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L’immigrazione è una cosa seria

di Mirella Manocchio

La discussione sul Decreto Legge “Cutro” e il pericolo che potrebbero correre alcuni dei richiedenti asilo

Che cosa accade se accendi la televisione e senti dire da un politico che l’Italia sta affrontando un’“invasione di migranti” e che è stato pertanto necessario dichiarare lo stato d’emergenza? Pensi di essere stata catapultata indietro nel tempo con la DeLorean, l’auto di Ritorno al Futuro, oppure di essere vittima di un déjà vu…; poi guardi la data sullo schermo e pensi a un tragico scherzo: possibile che nel 2023 un esponente di Forza Italia, Paolo Barelli, parli ancora di invasione e di emergenza riferendosi alla questione migratoria nel nostro paese e in Europa? Possibile che si pensi di «dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi» – come ha dichiarato la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni – trattando un fenomeno che è strutturale, almeno dagli anni ’90 dello scorso secolo, alla stregua di una calamità naturale per la quale è necessario decretare lo stato d’emergenza?

Ci sarebbe da ridere se la questione non fosse serissima e se non andasse a impattare sulla vita di milioni di persone. Ci sarebbe da ridere se, con il cosiddetto DL-Cutro, non si cercasse di ritornare alla pericolosa situazione dei decreti sicurezza di salviniana memoria!

In vista della rapida approvazione del Decreto Legge, la maggioranza sta cercando un accordo al suo interno che dovrebbe portare all’approvazione di una serie di emendamenti volti sostanzialmente a eliminare il permesso di soggiorno per protezione speciale, e a regole più rigide per chi gode di questo status (introdotto proprio dall’allora ministro dell’Interno, Salvini, per una platea molto ristretta di aventi diritto, ma poi ampliata dalla sua successora Lamorgese), nel mentre i tempi di permanenza all’interno dei Centri per i rimpatri dovrebbero subire variazioni; altri emendamenti puntano ad accelerare i tempi sull’eventuale riconoscimento della protezione internazionale da una parte, ma dall’altra a rendere più veloci i provvedimenti di accompagnamento alla frontiera. Insomma velocizzare la spedizione indietro al mittente e rendere più complessa l’acquisizione di status di rifugiato o di migrante legale in Italia.

In questo marasma di decreti e nuove misure, uno è passato quasi sotto silenzio eppure avrà, o sta già avendo, effetti importanti proprio su coloro che presentano domanda per lo status di rifugiato. Il Decreto legge del 17 marzo scorso del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in merito alla lista dei cosiddetti “paesi sicuri” cui è possibile spedire indietro richiedenti asilo o non accoglierne le domande perché non ne sussistono i presupposti. Tra questi figurano Costa D’Avorio, Nigeria e Gambia, paesi in cui l’omosessualità è punita, anche con 14 anni di galera. Ma il decreto avrà effetti anche sulle donne vittime della tratta, poiché più difficilmente potranno vedere i loro diritti tutelati se provengono, a esempio, dal “paese sicuro” Nigeria. Il tutto rischia di essere un regalo per le organizzazioni criminali… Sarebbe, invece, più corretto e anche meno dispendioso seguire il modello dell’accoglienza dei profughi ucraini, accordando a tutti i richiedenti asilo il diritto di libera circolazione sul territorio della Ue; si potrebbe così verificare che molti non sono affatto interessati a rimanere sul nostro territorio.

Certo che, però, se avessimo una legge sull’immigrazione che punti seriamente all’accoglienza e all’inserimento legale dei migranti e dei richiedenti asilo, per alcuni sarebbe una iattura: avrebbero meno individui esposti e ricattabili per lavori sottopagati e da sfruttamento, avrebbero meno appigli per gridare all’aumento d’insicurezza e della criminalità legandoli ai fenomeni migratori.

A noi donne evangeliche, che insieme cerchiamo, tra le varie questioni, strade efficaci per sostenere coloro che sono sfruttate nel lavoro e dipendenti economicamente da una figura maschile, per agevolare la partecipazione attiva ai nostri incontri di tante sorelle provenienti dalla migrazione e al contempo per offrire una formazione ad adulti e bambini che provochi un mutamento culturale in senso paritario e di rispetto per donne, bambine e bambini (e ne abbiamo tanto bisogno come ci testimoniano, non ultimo, il comportamento del Dalai Lama e le aberranti reazioni del suo staff, nonché il silenzio di tanti nel censurare quanto accaduto), non credo che possa bastare avere al vertice degli organismi istituzionali italiani una donna; non può nemmeno bastare che delle donne siano ai vertici delle Istituzioni europee, se questo poi non si traduce in misure politiche ed economiche che tutelino e rafforzino le popolazioni e gli strati sociali più fragili, con meno diritti.

