Riflessione per i fratelli e sorelle cinesi

Pubblichiamo la riflessione in italiano  che la nostra pastora ha preparato per i fratelli e le sorelle cinesi della nostra comunità.

mentre qui trovate il video della traduzione fatta da Francesca.

 

Riflessione: 2Corinzi 1:3-7

3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, 4 il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; 5 perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.

6 Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo. 7 La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

È da un po’ che non ci vediamo. Vi penso e prego al Signore che vi troviate in buona salute. Sia ringraziato il Signore perché nonostante siano dei giorni così difficili penso che tutti noi abbiamo avuto tanti modi per sentire i nostri amici, e conoscenti, e con le informazioni da noi arrivati, ognuno ha avuto modo di rifletterci su, nel bene e nel male.

Sono molto felice per l’intervento del nostro Signore in Cina, è una dimostrazione al mondo che Egli non ci ha abbandonati, ma anzi, ha potentemente manifestato tramite il suo agire che Lui è l’unico Dio salvatore e liberatore che professiamo. Le mani del Signore hanno operato tramite i ricercatori, i medici, gli infermieri e di tutti coloro che hanno soccorso i malati di coronavirus COVID 19 in Cina. La potenza di Dio ha superato ogni intelligenza umana, senza favoritismo, afferrando chiunque con il suo Spirito per mettere davanti a tutti la testimonianza della grandezza del suo amore di misericordia e di guarigione. Ha scelto di agire nel paese che ha causato la vostra sofferenza. Vi siete sentiti perseguitati a causa della vostra fede, ma Egli vi ha fatto regnare con la vostra fede. Così si è avverata la parola dell’apostolo Giovanni nella sua prima lettera dicendo: << Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede>>. 1 Giovanni 5,4

 

Cina è un paese che a me sta a cuore e che mi è così vicino perché ci siete voi.

Siete arrivati a noi perché la vostra strada vi aveva diretto verso l’Italia, confermato dal vostro profondo desiderio di cercare la parola del Signore tra noi, è il nostro mandato come pastori e predicatori. Quante volte nella Bibbia troviamo i passi che attraverso l’incontro con l’altro, Dio ha fatto chiarezza della sua presenza in mezzo a loro(cfr. Dove due o tre sono riuniti nel mio nome lì sono io in mezzo a loro>> Matteo 18,20. Noi, il pastore Fiume ed io, con l’aiuto di Francesca per la traduzione nella vostra lingua e la collaborazione di Giulia per il coordinamento, siamo stati messi insieme per testimoniare a voi  in comunità per l’edificazione di essa, ci sono dei doni spirituali che il Signore stesso l’aveva conferito ai suoi discepoli e le sue discepole.

Il mondo è uno e siccome tale diciamo che siamo nella stessa barca.

Il mondo però è diviso in diverse nazioni e quello che conosco di più è il paese delle Filippine in cui sono nata e Italia dove io vivo. Mentre assisto in Italia il bene che cerca il governo di fare per salvare la vita dei suoi cittadini con la massima attenzione degli scienziati, ricercatori, medici, infermieri e tutti gli altri mi viene in mente parallelamente la condizione sanitaria nel paese della mia provenienza.

Lì hanno anche fatto le restrizioni per non essere contagiati ma la sovrappopolazione non impedisce la diffusione del coronavirus COVID-19.

So che qui, in Italia, il cibo è garantito per sfamare tutti, il popolo nelle filippine non ha questa garanzia. Lo shock per il cambiamento della vita di un filippino collaboratore domestico è doppio. Perché? Perché molti sanno che se un filippino rimane in casa e quindi non lavora non avrà la paga quindi non potrà più mandare i soldi per mantenere i suoi famigliari laggiù(comunque questo fatto è vero solo a una parte).

Il benessere di un italiano non può essere uguale per un filippino, per un cinese, per ognuno di noi. Che cosa si dovrebbe fare in una chiesa come la nostra? Pregare per tutti i popoli.

Gesù disse: <<Tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute e voi le otterrete >> Marco 11,24.  Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: “togliti di là e gettati nel mare, se non dubita nel cuor suo ma crede che quel che dice avverrà gli sarà fatto” Mc. 11,23.

 

Care e cari la vostra storia di persecuzione è una ferita che vi lascerà un segno di ricordo. È una memoria del passato, del presente e del futuro. Ma ricordatevi che ciascuno/a di noi ne ha per una motivazione. Vi esorto a ricordare l’apostolo Paolo che aveva fatto soffrire gli altri non solo a causa della sua tradizione ebraica, e era anche per la non conoscenza del vangelo, ma successivamente aveva sofferto  a causa del vangelo in Gesù Cristo che aveva cambiato tutta la sua vita. La rivelazione e l’incontro del Signore sulla via di Damasco aveva convertito il suo cuore e quindi la sua vita. Le esperienze di sofferenza sono innumerevoli nella nostra vita di credenti, ma proprio per questo motivo che l’apostolo ci ricorda che Dio ci dona ogni volta la consolazione. Ogni sofferenza umana conta nel cuore di Dio e a suo tempo corrisponde una giusta consolazione.

 

Pietro Lombardo nel suo libro che ha intitolato “365 pensieri, per conoscersi, amare, capirsi” dice: “L’esperienza è forse la strada maestra dell’apprendimento, in grado d’insegnarci ciò che parole o prediche non riescono a fare?”.  “Credo che questo sia vero solo in parte, perché altrimenti non si spiega come mai certe persone continuano a ripetere le stesse esperienze negative e a ritrovarsi, puntualmente, nel medesimo labirinto da cui erano appena uscite.

In realtà, è l’atto della riflessione sull’esperienza compiuta che ci permette di apprendere da essa.  Riflettere, significa volgere lo sguardo su di sé, per conoscersi e comprendersi meglio, al fine di costruire la bussola della saggezza. (4 febbraio. 365 Pietro Lombardo)”

Io condivido questo pensiero che in ogni esperienza dolorosa e con la riflessione ricavata da essa ci sia un gran dono per andare avanti perché abbiamo il coraggio e la speranza di ogni giorno.

Leggete le Sacre Scritture. Non rinunciate a credere nella parola del Signore Gesù Cristo.  Osate a invocare il suo nome poiché viene a salvare l’umanità intera. È in mezzo a noi e tra noi. La gioia si rechi in voi. Siate in pace con Dio nostro liberatore.

Abbiate cura di voi.

 

Preghiamo:

Dio donatore della nostra vita ti preghiamo di rimanere con noi e di sostenere la vita che hai donato con la tua parola. Tu sei il nostro principio e la nostra fine. Questo tempo in cui le notizie sul coronavirus occupano  in prima pagina dei quotidiani nel mondo, è tale in cui siamo chiamati a dover scavare ancora di più in noi stessi le nostre riflessioni. Rimani con noi con le tue mani benedicenti. Amen.

 

Benedizione:

La grazia del Signore Gesù cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. amen.(2 Corinzi 13,13)

 

A risentirci care e cari.

La vostra sorella in Cristo,

Pastora Joylin

 

 

Sipra Pua – Culto e sermone del 29 marzo 2020

Preludio “Great is thy faithfulness”

 Ci raccogliamo alla presenza del Signore

 Invocazione

 Tu, tu solo sei il Signore.

Tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutto il loro esercito,

la terra e tutto ciò che è sopra di essa,

i mari e tutto ciò che è in essi. (Neemia 9,5)

 

Preghiera: Benedetto sii tu, Dio nostro, perché a te tutto appartiene, ma tu, piuttosto che prendere, dai; tu, prima di chiedere, di esigere, doni tutto, doni te stesso. Non lo vediamo sempre, non lo riconosciamo sempre, non sempre sappiamo rallegrarcene e cantare a te di gioia riconoscente.

Non sempre. Solo quando la tua parola ce lo ricorda, solo quando Gesù ci parla nell’Evangelo e si presenta a noi da parte tua, a nome tuo.

Tu hai fatto una cosa straordinaria, unica al mondo: in Cristo ci hai dato e ci dai la vita, la tua vita, e noi siamo nella gioia. A te la lode tre volte santo.  Amen

 

Inno 334

 

Care e cari, buongiorno e buona domenica.

Questa mattina, ho scelto di condividere la mia riflessione sul primo capitolo del libro dell’ Esodo

per ricordare e meditare l’atto straordinario delle due donne levatrici Sifra(Bellezza) e Pua(Splendore) e nello stesso tempo per invogliarvi a visitare il sito della nostra chiesa che in questo periodo potete trovare sia le mie meditazioni domenicali sia la registrazione sul tema dello Studio biblico sulle donne scelte nella Scrittura e non solo.

