 nel 2018. Dal 1994 al 2017 sono stati persi 28.000 miliardi di tonnellate di ghiaccio.

Antartide e Groenlandia sono le regioni del mondo più colpite da questo fenomeno.
Metà delle perdite è data dallo scioglimento del ghiaccio sulla terraferma (compresi 6.100 miliardi di tonnellate dei ghiacciai di montagna, 3.800 miliardi di tonnellate della Groenlandia e 2.500 miliardi di tonnellate della calotta antartica).
Queste perdite hanno determinato un innalzamento globale del livello dei mari pari a 35 millimetri. Si stima che per ogni innalzamento di un centimetro, circa un milione di persone rischi di dover migrare per abbandonare le regioni costiere che sono ad un basso livello dal mare.
Si riduce, dunque, lo stock di acqua dolce disponibile mentre il consumo antropico aumenta. Sembra che i consumi di acqua siano sestuplicati in un secolo.
L’agricoltura è di gran lunga il maggiore consumatore di acqua potabile: per irrigare i campi di tutto il mondo si utilizza il 69% del totale annuo e le Nazioni Unite ricordano che “con un aumento della temperatura media globale di soli 2 gradi centigradi, secondo le previsioni, tra 540 e 590 milioni di persone potrebbero ritrovarsi malnutrite”. Il tutto con possibili gravi ricadute anche dal punto di vista sanitario e di perdita di biodiversità.
Seguono l’industria, i trasporti, la produzione di energia a cui si aggiungono il consumo umano mondiale (con una popolazione di quasi 8 miliardi in aumento) e l’inquinamento che avvelena l’acqua.

Non tutta l’acqua dolce è potabile.
Attualmente l’87% della popolazione mondiale (pari a circa 5,9 miliardi di persone) accede a fonti di acqua potabile, mentre quasi il 39% (pari a oltre 2,6 miliardi di persone) non dispone di servizi igienico- sanitari di base.

Per questo l’acqua è oggetto di appetiti economici e di pressione verso la mercificazione non solo attraverso il mercato dell’imbottigliamento (si prevede che i ricavi nel segmento delle acque in bottiglia raggiungeranno i 306.444 milioni di dollari nel 2021. Il mercato dovrebbe crescere annualmente del 6,4% – CAGR 2021-2025), ma anche la gestione delle reti idriche, come è accaduto in Italia.

In Italia il Comitato per l’acqua pubblica ha posto al centro il tema della proprietà della gestione per le sue molte implicazioni, dal servizio, ai prezzi, al risparmio idrico, alla sua tutela come diritto universale.

La proprietà delle risorse idriche, superficiali e sotterranee, è sempre pubblica. La sua gestione, al contrario, può essere pubblica, privata o un misto delle due.
Ci sono sostanzialmente quattro tipologie di controllo:

  • la gestione diretta (i comuni gestiscono direttamente le risorse idriche e la loro erogazione) per il 12% della popolazione italiana;
  • le gestioni pubbliche (cioè realizzate da società a capitale interamente pubblico) per il 55% della popolazione;
  • le gestioni miste (cioè realizzate da società a capitale misto, pubblico e privato in cui la quota del pubblico sempre più esigua a causa del debito degli enti locali) per il 30% dei residenti
  • le gestioni affidate a società integralmente private per il 3% dell’utenza totale.

    In autunno 2020 ha iniziato a circolare la notizia che “l’oro blu” verrebbe quotato in borsa e scambiato nel mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street come una qualsiasi merce e il Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, Pedro Arrojo-Agudo, ha espresso la propria grave preoccupazione. Per inciso, bisognerebbe domandarsi perché è socialmente accettato mercificare le materie prime, gli alimenti e la Terra stessa con la proprietà fondiaria.

    Riferimenti biblici

    “chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4,14)

    Meditazione: Matteo 6, 25-34

    “Infatti siamo noi tutti stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, giudei e greci, schiavi e liberi e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito” (I Corinzi 12,13)

    Quasi nessun altro elemento ha un significato simile alla narrazione della Bibbia ebraica e il Nuovo Testamento come l’acqua. L’acqua è all’inizio della Bibbia “e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque” (Gen. 1,2) e alla fine “… chi ha sete venga, chi vuole prenda in dono dell’acqua della vita” (Apocalisse 22,17).

    Quando la Bibbia parla dell’acqua, è sempre vivificante, rinfrescante, elemento purificante sia in senso reale che metaforico. Acqua significa fertilità e crescita (Salmo 104,10), essa è la benedizione di Dio dal cielo e dal basso dalla terra. L’acqua fresca della sorgente è un compendio della benedizione divina: il Signore mi nutre di un verde pascolo e mi guida lungo l’acqua dolce (Salmo 23,2).

    Dare pane e acqua sono i segni dell’ospitalità dei tempi antichi.
    Tuttavia, l’acqua nella vita quotidiana delle persone del Vicino Oriente è sempre legata all’esperienza della mancanza d’acqua. Il deserto come espressione di assenza e il mare come luogo minaccioso.
    L’eccesso di acqua è spesso pensato come un fatto collettivo.
    La storia del diluvio (Gen. 1,7) fa riflettere su come l’acqua possa essere elemento che distrugge tutta la vita. Nella memoria del popolo d’Israele l’azione salvifica di Dio è spesso associata al contenimento delle masse d’acqua.
    Nella storia del passaggio di Israele attraverso il Mar Rosso (Gen. 14) si racconta del pericolo imminente del morire di sete e dei rapporti sulla non meno pericolosa situazione di annegamento. L’acqua è o troppo poca o troppa. Ma Dio è lì per tutti nella giusta misura. La disponibilità per tutte le persone è l’immagine dei giardini irrigati e delle infinite fonti d’acqua descritti nel libro del profeta Isaia (Isaia 12,3; 58,11).
    E il Nuovo Testamento si colloca in questa tradizione di speranza.

Da quelli che credono in Gesù usciranno fiumi di acqua viva (Gv. 7,38).
Nel battesimo la purificazione si condensa e l’effetto di risparmio dell’acqua. La persona da battezzare è sommersa, sperimenta un pericolo di vita e risorge dall’acqua, purificata e salvata: vi battezzo con l’acqua, pentitevi, predica Giovanni Battista (Mt. 3,11).
Nel Nuovo Testamento Gesù è colui che calma la tempesta mortale sul mare di Galilea, salva i discepoli dall’annegamento. Si può camminare sull’acqua senza affondare (Mt. 14,22ss). L’elemento acqua domina nella Bibbia.
Gesù è colui che lava i piedi dei suoi discepoli (Gv. 13,1ss), un gesto che collega il tema della giustizia al potere purificante dell’acqua: nel rituale della lavanda dei piedi egli assume le sembianze di un servo (Fil. 2,7) e mostra solidarietà con tutti coloro che sono privati dei diritti civili.
Nel praticare un uso consapevole dell’acqua durante la Quaresima si rinnova la speranza: l’”acqua della vita” non si esaurirà mai e sarà disponibile ed equamente accessibile nella giusta misura per tutte le persone e tutti i viventi su questa Terra, senza siccità o alluvioni, nel compimento della promessa di una pienezza di vita.

