Preghiera per la pace dei protestanti mondiali

Guerra russo-ucraina, gli appelli e le preghiere delle chiese protestanti in Italia

da Riforma

Appuntamenti in tutta Italia in reazione al conflitto esploso nel cuore d’Europa

Dopo le iniziative di preghiera congiunta e le manifestazioni pubbliche per la pace segnalate venerdì, aggiungiamo alcuni comunicati e iniziative previste nei prossimi giorni.

Genova, le chiese cristiane hanno invitato a prevedere nel corso delle funzioni di domenica 27 febbraio uno spazio di preghiera dedicato alla speranza di pace in Ucraina, e hanno invitato, per mercoledì 2 marzo, alle ore 20,30, a una preghiera per la pace presso la parrocchia di Santa Zita (via di Santa Zita 2), all’interno del seguente comunicato: «Le chiese cristiane di Genova, dopo settimane di incertezza in cui la minaccia della guerra ha continuato ad affliggere i cuori e i pensieri, hanno appreso con sgomento e con profonda tristezza la notizia dello scoppio delle ostilità in Ucraina. La guerra, realtà che non ha mai smesso di affliggere i vari angoli del mondo, è nuovamente un triste flagello anche nel continente europeo. Come credenti in Gesù Cristo, riteniamo fondamentale dichiarare nuovamente che il Signore è venuto incontro al nostro mondo per guidare “i nostri passi sulla via della pace” (Luca 1, 79). Ogni azione di guerra che si configuri come un’affermazione egoistica del proprio diritto a discapito della vita altrui è da considerare una violenza che si oppone alla pace che Dio ci offre e ci invita a cercare. Formuliamo questa affermazione nella consapevolezza che, come discepole e discepoli di Cristo, il nostro impegno deve muoversi nella direzione di essere testimoni della possibile alternativa che l’Evangelo intende indicarci: l’alternativa della pace e della riconciliazione tra i popoli, tra le nazioni, tra gli individui, unica via per sconfiggere la violenza, l’intolleranza, la sopraffazione, la volontà di dominio assoluto.

In questo momento, riteniamo importante mettere in luce l’unità di intenti dei cristiani e delle cristiane, differenti nelle loro confessioni e denominazioni ma non per questo divisi nel rivolgere a Dio la comune preghiera per la pace. Una pace capace di incontrarsi con la giustizia (Salmo 85)».

Il comunicato, sottoscritto dall’Arcidiocesi di Genova, chiesa anglicana, battista, evangelica ispano-americana, evangelica della Riconciliazione, luterana, metodista (Genova Sestri), ortodossa greca, ortodossa romena, ortodossa SS. Trasfigurazione – Patriarcato di Mosca, valdese (Genova centro e Genova Sampierdarena), si conclude con una preghiera di Dag Hammarskjöld, secondo segretario delle Nazioni Unite e Premio Nobel per la Pace: «Signore, dacci pace con te, pace con gli uomini e le donne, pace con noi stessi, e liberaci dalla paura».

Il direttivo della Consulta delle chiese evangeliche del Territorio romano, il 25 febbraio ha diffuso un comunicato in cui «fa proprie le parole di Dietrich Bonhoeffer ricordate ieri dal presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, “Osare la pace per fede”. Un grido che risuonò ieri contro il regime nazista, oggi con le nostre voci, contro l’orrore della guerra.

Oggi più che mai osare la pace è un imperativo per ogni credente nel Dio di Gesù Cristo, il cui messaggio è sempre rivolto alla pace, alla giustizia, alla solidarietà umana tra popoli e nazioni.

In queste prime ore abbiamo visto ancora  la violenza, il dolore e le morti che tutte le guerre arrecano a fratelli e sorelle.

Il nostro responsabile ed evangelico grido No alla guerra sempre, senza se e senza ma,  come metodo di risoluzione dei conflitti, è rivolto a tutte le chiese membro perché iniziative di riflessione, di preghiera e attive azioni di pace e giustizia vengano promosse in solidarietà e vicinanza con i fratelli e le sorelle ucraine.