 

Esprimo dunque la mia riconoscenza e la mia gratitudine a Antonella che continua a dedicare il suo tempo per completare, come è stato  prestabilito, il programma  dello SB. previsto per questi mesi di marzo, aprile e maggio.

***

 

Da questa premessa vi invito ora a raccoglierci nell’ascolto del libro dell’Esodo dal capitolo 1 fino al  versetto 12 del cap. 2. (Prendete voi in mano la vostra Bibbia e seguitemi nella lettura).

 

ESODO cap. 1: 1-7. 8-22; 2,1-10

 

1 Questi sono i nomi dei figli d’Israele che vennero in Egitto. Essi ci vennero con Giacobbe, ciascuno con la sua famiglia: 2 Ruben, Simeone, Levi e Giuda; 3 Issacar, Zabulon e Beniamino; 4 Dan e Neftali, Gad e Ascer. 5 Tutte le persone discendenti da Giacobbe erano settanta. Giuseppe era già in Egitto. 6 Giuseppe morì, come morirono pure tutti i suoi fratelli e tutta quella generazione. 7 I figli d’Israele furono fecondi, si moltiplicarono abbondantemente, divennero numerosi, molto potenti, e il paese ne fu ripieno. 8 Sorse sopra l’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. 9 Egli disse al suo popolo: «Ecco, il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più potente di noi. 10 Usiamo prudenza con esso, affinché non si moltiplichi e, in caso di guerra, non si unisca ai nostri nemici per combattere contro di noi e poi andarsene dal paese». 11 Stabilirono dunque sopra Israele dei sorveglianti ai lavori, per opprimerlo con le loro angherie. Israele costruì al faraone[1] le città che servivano da magazzini, Pitom e Ramses. 12 Ma quanto più lo opprimevano, tanto più il popolo si moltiplicava e si estendeva; e gli Egiziani nutrirono avversione per i figli d’Israele. 13 Così essi obbligarono i figli d’Israele a lavorare duramente. 14 Amareggiarono la loro vita con una rigida schiavitù, adoperandoli nei lavori d’argilla e di mattoni e in ogni sorta di lavori nei campi. Imponevano loro tutti questi lavori con asprezza. 15 Il re d’Egitto parlò anche alle levatrici ebree, delle quali una si chiamava Sifra e l’altra Pua, e disse: 16 «Quando assisterete le donne ebree al tempo del parto, quando sono sulla sedia, se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, lasciatela vivere». 17 Ma le levatrici temettero Dio, non fecero quello che il re d’Egitto aveva ordinato loro e lasciarono vivere anche i maschi. 18 Allora il re d’Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i maschi?» 19 Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane; esse sono vigorose, e prima che la levatrice arrivi da loro, hanno partorito». 20 Dio fece del bene a quelle levatrici. Il popolo si moltiplicò e divenne molto potente. 21 Poiché quelle levatrici avevano temuto Dio, egli fece prosperare le loro case. 22 Allora il faraone diede quest’ordine al suo popolo: «Ogni maschio che nasce, gettatelo nel Fiume, ma lasciate vivere tutte le femmine».

 

1 Un uomo della casa di Levi andò e prese in moglie una figlia di Levi. 2 Questa donna concepì, partorì un figlio e, vedendo quanto era bello, lo tenne nascosto tre mesi. 3 Quando non potè più tenerlo nascosto, prese un canestro fatto di giunchi, lo spalmò di bitume e di pece, vi pose dentro il bambino, e lo mise nel canneto sulla riva del Fiume. 4 La sorella del bambino se ne stava a una certa distanza, per vedere quello che gli sarebbe successo.
5 La figlia del faraone scese al Fiume per fare il bagno, e le sue ancelle passeggiavano lungo la riva del Fiume. Vide il canestro nel canneto e mandò la sua cameriera a prenderlo. 6 Lo aprì e vide il bambino: ed ecco, il piccino piangeva; ne ebbe compassione e disse: «Questo è uno dei figli degli Ebrei». 7 Allora la sorella del bambino disse alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una balia tra le donne ebree che allatti questo bambino?» 8 La figlia del faraone le rispose: «Va’». E la fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. 9 La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino, allattalo e io ti darò un salario». Quella donna prese il bambino e lo allattò. 10 Quando il bambino fu cresciuto, lo portò dalla figlia del faraone; egli fu per lei come un figlio ed ella lo chiamò Mosè; «perché», disse: «io l’ho tirato fuori dalle acque».

 

 

Inno 334.  2 e 4 

 

Preghiera

<<Siano  gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o  Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

 

Sermone

 

SIFRA(vuol dire bellezza) e PUA(vuol dire splendere) : CORAGGIO DI DONNE ; ecco quale titolo potremmo dare a  questa meditazione.

Ci troviamo all’inizio del libro dell’ESODO, ossia del racconto  che narra la nascita del popolo di ISRAELE, attraverso la sua liberazione dalla schiavitù in terra d’Egitto. Il testo incomincia con la genealogia di Giacobbe poi, viene spiegato la dura condizione degli Israeliti sotto un nuovo  faraone, di cui non ci viene rivelata l’identità o il nome: al potente re fa paura la crescita  costante della popolazione degli stranieri-schiavi. Non è tanto il pericolo che la  “purezza della razza” sia contaminata o che nella cultura nazionale avvenga una penetrazione di elementi estranei; ciò che lo preoccupa è che questi sudditi, diventando sempre più numerosi, possano ribellarsi e in caso di guerra allearsi coi nemici dell’Egitto.

Il piano maligno del faraone è quello di sfruttare al massimo la forza lavoro degli ebrei e nello stesso tempo di indebolirne le energie e lo spirito, facendoli maltrattare da crudeli soprintendenti  ai lavori. Ma il suo piano non riesce perché, come abbiamo letto, più gli Israeliti sono oppressi e più si moltiplicano; allora il faraone escogita uno stratagemma diabolico: invece di cacciarli, progetta di esaurire la loro forza guerriera eliminando i maschi! Il sovrano egizio è un abile politico e non vuole sporcarsi le mani: un intervento di grandi proporzioni sarebbe rischioso per l’immagine regale e potrebbe scatenare l’insurrezione(la ribellione) di questi ebrei. Molto meglio assumere due levatrici(ostetriche), sotto la propria diretti  responsabilità per risolvere la  “questione ebraica” : i neonati maschi verranno soppressi!  Cosa meglio dell’arruolare delle donne, le levatrici appunto: chi sospetterebbe mai  di loro?

Troviamo qui un ritratto quasi perfetto del ruolo delle donne negli schemi di chi detiene il potere: infatti il sovrano è sicuro che le levatrici gli obbediranno, non  solo perché sono sue suddite, ma anche perché, in quanto donne, sono abituate ad obbedire in una società in cui è l’uomo a decidere in tutte le questioni importanti. C’è inoltre un altro particolare: SIFRA e PUA  aiutano le donne ebree a partorire, ma non sono esse stesse ebree: sono egiziane e in quanto tali, chiamate ad obbedire al loro faraone, che poi era una sorta di “dio in terra”.

Tanto più coraggioso,  perciò, il loro gesto di disubbidienza: SIFRA e PUA non si  piegano all’ordine del re e lasciano in vita i neonati. Esse si rifiutano di collaborare  con il potere, per non diventare complici del maligno.  Le levatrici conoscono i rischi  a cui vanno incontro, disubbidendo agli ordini ricevuti  ed allora lo fanno con astuzia. Quando il faraone se ne accorge sono chiamate a  presentarsi davanti a lui e alla sua domanda“ perché avete agito così e avete lasciato vivere anche i maschi? ”, esse fingono ingenuità e spiegano che non  possono fare  altrimenti “Le donne ebree non sono come le egiziane. Sono più robuste e,  quando arriva la levatrice, hanno già partorito”.

