Buon Natale del Signore

Caro fratello e cara sorella,

Buon Natale: operiamo, lottiamo ogni giorno per ogni uomo e donna per la sua dignità e libertà. Dio nasce per renderci e rendere libero ogni essere vivente.

Vi auguriamo un felice Natale con le parole di D. Bonhoeffer:

La mangiatoia e la croce

Il motivo per cui noi possiamo vivere
come persone reali
e amare la persona reale accanto a noi
risiede soltanto
nel fatto che Dio si è fatto uomo,
nell’amore insondabile di Dio
per l’essere umano.

Dove il nostro intelletto si indigna,
dove la nostra natura si ribella,
dove la nostra pietà indietreggia impaurita,
proprio lì
Dio ama essere.

Ci sono solo due luoghi
in cui i forti
e i grandi di questo mondo
perdono il loro coraggio,
in cui sono spaventati
nel più profondo della loro anima,
da cui rifuggono pieni di paura:
sono la mangiatoia e la croce di Cristo.

(D. BONHOEFFER – Tratto da Meditazioni sul Natale, ed. Claudiana, Torino 2004, s.p.)

Colui che viene dall’alto

Giovanni 3,31-36

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore Buon Natale.

Accogliamo la grazia di Dio Padre. La benedizione sovrabbonda con il  dono del Figlio nel giorno di Natale. Colui che è nato in mezzo agli uomini e alle donne è confermato il figlio di Dio. Questo messaggio è anche  confermato nell’uomo credente, suggellato dallo Spirito di verità. Dal cielo Dio ha inviato suo figlio, è il Suo primo testimone.

La testimonianza di Gesù che Dio c’è e esiste è veritiera. Gesù è sceso dall’alto, venendo in terra in mezzo agli uomini e alle donne per testimoniare a loro chi è Dio, suo Padre.

Giuseppe sognò  un figlio, che sarà suo.

Egli mentre dormiva ricevette una rivelazione di avere un figlio con Maria.

Questo è quello che dice nel vangelo di Matteo. Così il vangelo di Giovanni testimonia a noi questa verità che Colui che è stato inviato da Dio,  è nato in terra e si chiamerà  Gesù, è sceso dal cielo per testimoniare Dio Padre.

Chi crede che Gesù il figlio che viene dal Padre avrà il sigillo dello Spirito.

Dio mette il suo Spirito a colui che crede nella testimonianza del figlio.

E’ quello che chiamiamo  il battesimo dello SPIRITO.

Dall’alto al basso, dal basso all’alto.

Il movimento è chiaro, è disceso e poi è asceso.

Nel vangelo di Giovanni , in questo brano la dinamica è molto chiara.

Colui che è venuto dall’alto è il testimone di Dio.35 Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano.

Così, Gesù disse nel vangelo di Matteo al cap. 28 versetti 19 e 20:  <<Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del padre, del Figlio e dello spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente>>

All’inizio del terzo capitolo Gesù e Nicodemo ebberouna conversazione intima. Gesù parlò con Nicodemo della nuova nascita, il brano poi prosegue con la testimonianza di Giovanni sul Cristo, colui che è lo Sposo, il più grande di lui.

L’ insegnamento di Gesù sulla ri- nascita dell’uomo che anche se è già di età avanzata nella vita spirituale è possibile, poiché non si tratta di un processo naturale di “tornare al grembo per poi nascere di nuovo”, può essere paragonato all’uomo che crede che Gesù è venuto dall’alto dei cieli e, in conseguenza,  può testimoniare di Dio.

 

Questi ultimi versetti racchiudono ciò che voleva dire Gesù con  Nicodemo.

Nicodemo come esempio dell’ uomo vecchio avrà la vita eterna perché, credendo nella parola di Gesù, alla sua testimonianza sul Dio Padre, lui è diventato un uomo nuovo, e questo viene sigillato dallo Spirito.

All’uomo che crede ciò che dice Gesù, ponendo in Gesù la sua fede,  l’ira di Dio non rimarrà in lui.

Verrà tolto in lui il castigo di Dio perché ha creduto in colui che Dio ha mandato affinché compia la sua volontà.

