Umanità in cerca di pace
da Riforma
di Fabio Perroni
Afghanistan, Sudan, Repubblica democratica del Congo… Il lungo elenco degli Stati impegnati nei conflitti oggi in corso ha dato inizio alla veglia di preghiera per la pace organizzata da alcune sorelle e fratelli di due chiese evangeliche di Roma presso la chiesa valdese di piazza Cavour, che ha aperto loro le porte lo scorso 18 ottobre. Dopo il saluto iniziale del pastore Marco Fornerone, brevi letture, preghiere spontanee, brani sulla pace, testimonianze, hanno ritma- to il tempo della preghiera. Una preghiera silenziosa, vissuta, profonda. «L’umanità in cerca di pace» è stato il titolo della serata, seguito dal versetto tratto dalle beatitudini di Matteo, «Beati coloro che si adoperano per la pace». Filo conduttore dei cinque momenti è stato il salmo 82, che ha modulato i tempi che hanno visto alternare brevi brani della Parola, silenzio, brani musicali di pace eseguiti alla viola da Emma Amarilli Ascoli. Dopo la lettura dei versetti un ampio spazio agli interventi liberi dei partecipanti, che non hanno lasciato troppo tempo all’assenza di parole. Si sono ricordati avvenimenti, persone, impegnate o vittime del- le guerre, curdi, iracheni, siriani, yemeniti ecc. Il rischio di conformarsi, di assuefarsi, ha con- giunto ancora una volta la Parola, con i versetti dell’epistola di Paolo ai Romani, con le nostre parole: essere attenti, il peccato di abituarsi alle situazioni di violenza, il non prestare orecchio ai troppi conflitti come se non ci interessassero. Porre attenzione ha significato denunciare anche le nostre responsabilità come italiani e denunciare le implicazioni che abbiamo in moltissime situazioni di guerra e come credenti aprirsi al disarmo. Proprio la parola disarmo è risuonata forte, dura, profonda, tramite le parole del patriarca Atenagora: «Bisogna riuscire a disarmarsi. Io questa guerra l’ho fatta… ma ora sono disarmato. Non ho più paura di niente perché l’amore scaccia la paura… Ma se ci disarmiamo, se ci spogliamo, se ci apriamo al Dio uomo che fa nuove tutte le cose… allora è lui a restituirci un tempo nuovo dove tutto è possibile». Anche la pace è possibile. Una pace ancora lontana riecheggiata nelle parole della poesia in ricordo di Asia Ramazan Antar, eroina curda morta per combattere l’Isis: «Io vado, madre. Se non torno la mia anima sarà parola… per tutti i poeti». A conclusione della veglia, che ha visto la partecipazione di oltre cento persone, appartenenti a diverse confessioni cristiane, si è letta la presa di posizione della Tavola valdese che «si associa alla preghiera di molti credenti di tutte le religioni – musulmani, cristiani, ebrei e altri – e ai loro appelli a unirsi anche nell’impegno concreto accanto a tutti coloro che rivendicano e ricercano una pace giusta con parole e azioni coerenti», seguita dalla recita comune del Padre nostro e dall’uscita silenziosa dal tempio per tornare nella quotidianità dove far risuona- re e vivere «il tutto è possibile».