Il no alle guerre implica dialogo, confronto, prendersi cura, liberi da pregiudizi, vincoli economici e logica del più forte. Perché finalmente ogni uomo e ogni donna veda realizzata la giustizia e la pace, e finalmente “trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra”. Shalom, pace!».

Il direttivo del Cccf (Consiglio cristiano delle chiese di Firenze) «si unisce alle voci di orrore di fronte alla guerra e di preghiera per la pace che vengono dalle chiese dell’Ucraina, dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, dal Patriarca Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, dalle Chiese evangeliche dell’Ucraina. Si unisce allo sgomento per l’invasione armata di uno stato sovrano, per la minaccia nucleare sollevata bombardando i depositi di scorie di Chernobyl. Si unisce al dolore per le vittime civili e alla solidarietà nei confronti di tutta la popolazione, i milioni di profughi e anche coloro che restano nel loro territorio devastato. Una guerra non può che portare morte e miseria, là dove il dialogo può aprire speranza e un futuro di vita.

Uniti in preghiera a tutte le Chiese che sono raccolte invocando la pace, operando per l’accoglienza dei profughi, chiediamo a Dio di illuminare i leader dei paesi coinvolti per un rapido ripristino della pace nella libertà, e dei diritti umani calpestati in Ucraina».

Un’iniziativa il più possibile interreligiosa è stata invece organizzata nel territorio del Pinerolese, in provincia di Torino, a partire dalla Commissione Ecumenismo del Primo Distretto delle chiese valdesi (valli valdesi) e dalla Diocesi di Pinerolo. Gli organizzatori hanno diffuso il seguente comunicato invitando alla partecipazione: «Al fine di promuovere la condivisione della Pace ed il ripudio verso ogni forma di guerra e poter esprimere la solidarietà nel sostegno spirituale alle popolazioni afflitte dalla guerra ucraina,  giovedì 3 marzo c.a. presso il Circolo Sociale dei Lettori in via del Duomo 1, dalle ore 17 alle 20 su richiesta di cittadini appartenenti alle varie confessioni religiose del Pinerolese, viene messo a disposizione il Salone Umberto Agnelli, per un momento di preghiera personale e di Meditazione silenziosa. Dalle ore 18,30 alle ore 19,30 alcune tradizioni spirituali presenti sul territorio pinerolese avranno la possibilità di intervenire con testi, preghiere, parole dettate dalla propria sensibilità inerenti al tema della pace e della non-violenza. Chiusura ore 20».

La chiesa valdese di Torino, infine, accoglie l’appello di papa Francesco a una giornata di digiuno e preghiera ecumenica per la pace: citando il versetto di Isaia 2,4 «Una nazione non alzerà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra», invita a «pregare ecumenicamente per la pace nel momento dell’atto di aggressione armata della Russia contro l’Ucraina. Mercoledì 2 marzo vi invitiamo a pregare con noi. Ci sono opportunità diverse: il tempio di corso Vittorio sarà aperto dalle ore 13 alle ore 17 per un tempo di preghiera comunitaria, musica e silenzio; altrimenti potrete partecipare anche da casa e dal lavoro, nel raccoglimento personale e anche con momenti in collegamento in diretta dal tempio sulla pagina Facebook della chiesa».

,

I metodisti italiani in preghiera per l’Ucraina

da Riforma

Lettera della pastora Mirella Manocchio: «Preghiamo per i pastori, i leader e le congregazioni della Chiesa Metodista Unita in Ucraina e in Russia»

La pastora Mirella Manocchio, presidente del Comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche in Italia (Opcemi) ha inviato una lettera al vescovo Eduard Khegay, referente per l’area nord europee e euroasiatica centrale della Chiesa metodista unita, in relazione alla situazione ucraina.​

Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra.” (Isaia 2,4) 

Caro vescovo Eduard Khegay,

Siamo addolorati e sconcertati da quanto sta accadendo in Europa tra Russia e Ucraina.