L’opera di Dio, padre, figlio e Spirito è narrata (come è riassunto)  in questo brano.

 

A natale,la nascita di Dio nel figlio è in contemporanea con la nuova nascita dell’uomo.

Credere in Dio testimoniato dal figlio è segno che Dio stesso è così potente da poter far nascere nell’uomo naturale, colui che non ha conosciuto Dio, la conoscenza stessa di Dio

La conoscenza di Dio, infatti, non è innata nell’ uomo.

Deve avvenire la nascita dell’uomo come nel racconto di Nicodemo, nella storia della sua rinascita nell’incontro personale con Gesù.

Il Natale di Gesù rappresenta la stessa nascita dell’uomo vero, che si rende consapevole di chi è Gesù.

L’uomo vero nella storia del natale di Gesù è colui che nasce nella fede ed è capace di vivere poi una vita avendo una guida, un rabbi, un maestro, un punto di riferimento che viene dall’alto.

Questa è la storia della nascita della chiesa e quella di tutti noi che crediamo di avere un Dio che ci insegna a vivere la nostra vita a partire dalla generazione originale dell’elezione del popolo d’Israele.

Nell’antico testamento, Israele è la stirpe a cui Nicodemo  apparteneva (essendo stato un giudeo) , ma essa ha avuto un ruolo anche nel Nuovo testamento (giudeo e cristiano ) per il nascente popolo ed erede di Dio, al quale svela l’intenzione di Dio di far nascere altri popoli come frutto della testimonianza di fede nel  Figlio. Così nella storia dell’uomo credente nell’epoca del Nuovo testamento, Dio ha compiuto il suo piano di rivelare se stesso definitivamente /completamente.

 

Gesù disse: Che crede in me , crede non in me, ma in colui che mi ha mandato>> Gv. 12,44 . Così, chi crede in lui è salvo, è redento dal castigo, dall’ira.

Le chiese sparse nel mondo hanno il compito di testimoniare questa opera redentrice di Dio nel figlio perché nascano ancora dei figli per mezzo di suo Figlio Gesù.

Il profeta Isaia ha profetizzato di questo figlio: <<2 Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d’intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE. Is.11,2

 

Così il credente nel suo vivere la fede in Dio impara e segue continuamente le orme del figlio capace di rivelare tutto quello che il senso del vivere offre per opera dello Spirito del Signore.

 

L’apostolo Paolo dice: <<È grazie a Lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione>> I Corinzi 1, 30

Amen.

 

past. Joylin Galapon

 

 

Gesù dono del cielo

Giovanni 6, 31-38.47-51 (Jesus gift of heaven)

Jesus gift of heaven. Gesù è il dono del cielo perché è venuto dal cielo. E come lo sappiamo? la Bibbia ce lo dice. Gesù proviene dal cielo. Gesù insegnò ai suoi discepoli come dovevano pregare: “Padre nostro che sei nei cieli”. Così una delle preghiere di richiesta che rivolgiamo al Signore Dio è …Dacci oggi il nostro pane quotidiano.

Perché Gesù è un dono dal cielo? Perché è il pane della vita.
Il pane che viene dal cielo è di Dio, ed è il modo più significativo di testimoniare se stesso, che Egli sostiene il suo popolo a partire dalla sua liberazione nella casa di schiavitù degli egiziani.

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, oggi è la terza domenica di avvento, il tempo liturgico ci indica ancora di attendere finché giunga il giorno di natale. E’ natale.
E’ nato il salvatore, il buon pane per il nutrimento che Dio offre e che sazia la fame dell’uomo dandolo sostentamento per la sua vita.
Questa è la prima dimostrazione e manifestazione della presenza di Dio.
Le chiese cristiane continuano ad insegnare, ma anche ad imparare il vero significato di Natale. Sottolineando così che il messaggio evangelico che porta questa nascita è inesauribile.
E’ nato il salvatore del mondo, ma ancor prima ha dato vita a questo mondo.
Ecco l’importanza dell’insegnamento del cristianesimo.