Volker Rotthauwe Pastore per lo sviluppo sostenibile, Istituto per la Chiesa e la società della Chiesa evangelica della Westfalia

Preghiera
Una preghiera sul bordo di un lago

Ti guardo,
ascoltando la tua voce di lago che si oscura messaggio di milioni di anni fa.
Eri qui molto prima di me
un uccello dalle acque silenziose.

Sento un bambino che gioca
poco prima che sia ora di dormire
Vivrai qui
quando io e i miei amici non saremo più.

Guardo il lago, ora calmo la sera Acqua, senza di te non c’è vita Mi hai battezzato
tu, acqua pulita e limpida.

Ti guardo, betulla
Cresci e raggiungi l’acqua
Dai a me e a tutti gli altri esseri che respirano aria nuovo potere di vita.

Ti guardo, alta roccia dietro il cottage,
stai proteggendo chi si immerge, il bambino e la betulla,

dal vento che soffia dietro di te, questa parte dell’isola è serena.

Madre Terra, fratello vento, padre roccia,
mia sorella nell’acqua,
sei il corpo di Dio,
Corpo di Dio
che è nato fratello tuo e mio.

Che tu possa ancora vivere per milioni di anni roccia, padre mio, proteggi questo lago,
terra, madre mia, porta la vita che cresce, fratello mio, vento, soffia e rendi l’aria limpida,

Acqua, quando si fa sera, sostieni la vita, rimani pulita, fai rivivere il dono dello Spirito Santo
sorelle e fratelli e l’intera creazione.
Amen.

Ilkka Sipiläine (pastore in Finlandia)

Spunti per la discussione

Acqua virtuale è l’acqua utilizzata nella produzione di alimenti (e fibre) e beni di consumo non alimentari, compresa l’energia. Per esempio, per produrre una tonnellata di grano sono necessarie circa 1.300 tonnellate (metri cubi) di acqua mentre ne occorrono 16.000 tonnellate per produrre una tonnellata di manzo

L’acqua è un bene comune?
L’acqua è talmente preziosa che viene definita “oro blu” e potrebbe essere causa di guerre nei prossimi anni. Nonostante il pianeta ne sia ricoperto del 70%, solo lo 0,5% è acqua dolce utilizzabile per gli esseri umani, per l’agricoltura e per l’allevamento. Tuttavia, non tutti hanno pari accesso a questa risorsa, infatti l’Onu teme ondate migratorie di un miliardo di persone nei prossimi vent’anni, a causa della scarsità d’acqua.

Proposte di azioni

Lavare le stoviglie con l’acqua di cottura della pasta è un ottimo sgrassante che può essere usato insieme ai detersivi diminuendone, così, le quantità utilizzate.
Utilizza la lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico. Effettuare lavaggi a pieno carico permette di risparmiare una notevole quantità di acqua. Per una famiglia “tipo” di tre persone è stato calcolato un risparmio di 8.200 litri all’anno.

Chiudere il rubinetto.
Lavarsi i denti o farsi la barba sono azioni quotidiane durante le quali lasciamo scorrere

l’acqua senza utilizzarla. Se tenessimo aperto il rubinetto solo per il tempo realmente utile per il prelievo dell’acqua effettivamente necessaria, potremmo risparmiare circa 2.500 litri di acqua

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Digitalizzazione, energia e cambiamento climatico – Obiettivo 7: energia pulita e accessibile

14 marzo – digitalizzazione, energia e cambiamento climatico – Obiettivo 7: energia pulita e accessibile

Gli effetti delle tecnologie della informazione e della comunicazione (ICT) sull’ambiente sono spesso classificati come di primo secondo o terzo ordine.
I primi sono gli effetti diretti che l’ICT ha sull’ambiente in termini di consumo di materie prime, produzione di rifiuti elettronici e consumi energetici, e sono negativi per l’ambiente.

Le materie prime e l’energia necessarie hanno una grande impronta – anche per il clima: solo mezz’ora di streaming in serie causa da sola circa 1,6 kg di CO 2 – tanto quanto un breve viaggio. Inoltre, l’estrazione di materie prime per smartphone, tablet e simili va di pari passo con lo sfruttamento, il lavoro minorile e la distruzione ambientale.

Un computer richiede 20.000 litri di acqua per essere prodotto; uno smartphone circa 1280 litri di acqua.
E poi vi sono i metalli. Ne citiamo alcuni.
L’estrazione dell’oro industriale per computer e telefoni cellulari richiede grandi quantità di acqua in cui vengono immesse sostanze chimiche tossiche come il cianuro per sciogliere l’oro dalla roccia. Il cianuro è tossico.In connessione con l’aria si formano acidi solforici, che avvelenano permanentemente anche le acque sotterranee.

Estratte per la prima volta in Svezia nel 1800, le terre rare sono 17 elementi chimici della tavola periodica classificati come metalli, ovvero Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio, Lutezio, Ittrio, Promezio e Scandio e sono presenti solamente in determinate zone del nostro pianeta.

Vengono utilizzati per la costruzione di superconduttori, di magneti, di fibre ottiche e di componenti ad alta tecnologia. In particolare, sono presenti in tutti gli smartphone e i computer.
Il coltan è un raro minerale di superficie che si trova in Congo e in pochi altri Paesi. Esso è indispensabile per i nostri smartphone e per l’industria aerospaziale.

Il cobalto è un minerale essenziale nelle nuove batterie ricaricabili agli ioni di litio che alimentano le auto elettriche, ma anche gli smartphone, i tablet e i computer.

Gli effetti delle tecnologie della informazione e della comunicazione (ICT) sull’ambiente sono spesso classificati come di primo secondo o terzo ordine.
I primi sono gli effetti diretti che l’ICT ha sull’ambiente in termini di consumo di materie prime, produzione di rifiuti elettronici e consumi energetici, e sono negativi per l’ambiente.

Gli effetti del secondo ordine sono quelliindiretti,ovvero relativi all’influenza – che in genere dovrebbe essere positiva – che un servizio o applicazione ICT operante in un qualunque settore ha sull’ambiente. Le video conferenze, per esempio, sostituiscono i viaggi ma la loro diffusione è limitata.

