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Gli auguri di Pasqua 2021 della Moderatora

«NON ABBIATE PAURA»

MESSAGGIO ECUMENICO DI PASQUA 2020: «NON ABBIATE PAURA» (Matteo 28,5.10)

Care sorelle, cari fratelli,

una volta l’anno ci rivolgiamo a voi per presentare insieme il tema della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, che da oltre cinquant’anni viene preparata e celebrata congiuntamente dalle diverse Chiese, dal 18 al 25 gennaio.

In prossimità della Pasqua di Resurrezione, che le nostre Chiese celebreranno in date diverse (il 12 aprile nella tradizione occidentale, e il 19 in quella orientale), sulla base della fraternità che deriva dal confessare lo stesso Signore, abbiamo sentito il bisogno di tornare ad esprimerci insieme pronunciando una parola comune di fronte alla pandemia che ha colpito il nostro Paese e il mondo intero. Una pandemia mondiale, dunque, che non sta risparmiando nessuna regione del mondo e che, oltre a causare disagio, sofferenza e morte, condizionerà pesantemente le celebrazioni pasquali delle Chiese cristiane, con il rischio di offuscare quel sentimento di gioia che è tipico del tempo pasquale.

Nel Vangelo secondo Matteo la resurrezione di Gesù viene annunciata prima da un terremoto e subito dopo dall’angelo del Signore che fa rotolare la grossa pietra del sepolcro, provocando in tutti i presenti – guardie e “pie donne” – un grande spavento:

«Le guardie ebbero tanta paura di lui che cominciarono a tremare e rimasero come morte. L’angelo parlò e disse alle donne: “Non abbiate paura, voi. So che cercate Gesù, quello che hanno crocifisso. Non è qui, perché è risuscitato proprio come aveva detto. Venite a vedere dov’era il suo corpo. Ora andate, presto! Andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti e vi aspetta in Galilea. Là lo vedrete. Ecco, io vi ho avvisato”. Le donne partirono subito spaventate, ma piene di gioia e andarono di corsa a portare la notizia ai discepoli» (Matteo 28,4-8, Traduzione interconfessionale in lingua corrente).

In questo testo sembra dominare un senso di paura: sia le guardie che le donne sono spaventate. Ma si tratta di una paura di segno ben diverso. Paura che rende tremebondi e che paralizza, quella delle guardie; paura unita a una grande gioia, grazie all’annuncio dell’angelo, quella delle donne. Un misto di timore e di gioia che le mette in movimento e fa di loro le prime annunciatrici della resurrezione.

Per questo, anche in questo tempo di contagio, vogliamo raccogliere l’invito dell’angelo (e poi di Gesù stesso, al v. 10): “Non abbiate paura”. Nel rispetto delle norme di prudenza a cui dovremo continuare a sottostare per impedire la diffusione della pandemia, come Chiese ci sentiamo chiamate ad essere, come le pie donne, annunciatrici della risurrezione, del fatto che la morte non ha l’ultima parola: “O morte, dov’è la tua vittoria?” (I Corinzi 15,55), accogliendo il dono del Cristo morto e risorto: la trasformazione, il rinnovamento e la rinascita.

Questa pandemia rafforza altresì in noi la vocazione ad essere insieme, in questo mondo diviso e al contempo unito nella sofferenza, testimoni dell’umanità e dell’ospitalità, attenti alle necessità di tutti e particolarmente degli ultimi, dei poveri, degli emarginati. Con un sentimento di gratitudine speciale a Dio per i tanti che si prodigano senza sosta a fianco di chi soffre.

Anche se l’incontro tra le diverse Chiese in queste settimane è diventato per forza di cose virtuale, vogliamo raccogliere l’invito di Papa Francesco, del Patriarca Ecumenico

Bartolomeo, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Conferenza delle Chiese Europee a unirci nella preghiera con le parole che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli… liberaci dal Male”.

+ Ambrogio Spreafico
Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino
Presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)

+ Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale, Patriarcato Ecumenico

Luca Maria Negro
Pastore battista, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI)

Frosinone – Venezia – Roma, 8 aprile 2020

Maria pianse (domenica di Pasqua)

Sermone: Giovanni 20,11-18

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

Oggi è la domenica della risurrezione.

Oggi siamo pieni di gioia poiché Gesù il nostro Signore è risorto.

Siamo qui riuniti come testimoni del Signore risorto.

Dio è potente, egli  fa risorgere la vita, rivendicandola per noi.

Dio è donatore della vita, della nostra vita.

Dio è qui con noi per donarci la forza per stare in piedi e opporre a ciò che ci imprigiona.

Ci solleva, ci eleva dalla culla della morte, ove siamo sepolti di angoscia, di malattia e di tribolazione.