E’ nata la vera vita in Gesù bambino.
Abbiamo avuto il regalo più bello che dona significato della esistenza del mondo. Ci è donato un figlio, è un bambino. Così il messaggio del dono del figlio è narrato ogni anno nella storia delle chiese del Signore Dio.
Il gruppo dei filippini ha scelto per la predicazione il tema “Jesus gift of Heaven”, che siamo venuti oggi ad ascoltare.
Si Jesus ay regalo ng langit, siya ay mula sa langit. Si Jesus ay nanggaling sa langit, siya ay nagbuhat sa langit upang ipabatid sa atin ang katutuhanan tungkol sa nasaksikan niya sa Diyos, ama.
Sa ating nakaalam at naniwala sa kanya, tunggol sa Diyos ating naiintindihan kung anong ibig sabihin /o anong ibig ipakahulugan ng salitang nagmula/nanggaling/ sa langit na pinatutuhanan ng banal na salita ayun sa ating mga ninuno.
Ang galing sa Diyos na nasa langit, na regalo ng langit ay hindi kailan man natin matututulan dahil ito ay kanyang ibinubuhos na parang ulan na katulad ng manna para sa lahat. Walang sinuman ang makakatutol sa kanyang kalooban bilang Diyos na maykapal sapagkat ito ay galing sa langit. Hindi natin masasasalungat /masasaklawan ang kanyang mga plano kundi atin lamang itong tatanggapin ng buong puso o tatanggihan.
Tayong mga tao ay hindi makakagawa, hindi natin mababago itong kalooban, tanging sa makapangyarihang gawa lamang ng Diyos, kayat atin itong tatanggapin o tatanggihan, paniniwalaan o itatatwa.
Kung si Jesus ay mula sa langit , siya ay galing sa itaas at bumaba siya dito sa lupa.

Il Signore Dio guarda dal cielo. Osserva le sue creature.
Guarda dall’alto e provvede ciò di cui hanno bisogno.
La parola incarnata in Gesù diventò uomo e nel Vangelo di Giovanni si confronta con la “manna” dicendo: <<Io sono il pane della vita: i vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo >> ( Giov.6, 48-51)
Hesus ang diwa ng Pasko/Gesù è l’essenza del natale, il canto del gruppo dei filippini racconta questo fatto dell’essenza di Gesù nella vita del credente. Nella sua pienezza c’è vita. Dà vita al corpo umano, a tutte le membra del corpo dà la forza per potersi muovere. E’ nel Vangelo di Giovanni che proclama ancora <<io sono la vite, voi siete i tralci>> . Dall’unica vite i credenti, i suoi discepoli e le sue discepole traggono il loro nutrimento per vivere cioè l’essenza vitale del corpo. Quest’affermazione di Gesù della sua essenza è una che non si imputridisce/marcisce perciò questa è la grande differenza che i popoli del nuovo patto hanno avuto in dono, il pane che non andrà mai male e non si butta perché è l’alimento fondamentale che Dio unico ha offerto al mondo.
Gesù come pane della vita/the bread of life/ang pagkain sa buhay, il suo significato non si esaurisce mai nelle predicazioni, nelle parole che vengono trasmesse/predicate ogni domenica perché è il pane per chi è affamato e oppresso o chiunque di noi nel momento che parliamo, mangiamo, facciamo. Quindi tutto quello che siamo, tutto quello che facciamo ci fa esistere in lui.
Gesù è sceso dal cielo perché Dio l’ha mandato per dare alimento alle anime malate e ai corpi malati che hanno bisogno della guarigione.
In una delle domeniche di novembre scorso, ho predicato, al gruppo dei filippini, sulla manna nel libro dell’esodo cap. 16 .
Avevo chiesto lì se ci è mai venuto in mente che dopo 45 giorni che gli israeliti intrapresero il cammino nel deserto, quanto erano diventati più forti dopo aver mangiato la manna rispetto a loro, ai filippini, che al minimo mangiano tre volte al giorno?. Dio ordinò agli israeliti tramite Mosè di raccogliere ogni giorno la manna, ciò che occorreva soltanto per un giorno poiché non si perda .
Gli Israeliti solo dopo 45 giorni avevano sentito la fame ed così è logico che protestassero contro Mosè e Aronne. Senza indugio Dio che ascoltò il loro mormorio fece piovere dal cielo la manna(il pane per dare forza il loro corpo). Questa storia guardando indietro nel tempo, non ci si può dimenticare, un ricordo impossibile da crederci, questa memoria dell’esperienza di vita dei nostri padri e madri è solo una fra le tante perciò ci si chiede in ogni epoca di resistere.
Dio ha ascoltato e ha risposto al grido di fame del popolo d’Israele perché non muoia e così fino ad oggi donando suo figlio dal cielo per non farci più sentire/avere fame.