Gli effetti del terzo ordine invece sono effetti sistemici (e spesso imprevisti) che l’ICT produce. Per esempio, l’efficienza può produrre un aumento della domanda.

Le valutazioni dei consumi elettrici mondiali del settore oggi e in previsione sono divergenti, da uno 0,1%-2% oggi ad un 10%-20% in pochi anni in carenza di metodologie assestate di rilevamento.

La transizione dalle energie fossili a fonti sostenibili è l’obiettivi di questo inizio di millennio e per molto l’esperienza della emergenza sanitaria lo ha reso ancor più evidente.

Nell’ambito del Green Deal europeo, nel settembre 2020 la Commissione ha proposto di elevare l’obiettivo della riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030, compresi emissioni e assorbimenti, ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. Ha preso in considerazione tutte le azioni necessarie in tutti i settori, compresi un aumento dell’efficienza energetica e dell’energia da fonti rinnovabili, e avvierà il processo per formulare proposte legislative dettagliate nel giugno 2021 al fine di mettere in atto e realizzare questa maggiore ambizione.

Ciò consentirà all’UE di progredire verso un’economia climaticamente neutra e di rispettare gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi aggiornando il suo contributo determinato a livello nazionale

Il quadro 2030 per il clima e l’energia comprende traguardi e obiettivi strategici a livello dell’UE per il periodo dal 2021 al 2030:

una riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990) una quota almeno del 32% di energia rinnovabile
un miglioramento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica.

L’obiettivo della riduzione del 40% dei gas serra è attuato mediante il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, il regolamento sulla condivisione degli sforzi con gli obiettivi di riduzione delle emissioni degli Stati membri, e il regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura. In tal modo tutti i settori contribuiranno al conseguimento dell’obiettivo del 40% riducendo le emissioni e aumentando gli assorbimenti.

Tutti e tre gli atti legislativi riguardanti il clima verranno aggiornati allo scopo di mettere in atto la proposta di portare l’obiettivo della riduzione netta delle emissioni di gas serra ad almeno il 55%. La Commissione presenterà le proposte nel giugno 2021.

Riferimenti biblici

Meditazione: Levitico 25, 1-2

Le storie sulla creazione ci dicono che la terra appartiene a Dio. Abbiamo udito come Dio ha fatto il giorno e la notte, il mare e la terra, i pesci e gli animali, le donne e gli uomini… e che Dio ha detto che era buono. Come il salmista scrisse:

Al SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti. Poich’egli l’ha fondata sui mari, e l’ha stabilita sui fiumi – Salmo 24:1-2

In questa lunga tradizione, vi è anche la certezza che agli esseri umani è stata data la responsabilità di ‘custodire/amministrare’ il mondo creato da Dio. Questa responsabilità è lontana dall’idea di comando o di controllo sottointeso nella parola “dominio”. Invece il concetto di amministrazione implica la responsabilità e la partecipazione alla creazione di Dio. La terra è del Signore – e Dio ha riposto fiducia nel popolo di Dio che la abita.

Allora, che cosa ha udito il popolo di Dio da questo passaggio biblico in Levitico? Avevano vissuto la schiavitù in Egitto quando i loro stessi corpi erano visti come proprietà altrui. Dio li aveva liberati dalla schiavitù e Mosè li aveva condotti fuori dall’Egitto verso la terra promessa. Essi furono tentati e, essendo umani, non erano riusciti a confidare nell’approvvigionamento di Dio durante il tempo nel deserto.

Tuttavia, Dio rimase fedele e fece una promessa incredibile agli ex-schiavi senza terra: entrerete nella terra promessa. È la mia terra, e ve la dono. E vi mostrerò come vivere bene insieme.

Nel testo di Levitico leggiamo come Dio ha dato delle regole per permettere alla gente di vivere in una comunità giusta, fruttuosa, e sostenibile. “Un Sabato per il Signore” o, come si legge successivamente, un Giubileo che richiedeva la restituzione della terra, la cancellazione dei debiti e la liberazione delle persone. La salvaguardia della terra di Dio richiede una mentalità molto diversa dal pensiero predominante dei nostri giorni. E l’idea di amministrazione ci aiuta a pensare alle sfide della digitalizzazione e dell’uso dell’energia.

Viviamo in mezzo a una meravigliosa creazione. Possiamo prima pensare agli oceani e alle montagne e alla grande varietà di animali e piante. Ma domandiamoci anche sulla ricchezza della terra di Dio attraverso i metalli rari – ittrio, terbio e disprosio, per citarne solo alcuni – che rendono possibili i salti tecnologici, impensati dai nostri nonni. Gli Smartphone, i cloud storage, gli imaging e i potenti processori sono stati tutti una rivoluzione – e anche dei salvavita – per molte persone.

Eppure queste nuove tecnologie hanno avuto un impatto anche sulla vita umana e non umana. In tutto il mondo miliardi di dollari vengono scommessi ogni anno sui telefoni o su altri dispositivi, con persone, famiglie e comunità che subiscono gli effetti collaterali. Le persone sono attratte in un mondo di pornografia online, rendendo il fenomeno della “vendetta porno” sempre più comune. E naturalmente l’estrazione di metalli rari può danneggiare le comunità e l’ambiente, e l’uso esponenziale dello storage cloud provoca un maggior consumo di energia.

Che cosa sembra essere un amministratore della terra di Dio in questo contesto? “La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà.” Così ha detto Papa Francesco ad un raduno dei dirigenti energetici nel 2018. Scienza e tecnologia sono prodotti meravigliosi di una creatività umana donata da Dio. Eppure la tecnologia non è neutrale. La tecnologia modella il nostro modo di vedere il mondo, cambia ciò che è visto come possibile o necessario. Gli smartphone, per esempio, ci rendono sempre disponibili. Hanno aumentato la cultura dell’usa e getta poiché sono fatti in gran parte da pezzi irreparabili. La creazione dei nuovi e migliori modelli alimenta un senso di avarizia e competizione all’interno della società.

Ma questo modo di vedere il mondo non è fisso. Come cristiani, ci viene dato un modello diverso. Ci viene data la lente della tutela, di un popolo che crede che “la terra è del Signore e tutto ciò che è in essa”, che è chiamato ad aiutare la terra ad “osservare un giorno sabbatico per il Signore”.