CHI e CHE COSA dà loro così tanto coraggio? Al versetto  17 abbiamo letto che  esse hanno “ il timor di DIO ” un’espressione biblica che significa non solo un atteggiamento di estremo rispetto religioso davanti al mistero, ma anche attenzione  nell’interpretare la volontà di DIO, facendo scelte che sono volte al BENE collettivo. Le due donne allora, con finta arrendevolezza, si prendono gioco del faraone: in quanto maschio egli non sa niente del parto, della nascita e dei misteri della creazione. Il faraone sa soltanto comandare la morte… La sapienza delle donne sconfigge l’ignorante faraone e ciò favorisce il piano di DIO: è DIO stesso che  si rivela in questa opera femminile di salvezza ed agisce in questa disubbidienza civile delle donne che è insieme scaltrezza(avveduta) e coraggio; coraggio  perché le  levatrici sanno che, sfidando lo strapotere di un uomo, si espongono al pericolo delle sue ritorsioni(vendetti). DIO si mette dalla parte di quella sapienza femminile che da sempre gestisce i misteri della vita e mette al mondo bambini e bambine; una sapienza che crea un  legame così profondo e intenso da annullare la distanza etnica, così come la differenza sociale. SIFRA e PUA  saranno premiate, perché  DIO concederà loro di farsi una propria famiglia.

L’atto di disubbidienza e resistenza delle due levatrici è l’inizio della storia dei salvati attraverso la collaborazione degli esseri umani con DIO ed anticipa la storia di MOSE’, come ci viene raccontata nel capitolo 2 dell’ESODO: infatti, il faraone non desiste dai suoi progetti infanticidi ed ordina, questa volta al popolo, di gettare nel fiume tutti i neonati maschi.

Anche per MOSE’ ( il cui nome significa salvato dalle acque ) sarà ancora la solidarietà femminile ad essere strumento di salvezza, perché la madre, la sorella del piccolo MOSE’ e la figlia del faraone, con tenerezza ed astuzia, daranno una mano al progetto di DIO: La figlia del faraone, ha compassione del piccolo MOSE’, e in quanto donna sente  la sua vocazione di madre più forte del suo dovere di figlia; anch’essa disobbedisce al faraone, poiché in cuor suo e nella sua coscienza sa che l’ordine del padre è totalmente disumano!

Oggi i moderni faraoni si chiamano: guerra, fame, inquinamento, mafia ingiustizia del sistema economico mondiale, l’ultima è più forte  la corona virus Covid 19 è una piaga mondiale che tutti devono superare con l’obbedienza essendo rinchiusi in casa; sì, tante manifestazioni del male continuano ad opprimere l’umanità come in passato: l’esempio di SIFRA e PUA, umili donne, ci insegna che il SIGNORE ha bisogno dell’ impegno fattivo e solidale di tutti noi, suoi figli, per contrastare le trame del maligno e condurci sulla strada della liberazione.

Prima di concludere la mia riflessione vorrei leggere ancora i tre versetti del vangelo di Marco al capitolo 14 versetti 3.8-9 <<3 Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore; rotto l’alabastro, gli versò l’olio sul capo. (Gesù disse ai suoi discepoli indignati al gesto compiuto): 8 Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l’unzione del mio corpo per la sepoltura. 9 In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei».

Oggi è la quinta domenica del tempo della passione e la quella prossima sarà la domenica delle palme e con il gesto di quella donna vogliamo ricordare insieme quanto è stato prezioso il profumo d’amore che ha versato a Gesù e a Lei, un amore incommensurabile. Gesù ha donato la sua vita ai suoi discepoli chiamati suoi amici e anche alle sue discepole cui qualsiasi donna potrebbe sentire. Non possiamo dimenticare quella ‘donna’ per tutto quello che ha fatto, raffigurando l’identità di multitasking: madre, sorella, amica.

  • Cari, voglio salutare le donne(le sorelle e amiche del gruppo chat delle wonderwomen di via XX settembre) che con il loro servizio di dedizione in questi anni hanno testimoniato la loro fede e amore nel Signore.
  • voglio ringraziare le donne che si affiancano tra di loro in questo momento di isolamento. Un caro saluto in particolare a Chica e Anna, sua cugina di Firenze, che si fanno compagnia mentre aspettano il ritorno a casa di Titti. Cara Titti ti vogliamo bene, siamo felici di sapere che le medicine funzionano  e soprattutto i medici e gli infermieri ti hanno  presso cura e ti stanno prendendo cura in questo tempo. Perciò ti chiediamo di resistere e di non perdere la speranza che hai riposto nel Signore. Coraggio sorella nostra.
  • Ricordiamo Lia Fanfani che è diventata nonna perché la moglie di Joseph suo badante ha partorito una bambina che si chiama Sabrina Lia Furto. Loro sono diventati una famiglia.
  • Ricambiamo il saluto anche di Alba Rocco

Possa essere la nostra riconoscenza e gratitudine ricevuta e donata per proseguire il nostro compito di essere una portavoce della società di uomini e donne capaci di cambiare le mentalità distruttive.

 

Inno 334. 1  “Noi trionferemo” 

 

Rivolgiamo al Signore la nostra preghiera di intercessione con queste parole di Waimalo Wapotro-Nuova Calendonia, p 26, dalla Spalanca la Finestra, raccolta dei testi di fede della Chiesa Universale)

GRAZIE DI AVERCI CREATE DONNE

Signore,

grazie di averci create donne,

madri di figli, madri di padri, madri di nonni, madri di chi parte, madri di chi arriva, e di chi verrà.

Signore,

grazie di averci create donne,

madri di generatrici di vita, madri di creatrici del presente, madri di costruttrici di Avvenire,

madri di custode di vita, madri Legami, madri Alleanza, madri Incontro, madri Incroci, Madri Solidarietà.

Signore, l’una l’altra, siamo create ad immagine di Dio, fa che sempre insieme, camminiamo a fianco a fianco nella tua volontà.

Signore, grazie di averci create donne, custodi di ogni vita, ad immagine del nostro Padre.

Signore ti preghiamo per il mondo che hai tanto amato, ti preghiamo per i membri della nostra comunità che sono malati. Ti chiediamo di avere pietà di loro, di concederli la forza mancata e di guarirli. Ti chiediamo di stendere la tua mano e rialzali dal letto in cui giacciono. Non tardare di porre il rimedio per questa malattia che sta colpendo l’intera umanità. Ti supplichiamo di salvare la vita della mia cugina Remy Ancheta colpita dalla corona virus covid 19 e tutti gli altri che si trovano nella stessa condizione.

Ti chiediamo di darci solidarietà e maggiore comprensione tra i nostri dirigenti che stanno guidando ogni paese.

Perdonaci e aiutaci a cambiare la nostra mentalità che ci porta alla distruzione. Ti ringraziamo per tutti quelli che ci aiutano e ci procurano i cibi quotidiano.  Resta con loro e con noi.

Tutto questo te lo chiediamo nel nome di Gesù Cristo che ci ha insegnato a rivolgerti con queste parole Padre Nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

Benedizione:

La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre, e la comunione dello Spirito Santo restino a tutti noi, ora e sempre.

 

Vi invito ancora a rimanere in meditazione mentre ascoltiamo la musica dell’inno  294.1 e 4

 

Buona domenica e alla prossima.

 

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Il valore della preghiera comune dei cristiani.

La risposta dell’Opcemi e della Tavola all’invito della Chiesa Cattolica Romana a pregare insieme con il Padre Nostro

Torre Pellice, 25 Marzo 2020

Il Comitato permanente dell’Opcemi e la Tavola Valdese esprimono, per le chiese metodiste e valdesi, condivisione per ogni iniziativa che rafforzi, in questo momento di profondo dolore, smarrimento, paura il sentimento di unione dei cristiani nella preghiera, privata o pubblica, per coloro che affrontano la distretta, le perdite dei loro cari, per le persone impegnate nella ricerca, nella cura e nella sicurezza.

Dalla fiducia che il Cristo risorto intercede per l’intera umanità sofferente, smarrita, impaurita traiamo insieme consolazione, forza e speranza. Nella condivisione della preghiera all’interno dell’ecumene cristiana ravvisiamo un segno potente della comune partecipazione alla dimensione universale del popolo di Dio e di cura per tutti gli uomini e le donne che Egli ama.

In questo quadro leggiamo per l’oggi e per i giorni a venire l’invito rivolto dalla Chiesa Cattolica Romana a pregare insieme con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera perfetta insegnataci da Gesù, che accompagna da sempre un cammino ecumenico che si nutre di preziose occasioni di ascolto comune della Parola, di sostegno reciproco, di collaborazione nell’aiuto ai minimi e di comune impegno e intercessione per la salute, la pace e la giustizia nel mondo intero.

Coronavirus: le Chiese valdesi e metodiste stanziano 8 milioni di euro

Le Chiese valdesi e metodiste e le loro organizzazioni di servizio sociale, educativo, culturale, partecipano pienamente alla sofferenza e alle preoccupazioni, ma anche alla volontà di condivisione delle speranze e delle migliori espressioni di impegno solidale che attraversano in questo tempo di emergenza la vita del Paese in tutte le sue componenti, con uno sguardo particolarmente attento alle realtà più vulnerabili e marginali.