Dio chiama i popoli e le nazioni alla pace e all’amore, e il messaggio del Vangelo indica la via della riconciliazione e mai della guerra e della violenza, come soluzione ai conflitti.

I governi europei hanno tentato la via della diplomazia e del dialogo per evitare che il rumore delle armi e delle bombe risuonasse ancora nel nostro continente, facendo riemergere in tutti le tragiche memorie delle guerre passate. Purtroppo così non è stato.

Il governo russo ha deciso l’invasione dell’Ucraina, una nazione democratica e sovrana, e ora due popoli vicini rischiano di diventare unicamente nemici. Non è questo che avremmo voluto vedere nel 2022. La guerra è sempre il male e ha sempre costi considerevoli.

Le chiese metodiste in Italia sono molto preoccupate per le nostre chiese sorelle di Ucraina e Russia, sono preoccupate per le sofferenze e le morti che ancora una volta i due popoli dovranno sopportare per la ferocia, il calcolo politico ed economico di un governo scellerato come quello russo.

Sappiamo che, al pari delle chiese metodiste ucraina e russa, in questi due paesi vi sono tanti uomini e donne che vogliono solo la pace e noi preghiamo con voi e con loro che le ragioni del dialogo prevalgano e si torni alla pace, una pace giusta e reale.

Preghiamo per i pastori, i leader e le congregazioni della Chiesa Metodista Unita in Ucraina e in Russia; possa Dio concedere che la loro testimonianza di riconciliazione e di pace porti forza e speranza al popolo ucraino.

Preghiamo per te, vescovo sia della Russia che dell’Ucraina, e per il sovrintendente distrettuale della Umc in Ucraina, possa Dio darvi la saggezza, la pazienza e l’amore di cui avete bisogno nel vostro ministero e nella vostra leadership in queste difficili circostanze.

Il Comitato Permanente dell’Opcemi invita tutte le nostre congregazioni a pregare e a partecipare alle veglie per la pace del Mercoledì delle Ceneri, 2 marzo, insieme alle chiese protestanti di tutto il mondo. Se le circostanze lo richiederanno, le nostre chiese si prodigheranno ad accogliere e sostenere i profughi che a causa della guerra inevitabilmente fuggiranno dalla Ucraina. Ma noi ancora speriamo che le armi si fermino e si possa tornare al dialogo.

Che Dio ci protegga tutti dall’escalation e dal diffondersi della guerra, e che noi possiamo seguirlo sul Suo cammino di verità e di pace attenendoci al suo richiamo che una nazione non alzi più la spada contro un’altra e che non impariamo più la guerra, ma – come si esprime il teologo Dietrich Bonhoeffer – continuiamo a “osare la pace per fede”.

Fraterni saluti

,

Giornata interreligiosa globale di preghiera

Signore, Dio d’amore, di pienezza e di vita,

noi ci rivolgiamo a te in preghiera e ti portiamo la sofferenza del nostro mondo e dell’umanità di cui facciamo parte.

In preghiera facciamo cordoglio per le tante vite perse e ti presentiamo le tante vite fragili di chi è più esposto al virus.

In preghiera ti chiediamo di essere vicino a chi si espone ogni giorno per il bene di tutti negli ospedali e nei luoghi di lavoro.

In preghiera portiamo l’incertezza per il futuro nostro e del nostro prossimo. E preghiamo: possa l’amore e non la paura diventare virale.

Perché se nel mondo c’è paura, non c’è bisogno che ci sia anche odio; se c’è isolamento non deve esserci anche solitudine; se c’è preoccupazione, non c’è bisogno che ci sia anche meschinità.

Aiutaci a trovare nuovi modi creativi per rimanere uniti in spirito e solidarietà.