Quale forma potrebbe assumere il nostro buon amministrare la creazione mentre riflettiamo sulla sfida della digitalizzazione e dell’energia? Gesù ha parlato dell'”anno favorevole del Signore” come di un tempo in cui i prigionieri vengono liberati, la vista è data ai ciechi e la libertà è data agli oppressi. Chi è tenuto prigioniero dal modo in cui la tecnologia plasma il mondo? Come viene sfruttato il nostro clima o oppresso dalle decisioni che prendiamo a causa della crescente digitalizzazione? Quali ingiustizie non riusciamo a vedere intorno a noi?

Ms. Rachel Lampard Team Leader del Joint Public Issues Team della Gran Bretagna

 

Preghiera

Dio amabile
Siamo stupiti dalla tua creazione e dalla creatività del tuo popolo. Aiutaci a lottare con le sfide della digitalizzazione e dell’energia. Come amministratori della tua terra, fa che usiamo i doni che ci dai E, invece dell’oppressione e della distruzione,
Aiutaci a portare libertà e fecondità.
Amen

Spunti per la discussione

Quanto inquina Internet? Nonostante internet sia apparentemente invisibile esso inquina. Ogni click su internet ha un impatto ambientale. Ad esempio, una mail produce circa 4 grammi di CO2, che possono arrivare anche a 50 in caso di allegati pesanti, praticamente l’impatto di una lampadina accesa tutto il giorno.

Essere sostenibili online partendo dalle nostre ricerche in rete. Ecosia è un motore di ricerca che utilizza i proventi pubblicitari derivanti dalle ricerche effettuate in rete per piantare alberi dove c’è ne più bisogno. Effettuando le ricerche con Ecosia non si contribuisce solo a riforestare il mondo, ma anche a rafforzare le comunità.

L’impatto del digitale sull’ambiente non si limita solo all’energia necessaria a far funzionare i dispositivi o i servizi: si pensi, ad esempio, ai problemi conseguenti allo smaltimento dei rifiuti elettronici. Secondo i dati dell’Onu, solo il 17% dei rifiuti elettronici di Europa o Stati Uniti viene raccolto e riciclato correttamente, tutto il resto spesso è diretto nel continente africano, dove i Paesi occidentali scaricano scarti elettronici di ogni tipo. E a pagare questo “razzismo ambientale” sono le popolazioni più povere.

Proposte di azioni

Non inviare allegati troppo grandi: quando è veramente necessario, è consigliabile utilizzare siti che comprimono i documenti come WeTransfer oppure collegamenti ipertestuali. Non lasciate il vostro computer in standby (soprattutto tutta la notte quando uscite dall’ufficio, solo perché “ci sono molte schede aperte”. Domani le riaprirete con la vostra cronologia, per esempio!)

Quante volte ci ritroviamo la casella di posta elettronica piena di mail che neanche leggiamo o che sono inutili? Tuttavia, queste mail consumano energia (inquinamento digitale), perciò per far fronte a questo problema sarebbe meglio pulire più spesso le mail.

In nome del diritto al futuro contribuisci alle azioni dei Fridays for future per una accelerazione della conversione energetica e la sospensione dei contributi pubblici alle energie fossili.

 

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Mobilità e cambiamento climatico – Obiettivo 15: rendere le città e le comunità sostenibili

7 marzo – mobilità e cambiamento climatico – Obiettivo 15: rendere le città e le comunità sostenibili

Scheda

Per molte persone l’auto sembra insostituibile: per andare al lavoro, fare la spesa, andare in chiesa o andare a un concerto, i “servizi taxi” per i bambini, per il tempo libero e per i viaggi. Desideriamo opporci risolutamente a questo atteggiamento e vogliamo proviamo a sperimentare delle alternative. Questa è una protezione attiva in favore del clima e fa anche bene alla salute. Proviamoci questa settimana e non solo!

Nel mondo moderno la mobilità è un’espressione di libertà e autodeterminazione, nonché un prerequisito per la partecipazione sociale, ma la motorizzazione di massa con combustibili fossili è un peso per l’ambiente e per la salute. L’ipermobilità di vaste parti della società porta a enormi problemi, anche di salute, di cui soffrono molte persone. Spesso queste sono proprio quelle persone che, a loro volta, hanno la parte minore in questa mobilità.Questo è doppiamente ingiusto. Ad esempio, verso le persone del sud del mondo, particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, o alle persone che in Europa vivono in piccoli appartamenti scarsamente protetti dal rumore e su strade principali trafficate.

In Italia il parco macchine circolante è di 38,5 milioni di vetture, 655 auto ogni 1.000 abitanti, mentre, prendendo in considerazione tutti i veicoli, il rapporto sale a 868/1000 abitanti. Molte persone sono oggi consapevoli del fatto che l’utilizzo di combustibili fossili è dannoso per l’ambiente, per il clima e per le persone. Indipendentemente dal fatto che si tratti di carbone nell’altoforno o petrolio nei motori a combustione, entrambi devono essere ridotti in modo massiccio per poter ancora contenere il cambiamento climatico causato dall’uomo. Nel settore energetico le emissioni sono diminuite negli ultimi decenni, ma non nel settore dei trasporti dove sono addirittura leggermente aumentate.

L’attuale emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ha bloccato la circolazione delle persone ‘non essenziali alla produzione’, mentre il trasporto di merci è proseguito. L’inevitabile e necessario contenimento forzato della mobilità ha però portato come conseguenza sofferenza e disagio nelle relazioni interpersonali. La mobilità sostenibile non può tradursi in un cambio del carburante del motore, ma deve passare per una diversificazione dei mezzi di trasporto a favore della bicicletta e dei mezzi collettivi (car pooling, trasporto pubblico), oltre al passaggio all’auto come servizio (carsharing) e non più come proprietà.

Nell’aprile 2019 sono stati stabiliti dall’UE limiti di emissione più severi per autovetture e furgoni per far sì che, dal 2030, le autovetture e i furgoni nuovi generino in media, rispettivamente, emissioni di CO2 inferiori del 37,5% e del 31% rispetto ai livelli del 2021. Tra il 2025 e il 2029, autovetture e furgoni dovranno generare, in media, emissioni di CO2 inferiori del 15%. Nel giugno 2019 sono stati adottati limiti per gli autocarri e altri veicoli pesanti. Secondo le nuove regole, i costruttori dovranno ridurre le emissioni di CO2, rispetto ai livelli del 2019, in media del 15% a partire dal 2015 e del 30% a partire dal 2030.