La Tavola valdese, avvertendo, per le chiese che rappresenta, la responsabilità di contribuire anche con mezzi straordinari all’impegno diretto a fronteggiare la crisi sanitaria, sociale ed economica prodotta dal diffondersi del virus Covid-19, ha deciso di stanziare 8 milioni di euro, ricavati dai fondi dell’Otto per mille assegnati annualmente alle Chiese valdesi e metodiste, per la costituzione di un Fondo speciale destinato a tale finalità.

La Tavola è già impegnata nell’attenta valutazione di serie, credibili e lungimiranti linee di azione e intervento, che esigono scelte non affrettate, non emotive, da confrontare con soggetti istituzionali ed enti del terzo settore. Tali linee di azione si muoveranno lungo due direttrici: la prima è concentrata sui bisogni immediati e urgenti, soprattutto di tipo sanitario, su cui stanno già confluendo molte risorse generosamente messe a disposizione da singoli, fondazioni e altre organizzazioni benefiche e rispetto ai quali si vuole, quindi, mantenere l’attenzione sull’evoluzione della situazione, soprattutto in quelle zone del Paese che appaiono più fragili e meno attrezzate a fare fronte all’emergenza. La seconda direttrice riguarda le necessità della ripresa oltre l’emergenza, considerando ciò che ancora non si vede: le voragini di disagio, esclusione e impoverimento nelle quali precipiteranno le categorie sociali più esposte alle conseguenze del blocco prolungato di attività produttive e reti di sostegno sociale e delle scelte di redistribuzione di risorse umane e finanziarie imposte in questi mesi dalle misure adottate per frenare il contagio.

Riflessione e ordine della preghiera del 22 marzo 2020

Riflessione e ordine della preghiera del 22 marzo 2020 (video sulla pagina FB)

Invocazione

Ci raccogliamo alla presenza del Signore:

Grazia, misericordia e pace ci siano date da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo che ha dato sé stesso per noi. Amen.

Leggiamo il Salmo 122, versetto 1: Mi sono rallegrato quando mi hanno detto “Andiamo alla casa del Signore”

 

Preghiamo:

Signore Dio nostro, oggi noi veniamo a te, e ti incontriamo non nelle quattro mura di un edificio costruito dagli uomini, ma dentro di noi stessi, poiché ogni credente è il tuo Tempio, come ricordava l’apostolo alla come comunità di Corinto (al cap. 3 verso 16: <<  Non sapete che siete il tempio di Dio?>>) cui fondamento è Gesù Cristo, la pietra angolare che mantiene su di sé tutto l’Edificio.

Facci vivere questo momento di incontro con te insieme ai membri delle nostre famiglie per ricevere la tua parola di vita e l’acqua che disseta la nostra sete per andare avanti in questo momento in cui ci sentiamo nel deserto, nel buio, e nello smarrimento. Rimani con noi con il tuo Spirito Santo. Tutto questo te lo chiediamo nel nome e per amore di tuo figlio Gesù Cristo. Amen.

Inno 163. 4  Signor, ti siamo grati, di tutti i doni tuoi dimori in mezzo a noi, accresci noi la fe.

Saluto

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, buongiorno e buona domenica.

La grazia di Dio sia con noi tutti questa mattina.

 

Oggi è la seconda domenica che ci siamo collegati e attraverso questo video  ci troviamo nelle nostre case.

Sì, siamo nelle nostre dimore,  è il luogo più sicuro, e lontano dal pericolo di contaminazione.

 

Preghiera di confessione di peccato

Care sorelle e cari fratelli nel Signore l’apostolo Paolo esorta la comunità di Roma a presentarsi, come un unico corpo, un sacrificio vivente, santo è gradito a Dio (Romani 12,1).

Presentiamoci dunque come un unico corpo in modo da poter essere purificati e guariti da ogni tipo di malattia.

Preghiamo:

Signore  il nostro corpo è soggetto alla malattia. Comprendiamo che tu vuoi  dimorare in esso per sanarlo continuamente. Debole e incapace di resistere ad ogni male. Noi siamo così impuri dentro e fuori che solo tu ha la capacità di farci diventare puri, sani. Noi ti ringraziamo perché tu fai ogni cosa per renderci gradevoli a te. Ti preghiamo di non tardare il tuo intervento e insegnaci a combattere la guerra che stiamo affrontando a causa del coronavirus Covid-19. Denunciamo il suo nome perché tu possa gettarlo sul fuoco. Salvaci da questa malattia. Amen.

Annuncio della grazia

Fratelli e sorelle, rallegriamoci nel Signore perché con il suo Spirito Santo ci rende capaci di comprendere laddove abbiamo sbagliato, ci rende puri e saggi per trovare le giuste soluzioni per guarire le nostre malattie, fisici e spirituali. E lo confermiamo con le parole dell’inno di lode numero 50.

Inno 50

A Dio sia la gloria prodigi egli fa! E tanto ci ha amati che il figlio ci dà; per tutti i peccati del mondo morì, le porte del cielo per tutti Egli aprì.

Lode a te! (2X) Celebriamo il Signor! Lode a Te! (2X) Allegrezza nel cuor! Al Padre venite il Figlio ci dà, e dategli gloria prodigi Egli fa!

Preghiera

<<Siano  gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o  Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

Sermone

Cara comunità, Care sorelle e cari fratelli nel Signore, con voi che mi ascoltate in questo momento da casa con i vostri cari questa mattina condivido la mia riflessione sul vangelo di Giovanni 12,24 in due lingue, prima in italiano poi in tagalog.

Ho ritenuto anche questa occasione di continuare ad andare avanti a leggere e fare la mia meditazione sulle letture bibliche proposte per le domeniche, perché le sofferenze di Gesù nel tempo della passione riguardavano il senso del suo ministero sulla terra, e essendo noi suoi discepoli e discepole siamo coinvolti, perché siamo la causa principale di quella sofferenza che reca gioia perché ne vuole scoprire. Vi invito, ora, a meditare insieme e con la mia riflessione possiate crearne anche voi una vostra propria.

 

Gesù disse: <<24 In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto>>.

 

Ancora una volta, Gesù ha utilizzato la parabola come mezzo per comunicare i suoi insegnamenti ai suoi discepoli e per riassumere il suo pensiero sulla morte. Egli ribadisce che il senso profondo di questa parolanon è soltanto una perdita, ma è anche un guadagno. In una comunità cristiana parlare della morte significa anche parlare della vita che si moltiplica, e si con-divide, riscattando la vita degli altri.  Aldo Comba nella sua premessa preso dalla redazione del “Commento secondo il Vangelo di Giovanni”, disse: “Evidentemente il granello di frumento caduto in terra non è morto nel senso BIOLOGICO, ma il fatto di essere sepolto in terra per poi riapparire come pianta è una parabola usata anche da Paolo […] in relazione al morire e risuscitare”.

 

La morale della parabola deve essere compresa dunque con una ricaduta positiva dal momento che nell’ora della morte, la vita eterna è confermata, rappresentata per molti un guadagno di vita eterna. Questo è un passaggio necessario perché nasca la comunità cristiana. Se Gesù non avesse scelto di donare la propria vita al servizio della volontà di Dio Padre, la comunità cristiana non sarebbe nata, non sarebbe esistita, e non ci sarebbe stata fino ad ora. Tale e quale per chi vuole essere il suo discepolo.

Cari fratelli e care sorelle, con questo passaggio Biblico mi viene in mente la parabola delle sementi e dei terreni e vorrei invitarvi ora, tutti insieme, a chiudere i vostri occhi, e a dedicare pochi minuti per immaginare ciò che succede passo per passo quando un seme cade in terra.

Quando il seme trova il suo ambiente ideale, comincia il percorso della nuova vita. Il seme si rompe, il guscio si dischiude, entra in una fase di germinazione(nascita, sboccio) seguito dall’accrescimento e sviluppo prima del germoglio, ove nascono le radici e le foglioline, e poi della pianta. Un solo seme, un GRANELLO così piccolo, piccolo, è in grado di portare in vita tante altre piante, così come nell’esempio di Gesù che, con il seme della Parola di Dio cresciuto in ciascuno e ciascuna di noi, ci ha portato a riscoprire la nostra esistenza come una comunità, frutto di quella morte.

La terra siamo noi, chi di noi vive cercando in sé di farlo crescere ogni giorno?