Oggi tendiamo la mano verso chi prega con noi, qualunque sia il suo credo, in qualunque parte del mondo viva, qualunque lingua parli: le loro parole sono preziose, la loro umanità è uguale alla nostra. Insieme donaci di costruire un mondo migliore, più pacifico e solidale.

Donaci la gioia della tua presenza, secondo la tua promessa: sarò con voi ogni giorno della vostra vita.

Nel nome di Gesù, Amen.

, ,

No all’omotransfobia. Sì all’arcobaleno della nostra umanità

Dire no alla discriminazione con una consapevolezza diversa: ora sappiamo tutti che cosa significa vivere ai margini, isolati, esclusi. 17 maggio giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia

Anche questanno il 17 maggio vengono ricordate le vittime dellomofobia e della transfobia in occasione della giornata internazionale. Particolarmente intenso il versetto scelto: «Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3, 28).

Racconta Innocenzo Pontillo, del progetto Gionata: «La pandemia che stiamo vivendo ha influenzato tutta la nostra vita, azzerando la vita comunitaria e ci ha costretto a chiederci anche il senso del nostro cammino di fede. In questi mesi in cui siamo stati a casa, ognuno di noi ha potuto ripensare al proprio cammino spirituale: come poteva essere comunitario non potendo più frequentare una comunità? Anche le veglie, che sono sempre state iniziative delle comunità, hanno dovuto essere ripensate».

I credenti Lgbt sparsi su tutto il territorio nazionale, che utilizzano normalmente gli incontri virtuali e le tecnologie per potersi ritrovare e confrontare, hanno messo a disposizione delle varie comunità le conoscenze nel settore. Sono state avviate conferenze bibliche settimanali a cui hanno partecipato pastori, pastore, sacerdoti e membri di chiese o simpatizzanti per riflettere sulla Parola. Conferma Innocenzo: «È stato bellissimo poter ritrovare una comunità, decisamente assortita per provenienza e confessione religiosa. Ognuno ha portato la sua storia e abbiamo ritrovato il senso del nostro incontrarsi. Le veglie proseguiranno questo cammino, questo percorso avviato. In questa settimana sono proposti vari momenti di riflessione, preghiera, testimonianze».

Incontri virtuali in cui si ribadirà ancora una volta il NO allomofobia, alle discriminazioni. Le veglie di questanno nascono anche da una consapevolezza diversa: tutti infatti ora sappiamo che cosa significa vivere ai margini, isolati. «Normalmente quando parliamo di persone ai margini è come se affrontassimo la teoria dellargomento – aggiunge Innocenzo Pontillo – Invece il coronavirus ha fatto vivere a ognuno e ognuna di noi la sensazione di sentirci ai margini, lontani ed esclusi: tutti indistintamente, qualsiasi fosse il nostro censo, la nostra età, la nostra posizione geografica. Una persona gay, lesbica, trans vive questa discriminazione per qualcosa che non ha fatto, ma per qualcosa che è, perché è Dio che ha voluto così, in questo arcobaleno della nostra umanità. Questanno vorremmo riflettere quindi utilizzando lonline, tutti possono essere protagonisti: basta un clic per ascoltare le riflessioni, partecipare e portare la propria partecipazione alle veglie di preghiera».

Ecco allora qualche indicazione: sul sito www.gionata.org si trova l’elenco degli appuntamenti, segnaliamo in particolare oggi mercoledì 13 maggio alle 18, su Radio Stonata, nel programma Il diario di Gionata” si parla di Veglie per il superamento dellomofobia. Dal veto allaccoglienza” con i cristiani Lgbt del gruppo Ali daquila e il pastore Peter Ciaccio della chiesa valdese di Palermo (info qui).

Domani, giovedì 14 maggio alle 19, in diretta Facebook, il comitato organizzatore delle veglie per il superamento dellomotransfobia di Palermo ha previsto una preghiera collettiva coinvolgendo oltre venti realtà palermitane, tra cui la chiesa valdese locale (per partecipare clicca qui).