Noi avremmo bisogno di una presidente del Consiglio che si ricordi che cosa significhi davvero essere una donna e cristiana quando ha dinanzi madri e figli costretti ad aspettare lunghi giorni la buona notizia di un porto sicuro di approdo dopo un travagliato viaggio della speranza, di cui non tutti riescono a vedere la fine.

Avremmo bisogno che lei e il suo governo si ricordassero ciò che Dio ricorda a Israele: «Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto» (Esodo 22, 21).

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Mediterranean Hope e Medu lanciano crowdfunding solidale

Proponiamo una iniziativa di Mediterranean Hope (FCEI) per un crowdfunding solidale per uno screening gratuito per le persone più vulnerabili, braccianti, lavoratori, migranti e no del territorio di Rosarno.

Da Nev

Oggi, 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, l’iniziativa per implementare lo screening, gratuito, delle persone più vulnerabili, braccianti, lavoratori, migranti e non. Paolo Naso: “Oggi è la Giornata mondiale per Diritti umani: la salute è uno di questi, e dovrebbe essere garantito a tutte e tutti. A Rosarno purtroppo, invece, così non è: migliaia di persone sono costrette a lavorare e vivere in condizioni difficilissime e troppo spesso irregolari, aggravate dall’emergenza sanitaria”.

Roma (NEV), 10 dicembre 2020 – Si chiama “TamponiAmo Rosarno” la nuova campagna di raccolta fondi lanciata da Medici per i Diritti Umani (MEDU) con Mediterranean Hope, il programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Obiettivo del crowdfunding, avviato sulla piattaforma buonacausa.org, è quello di poter acquistare un numero sufficiente di tamponi per uno screening il più possibile completo della popolazione di Rosarno, a partire dalle persone più vulnerabili.

Le due organizzazioni hanno infatti già avviato da pochi giorni un intervento straordinario di medicina territoriale nella Piana di Gioia Tauro contro il Covid-19, realizzato con il Comune di Rosarno.

L’equipe della clinica mobile di MEDU sta realizzando un’attività di screening con tamponi rapidi rivolta a tutta la cittadinanza. Fino ad ora sono già stati effettuati oltre cento tamponi sui mille già acquistati, grazie a un primo finanziamento di 10mila euro da parte della Federazione delle chiese evangeliche.

“Oggi è la Giornata mondiale per Diritti umani: la salute è uno di questi, e dovrebbe essere garantito a tutte e tutti. A Rosarno purtroppo, invece, così non è: migliaia di persone sono costrette a lavorare e vivere in condizioni difficilissime e troppo spesso irregolari, aggravate dall’emergenza sanitaria – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – . Per questo crediamo sia importante, in un territorio in cui la criminalità organizzata è riuscita a infiltrarsi ovunque, costruire un progetto che mette insieme un Comune e alcune componenti della società civile, per un’azione di cui beneficeranno sia gli immigrati che i residenti della Piana. Come chiese protestanti abbiamo già stanziato 10.000 euro circa coi quali stiamo già facendo un migliaio di test. Ma non basta: servono altri fondi, per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna di crowdfunding. Ogni contributo anche minimo è benvenuto, useremo i fondi raccolti per comprare ed effettuare tamponi, e per altri interventi sanitari, soprattutto nei luoghi dove i dispositivi di sicurezza sono impossibili e inefficaci, come i “ghetti” dove purtroppo ancora vivono i braccianti. Grazie a chiunque avrà modo di supportare la nostra causa”.

Per Alberto Barbieri, coordinatore generale di MEDU, “In occasione della Giornata mondiale dei Diritti umani, vogliamo sottolineare il nostro impegno per garantire l’accesso alle cure per tutta la popolazione, ed in particolare per i più vulnerabili. Grazie alla collaborazione con le chiese protestanti, abbiamo messo a disposizione il nostro personale sanitario per iniziare uno screening con i test rapidi ai gruppi individuati dall’amministrazione comunale di Rosarno con l’obiettivo di limitare e prevenire il contagio. Dobbiamo tenere alta la guardia per poter uscire da questa pandemia attuando delle azioni di prevenzione che possano essere di supporto al sistema sanitario calabrese in un momento così difficile. Ci auguriamo che questa raccolta fondi permetta il proseguimento dello screening avviato in queste settimane anche per i prossimi mesi”.