Chi di noi lo nutre ogni giorno evitando che si contamini?

Chi di noi lo protegge e lo accoglie in modo che le radici possano penetrare in profondità?

Questo seme, paragonato alla Parola di Dio, caduto sulla nostra terra ha trovato dei modi per adattarsi e attecchirsi, perciò siamo dunque invitati a confermarlo attraverso il nostro vivere da credenti.

 

“Egli disse in verità, in verità: Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto”.

 

Care e cari,

in questo tempo di passione e del cammino percorso da Gesù, l’evangelista Giovanni ci ha lasciato questo versetto per ricordarci che siamo i portatori di questo granello, che genera la vita e la forza vitale. Ai nostri padri e alle nostre madri, origini della comunità cristiana, ha dato dei buoni frutti, che noi, le nuove generazioni, dobbiamo continuare a curare e a nutrire.

 

“Se” è una parola fondamentale per noi, definisce qualcosa che è stato realizzato, preceduto da una scelta, che richiede dedizione, impegno e tutto il tempo necessario e che aveva condizionato e nello stesso tempo determinato tutto ciò che doveva essere il frutto dell’azione compiuta nel ministero di Gesù come inviato prediletto, il servo di Dio. È cosi come quando un granello di frumento, un chicco di riso o di mais, dall’ora che ha raggiunto la maturazione viene piantato sulla terra per poter rinascere, portando in vita altre piante e frutti, la vita di un uomo credente quando raggiunge il suo fine, viene riscattato da Dio per manifestare completamente la vita eterna.  Il di Gesù era la condizione per cui l’uomo ha avuto la possibilità di ri-nascere, compiuto nell’evento della Pasqua.

 

“Se” non avessimo letto, ascoltato e meditato questo versetto, non avremmo mai potuto sapere il beneficio della fede che aveva donato il Signore. La fede che è cresciuta nella nostra vita quotidiana è come un granello di senape che ora sta combattendo contro il virus (come la malattia che si sta curando, e nello stesso tempo il come l’incredulità che segna e destina la morte).

Finché la fede vive in noi, la speranza non muore mai.

Oggi siamo tutti riuniti per ascoltare la Parola del Signore ricordandoci come un granello di senape. Egli verrà a raccogliere i suoi frutti che ci ha sostenuti in vita. Egli non si delude, non si fa abbattere dal male perché ha fiducia in ognuno di noi. Il frutto della morte di Gesù è singolare nella storia dell’umanità perché le comunità di credenti lo rende testimoni che c’è vita in Dio, e chi crede in lui possiede la vita eterna.

 

Cara comunità, siamo il frutto di quella morte.

Il valore di questo ricordo, di quello che siamo come chiamati “i cristiani” possa essere rinnovato perché per merito suo, la vita ha acquisito un senso, dalla morte alla nascita e alla rinascita alla morte di un credente si  rinnova(ricicla) la vita stessa nel vero senso della parola.

La vita donata da Cristo Gesù non muore mai nel cristiano e nelle comunità cristiana.  Amen.

 

Inno 184

1

Così qual sono, pien di peccato, ma per il sangue da Te versato e per l’invito fatto al cuor mio, Agnello di Dio io vengo a Te.

2

Così qual sono pien di tristezza, in te ricerco vita e salvezza; Tu togli l’empio peccato mio, Agnel di Dio, io vengo a Te!

3

Così qual sono l’amor tuo santo mi calma il cuore, m’asciuga il pianto. Sei  tu la mia vita Salvatore mio! Agnel di Dio, io vengo a Te!

 

Sermone Juan 12,24

 

Ang mensahe sa umagang ito ay matatagpuan sa evanghelyo ni Juan kabanata labindalawa talata dalawamput-apat . Ang sabi ni Jesus:  <<Tandaan ninyo: malibang mahulog  sa lupa ang butil ng trigo at mamatay, mananatili itong nag-iisa.  Ngunit kung mamatay, ito’y mamumunga nang marami>>. 

 

Mga kapatid ko sa Panginoon na si Jesu-Cristo, magandang umaga po sa iyong lahat.

Sa linggong ito,  akoy nagpapasalamat sa Diyos sapagkat sa kabila ng lahat ng nangyayari sa buong mundo, tayo’y nasa ating mga tahanan, at tayo ay nagkakaisa upang pakinggan natin muli ang sinabi ni Jesus sa kanyang mga alagad noon at sa atin ngayon. Hindi tayo magkakasamang lubos dahil tayo ay nasa kanya-kanya tahanan, ngunit ramdam ko na tayo ay nagkakaisang lahat upang sambahin ang poong maykapal. Ito ay sanhi ng ating pinanghahawakan na pag-asa na siya ay nariyan sa ating mga tabi upang tayo ay gabayan at sakluluhan sa kapahamakan at sa ating mga pangangamba,  kung anuman ang ating kahihinatnan at magiging kinabukasan.

 

Dahil sa mga pangako ng Diyos, lubos na ating itinitingala ang ating mga paningin at nananalangin na  sa  panahong ito ng walang katiyakan nangingibabaw parin ang ating pananampalataya na siya ay darating sa tamang oras upang tayo ay sakluluhan at iligtas sa kamatayan na idudulot ng Coronavirus Covid 19.

 

Ang sabi ni Jesus <<Tandaan ninyo: malibang mahulog  sa lupa ang butil ng trigo at mamatay, mananatili itong nag-iisa.  Ngunit kung mamatay, ito’y mamumunga nang marami>>. 

Sa pamamagitan ng mga salita niya na ating pagbubulay-bulayin ating magugunitang muli kung bakit tayo ay nagkaroon ng buhay dahil sa  kamatayan na sinasabi ni Jesus.

 

Ano ang ibig sabihin nito?

Una sa lahat kanyang inihambing ang kanyang sarili sa isang butil ng trigo.

Sa pagdating ng tamang oras siya ay mawawala dito sa mundo, siyay mamamatay, ngunit dahil siya ay  maitatanim (maipupunla) sa atin parang lupa, siyay tutubo,  uusbong at pagdating ng panahon siya ay mamumunga ng marami. Ibig sabihin din na marami ang mga tao na maniniwala sa mga salita ni Jesus at sila ay matatawag na kanyang mga bunga. Sa makatuwid ang isang mananalig sa kanya, at maninawala sa kanyang salita pinagkalooban siya ng buhay na kailanman hindi mamamatay. Si Jesus ay mananatiling mabubuhay sa pamamagitan ng mga maniniwala sa kanya, susunod sa kanyang mga yapak,  at sila ay magkakamit ng buhay na walang hanggan. OK..

**

Ano ang silbi ng pagkamatay ni Jesus? Bawat buhay ay tiyag na may kahalagahan sapagkat ito ay kanyang tiniyak na kanyang ipagtatanggol sa anumang kapahamakan.

 

Ang Coronavirus ay isang tunay na kalaban na kagagawan ng Diyos ng kamatayan upang ipakita sa mundo ang kanyang kapangyarihan tulad din ng  Diyos na buhay. Sila ay naglalaban ngayon sa pamamagitan natin  mga nilalang. At kung tayo ay mawawalan ng pag-asa sa Diyos na buhay, siya ay magtatagumpay dito sa mundo. Kayat kung hindi natin gawin ang mga inuutos ng batas ng Diyos at governo para sa ating kapakanan tayo ay mapapahawak. Ating gapiin ang masamang sakit na kumakalat at lumilipol sa  buhay na ipinagkaloob ng Diyos na lumalang sa pamamagitan ng mabuting balita na nakasaad sa Bibliya. Ang pangyayaring ito ay pagsubok na ating dapat na mapagtagumpayan.

 

Sa ikalawang linggong ito dito sa Roma, kayo ay nasa iyong mga tahanan o sa iyong mga tinitirhan.

Kayo’y kasama ng inyong mga pamilya, kamag-anak o kaya mga kaibigan.

Mga kapatid sa panginoon, sa panahong ito  tayong lahat ay nagdaranas ng pagbabago sa buhay.

Nag-umpisa na ang bagbabagong pankalahatan, walang hindi nakakaramdam sa dulot ng sakit na nanagawa itong CoronaVirus Covid 19.

Ang buong mundo ay nagdaranas ng kanyang kalupitan at inuunti-unti,  niya tayong lahat binibigyan ng palaisipan at dapat na pagmumuni-munihan.  Ang dulot niyo ay kamatayan o panibagong -buhay: ibig sabihin itigil ang mga ginagawang hindi nararapat sa bawat-isa para sa ikabubuti nating lahat.