Domenica 17 si terranno varie veglie di preghiera ecumeniche, da Milano a Genova, dall’Emilia Romagna a Trieste.

Per quanto riguarda le iniziative delle chiese battiste, metodiste e valdesi, come ogni anno la commissione bmv Fede e Omosessualità ha predisposto la liturgia scaricabile dal sito  www.chiesavaldese.org. Inoltre, spiega Daniela Di Carlo, pastora della chiesa valdese di Milano e coordinatrice della componente valdese e metodista, domenica 17 maggio si celebrerà un culto preparato dalla Commissione, trasmesso sui social di Radio Beckwith evangelica alle ore 11.00, con la partecipazione dello studente in teologia Pier Giovanni Vivarelli.

Inoltre, durante il consueto culto domenicale su ZoomWorship Daniela Di Carlo spiegherà il significato della giornata e Luciano Lattanzi dedicherà una preghiera alle vittime di omo/transfobia.

«Tutte le nostre chiese locali – spiega Di Carlo – hanno ricevuto la liturgia e le note omiletiche e si spera che anche localmente sia possibile moltiplicare questi spazi di riflessione contro le discriminazioni legate al genere e allorientamento sessuale. Non è stato per ora possibile organizzare, come avevamo pensato, una veglia ecumenica nazionale vista la diversità dei cammini intrapresi sin qui. Siamo però certi che presto arriverà il tempo nel quale sia possibile».

Un altro appuntamento è quello di Torino, dove (spiega Sophie Langeneck, pastora della chiesa valdese) «da diversi anni si organizza una serata pubblica contro l’omo-transfobia, che non è esattamente una veglia di preghiera, ma un momento di riflessione, anche biblica, con diverse associazioni e chiese presenti in città». Quest’anno, nell’impossibilità di incontri dal vivo, si è pensato di organizzare, insieme ad associazioni tra cui il gruppo di cristiani lgbt Pozzo di Sicar di Torino, il coro lgbtqiae (Qoro) e membri di altre chiese, una serata online, che si svolgerà domenica 17 alle 20,30 utilizzando la piattaforma Google Meet. Tutti possono partecipare con i propri dispositivi (computer, smartphone, ma anche il telefono fisso), seguendo le informazioni sulla pagina Facebook e sul sito Internet della chiesa valdese.

La serata si svolgerà, spiega Langeneck, «a partire dal versetto scelto per quest’anno, sul tema della richiesta di asilo per persone lgbt provenienti da Paesi in cui sono perseguitate per questo. Avremo momenti di testimonianza, interventi di esperti, la meditazione biblica curata dalla pastora Maria Bonafede e intermezzi musicali offerti come di consueto dal Qoro. Per informarsi e prepararsi a questa giornata,  da ieri vengono diffusi sui social dei vari soggetti partecipanti video e infografiche».

 

,

I protestanti italiani aderiscono alla preghiera globale anti-covid

Anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) partecipa alla preghiera di giovedì 14 maggio promossa dall’Alto Comitato per la Fraternità umana, di cui è parte il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC)

La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) aderisce alla giornata di preghiera globale anti-covid di giovedì 14 maggio. L’iniziativa congiunta dell’Alto Comitato per la Fraternità umana, di cui fa parte anche il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), è rivolta a tutti i leader religiosi e ai popoli di tutto il mondo.

A mezzogiorno si riuniranno in preghiera milioni di persone, anche se molte iniziative sono previste nell’arco di tutta la giornata.

“L’adesione della Federazione è innanzitutto per l’idea di fondo che ha animato la convocazione di questa preghiera” spiega all’agenzia NEV il pastore valdese Pawel Gajewski, coordinatore della sezione “Dialogo” della Commissione Studi Dialogo Integrazione (COSDI) della FCEI.