Il mondo non ha più fame; per mezzo di lui, è stato donato il pane materiale e spirituale per sostenere la vita, che dona resistenza, la vita nella forma di
vita eterna esiste in lui e questa è una sfida per noi ogni volta che ci sentiamo già sazi (o non ancora ) . Chi lo rispinge, e quindi non crede in lui non può sapere che cosa significhi avere la sazietà ed anche la fame di non averlo.
Chi non impara l’arte di resistere in questo mondo muore(cioè non ha speranza). Chi non grida aiuto a Dio perde la vita. Gesù dice che il suo corpo è il pane per il mondo perché con la sua esistenza nel corpo ha parlato, ha rivelato la parola di Dio suo Padre dal cielo alla terra testimoniandolo a tante persone che incrociava per strada allora.
Ancora in uno studio biblico a casa della famiglia Valete a La Storta noi che eravamo presenti abbiamo provato a dire riassumendo che cosa è per noi la Bibbia e da quando essa ci ha parlato. C’è chi ha detto che leggendo la Bibbia ha avuto consolazione. C’è chi ha detto che leggendo la Bibbia ha avuto la guida nel suo vivere. Per noi protestanti abbiamo dato e espresso molte interpretazioni alla Bibbia secondo al nostro vissuto e questo è molto importante ed è fondamentale perché è il nostro incontro personale con il Signore che ci sprona a raccontare il motivo della ri-nascita come uomo nuovo.
Perciò è la nostra responsabilità personale leggere ed interpretare la Bibbia.
Inoltre, ovunque siamo accade in un incontro, come il nostro essere chiesa insieme in questo luogo, si avvia la testimonianza reciproca della vita in Cristo Gesù che continua a trasformare (come un cominciare e ri-cominciare ad imparare a vivere l’evangelo del natale) .