Gesù apparve per la prima volta a Maria Maddalena, ma non lo riconobbe.

Era offuscata dal suo sentimento di tristezza; il suo maestro di vita, colui che aveva dato ascolto di lei, colui che le aveva accolto non c’era più.

 

Maria pianse.

Una donna piange per una causa di ingiustizia.

Ella rivendica il suo diritto di comprendere e di essere compresa.

Non cede all’ignoranza perché vuole capire il suo stato.

Ci sono molti significati della parola piangere legato alla relazione delle persone.

Sara moglie di Abramo era sterile, sorrise quando il Signore le aveva detto una parola capace di cambiare la sua vita e divenne madre.

Anna moglie di Elcana pianse perché non ebbe un figlio poi Dio lo diede.

Ma queste donne, dopo aver sperimentato un dolore che aveva recato quell’impotenza, Dio di parola compì una promessa che segna la vittoria innalzandosi.Esse risorsero con Dio!

Maria pianse.

Maria scambia Gesù per l’ortolano.

Non gli riconosce, è confusa.

«Donna, perché piangi? Chi cerchi?»Maria perché piangi?

Ella si trovava lì al sepolcro ancora in cordoglio, in lutto, in dolore. Sapeva che Gesù era già morto, ma ella rimase lì come se aspettasse qualcosa. Infatti non era del tutto finito, dalla tomba in cui giaceva si era rialzato, era apparso per la prima volta dal sepolcro davanti a lei in piedi e aveva cominciato a parlare con Maria. Era di nuovo in vita, era  vivo.

 

Come noi essere umani, è nel cordoglio, nello stato di lutto impregnata nella nostra mente che con la morte non c’è più da fare. Il legame si  interrompe. Ma Dio ci visita con la sua parola e viene a rivelarci.

Il nostro amico, il nostro maestro di vita  è vivo per sempre. Dio è il vero testimone.

 

Questa è la fede che abbiamo.

Ci da speranza che non è finito qui con la morte.

Viene a dirci anche oggi che non è finito perché Egli ridona la vita.

 

Maria aveva avuto quest’esperienza che ci serve ora.  Ad un certo punto il suo pianto segnava di aver perso tutto ma poi, ma poi.Grazie a Dio che ci aveva fatto conoscere Gesù nella vita che ha vissuto sulla terra con noi. Sia lodato il Signore Dio!

16 Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico:

«Rabbunì!»che vuol dire: «Maestro

17 Gesù le disse:  «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro:  “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”».

18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.

Maria da ora in poi, da quel momento cambia tutto la sua identità per il ruolo che investe.

Non doveva più piangere. Il suo incarico era di portare il lieto annuncio a tutti i discepoli di Gesù.

Da quell’ora Maria non era più una donna qualunque ma il suo nome sarà riconosciuto come messaggero delle nuove identità, portatrice della parola dei nuovi ruoli.Ella era la portatrice dell’identità equa «Gesù e i suoi discepoli saranno chiamati i fratelli». I fratelli di Gesù erano i discepoli.

Gesù era il primogenito di Dio Padre e i discepoli erano i suoi  fratelli.

Il giorno della risurrezione secondo il racconto dell’evangelista Giovanni è molto importante per noi oggi. Siccome questo racconto è per noi cristiani, credenti di un unico Dio, siamo chiamati a non dimenticare che siamo unacomunità, che come un corpo umano abbiamo bisogno di tutte e tutti  e per tutte e tutti.

Siamo complementari come era il progetto primordiale di Dio.

Appunto, l’identità di genere(maschio e femmina) è portatrice di differenti ruoli per il bene di una comunità come la nostra. Ci accorgiamo quanto importante ed è fondamentale l’identità che portiamo.

Care e cari, sono molto fiera che abbiamo avuto due occasioni in cui le testimonianze delle nostre madri protestanti erano state messe in dialogo tra le relatrici, sorelle nostre di fede, per ridare voce a loro. Il titolo di uno degli eventi sulle donne della tavola rotonda era proprio questo “Prendere la parola”.

Abbiamo avuto un tempo per ricordare ciò che avevano fatto per il bene della chiesa e in conseguenza nella società.

Raccontare la loro storia e scoperta è quello di cui abbiamo bisogno perché noi figlie di queste madri le dobbiamo molto grazie al loro coraggio e tenacia.

Penso che il ricordo di queste donne fu messo in un luogo sicuro, nel cuore di ognuna e ognuno di noi. Così, ci servono oggi, i luoghi, gli spazi per gli uomini , i discepoli in cui riflettono quanto sia fondamentale cambiare la loro mentalità riguardo allo stato della donna.