Riferimenti biblici

Deuteronomio 29,1-4: “

Mosè convocò dunque tutto Israele, e disse loro:

«Voi avete visto tutto quello che il SIGNORE ha fatto sotto i vostri occhi, nel paese d’Egitto, al faraone, a tutti i suoi servitori e a tutto il suo paese; i tuoi occhi hanno visto le grandi calamità con le quali furono provati, quei miracoli, quei grandi prodigi; ma, fino a questo giorno, il SIGNORE non vi ha dato un cuore per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire. Io vi ho condotti quarant’anni nel deserto; le vostre vesti non vi si sono logorate addosso, né i vostri calzari vi si sono logorati ai piedi. “

Perché gli israeliti si spostarono nel deserto? La risposta è semplice e tragica. Dopo aver lasciato l’Egitto, fuori dalla schiavitù, avevano raggiunto la terra promessa di Canaan dopo 40 anni. Sopportare polvere, caldo, siccità e tutte le altre dure condizioni di vita.
La nostra generazione riesce a tenere sotto controllo il cambiamento climatico, o deve farlo la prossima generazione che vaga nel deserto?

Oggi abbiamo meno di 40 anni per raggiungere la sostenibilità e dobbiamo prendere grandi decisioni per incontrare giustizia climatica e mobilità percorrendo insieme questa strada, come comunità. Ecco perché tali decisioni devono essere prese politicamente.
Abbiamo bisogno di uno stile di vita diverso, non solo individualmente ma anche nella nostra società.

C’è ancora molta strada da fare prima di arrivare a uno stile di vita sostenibile, ma ne vale la pena.
Uno stile di vita giusto e sostenibile è come la terra promessa. Ci vuole coraggio per entrarci e stabilirsi. Non esitiamo troppo a lungo, come gli israeliti.

Prendi questo coraggio e osa, scopriremo di avere un futuro luminoso davanti a noi. Per noi e per la prossima generazione.

Simon Schu, pastore a Minden, Chiesa evangelica della Westfalia

Preghiera
Perdonaci, Signore Dio nostro Creatore.
Nella fretta e nella sete di progressopage2image3634420672
Abbiamo devastato la buona terra che hai creato.
Abbiamo minato i paesaggi, rovinate le coste
e inquinato l’aria e l’acqua.
Abbiamo portato benessere e ricchezza ad alcuni,
sofferenza e miseria ad altri,
sfruttando la terra e minacciando le sue creature.
Rendici ora affamati
di generosità ed equilibrio.
Rendici abbastanza coraggiosi da fare scelte più sagge
futuro della terra,
per Cristo Gesù nostro Signore.

Amen

Chiesa Anglicana di Australia

Mobilità nelle aree rurali. Ci possono essere diverse soluzioni prima di ricorrere all’auto privata come ad esempio il car pooling con lo scuolabus o con un servizio a chiamata;
Lavoro da remoto. La casa sembra essere la soluzione alla riduzione della mobilità dei lavoratori e lavoratrici nei servizi che non siano alla persona. Parliamone;
L’e-commerce genera un traffico di piccoli furgoni per la consegna.Esso genera da solo il 21% dei gas serra emessi in Europa. Nella transizione elettrica, è il settore che dovrà de-carbonizzarsi più velocemente se l’UE vuol ridurre entro il 2030 le emissioni del 44%. Di questo 21%, quasi tre quarti sono generati dal trasporto su strada, principalmente auto private e piccoli furgoni ampiamente diffusi per effettuare le consegne dei prodotti acquistati online.page3image3634439040

Proposte di azioni

Camminare e muoversi in bicicletta in città
Creare un pool di auto, o un servizio a chiamata, ad esempio, con colleghi di lavoro o con i vicini per la spesa settimanale
Decidere di rinunciare a una vacanza in aereo, utilizzando altri mezzi di trasporto meno inquinanti.

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Rifiuti e cambiamento climatico – Obiettivo 12: garantire modelli sostenibili di produzione e consumo

28 febbraio – rifiuti e cambiamento climatico – Obiettivo 12: garantire modelli sostenibili di produzione e consumo

Scheda

La stessa produzione di rifiuti è il sintomo di un modo di produzione non sostenibile, a maggior ragione se essi sono tossici per la vita sulla Terra. Nel 2019, la produzione nazionale dei rifiuti urbani (RU) e assimilati si attesta a quasi 30,1 milioni di tonnellate, con un lieve calo dello 0,3% rispetto al 2018.

La quantità di imballaggi e di rifiuti di imballaggio in Italia si attesta a 13,7 milioni di tonnellate nel 2019 (+0,7% rispetto al 2018). Di queste, il 36,2% deriva da carta e cartone, che si conferma la frazione maggiormente commercializzata, il 23,2% da legno, poi vetro (19,6%), plastica (17%), acciaio (3,5%) e alluminio (0,5%). I rifiuti speciali erano intorno ai 130 milioni di tonnellate nel 2018.

Per i rifiuti urbani il tasso di riciclaggio dichiarato in Italia è compreso tra il 45,2 e il 50,8%, a seconda della metodologia utilizzata; la media europea è del 47%.

Il comparto della gestione dei rifiuti ha un fatturato di oltre 13 miliardi di euro. Le aziende attive sono 637, di cui il 50% specializzato nelle fasi di raccolta e di trasporto; il 25% è invece operativo sia nella raccolta che nella gestione degli impianti di recupero e/o smaltimento; l’ultimo 25%, infine, è specializzato soltanto nella gestione degli impianti.page1image1016533664

Ogni anno in Europa si producono oltre duemila milioni di tonnellate di rifiuti di cui oltre quaranta milioni di tonnellate sono classificati come pericolosi.

Il settore è fortemente infiltrato dalle mafie e quindi i dati ufficiali hanno una attendibilità parziale.

Le nuove norme meno rigorose, l’aumento dei prezzi per smaltire legalmente i rifiuti e le restrizioni dovute al Coronavirus, portano le mafie a inserirsi più facilmente nel settore proponendo alle industrie condizioni e prezzi allettanti che creano poi un mercato illecito, parallelo e occulto. Le mafie per non destare sospetti pagano addirittura le tasse di riciclo o altri costi associati al corretto smaltimento dei rifiuti che in realtà poi sono stoccati in modo illegale.

Possiamo ancora battere queste nuove mafie solo se comprenderemo che occorrerà coinvolgere in questa lotta tutte le istituzioni, nazionali, europee, internazionali e sensibilizzare assiduamente l’opinione pubblica”, ha dichiarato in più occasioni Vincenzo Musacchio, giurista e professore di diritto penale.

Nel maggio 2019 l’UE ha adottato un divieto sui prodotti in plastica monouso, stabilendo in tal modo norme più severe per i tipi di prodotti e di imballaggi che rientrano tra i dieci prodotti inquinanti più spesso rinvenuti sulle spiagge europee.