La porta del tempio della chiesa metodista di via XX settembre è aperta e tutti sono benvenuti. Le nostre mani vengono usate per aprirla a tutti che sono accolti e abbracciati, (Vi rendete conto alla migliaia di persone che sono già entrate e uscite in quella porta, comprese noi. Le nostre mani sono piccole, ma sono sufficienti per accogliere il cibo che viene dal cielo e sulla terra e ci passiamo a vicenda come allora della prima volta che Dio ha fatto piovere di manna al suo popolo.
Secondo le mie osservazioni e considerazioni. Permettetemi di menzionare due parole che possano riassumere il nostro modo di vivere come essere chiesa insieme oggi. Nello stesso tempo, queste parole sono originariamente usate per definirsi un movimento MeToo(in italiano anch’io) che poi è diventato metwo(due sono io) sorto in Germania dai ragazzi figli di genitori stranieri e tedeschi come il tedesco-marocchino a Berlino.
Parallelamente, come i figli dei filippini, o cinesi, africani, coreani ecc. che sono nati qui con un genitore italiano, sono come quelle due facce della medaglia.
La chiesa metodista di via XX settembre in Italia rivive il percorso di integrazione nel senso che ci sono dei componenti filippini che si sono “mescolati”. L’integrazione si è avviata ed è in corso per dare prova e testimonianza al pensiero di J.Wesley della universalità/globalità dell’opera dello Spirito di Dio. Il prof. Assante del seminario metodista di Ghana ha condiviso al convegno del centro documentazione del metodismo il 29 novembre 2018 che lì nel loro paese, lo stato e le chiese vivono insieme con un senso di partnership.
Egli ha detto che ciò che distingue la collaborazione delle scuole dello stato con la chiesa metodista è che laddove c’è lo spirito del metodismo, si producono i migliori studenti per la loro capacità di far emergere l’essenza del pensiero del metodismo, quello spirito della libertà di pensiero. Ricordare e evocare ora questa base di apertura mentale nel pensiero di J. Wesley è quella che ha sostenuto il nostro percorso di integrazione. La chiesa di Dio in questo luogo ha donato il suo Spirito che con le preghiere, le costanze e le resistenze dei credenti, nel loro insieme sono esistiti e resistiti insieme.
Il me- two significa allora che in due(filippino e italiano) ci sono me-too anch’ io frutto di questa convivenza che è una sfida che incoraggia tutti a far vivere la propria fede in Cristo Gesù. L’essere chiesa del vissuto dei filippini e degli italiani credenti è fortificato dalla fede nel voler vivere insieme. La specificità di entrambi nel loro vivere le proprie culture e tradizioni si sono gradualmente svelate e praticate nella condivisione ma deve continuare/proseguire. Questa storia deve proseguire perché è la novità che Dio vuole far vivere in questo luogo. Una storia che diventa storia nella vita di ciascuno e ciascuna di noi. Le chiese di Dio di provenienze diverse , riunite e in comunione in questo tempio ha questa caratteristica che ci ha fatto rendere uguale davanti a lui. Due o più persone di nazionalità diversa che si esperimentano un percorso di fede all’ unico Dio.
Voglia il Signore benedire i nostri sforzi per mantenere tenacemente i nostri oggettivi per raggiungere il nostro traguardo, raggiungere la fine della corsa data a noi laddove ci aspetta Dio.
Il Signore ci benedica. Buon natale a tutte e a tutti, maligayang pasko sa inyong lahat mga kapatid sa Panginoon. Merry Christmas to all of you.

 

amen.

past. Joylin Galapon

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A cena con M. L. King – Video

Abbiamo pubblicato il video della serata “A cena con Martin Luther King“.

Un grazie particolare a Thanat per le riprese.

 

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Pietre d’inciampo, la nostra solidarietà

Nella notte del 9 dicembre, ultimo giorno di Hannukkah, sono state divelte, nel rione Monti di Roma, 20 pietre di inciampo.

Le pietre d’inciampo sono targhe di ottone, messe sulla pavimentazione stradale di fronte ai portoni degli ebrei deportati durante la Shoah. Ideate dall’artista tedesco Guner Dermig sono un segno per non dimenticare, una forma di Memoria continua, una forma oltraggiata in modo ignobile nella notte romana.

Erano venti le pietre, come venti le persone delle famiglie Di Consiglio e Di Castro arrestate, deportate e uccise nei campi di sterminio nazisti. Uno scempio che ha suscitato indignazione e attestati di solidarietà alla comunità ebraica romana da tantissimi cittadini. Appena appresa la notizia abbiamo inviato una lettera di solidarietà e vicinanza alla comunità ebraica nella persona della sua presidente Ruth Dureghello. Ecco il testo della lettera inviata:

 

“Cari fratelli e sorelle della comunità ebraica di Roma, Cara Presidente

nuovamente, nella nostra città un gesto che colpisce la vostra comunità che ci lascia indignati.

Vi siamo vicini, solidali e partecipi nella condanna dell’atto vandalico accaduto questa notte, ultimo giorno di Hannukkah, nel rione Monti di Roma. Asportare 20 pietre di inciampo è un atto violento di odio verso tutto ciò che rappresentano: dal mero atto vandalico, al gesto antisemita, alla negazione della Shoah, in un momento in cui la certezza dei diritti universali dell’uomo sono posti, non in dubbio, ma in discussione nella prassi e nella politica del nostro Paese.