Queste donne  ci hanno generate  perché ci avevano seminato la parola di vita che non muore mai come l’acquisizione della consapevolezza del nome di Maria nel giorno della risurrezione denota il riconoscimento di sé che Gesù il primo che l’aveva fatto.Non era solo una donna, ma si chiamava Maria, chiamato dal Maestro perché fosse riconosciuta il messaggero della nuova vita.Non esiste una donna senza nome oggi.

Perciò l’invito a tutte e tutti noi di questo racconto è di portare avanti un percorso inclusivo laddove ognuno e ognuna ci venga riconosciuto/a di come è.

L’uguaglianza tra gli uomini e le donne sta nell’implementare, perseguire, promuovere le leggi di parità di diritti e di genere come un lavoro quotidiano.

Questo deve ora il nostro pane quotidiano.

La nostra comunità, essendoci credenti di un unico Dio deve promuovere ed esercitare questo suo ruolo di portatrice di riconoscimento grazie al continuo operare per la giustizia, pace, e amore.

Maria Maddalena obbedì e compì il suo mandato di rivelare ai suoi discepoli che Gesù (che sarebbe ritornato al padre) è ritornato al Padre. Nel giorno della risurrezione, allora tutti i personaggi: Gesù, discepoli, e Maria  acquisirono un livello d’identità più alto, lo stato di figliolanza a Dio, inaugurando così una nuova era, facendoci ricordare ciò che disse al vangelo di Giovanni cap. 12,32 «Quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me». Il verso 17 è molto chiaro che la risurrezione di Gesù non è un puro caso e un ritorno allo statodi prima, bensì un salire al Padre.

Così anche per Maria maddalena, Ella divenne una portavoce di Gesù risorto e che deve portare agli altri discepoli il messaggio che afferma che lui non è rimasto prigioniero della morte ma avendola vinta, è asceso vivente al Padre.

La visione che Maria Maddalena ha avuto, non è altro che un segno miracoloso di questo fatto essenziale; che Gesù morto , ma ora vivente- salito al padre.

Gesù chiama i suoi discepoli i miei fratelli e chiama Dio Padre mio e Padre vostro per sottolineare quella fratellanza; in quanto discepoli del risorto e credenti in lui, i fedeli diventano figli di Dio come egli è figlio di Dio, ma con questa unica differenza, che egli lo è senz’altro mentre essi non lo sono se non attraverso di lui. Rom. 8,29; Ebr. 2: 11, 12 cfr.17: 25,26)  Quindi i credenti sono figli di Dio e fratelli di  G. C.

Senza Cristo Gesù non sono chiamati figli di Dio in qualità di figli adottivi.

Attraverso Maria ai discepoli venne rivelato la loro appartenenza in  Dio padre,  Gesù  è il loro fratello in lui. In questo modo dopo che Gesù salisse dal padre i discepoli diventarono i figli di Dio.

Maria aveva avuto un ruolo di testimone fedele e verace.  Questo incarico è suo e dobbiamo a lei la riconoscenza e gratitudine per quello che siamo ora.

Il suo Rabbì, maestro, l’aveva riconosciuta e il rispetto dovuto a lei  conserviamo segno, in memoria del giorno della risurrezione.

Tenendo conto al valore di questo messaggio evangelico Chi è Maria Maddalena oggi?

Io penso che Maria abbia per noi oggi un ruolo determinante perché ella è  la porta voce di Gesù  della nuova identità e in conseguenza a ciò ha acquisito un riconoscimento che proprio lei chiamato per nome sarà ricordata anche nell’annuncio dell’evangelo della risurrezione.

Da questa chiave di lettura noi donne , riconosciute con i nostri nomi potremo essere di compagni di molti che con coraggio troveranno spazio in cui sono valorizzate soprattutto nelle chiese dov’è Dio governa e invita tutte e tutti a riflettere continuamente la propria identità come donna per opporre all’oppressione e all’ingiustizia nella comunità di fede.

Con questa  sua missione si incarnerà nella comunità delle donne e delle figlie, che in passato sono state vittime di oppressione e di violenza, lo splendore di  un nuovo giorno, pieno di gioia, e speranza diventandone realtà  poiché la vita viene affermata.

Il compito di Maria Maddalena passa attraverso ogni generazione, mentre lo conserviamo nel nostro cuore ci spinge a valorizzare tutto quello che siamo secondo la nostra chiamata e al bisogno e servizio della comunità di credenti .Perciò la vita di Gesù ha bisogno di risorgere tra noi e in noi.

Questo è per noi un segno della risurrezione che aveva sperimentato Gesù.   La parola di Dio, quella parola profetica, rimane viva in ogni epoca. Amen.

past. Joylin Galapon