Nel maggio 2018 l’UE ha deciso nuove norme per la gestione dei rifiuti e ha fissato obiettivi giuridicamente vincolanti per il riciclaggio. Questi obiettivi riguardano i rifiuti urbani, il riciclaggio dei materiali di imballaggio e le discariche.

Infine a inizio gennaio 2021 la società di Stato incaricata della dismissione degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi (Sogin) ha pubblicato l’elenco delle aree italiane individuate come quelle che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Si tratta, per la precisione, di 67 zone sparse su tutto il territorio nazionale, in sette regioni, che soddisfano i 25 criteri riportati nella Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi). Il piano, però, non si è ancora attivato per le molte perplessità e rimostranze sollevate dalle regioni. A livello globale, i più grandi “produttori” di rifiuti radioattivi sono le centrali nucleari (la cui costruzione però nel nostro Paese è proibita dal 1987, ma che sono ancora presenti in altri paesi europei). Altre fonti sono poi i macchinari per analisi e terapie mediche e alcune macchine industriali utilizzate principalmente per le analisi produttive di parti metalliche e per altre applicazioni di analisi e ricerca.

Riferimenti biblici
Meditazione: Matteo 6, 25-34

Le parole di Gesù colpiscono il centro di ciò che definiamo la ‘cultura dello scarto’.

Le parole di Gesù dal Vangelo – “Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso.” – non implicano una mancanza di attenzione per il futuro. Dicono, non preoccupatevi per il vostro futuro, ma preoccupatevi per il futuro di coloro che verranno dopo di voi.page2image1017017856

Analogamente la parabola del ricco stolto nel Vangelo di Luca (12,13-21) è un promemoria della follia umana e dell’errore di pensare di non aver bisogno di Dio.page2image1017153968 page2image1017154304

Si parlò per la prima volta di cultura dello scarto durante la pandemia influenzale del 1918 nota come l’Influenza Spagnola, quando gli oggetti usa e getta furono venduti come le opzioni sicure per la protezione dalle malattie. Oggi, di fronte ad un’altra pandemia globale e all’inquinamento dilagante della plastica, l’industria della plastica sta approfittando della crisi, mettendo i profitti al di sopra delle persone e del pianeta. Si stima che ogni anno finiscono nell’oceano tra gli 8 e i 12 milioni di tonnellate di nuovi rifiuti di plastica.

L’enfasi sull’acquisto come forma di status sociale ha portato alla definizione della qualità della vita basata sulle proprietà possedute, sul reddito disponibile, sul tipo di cellulare e di auto, sullo stile di abbigliamento – tutte cose che hanno una data di scadenza o una durata che le renderà obsolete in tempi più o meno lunghi. Il risultato è uno sfruttamento insostenibile delle risorse naturali con poca attenzione all’integrità della creazione e alla dignità delle persone.

La nostra società, guidata da una cultura dello scarto, getta via non solo le cose ma anche le persone come degli ‘avanzi’, indipendentemente se sono i poveri e i vulnerabili a soffrire maggiormente per il cambiamento climatico o le popolazioni indigene che sono state cacciate dalle loro terre o che hanno visto la loro acqua contaminata a causa di un sistema economico che privilegia il profitto sulle persone e sul bene comune.page2image1017277664

Un valore primario nella cultura dello scarto è il mantenimento di uno stile di vita consumistico, ma questo porta a smettere di preoccuparsi di chi viene scartato, e a far sì che la maggior parte di noi non riconosca più la loro intrinseca dignità.

Una persona che “non è ricca nel senso inteso dall’Evangelo” vive per accumulare e godere della ricchezza solo per morire con niente di immutabile o di eterno come prova ai suoi sforzi. La vita secondo Dio – e tutto ciò che Dio afferma essere la vera ricchezza – è eterna. Pensare alla vita solo nei termini di cose fisiche è sia sciocco che fatale poiché la vita non è fatta ed arricchita da abbondanti beni materiali, ma da quanto è spirituale ed eterno. Se mettiamo Dio al primo posto invece che il desiderio di accumulare ricchezze, useremo qualsiasi cosa Egli ci permetta di avere, non importa se sia poco o tanto, per glorificarlo.

Nel Pacifico, nel rispondere alle minacce esistenziali del cambiamento climatico (innalzamento del livello del mare, acidificazione degli oceani, condizioni meteorologiche estreme) e dei suoi impatti, insieme all’estrazione insostenibile delle risorse naturali della terra e del mare per alimentare la “cultura dello scarto” riconosciamo dalla nostra spiritualità indigena, dalla cultura e dalla fede cristiana che la nostra identità, il nostro valore non è basato sul possesso, ma sulla relazione e sul benessere olistico. In una tale comunità:

«La vita è significativa, valorizzata e celebrata. C’è una celebrazione della vita sulla ricchezza materiale. Spiritualità, vita familiare, economia tradizionale, valori culturali, cura reciproca e rispetto … danno priorità alle relazioni, celebrano la qualità della vita e valorizzano gli esseri umani e la creazione rispetto alla produzione delle cose. Questa è una “alternativa al progetto di globalizzazione economica che comporta il dominio attraverso un sistema economico ingiusto.”»(Consiglio Mondiale delle Chiese – WCC, Island of Hope: The Pacific Churches’ Response to Alternatives on Globalisation, Ginevra 2001)

Preghiera

Dio creatore, ti rendiamo grazie per la grande abbondanza e nutrimento che ci fornisci attraverso la tua creazione e attraverso il tuo grande amore. Mentre ci riuniamo per adorarti, rivelaci i modi in cui possiamo onorare Te e il mondo che hai creato. Cura la nostra fame per le cose che non durano.

Insegnaci a prenderne solo il necessario, e a restituire alla terra, affinché tutti vivano della Tua generosità e nessuno viva nel bisogno.
Dio della Creazione, preghiamo per la forza e la saggezza per essere dei buoni amministratori. Perdonaci per i modi in cui contribuiamo alla deturpazione e alla distruzione della tua creazione.

Dio della provvidenza, trasformaci, affinché possiamo porre il benessere della terra e del tuo popolo davanti ai nostri desideri momentanei.
Donaci la divina saggezza ed incoraggiaci a sostituire i regimi di distruzione e di spreco con i sistemi di giustizia e sostenibilità.