Per contribuire alla campagna “TamponiAmo Rosarno” è possibile versare una somma collegandosi a questo indirizzo https://buonacausa.org/cause/tamponiamorosarno(tutte le informazioni sui pagamenti a questo stesso link).

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Seminari sui migranti

da Nev

Il primo appuntamento si svolgerà domani pomeriggio, martedì 10 novembre, dalle 16:30 alle 18:30

 

Una serie di seminari sui migranti. L’iniziativa prende spunto dalle tematiche cui i promotori, tra i quali il Centro Studi Confronti, e la rivista Mondi Migranti hanno dedicato studi, approfondimenti e monografie.
Martedì 10 novembre dalle 16.30 alle 18.30 si parlerà di “Un primo bilancio della sanatoria”, con Paola Bonizzoni, Università di Milano, Deborah Erminio, Centro Studi Medì, Edda Pando, Associazione Todo Cambia. Introduce e modera: Maurizio Ambrosini, Università di Milano/Centro Studi Medì.

Martedì 24 novembre, stesso orario, si discuterà di “Migrazioni e religioni”, in un dibattito introdotto e moderato da Claudio Paravati, direttore di Confronti, con Maurizio Ambrosini, Università di Milano, Roberta Ricucci, Università di Torino, Samuele Davide Molli dell’Università Cattolica di Milano.

Nel pomeriggio di mercoledì 9 dicembre, sempre dalle 16:30, sarà la volta de “La salute dei migranti”, presentazione del Fascicolo Mondi Migranti 3/2020 Francesca Alice Vianello, Università di Padova, Veronica Redini, Università di Padova, Pamela Pasian, Università Ca’ Foscari, Venezia, Valeria Quaglia, Università di Milano-Bicocca. Introduce e modera: Francesca Martini, Università di Genova/Centro Studi Medì.

Per accedere ai seminari su zoom occorre collegarsi al link: https://zoom.us/j/2845968539?pwd=VHNlcHJwVWZ0bExnempjUStFMkJhUT09
Meeting ID:284 596 8539 – Password:558776. Per ulteriori informazioni e contatti: medi@csmedi.com

Migranti, il “distanziamento sociale” prima ancora del Covid

da nev

I dati del Dossier statistico immigrazione 2020 del Centro studi Idos, realizzato in collaborazione con Confronti e con il contributo dell’Otto per mille valdese e metodista, presentati il 28 ottobre. Tra i temi affrontati, l’impatto della pandemia e dei decreti sicurezza

Roma (NEV), 29 ottobre 2020 – “Nessuna menzogna può vivere per sempre”: così disse Martin Luther King e con questa citazione il pastore della chiesa valdese di Roma Marco Fornerone ha introdotto ieri la presentazione del 30^ Dossier statistico immigrazione, realizzato dal Centro studi IDOS con la collaborazione di Confronti.

E le menzogne, le fake news, le “bufale” sono all’ordine del giorno, quando si parla di migrazioni. Per questo, i dati del dossier, aggiornati ogni anno, diventano uno strumento utile per chiunque si occupi a vario titolo di fenomeno migratorio.

“Nella nostra storia di minoranza ha avuto una grande importanza la rappresentazione della realtà”, ha aggiunto Fornerone, elencando questo tra i motivi del sostegno della Tavola valdese al progetto del dossier “insieme all’accoglienza e all’urgenza di lavorare per la giustizia, che ha bisogno di verità”.

Distanziamento sociale ante litteram

In un’epoca in cui il distanziamento sociale o interpersonale è cruciale per combattere l’emergenza sanitaria, i migranti rappresentano in qualche modo una popolazione che già prima della pandemia osservava questa raccomandazione: “è bene tenerli a distanza, ridurli a schermo piatto, come nella copertina del dossier, pronti a essere messi off line“, così ha descritto il “clima di diffidenza” verso le persone migranti dal presidente IDOS Luca Di Sciullo. “Il “capro espiatorio” è il più inerme – ha continuato – , ha meno diritti di tutti, non gli vengono riconosciuti i diritti di tutti: in questo ruolo lo straniero calza a pennello”.

In Italia, oltre 800mila nati in Italia non hanno la cittadinanza italiana, “per una legge antiquata che risale a 28 anni e che nessun governo ha mai voluto riformare”, ha aggiunto Di Sciullo.