Solo la denuncia, la condanna dei responsabili unita a scelte educative, di formazione perché la Memoria di ciò che è accaduto ci possa preservare dal non ripetersi più di atti, piani e azioni contro uomini e donne, popoli e religioni. Vigilanza, condanna e denuncia coraggiosa insieme a condivisione, formazione ed educazione, sono l’unica via per “distruggere” idee e azioni antisemite che sono contro la libertà, i diritti e le fedi.

Progetti, iniziative, anche insieme, di in-formazione e formazione soprattutto per le nuove generazioni che poco conoscono, studiano e riflettono sul significato del rispetto, dell’antisemistismo, del razzismo e della libertà religiosa, devono essere ideate, incentivate e promosse. L’azione e la nostra comune vigilanza contro pensieri sbagliati, idee pericolose che riportano indietro la Storia, una storia che non vogliamo si ripeta mai più in nessuna parte del mondo, contro nessun popolo. La nostra comunità sarà al vostro fianco nella denuncia continua e nella vigilanza.

Che il Signore ci benedica e ci protegga. Faccia splendere il suo volto su di noi e ci doni la sua grazia. Rivolga su di noi il suo volto e ci conceda la pace (Nm 6,24-26).
Shalom alechem!

Laura Alessandra Nitti, presidente del Consiglio di chiesa”
La lettera, a firma della presidente del consiglio di chiesa, intende aprire anche percorsi comuni di formazione e riflessione perché la Memoria della Shoah non rimanga argomento di studio di pochi, ma elemento fondante delle nuove generazioni, dei futuri cittadini e difensori della nostra democrazia e Costituzione. Ma soprattutto difensori di quei diritti inalienabili della persona umana che sono alla base dei rapporti tra i popoli, le persone e le fedi. Perché citando M. L. King “Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’ indifferenza dei buoni”. e noi non possiamo rimanere indifferenti.
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Diritti a testa alta

A 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, si svolgeranno in circa 80 piazze italiane delle fiaccolate per celebrare l’anniversario. La Chiesa metodista di Roma ha aderito e si ritroverà domani, 10 dicembre, alle ore 18.30 al Colosseo.

 

L’appuntamento sarà alle 18.15 davanti alla metro Colosseo.

Vi aspettiamo!

Cos’è una promessa?

Luca 1,67-80

 

Care sorelle e cari fratelli,

cos’è una promessa? Possiamo spingerci in avanti con la fantasia e cercare nella nostra vita tempi, luoghi e persone che sono stati caratterizzati per noi dal senso profondo di una promessa: promesse d’amore, promesse di amicizia, promesse di lavoro, promesse di doni, promesse di abbracci, di mani tese e di sostegno nel bisogno, promesse confermate dai fatti, promesse rinnegate, promesse benedette e promesse tradite. Come è difficile credere ad una nuova promessa quando altre promesse si sono trasformate in fumo, in parole al vento.

Ma sopra ogni cosa la promessa è proprio una parola; ora fino a quando parliamo delle nostre parole certo abbiamo bisogno poi di trovare conferme in azioni concrete, le promesse umane non sono sufficienti, gli impegni presi nella parole devono poi devono diventare scelte conseguenziali, impegni, e promesse agiti, capaci di costruire veramente cose nuove. Le promesse devono trasformali le parole in atti. Una promessa detta deve diventare una realtà, una promessa agita, che sa far vedere che la parola della promessa non era cosa vana. Noi, uomini e donne, dobbiamo confermare le nostre promesse, dobbiamo realizzarle e così compierle, proprio come avevamo detto.

Ma, nonostante l’attesa tra la parola e l’azione della promessa, questa rimane un segno di benedizione. Una promessa è un’opera di benedizione, anche solo a livello dei rapporti umani, è un segno di parità, una parola che può guarire ferite passate, che può trasformare il tempo non più in un “non-tempo” di sofferenza, ma in un nuovo tempo di gioia. Ti prometto gioia!