Amen

Salmo 24,1: “Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti

Spunti per la discussione

Come possiamo cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo così da produrre sempre meno rifiuti, e allo stesso tempo trarre delle risorse da essi?
L’importanza nel fare la raccolta differenziata risiede nel preservare la salute collettiva. Differenziare non è solo un atto previsto dalla legge, ma anche un nostro dovere come cittadini ed esseri viventi verso l’ambiente in cui viviamo e verso i nostri figli ai quali abbiamo l’obbligo di lasciare un pianeta sostenibile e vivibile. Questo indirizzo è solo un palliativo perché l’obiettivo è azzerare la produzione dei rifiuti

Donare ciò che non utilizziamo più. Ciò che per noi può rappresenta un rifiuto, un ingombro, qualcosa di cui disfarsi, per qualcun altro potrebbe risultare non solo utile, ma addirittura indispensabile.

Proposte di azioni

Eliminare l’utilizzo di prodotti usa e getta: ad esempio tovaglioli, fazzoletti e salviettine in carta possono essere facilmente sostituiti da quelli tradizionali in stoffa.
Fuori e dentro casa eliminare bottigliette e bottiglie di plastica per i liquidi sostituendole con borracce e thermos, e portare sempre con sé una borsa di stoffa per evitare l’utilizzo di buste e sacchetti di plastica.

Donare a un parente, un amico o, ancora meglio, a un ente benefico vestiti oppure oggetti che non utilizziamo più.

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Cibo e cambiamento climatico – Obiettivo 15: vita sulla terra

21 febbraio – cibo e cambiamento climatico – Obiettivo 15: vita sulla terra

Schede dal sito metodisti.it

La Scheda per la prima domenica di quaresima Progetto COP26

Il cibo è strettamente legato alle condizioni ambientali; la produzione, lo stoccaggio, la distribuzione, e i mercati sono di conseguenza sensibili alle condizioni meteorologiche estreme e alle fluttuazioni climatiche. La produzione alimentare e la sua qualita sono anch’esse condizionate dalla qualità dei suoli e delle acque, dalla presenza di parassiti e malattie e da altre condizioni biofisiche.

E stato calcolato che l’aumento di 1°C della temperatura media equivale a uno spostamento delle colture di 150 chilometri più a nord, come latitudine, e di 150 metri di altitudine.
Si prevede, inoltre, che l’innalzamento delle temperature e l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera accelereranno la proliferazione di erbe infestanti e insetti distruttori, e per conseguenza potrebbero comparire nuove malattie.

L’agricoltura e l’attività umana che usa più terreno sul Pianeta.
Se escludiamo Groenlandia e Antartide, attualmente coltiviamo il 38% delle terre emerse, il resto e costituito principalmente da deserti, montagne, tundra, ghiaccio, aree urbane, parchi naturali, e altre aree non adatte alla coltivazione. L’area occupata dalle attività agricole è pari a 60 volte quella occupata globalmente da strade ed edifici.
A livello globale la produzione di cibo è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra (21%).

Uno studio pubblicato su “Nature” (volume 586, pp. 248–256 – 2020) da Hanqin Tian dell’Università di Auburn, in Australia, e colleghi ha prodotto una mappa ampia e particolareggiata di tutte le sorgenti e i “pozzi” di protossido di azoto del mondo.
Tenendo conto delle sorgenti sia naturali sia antropiche, gli autori hanno stabilito che tra il 2007eil 2016 le emissioni sono state di circa 17 milioni di tonnellate di azoto all’anno. Le emissioni globali indotte dagli esseri umani, dominate dall’uso di fertilizzanti agricoli, sono aumentate del 30 per cento negli ultimi quattro decenni fino a raggiungere 7,3 milioni di tonnellate di azoto all’anno. La conclusione è che questo contributo è il principale responsabile della crescita del carico atmosferico.

Dopo il settore agricolo, l’allevamento e l’attività che richiede il maggiore utilizzo di terreni. L’allevamento (pascoli, aree destinate alla produzione di mais, soia o foraggio) incide sul 70% della terra coltivata è sul 30% della superficie terrestre del pianeta.
Quasi la meta delle emissioni dovute al settore agricolo sono causate dalla fermentazione enterica degli animali, prevalentemente dei bovini, a cui va imputato l’83% delle emissioni in zootecnia: 63% per la produzione di carnee19% per la produzione di latte e derivati (a fronte di un contributo dello 0,6 del settore avicolo, 5,1 del settore suinoe11,7 ovino). Emettono metano, che è 23 volte più deleterio per il riscaldamento globale della CO2.

In totale, l’allevamento è considerato responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra.

Riferimenti biblici

Es. 16,18: “ognuno ne raccolse quanto gliene occorreva per il suo nutrimento” Meditazione: Esodo 16,11-18

Ecco un passo della Bibbia molto conosciuto e che spesso viene letto e drammatizzato nelle Scuole Domenicali.

Ma questo è anche un brano con una tematica davvero attuale che parla di noi, di come sono strutturate le nostre società e di come Dio frantuma le strutture sociali ingiuste aprendo nuove prospettive!

Il popolo d’Israele, schiavo e sofferente in Egitto, è stato liberato dalla schiavitù ad opera di Dio per mezzo del suo servo Mose. Ora è nel deserto e sperimenta la liberta, ma pure le difficolta che ad essa si accompagnano. L’attraversamento del deserto diventa il tempo della prova, delle difficolta e della fame!

Gli israeliti cominciano a mormorare contro Dio asserendo che almeno in Egitto, anche se schiavi, non soffrivano la fame, ricordano con nostalgia il pane sotto faraone: il cibo della schiavitù, pero garantito; il cibo di Mammona, il dio di chi accumula a scapito di altri…

La sazietà nell’oppressione è quindi preferibile alla fame nella liberta?

Un dilemma che ancora oggi attraversa le nostre società. Ad esempio, quando si tratta di questioni ambientali che pero mettono in crisi il nostro sistema produttivo il quale dovrebbe portare lavoro, ma con esso anche distruzione, inquinamento del territorio, malattie. Pensiamo ad un eclatante caso italiano come l’ILVA di Taranto!

Nonostante i tanti mormorii che si trasformano in accusa, questo popolo affamato e pronto a votarsi agli idoli, riceve da Dio la promessa del pane della salvezza: “Farò piovere pane dal cielo per voi”. E così giunge la manna!

E la nuova creazione divina nel deserto che sazia gli affamati e dona vita ai morenti.

In questo brano biblico, come in quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il valore vero di questo cibo non è l’evento miracoloso della venuta dal cielo, ma sta nel fatto che esso è donato, che va condiviso e non può essere accumulato. La presenza di Dio non sta nell’evento soprannaturale, ma nei rapporti mutati rispetto le necessita quotidiane.