 

Ang mundo ay iisa at may karapatan itong manatili upang tayo mga nilalang ay patuloy na mabuhay.

Marami na kayong narinig na mga balita tunggol sa mga nangyari sa pagkalat ng corona virus.

Ito ay nagmula sa isang nasyon nagngangalang China, pagtapos dito sa Italya  dahil sa paglalakbay ng isang tao o mga dayuhan at ang sakit na ito ay nakakarating sa ibat-ibang lugar.

Ang Coronavirus ay  nagsasanhi ng kamatayan ng isang tao at itoy  naglalakbay at ang ating mga katawan ay kanyang sinasaniban at pinapatay.

Dahil sa isang tao na nagtataglay nito ito’y kumakalat.

 

Ang sabi ng mga tagapagsaliksik, ay napaka-importante: huwag lumabas ng bahay upang hindi ito maikalat. Ngunit ano ang nangyayari ngayon maraming lumalabag sa batas na ito dahil sa mga pangangaylangan

parin sa buhay.

Patuloy parin ba kayong nagtatrabaho upang may  pambili ng pagkain, pambayad ng bahay, upang may ipadala sa mga mahal sa buhay na panggastos sa Pilipinas?.

Naiintindihan ko kayo.  Ito ay ang problema o suliranin natin ngayon.

Sino nga ba ako na magpipigil sa inyo?

Ngunit ngayon ang lahat ay walang katiyakan ito ay ang masakit na katutuhanan.

Ang tanging ating katiyakan ay ang kilalanin na ang Diyos ay ang tangi lamang nating katiyakan.

Dahil siya ang nagbigay ng buhay sa atin at siya rin ang siyang may karapatan na bumawi nito sa tamang oras.

– Sa pamamagitan ng ating pagdarasal sa Diyos na igawad muli ang kanyang habag sa ating lahat at iligtas sa kapahamakang ito.

– Atin nating idaing/idulog  sa Diyos ang ating mga kasalanan sa pag-aabuso sa ating mga sarili at kalikasan patungo sa kamatayan.

-Atin nating tanggapin na hindi natin lahat makakamit sa paraan ng walang hangang paghahanap-buhay lamang.

Ang napakabuting naidulot nitong panahong ito ay ang inyong presensa sainyong mga anak, asawa at kapatid. Sabik ang inyong mga anak na makapiling kayo bilang kanilang mga magulang.

Mga kapatid sa ating panginoon ang ating mga buhay bilang isang comunidad ng mga nanalig sa Diyos ay napakahalaga upang ating ilantad at saksihan ang Diyos na buhay na siyang nagbigay sa ating lahat ng ating mga pangangailang sa mundong ito.

Bigyan natin ng pansin ang ating mga sarili ngayon, mag-isip tayo, tanungin natin ang ating mga sarili kung ano ang ating mga ginawa na siyang nagdulot ng kaligayahan sa atin.

Ang Diyos pag-ibig ay umiibig sa atin at dahil dito ayaw niyang tayoy mapahapak.

Tayong lahat ay bunga ng kanyang pag-ibig.

Panalangin

Diyos na Buhay, at umiibig sa kanyang  mga nilalang. kamiy nagsusumamo sa iyo upang idulog ang aming situasyon sa panahong ito. Hindi lingid sa iyo ang aming mga katayuan. Kayat kamiy patuloy na humahanap ng lunas ng aming mga suliranin sa pamamagitan ng iyong tulong. Kamiy nasa harapan mo upang bigyan mong muli ng panibagong pag-asa. Diyos ng pag-ibig, maawa ka sa aming lahat. Amen

 

***

Per la nostra preghiera di intercessione vorrei leggere queste parole di un fratello di chiesa intitolato:

 

“E se ci alzassimo la nostra testa?”

 

Un virus così piccolo, non visibile ad occhio nudo.

Si diffonde in tutto il mondo.

Le persone hanno perso la fiducia.

 

L’uomo è confuso. Cosa mi succederà?

Mi fido del governo?

Perderò il mio lavoro?

 

Dov’è l’individuo forte?

Che decide da solo la sua strada.

Che non si fa mettere sotto i piedi.

Che non si fa comandare.

 

Gli esperti dicono le loro cose, ma le indovinano?

Più persone sono gravemente malate.

Ospedali sono strapieni e manca personale.

Cosa ci aspetta ancora?

 

Incertezza ovunque. Negozi vuoti.

Borse in rosso. L’economia fuori del piombo.

Tutta il paese si ferma.

 

Sospendiamo addirittura i nostri incontri in chiesa.

Chi avrebbe detto questo?

Anche ai nostri politici manca il controllo.

A mani vuoti. Nessuno sa la risposta.

 

E se ci alzassimo la nostra testa?

Perché lì, in alto, c’è Chi decide.

E’ Lui che regna sulla vita e sulla morte.

E fa tremare tutta l’umanità.

 

Venite, che ci inchiniamo a fronte ad un Dio così grande e potente.

Mettiamo nelle Sue mani la nostra vita, il nostro paese, tutta l’umanità.

 

Signore,

Ti chiediamo di avere pietà del nostro mondo.

Ti chiediamo di cancellare i nostri peccati.

 

Con la morte di Tuo Figlio ci hai regalato la Grazia.

Ed è questo che ci regala riposo nei giorni di ansia.

Che a Te possiede il Potere.

E che noi possiamo trovare rifugio sotto le Tue ali. Amen

 

Preghiamo tutti insieme con le parole di Gesù che ci ha insegnato:

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

 

Benedizione:

La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre, e la comunione dello Spirito Santo restino a tutti noi, ora e sempre.

 

Fratelli e sorelle ricordiamoci che,

Il Signore è il nostro aiuto. Egli ci protegge.

È la nostra ombra. Egli sta alla nostra destra.

Di giorno il sole non ci colpirà, né la luna di notte.

Il Signore ci preserverà di ogni male; egli proteggerà l’anima nostra.

Il Signore ci proteggerà quando usciamo e quando entriamo. Amen.

 

 

Buona domenica e alla prossima.

Il culto di domenica 15 marzo

In tempi di emergenza i moderni mezzi di comunicazione ci permettono di mantenere la nostra comunità connessa.

Qui sotto trovate lo schema del culto di oggi che potrete anche vedere sulla www.facebook.com/metodistiroma/ o sul canale YouTube della Chiesa.

 

Invocazione

Ci raccogliamo alla presenza del Signore:

Grazia, misericordia e pace vi siano date da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo che ha dato se stesso per noi. Amen.

Saluto

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, buongiorno e buona domenica.

La grazia di Dio sia con noi tutti questa mattina.

Leggiamo il Salmo 133, versetto 1:

<< Ecco quant’è buono e quant’è piacevole, che i fratelli vivano insieme!

E dice anche l’evangelista Matteo al cap. 18, versetto 20 : <<Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, li sono io in mezzo a loro>>. Matteo 18,20

Così è altrettanto buono e piacevole quando si trovano due o tre fratelli o sorelle. Lì Dio è in mezzo a loro.

IC.148

1

Vieni in mezzo a noi Dio liberatore, ci raccogli tu nel tuo grande amore. Non lasciarci più: forte e la tempesta; ogni giorno è festa se con noi sei Tu.

2

Se Tu vuoi Signor, siam tuoi testimoni; anche il nostro cuor Tu vuoi rinnovare. Nella tua bontà dacci un avvenire; anche il nostro agire lode a Te darà.

3

Dacci fede in Te, Dio della speranza; ogni nostro di sia con te una danza. L’incredulità Tu puoi trasformare in un grande mare di fraternità.

4

Potrai solo Tu riscattar, Signore, questa umanità piena di dolore.

Se ci incontrerai nella tua Parola

la tua grazia sola ci illuminerà.

Confessione di peccato

Care sorelle e cari fratelli, leggiamo nel libro di Giobbe al cap. 9 verso 21: <<Io sono innocente? Sì, lo sono>> (Giobbe 9,21).

Queste sono le parole di Giobbe allora poiché non riuscì a comprendere le motivazioni delle sue disgrazie e si reputò di non aver commesso il peccato.

In questo tempo in cui le nostre certezze stanno crollando, trovandoci in serie situazioni di difficoltà, avendo perso molte cose acquisite con le nostre personali fatiche e abilità, osiamo dire queste parole davanti a Dio.