Questo è il tempo dell’avvento, il tempo di una vita in avvento, la nostra vita è il tempo davanti alla promessa di Dio, davanti a quella parola già sufficiente in se stessa, una parola che agisce la promessa e la conferma proprio mentre la dice. Noi non attendiamo, nell’avvento, che Dio realizzi le promesse fatte, non stiamo aspettando che termini il travaglio per poi trovarci davanti al parto di Dio, al suo compimento. Tutte le promesse di Dio sono compiute, sono dietro di noi: “Il mondo ha raggiunto in Gesù Cristo il suo scopo e il suo fine. Tutto è già computo in lui. Dio non è soltanto un evento da attendere: esso è dietro di noi. Quando la chiesa predica, prega, testimonia, essa guarda indietro verso ciò che è già accaduto: il suo Signore è già venuto. L’ultima parola su di noi, sul mondo e sulla chiesa è già stata pronunciata. Viviamo su questo avvenimento e per questo ha senso il tempo dell’avvento: ci presentiamo davanti a colui che è venuto e che ha detto e fatto tutto per poterlo accogliere nella nostra esistenza” (Barth).

Noi ora siamo in attesa della vita piena, di vivere questa perfezione nella testimonianza, di poter dire: eccomi Signore sia fatta la tua volontà in me.

Noi siamo proprio come questo primo bambino del tempo dell’avvento, questo Giovanni per il quale Zaccaria canta la sua lode a Dio. Egli è il bambino testimone di Gesù quando questi non è ancora venuto. È una categoria particolare di testimoni: è il testimone prima! Prima dell’evento lui, il bambino di Zaccaria, per volontà di Dio ne è già il testimone. Egli, Giovanni, è proprio questo niente di più, è solo il testimone dell’Altissimo. Chi è allora questo bambino? Per rispondere a questa domanda non dobbiamo cercare nella sua carta di identità ma nella sua vocazione: egli è colui che è stato chiamato, scelto, dato alla storia per essere testimone dell’Altissimo, per annunciare che Gesù è colui che viene. Allora noi, la chiesa, questo siamo, solo questo ma addirittura questo: i testimoni di colui che è venuto e che continua a venire, è la gioia dell’avverarsi delle promesse di Dio. A noi non resta che la gratitudine, addirittura la gratitudine. In questo tempo di oscuri presagi di morte, di violenza, mentre siamo ostaggi dalla volontà di isolamento, di chiusure, mentre vince una cultura di odio, di inimicizia e i nostri giovani sono sempre più ostaggi della paura e dell’ignoranza con il rischio di ripercorrere antiche strade di dolore, in questo tempo la voca della chiesa – non c’è chiesa che non sappia gioire – deve alzarsi per testimoniare la gratitudine a Dio e la possibilità di essere testimoni del bene.

Questa è la nostra vocazione perché i nemici ancora sono alle porte. Ci sono nemici alle porte dell’Europa, nemici difficili da abbattere, ci sono nemici da respingere, allontanare, abbattere, ci sono nemici che vogliono parlare la nostra lingua e vivere come noi per poi colpirci alle spalle. Chi sono questi nemici, chi sono gli avversari? Chi ci libererà dalle mani dei nostri nemici? I nostri nemici sono: la superstizione, l’odio, la superficialità, l’infedeltà dei cristiani, l’eresia di considerare l’essere umano un nemico da respingere; i nostri nemici di cui il diavolo riempie i nostri cuori e le nostre menti hanno il nome della debolezza, della non curanza, del populismo, dell’arroganza, e della certezza che non si può fare nulla, che non si può più sognare una società più giusta e un tempo in cui le promesse del bene possano realizzarsi per tutti a prescindere dalle appartenenze religiose, etniche, sessuali, politiche, economiche.

Care sorelle e cari fratelli il nemico è l’infedeltà dell’uomo sull’uomo e questo è allora ancora di più il tempo della testimonianza che parte dalla gratitudine a Dio per il dono infinito della giustizia in Gesù Cristo. Questa testimonianza gioiosa inizia con il nome di Gesù nel quale noi tutti come dei nuovi Giovanni troviamo il senso della nostra vita, la condivisione della speranza perché Dio mantiene la sua fedeltà in eterno, anche in questo tempo, soprattutto in questo tempo. Egli è fedele alle sue promesse e ci dona il tempo della pace per vivere come figlie e figlie di Dio.

Amen.

 

past. Luca Anziani