La Federazione invita tutte le sue chiese membro e tutti i credenti a riunirsi in preghiera il 14 maggio “proprio pensando alla situazione senza precedenti che stiamo vivendo – prosegue il pastore –. È un gesto di solidarietà con tutte le persone che hanno subito perdite, che sono ammalate o che soffrono a causa della pandemia. Sarà una preghiera di intercessione per tutte queste persone e un impegno ad aiutarle, a creare modalità adeguate per rispondere alle loro esigenze spirituali e materiali”.

Alla preghiera globale anti-covid hanno aderito anche numerose chiese a livello locale, singole persone credenti, organismi religiosi ed ecumenici, fra cui anche il gruppo Dialogo ebraico cristiano islamico (DECI) di Firenze e L’Unione induista italiana.

Sono previsti incontri virtuali sulle piattaforme web e preghiere in contemporanea nelle singole case e abitazioni.

“Come FCEI abbiamo deciso di proporre una preghiera tratta dal fascicolo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC) 2020, in particolare nella 4^ giornata della settimana – conclude Gajewski –. La mettiamo a disposizione di chiunque lo desideri, e chiediamo di divulgarla, di condividerla nei gruppi, via web o in altri modi in quanto si tratta di una preghiera dal respiro fortemente ecumenico”.


Preghiera globale del 14 maggio 2020

Signore, Dio d’amore, di pienezza e di vita,
noi ci rivolgiamo a te in preghiera e ti portiamo la sofferenza del nostro mondo e dell’umanità di cui facciamo parte.

In preghiera facciamo cordoglio per le tante vite perse e ti presentiamo le tante vite fragili di chi è più esposto al virus.

In preghiera ti chiediamo di essere vicino a chi si espone ogni giorno per il bene di tutti negli ospedali e nei luoghi di lavoro.

In preghiera portiamo l’incertezza per il futuro nostro e del nostro prossimo.

E preghiamo: possa l’amore e non la paura diventare virale.

Perché se nel mondo c’è paura, non c’è bisogno che ci sia anche odio; se c’è isolamento non deve esserci anche solitudine; se c’è preoccupazione, non c’è bisogno che ci sia anche meschinità.

Aiutaci a trovare nuovi modi creativi per rimanere uniti in spirito e solidarietà.

Oggi tendiamo la mano verso chi prega con noi, qualunque sia il suo credo, in qualunque parte del mondo viva, qualunque lingua parli: le loro parole sono preziose, la loro umanità è uguale alla nostra. Insieme donaci di costruire un mondo migliore, più pacifico e solidale.

Donaci la gioia della tua presenza, secondo la tua promessa: sarò con voi ogni giorno della vostra vita.

Nel nome di Gesù, Amen.

,

Il valore della preghiera comune dei cristiani.

La risposta dell’Opcemi e della Tavola all’invito della Chiesa Cattolica Romana a pregare insieme con il Padre Nostro

Torre Pellice, 25 Marzo 2020

Il Comitato permanente dell’Opcemi e la Tavola Valdese esprimono, per le chiese metodiste e valdesi, condivisione per ogni iniziativa che rafforzi, in questo momento di profondo dolore, smarrimento, paura il sentimento di unione dei cristiani nella preghiera, privata o pubblica, per coloro che affrontano la distretta, le perdite dei loro cari, per le persone impegnate nella ricerca, nella cura e nella sicurezza.

Dalla fiducia che il Cristo risorto intercede per l’intera umanità sofferente, smarrita, impaurita traiamo insieme consolazione, forza e speranza. Nella condivisione della preghiera all’interno dell’ecumene cristiana ravvisiamo un segno potente della comune partecipazione alla dimensione universale del popolo di Dio e di cura per tutti gli uomini e le donne che Egli ama.