Preghiamo:

Signore Dio nostro, il vissuto di un credente come Giobbe è per noi un racconto straordinario delle Sacre Scritture poiché noi non abbiamo mai capito fino in fondo quali sono state le motivazioni delle sue disgrazie. Potremo capire le prove che siamo chiamati ad affrontare e a superare con il tuo aiuto. Ti chiediamo il perdono quando ci riteniamo degli estranei ed innocenti.

Tu gli hai detto: << dov’eri tu quand’io fondavo la terra?>> Giobbe 38,4

Ti chiediamo di farci capire e di accettare con umiltà il limite della nostra sapienza. Donaci, la mente e il cuore per comprendere ciò che siamo chiamati a cambiare nelle nostre abitudini.

Perdona la nostra insensibilità e spronaci a riflettere ora, qual è il passo successivo da intraprendere insieme. Sia tu davanti a noi. Amen.

Annuncio della grazia

Temere il Signore, questa è saggezza. Giobbe 28, 28.

Queste parole di Giobbe ci rendono capaci di invocare la grazia di Dio. Temerlo cioè accostare davanti a Lui, parlare con lui in preghiera ci accompagna ora e sempre. Che Egli ci dia la saggezza di capire la sua volontà. Lo ringraziamo. Egli è la fonte e sorgente della nostra vita. Amen

Preghiera

<<Siano  gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o  Signore, mia rocca e mio redentore>!> Salmo 19,14

Lettura Biblica: Luca 9,57-62=Mt 8:19-22 (Come seguire Gesù)

57 Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Io ti seguirò dovunque andrai». 58 E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59 A un altro disse: «Seguimi». Ed egli rispose: «Permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60 Ma Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunciare il regno di Dio». 61 Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia». 62 Ma Gesù gli disse: «Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio».

Sermone:

Care e cari,

ora mi vedete, mi trovate nel tempio, perché ho pensato di raggiungervi, di farvi sentire che siamo insieme, in questo culto di domenica. È strano per me e per voi non essere qui insieme, fisicamente, la legge ci impone di limitare il contatto tra le persone, ma attraverso questo video in diretta possiamo essere collegati, a continuare a lodare il Signore, e a dichiarare che Egli è buono e clemente nei nostri confronti.

In questo momento in cui trascorriamo il culto nel tempio, rivela la verità che  nessuno di noi si è mai immaginato che potessimo trovarci così, ma non dobbiamo dimenticare che il Signore è presente, qui e nelle vostre case, è in mezzo a noi, e che soffre con noi nel cammino verso Gerusalemme. Dobbiamo rallegrarci poiché questa situazione è solo temporanea.

Ci troviamo a ripercorre con lui la via verso Gerusalemme nel momento più vivido del racconto, assistendo con i nostri occhi l’attualità delle parole che a noi sono già state annunciate. Le parole profetiche delle Sacre Scritture si sono avverate, le parole e le azioni si compiono contemporaneamente. Cogliamo dunque, questa occasione per un momento di riflessione su ciò che sta accadendo intorno a noi.

La Terra è una sola. L’affermazione: “Siamo tutti nella stessa barca”, riflette la nostra condizione odierna: la situazione di emergenza sanitaria, causata dal COVID-19, che ciascuna nazione deve fronteggiare, chi prima e chi dopo. La Cina è il primo paese a doverne registrare un numero elevato di contagi, e a cui ora si stanno osservando dei miglioramenti grazie ai nostri fratelli e sorelle cinesi(scienziati, ricercatori, medici, infermieri) che hanno fatto dei sacrifici, dandoci molti esempi di coraggio.

Il mondo è colpito dalla Coronavirus. È una malattia molto contagiosa con conseguenze che si ripercuote in ogni aspetto della nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro lavoro, nella scuola, nei bar, e nelle strade, in ogni dove. I genitori, che con la chiusura delle scuole, devono fronteggiare non soltanto l’organizzazione del proprio lavoro, ma anche assicurarsi che i propri bambini possano seguire i loro programmi scolastici. “Lontano dal contatto, lontano dal contagio”, è la regola di base per evitare di trasmettere il coronavirus insieme ad un’ottima pratica di igiene, la regola di buon senso e il rispetto delle normative che ci vengono imposti.

I nostri modi di vivere, con questa pandemia mondiale, deve subire dei rimodellamenti e riadattamenti, anche se brevi, dobbiamo trovare delle soluzioni alternative perché la nostra vita possa continuare e la testimonianza del cammino di Gesù verso Gerusalemme deve avere ora un suo spazio nel nostro pensiero.

Dio nel figlio Gesù ci ha dato dei maestri e delle maestre nella nostra vita perché possiamo imparare a come vivere in questa terra.

Egli ne aveva scelto dodici, poi i settanta per avere delle continue collaborazioni nella diffusione della Parola del Regno di Dio fatto di giustizia, di guarigione e di guida per vivere la nostra vita. I suoi discepoli avevano acquisito molta sapienza, e il suo modo di parlare e agire recavano gioia e stupore. Essi avevano capito che i suoi insegnamenti gli aveva nutriti di parole di consolazione, di speranza.

Craddock un esegeta commenta questo brano dicendo che:

Colui che si è messo risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme non offre un <<affare >>.

Io sono del tutto dipendente dall’ospitalità degli altri; vuoi esserlo anche tu?”, dice al primo che si offre volontario.

“La lealtà verso di me ha la precedenza anche sull’obbligazione morale primaria di un figlio”, dice al secondo potenziale discepolo.

“Io mi aspetto più di quello che Elia pretese da Eliseo” 1 Re 19,19-21, è la sua risposta al terzo, anch’esso offertosi come volontario.

Nella strada verso Gerusalemme, sarà manifestato la salvezza aperto a tutti che determinerà la nostra sorte. Non ci sarà più scusa. In questo episodio non sono quelli che sono stati scelti come seguaci di Gesù a rivelarsi dei veri discepoli, forse perché non avevano più bisogno del tale invito, visto che erano sempre con lui anche nel luogo di compimento del suo mandato, per essere santificati, purificati e salvati dalla sua opera di giustificazione attraverso la fede, ma sono persone che ancora non lo conoscono.

La radicalità delle parole di Gesù consiste nella sua esigenza di avere priorità che ci portano al miglioramento, e non al peggioramento delle relazioni umane. Gesù non ha mai detto di scegliere fra lui e il male, ma di scegliere fra lui e la propria famiglia per liberarci dalla bramosia delle proprietà, e dal culto della famiglia.

Quali sono le nostre priorità? Come dobbiamo seguire Gesù?

Dobbiamo rifletterci su queste domande perché tutti noi siamo chiamati i discepoli e le discepole di Gesù.  “Signore, Io ti seguirò dovunque andrai”, “Maestro, farò il tuo volere”. Quanto mi piacerebbe sentire e dire queste parole in ogni momento.

“I will follow Him”. La canzone che in questi giorni difficili mi ha dato grande incoraggiamento. La felicità del/la discepolo/a nel ripetere ogni giorno, nella gioia e nel dolore, queste parole di affermazione di seguire Gesù, possa essere per noi un essere beati e felici anche nelle avversità.

Amen.

IC 312: Vieni e mi segui, disse il Redentore

1

Vieni e mi segui disse il redentore per il sentiero che t’additerò. Ed io, col cuore fervido d’amore, te mio Signor, ovunque seguirò!

2

Voglio seguirti fra color che pace in cuor non hanno, e parlerò di Te. E a lor dinnanzi splenderà la face della tua grazia, della tua mercé.

3

Ti seguirò fra le smarrite genti che ancor lontane vivono da Te, perch’ esse avanzin, con i tuoi redenti in un fervore d’operosa fé.

Preghiera di Intercessione

Signore, nostro Dio, in questi giorni in cui tutto è così incerto, la debolezza del genere umano si rende sempre più evidente, e tutto sembra cospirare per aumentare le nostre solitudini, rinfranca tu, ti preghiamo, le nostre mani cadenti e le nostre ginocchia vacillanti. Raddrizza i passi di questo mondo e raddrizza i nostri, affinché possiamo resistere, comprendere meglio il valore della solidarietà  e viverla, anche e soprattutto in questi tempi così difficili. Illumina chi studia per combattere il virus che sta colpendo questo mondo, e fa che impariamo a proteggere gli uni agli altri.

Signore, ti preghiamo in particolare per i membri della nostra comunità che sono malati, ridonali la forza, la buona salute.

Tu ci conosci, sai quali sono le nostre attese e i nostri bisogni, e noi siamo certi che mediante la tua Parola ci risponderai.