Cosa succede nel Mediterraneo: frontiere impermeabili

Gli accordi con la Libia e la Turchia sono un elemento-chiave delle politiche comunitarie e nazionali. “A luglio 2020 per il quarto anno consecutivo il Parlamento italiano ha rivotato il rifinanziamento – 58 milioni di euro – la missione di “recupero e salvataggio” in mare da parte della guardia costiera libica: sulla questione dei migranti vige un pensiero unico”, ha ricordato, polemicamente, il presidente IDOS. “I confini li abbiamo trasferiti fuori di noi pur di non vederli. L’esternalizzazione delle frontiere, attraverso il finanziamento a Paesi terzi, è il sintomo di qualcosa di più profondo”.

I dati, si diceva. Cosa dicono “i numeri”, i dati del 2019, sulle vite delle persone immigrate in Italia e in Europa?

“A fronte di un lievissimo aumento netto annuo di residenti stranieri in Italia – si legge nel dossier -, che a fine 2019 sono in totale 5.306.500 (appena 47.100 in più rispetto all’anno precedente: +0,9%), l’8,8% della popolazione complessiva del paese, i soli non comunitari regolarmente soggiornanti hanno conosciuto, per la prima volta dopo vari anni, una diminuzione del loro numero, calato di ben 101.600 unità (-2,7%) e giunto così a poco più 3.615.000 (erano 3.717.000 a fine 2018). In maniera corrispondente a tale diminuzione, è probabilmente aumentata la presenza di non comunitari irregolari, i quali, stimati in 562.000 a fine 2018 (Ismu) e calcolato che – anche per effetto del “Decreto sicurezza” varato in tale anno – sarebbero cresciuti di ben 120-140.000 unità nei due anni successivi (Ispi), a fine 2019 erano già stimati in oltre 610.000 e a fine 2020 avrebbero plausibilmente sfiorato i 700.000 se, nel frattempo, non fosse intervenuta la regolarizzazione della scorsa estate a farne emergere (almeno temporaneamente, in base al numero di domande presentate) circa 220.500″.

Migranti e lavoro

Il decreto sicurezza e la politica dei respingimenti si sono sommati al fatto che “Gli ingressi per lavoro stabile sono sostanzialmente bloccati da dieci anni”, ha aggiunto Di Sciullo.

“I 2.505.000 stranieri – continua il dossier – che hanno lavorato regolarmente in Italia nel 2019 (solo per il 43,7% donne) sono arrivati a costituire il 10,7% di tutti gli occupati a livello nazionale, a fronte di 402.000 stranieri disoccupati (di cui le donne rappresentano stavolta ben il 52,7%) che sono giunti a incidere per il 15,6% tra tutti i disoccupati del paese.

Il fatto che gli stranieri abbiano più alto, rispetto agli italiani, sia il tasso di occupazione (61,0% contro 58,8%) sia quello di disoccupazione (13,8% contro 9,5%) attesta, al di là dell’apparente contraddizione, la maggiore labi- lità e temporaneità degli impieghi, spesso a singhiozzo, loro riservati (sono sottoccupati per il 6,8%, contro il 3,3% dei lavoratori italiani).

Il mercato del lavoro italiano appare ancora rigidamente scisso su base “etnica”, con le occupazioni più rischiose, di fatica, di bassa manovalanza, precarie e sottopagate massicciamente riservate agli stranieri, che vi restano inchiodati anche dopo anni di servizio e di permanenza nel paese: circa 2 su 3 di essi svolgono lavori non qualificati o operai (63,3%, contro solo il 29,6% degli italiani), mentre ha un impiego qualificato solo il 7,6% (tra gli italiani ben il 38,7%). Una situazione che migliora solo parzialmente tra chi detiene un titolo elevato di studio: se laureati, infatti, gli stranieri svolgono professioni a bassa qualificazione “solo” nel 28,8% dei casi (a fronte di appena l’1,9% degli italiani)”.

Gli stipendi, per i migranti, sono sempre più bassi: “i lavoratori stranieri conoscono uno scarto negativo del 24% nella retribuzione netta media mensile rispetto ai colleghi italiani”.

Infine, l’emergenza sanitaria ed economica causata dal Covid-19, “i cui effetti sul mercato del lavoro saranno chiari solo a fine anno”, ma che certamente avrà un impatto particolarmente negativo sulle fasce più vulnerabili: “già dai primi mesi ha determinato per molti immigrati un peggioramento delle condizioni occupazionali”.

 

 

Qui il video integrale della presentazione nazionale dell’edizione 2020 del dossier, svoltasi on line il 28 ottobre, in un dibattito moderato da Claudio Paravati, direttore di Confronti e Ginevra Demaio, ricercatricedi IDOS:

Per acquistare l’intero volume e per ogni ulteriore informazione: www.dossierimmigrazione.it.