In questo quadro leggiamo per l’oggi e per i giorni a venire l’invito rivolto dalla Chiesa Cattolica Romana a pregare insieme con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera perfetta insegnataci da Gesù, che accompagna da sempre un cammino ecumenico che si nutre di preziose occasioni di ascolto comune della Parola, di sostegno reciproco, di collaborazione nell’aiuto ai minimi e di comune impegno e intercessione per la salute, la pace e la giustizia nel mondo intero.

, , , ,

Umanità in cerca di pace

da Riforma

di Fabio Perroni

Afghanistan, Sudan, Repubblica democratica del Congo… Il lungo elenco degli Stati impegnati nei conflitti oggi in  corso ha dato inizio alla veglia di preghiera per la pace organizzata da alcune sorelle e fratelli di due chiese evangeliche di Roma presso la chiesa valdese di piazza Cavour, che ha aperto loro le porte lo scorso 18 ottobre. Dopo il saluto iniziale del pastore Marco Fornerone, brevi letture, preghiere spontanee,  brani sulla pace, testimonianze, hanno ritma- to il tempo della preghiera. Una preghiera silenziosa, vissuta, profonda. «L’umanità in cerca di pace» è stato il titolo della serata, seguito  dal versetto tratto dalle beatitudini di Matteo, «Beati coloro che si adoperano per la pace». Filo conduttore dei cinque momenti è stato il salmo 82, che ha modulato i tempi che hanno  visto alternare brevi brani della Parola, silenzio, brani musicali di pace eseguiti alla viola  da Emma Amarilli Ascoli. Dopo la lettura dei versetti un ampio spazio agli interventi liberi  dei partecipanti, che non hanno lasciato troppo tempo all’assenza di parole. Si sono ricordati  avvenimenti, persone, impegnate o vittime del- le guerre, curdi, iracheni, siriani, yemeniti ecc.  Il rischio di conformarsi, di assuefarsi, ha con- giunto ancora una volta la Parola, con i versetti  dell’epistola di Paolo ai Romani, con le nostre parole: essere attenti, il peccato di abituarsi alle situazioni di violenza, il non prestare orecchio  ai troppi conflitti come se non ci interessassero. Porre attenzione ha significato denunciare  anche le nostre responsabilità come italiani e denunciare le implicazioni che abbiamo in moltissime situazioni di guerra e come credenti aprirsi al disarmo. Proprio la parola disarmo è  risuonata forte, dura, profonda, tramite le parole del patriarca Atenagora: «Bisogna riuscire a disarmarsi. Io questa guerra l’ho fatta… ma ora sono disarmato. Non ho più paura di niente  perché l’amore scaccia la paura… Ma se ci disarmiamo, se ci spogliamo, se ci apriamo al Dio  uomo che fa nuove tutte le cose… allora è lui a  restituirci un tempo nuovo dove tutto è possibile». Anche la pace è possibile. Una pace ancora lontana riecheggiata nelle parole della poesia  in ricordo di Asia Ramazan Antar, eroina curda morta per combattere l’Isis: «Io vado, madre. Se non torno la mia anima sarà parola… per tutti i poeti». A conclusione della veglia, che ha visto  la partecipazione di oltre cento persone, appartenenti a diverse confessioni cristiane, si è letta  la presa di posizione della Tavola valdese che «si associa alla preghiera di molti credenti di tutte le religioni – musulmani, cristiani, ebrei e altri – e ai loro appelli a unirsi anche nell’impegno concreto accanto a tutti coloro che rivendicano e ricercano una pace giusta con parole e azioni  coerenti», seguita dalla recita comune del Padre nostro e dall’uscita silenziosa dal tempio  per tornare nella quotidianità dove far risuona- re e vivere «il tutto è possibile».

, ,

Giornata della memoria di John Wesley

Domenica 3 giugno la nostra comunità ha tenuto un culto insieme alla comunità valdese di via IV novembre di Roma per la giornata della memoria di John Wesley. La liturgia è stata curata da pastore Emanuele fiume, che ha tradotto un culto del 1700 composto proprio da J. Wesley, mentre il sermone è stato preparato dalla pastora J. Galapon.