Rendici capaci di rispondere a nostra volta alle tue attese; ricorda a noi tutti che tu ci inviti alla bella avventura della fede, che trasforma le nostre esistenze e ci guida alla pienezza della vita. Tutto questo ti chiediamo nel nome del Signore Gesù, che ci ha insegnato a dirti Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non esporci alla tentazione ma liberaci dal male. Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen

Benedizione

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti noi. Amen!

Gesù disse: Vieni e seguimi.

Care sorelle e cari fratelli seguiamo il nostro Signore, egli ha vinto il peccato del mondo con la nostra fede.

Buona domenica!

La misura ultima dell’uomo

SERMONE: Luca 10,25-37

“La misura ultima di un uomo non è ciò che si trova nei momenti di comodità e convenienza, bensì tutte quelle volte in cui affronta le controversie e le sfide. Il vero prossimo rischierà la sua posizione, il suo prestigio e persino la sua vita per il benessere degli altri. Nelle valli pericolose e nei sentieri pericolosi, solleverà i fratelli contusi e picchiati verso una vita più alta e più nobile”. (Rev. Martin Luther King)

Chi è il mio prossimo? Una buona domanda posta dal dottore della legge a Gesù. Questa è una buona domanda per noi oggi. L’uomo picchiato e derubato? Era ebreo. Lo sappiamo per come è descritto nel suo viaggio. Stava “scendendo da Gerusalemme a Gerico”. Veniva dal tempio e tornava a casa. Forse i due che l’hanno ignorato? Erano anche ebrei. Mentre l’uomo che si ferma per soccorrerlo era un samaritano. I samaritani odiavano gli ebrei e gli ebrei odiavano i samaritani. L’odio tra i due popoli ha origini lontane, al tempo dell’esilio assiro. La cosa strana era che sia gli ebrei che i samaritani, praticavano la propria visione dell’ebraismo, e ognuno pensava che l’altra fosse sbagliata. Quindi si odiavano e non avevano alcun contatto l’uno con l’altro. Ma in questa parabola, il Samaritano ha visto il suo prossimo, in quel momento lui lascia le differenze tra i due popoli, l’animosità storica e culturale. Vide la necessità, ha avuto pietà di lui e lo ha aiutato. Al Samaritano non importa se si trova in un posto pericoloso, dove i ladri potrebbero attaccarlo.

Così, quando Gesù ha detto “Vai e fai altrettanto”, voleva significare:  Andate e fate altrettanto per tutti, amate tutti, accettate tutti, accogliete tutti, proprio come Gesù ha aperto le braccia per salvare tutti. Ci sta dicendo di aprire le nostre braccia e di essere prossimo con i nostri vicini. E se non vedi il tuo prossimo, non puoi essere a lui prossimo. “Vedere” il prossimo significa amare quella persona tanto quanto ami te stesso.

Che prossimo sei? Siamo come il prete, il levita o il samaritano? In questa parabola il sacerdote e il levita passarono dall’altra parte della strada e non danno aiuto all’uomo derubato. La prima riflessione che ci viene in mente è: che tipo di persone sono? Sappiamo tutti che il sacerdote fa la cerimonia nel tempio e il levita lo aiuta. Loro devono essere puri, evitando di toccare l’impuro, impuro come la persona ferita. Se si sono contaminati diventati impuri, dovevano andare al tempio e purificarsi per 7 giorni prima di fare di nuovo i culti. Questa è la legge.

Se stiamo cercando di obbedire alle regole, stiamo cercando di salvare noi stessi e questo ci renderà schiavi. Ma se stiamo facendo atti di amore, quell’amore e quella bontà che Dio ci ha mostrato, proprio come il samaritano, allora siamo liberi. Dobbiamo lasciarci coinvolgere e operare per alleviare la sofferenza – la compassione agisce per il bene dell’altra persona, indipendentemente da chiunque essa sia, a prescindere dal costo personale o da ciò che proviamo. Questo tipo di amore non è emotivo, semplicemente nasce da un cuore grato. Dobbiamo essere grati perché abbiamo la fortuna di sperimentare l’amore meraviglioso del nostro Dio. Possiamo trasmettere l’amore agli altri, al nostro prossimo. La nostra disponibilità a servire e l’obbedienza ad andare dove Dio ci indirizza verso alcuni bisogni e alcune persone che incrociamo lungo la nostra strada, ci rendono davvero “buoni samaritani”.

Quanto è grande il nostro quartiere? Abbiamo una visione limitata dell’amore e a chi ci prenderemo il tempo e le risorse per servire? Una delle realtà dell’amore di Dio è che Egli ama tutte le tipologie di persone. L’umanità è ciò che ci rende tutti prossimi agli occhi di Dio e chiunque abbia bisogno è il prossimo da cui dobbiamo andare. L’amore pieno di grazia fa molto di più dei semplici  appelli del dovere.

La versione spirituale di questa parabola è la mia, la tua storia. Il nostro orgoglio, la gelosia e la ricerca di prestigio ci hanno derubato e ferito ed è per questo che i buoni rapporti e il servizio per gli altri stanno cominciando a venire sempre meno. L’amore che deve essere l’ingrediente principale nei nostri rapporti sta svanendo. Il sacerdote in questa storia rappresenta proprio noi: nella maggior parte delle situazioni non vogliamo essere coinvolti.  Il levita rappresenta la persona che non parla con le persone e non mostra alcuna compassione verso di loro. Il samaritano, invece, rappresenta una persona che è disposta a servire in qualsiasi situazione, è disposta a dare tutto ciò che ha.

Il samaritano vide la necessità, ebbe pietà di lui. 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”.

Questa storia ci ricorda anche come Gesù raccolse le nostre vite spezzate e legò le nostre ferite e offrì il vino del suo sangue per salvarci, l’olio del suo Spirito Santo per la guarigione, e annullò tutti i nostri debiti con la sua morte sulla croce.

Domenica scorsa abbiamo festeggiato (Oggi è) il secondo anniversario di BREAKFAST TIME, uno dei servizi della  chiesa metodista di Milano che  la nostra chiesa  ha adottato. Durante i nostri turni ogni domenica mattina, ho visto situazioni diverse dei senzatetto. All’inizio, nelle prime 3 settimane del mio giro, ho sempre pianto al ritorno a casa. Mi ricordava la mia esperienza senza una casa da bambina. Sì, ero una di loro e grazie a Dio c’è stata una famiglia che ci ha lasciato vivere sotto la loro casa. Non è un buon posto per dormire, dormire  a terra a 9 anni, per me e per le mie due sorelline e il mio fratellino. Mio padre era malato, metà corpo paralizzato, poteva camminare solo molto lentamente. Mia madre andava tutti i giorni nelle famiglie a chiedere un lavoro di lavanderia, ma non era sempre fortunata a trovarlo. Mio padre, io, le sorelline e il fratellino, andavamo per strada a chiedere qualcosa da mangiare.  Sembrava che non ci fosse speranza, nessuna fine, non volevo svegliarmi la mattina e chiedermi di nuovo “Che cibo avremo oggi?”. Tante cose che non capivo. Un giorno, alcuni vicini hanno iniziato a darci un pasto regolare (è durato per 3 mesi fino a quando mia madre ha ottenuto un lavoro regolare), hanno visto le nostre esigenze e si sono resi disponibili a dare ed ad aiutarci. Dalle loro azioni, qualcosa è cambiato. La mia famiglia ha iniziato a dormire bene e mi piaceva svegliarmi ogni mattina, perché sapevo che avevamo qualcosa da mangiare, che qualcuno aveva cura di noi e che ci aiuterà per avere una vita migliore. Ogni colazione che condividiamo ogni domenica con i senzatetto, cambia la loro vita quotidiana. Anche solo per una notte possono dormire meglio, perché sanno che c’è qualcosa da mangiare la mattina successiva. Sentono che ci sono alcune persone che danno loro importanza, disposte ad aiutarli e dare speranza. Ogni domenica li incontriamo, e la fiducia e l’amicizia tra di noi crescono.  E le differenze tra di noi diminuiscono. Quello che conta di più è che facciamo il servizio con amore e disponibilità. Lo facciamo perché vogliamo condividere le benedizioni che abbiamo ricevuto e trasmettere l’amore di Dio attraverso questo nostro essere prossimo.  E magari un giorno uno di loro si alzerà e avrà una vita più nobile.

Continuiamo, allora, a servire gli altri per la Gloria del nostro Signore, come è scritto nel libro dell’Ecclesiaste 11:1 “Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai”.  Amen

Rowena Abad