La frase “Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà ”nel Padre Nostro precede il “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, ossia la giusta quantità giornaliera ogni giorno. Ma questa, dobbiamo ammetterlo, più che la nostra richiesta è in realtà la volontà di Dio.

Invece noi dove ci troviamo?

Il principale problema della nostra vita è che siamo combattuti interiormente tra la Buona Notizia dell’abbondanza di Dio e un realismo umano che ci fa vedere solo la scarsità.

L’Evangelo ci ricorda che siamo stati chiamati alla salvezza e alla vita dalla generosità di Dio, eppure finiamo con l’abbracciare la fede nella scarsità che porta alla sete di accumulo e che è pure la causa delle tensioni sociali e razziali (tu vuoi rubarmi il lavoro, il posto nella società, la mia identità nazionale), della distruzione dell’ambiente per acquisire risorse da rivendere, della corsa agli armamenti per essere più forti e potenti di altre nazioni.

Invece, la Bibbia torna a ricordarci che quanto noi abbiamo è dovuto alla bontà di Dio non alla nostra abilita di accumulare risorse.

La nuova creazione di Dio nel deserto prevede la distribuzione equa delle risorse alimentari, prevede la condivisione. Ecco i veri prodigi del regno di Dio che viene. E noi ne restiamo stupiti, ma al contempo innervositi e disturbati.

Nel nostro profondo noi sappiamo che la storia della scarsità è una storia di morte, eppure troppo spesso vi rimaniamo attaccati.

A questo nostro vissuto, Dio oppone sempre e di nuovo il dono abbondante della manna e ci chiede di aver fiducia in lui proprio in tempi di crisi come questa in cui la scarsità diventa una realtà tangibile. Ci chiede di non accumulare ciò che riceviamo, ma di condividerlo, perché esiste un pane piu nutriente del materialismo: è il pane della vita. E non pensiamo che questo riguardi solo il nostro denaro, ma tutti i doni che provengono da Dio…

Bisogna scegliere dove riporre la fiducia: nell’abbondanza di Dio o nella scarsità che sembra circondare la nostra realtà sociale? E poi porsi la domanda: come vogliamo rispondere a Dio per i suoi doni nella disciplina del quotidiano?

Amen

Preghiera del popolo kanak

Signore, Dio nostro,
ti rendiamo grazie per la Terra, terra nutrice: è per noi come una madre.

Terra delle nostre origini,
ci offre il luogo dove piantare le nostre radici.
Ti preghiamo, Signore,
per quanti non hanno più una terra,
per quanti sono stati spodestati, cacciati, costretti all’esilio.

Signore, Dio nostro,
Ti rendiamo grazie per tutte le piante che danno nutrimento,
per la gioia nell’abbondanza, per la forza di resistere nella carestia. Ti preghiamo per quanti non hanno il pane quotidiano,
ma anche per quanti lo gettano nella pattumiera,
perche non sanno riconoscere il valore delle cose.

Signore, Dio nostro,
Ti rendiamo grazie per gli animali, gli uccelli, i pesci del mare.
Per gli animali che ci danno il loro latte, la loro lana, la loro carne. Ma anche per quelli la cui esistenza ci è cara, anche se non ci è utile. Ti preghiamo, Signore,
fa che noi tutti impariamo a rispettare le tue creature,
a comprendere quanto la nostra sopravvivenza ne dipende.
Amen

Spunti per la discussione

Il pane quotidiano è un diritto di tutti?

Una dieta sostenibile si costruisce nella responsabilità̀ verso tutta la filiera della produzione. Questo è lo spirito alla base della agricoltura biologica ed equa

A quali condizioni la Terra è in grado di sfamare una popolazione umana giunta quasi a 8 miliardi?

Proposte di azioni

Fare delle ricette utilizzando pane raffermo e altri scarti di cibo come proposto nel ricettario “Dacci oggi anche il pane di ieri”, curato da Clara Manfredi e prodotto dalla Glam – Commissione globalizzazione e ambiente della FCEI- per contrastare lo spreco alimentare (di seguito due suggerimenti)

Mangiare vegetariano per almeno tre giorni. “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già̀ le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioe il suo sangue.” (Genesi 9,3-4)

Curare la convivialità̀. “Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità̀ di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.” (Atti 2,46-47)

Crostini al dragoncello (pane raffermo, niente latte o burro)

Ingredienti
dragoncello 1 mazzetto; prezzemolo un mazzetto; acciuga sotto sale 1; capperi 20 g; mollica di pane; uovo 1; olio extravergine, sale, pepe nero; crostini

 

Procedimento

rassodare l’uovo e dissalare l’acciuga ricavando 4 filetti; tritarli con i capperi e le erbe aromatiche; unire la mollica di pane bagnata in acqua e aceto e ben strizzata, lavorare il composto a crema; allungare con olio e condire; servire su pane tostato 12

Zuppa all’aglio (antica zuppa toscana vegetariana, niente latte o burro)

Ingredienti
• Aglio 16 spicchi • Olio extravergine 4 cucchiai • Vino bianco secco 1 t • Brodo 6 t • Sale, noce moscata, pepe • Uova 3 • Pane raffermo

Procedimento
1) rosolare l’aglio nell’olio unire il vino e il brodo e portare a bollore, pestando in poltiglia l’aglio 2) abbassare la fiamma ed unire i tuorli leggermente battuti 3) cuocere 15 minuti scoperto e poi coperto altri 15 minuti aggiungendo i condimenti 4) montare gli albumi a neve e spalmarli sul pane leggermente tostato 5) porre il pane nelle scodelle e coprire col brodo

 

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Culto di Natale in Eurovisione dalla nostra chiesa

Culto di Natale in Eurovisione dalla nostra chiesa

Il giorno venerdì 25 dicembre su Raidue dalle 10 alle 11, in eurovisione dal nostro tempio, è andato in onda il culto evangelico di Natale. Lo speciale, a cura della rubrica “Protestantesimo”, aveva per titolo

Natale è Amore

Le riflessioni sono state tenute dalla pastora della comunità, Joylin Galapon, la moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta, la pastora Mirella Manocchio, presidente dell’Opera metodista in Italia, il professor Eric Noffke, docente alla facoltà valdese di teologia di Roma e da Enrico Bertollini, vicepresidente dell’Opera metodista in Italia.

Il coordinamento musicale stato  del M° Antonio Montano, al violino Stefanie Gabuyo, al violoncello Fabiola Pereira, alla viola Emma Amarilli Ascoli e al pianoforte Emilja Pinto, il gruppo musicale filippino PAW Team, alcuni elementi del coro Hope and Joy della chiesa metodista coreana.

Qui trovate il video del culto