Qui di seguito trovate la liturgia e il sermone.

Liturgia per l’amministrazione della Cena del Signore
Rev. John Wesley
Bristol, 10 settembre 1784

Traduzione di Emanuele Fiume

Saluto e introduzione

Inno: “Rejoice, the Lord is King/Gioite nel Signor” (Charles Wesley – G. F. Händel)

La tavola al tempo della Comunione, coperta di un panno fine di lino, sarà preparata dove sono convocati i culti del mattino e della sera. E l’Anziano, presenziando alla Tavola, dirà la Preghiera del Signore, con la seguente preghiera di colletta, mentre il popolo sta in ginocchio.

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e perdona le nostre trasgressioni come noi perdoniamo coloro che ne hanno commesse nei nostri confronti, e non condurci nella tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

La preghiera

Dio Onnipotente,
al quale ogni cuore è aperto, ogni volontà è conosciuta, al quale nessun segreto è nascosto, purifica i pensieri dei nostri cuori mediante l’ispirazione del tuo santo Spirito, affinché possiamo amarti perfettamente e magnificare degnamente il tuo santo nome, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

L’Anziano, rivolto verso il popolo, dovrà ripetere distintamente tutti i DIECI COMANDAMENTI: e il popolo, ancora in ginocchio, dopo ogni Comandamento, chiederà a Dio pietà per le sue trasgressioni commesse nel passato e grazia per l’avvenire, come segue:

Il Ministro legge un comandamento per volta. Ad ogni comandamento, il popolo risponde:

Segue questa preghiera

Preghiamo!

Dio onnipotente ed eterno,
noi siamo stati istruiti dalla tua santa parola sul fatto che i cuori dei principi della terra sono al tuo comando e sotto il tuo governo, e che tu ne disponi e li trasformi come pare meglio alla tua divina sapienza; noi ti imploriamo umilmente di disporre dei cuori dei governanti di questo paese e di governare su essi, che ci governano, affinché in tutti i loro pensieri, parole e opere possano cercare il tuo onore e la tua gloria, e si impegnino a preservare il tuo popolo sottoposto alla loro autorità in salute, pace e bontà. Fa’ questo, Padre di ogni grazia, per amore del tuo caro Figlio Gesù Cristo, Signore nostro. Amen.

Poi segue la preghiera del giorno:

 O Dio,
baluardo di tutti quelli che confidano in te, accogli con misericordia le nostre preghiere e poiché, a causa della debolezza della nostra natura mortale noi non possiamo fare nulla di buono da soli, dacci il soccorso della tua grazia, così che osservando i tuoi comandamenti possiamo piacerti, con la volontà e con le opere, per Gesù Cristo, Signore nostro.

Subito dopo la preghiera, l’Anziano leggerà l’Epistola, dicendo: L’Epistola (o la parte della Scrittura indicata come Epistola) è scritta nella I Lettera a Timoteo, capitolo 6 a cominciare dal versetto 17  al 19 Quando finisce la lettura, dirà, Qui finisce l’Epistola. Poi leggerà il Vangelo (il popolo sta in piedi), dicendo, Il santo Vangelo è scritto nel Vangelo di Luca, capitolo 12 a cominciare dal versetto 13 al 21

Poi segue il sermone

Luca 12,13-21

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,
questa parabola che abbiamo ascoltato ci ricorda ciò che Dio ha consegnato a noi credenti come responsabilità da custodire nei cuori e nella nostra mente. Il nostro vivere nella fede in lui determina fiducia, obbedienza e servizio.

Fiducia perché? obbedienza perché? servizio perché?

Fiduciaperché il nostro vivere oggi come dei credenti in Dio è un affidarsi. Affidare a Dio tutto quello che abbiamo, tutto quello che possediamo e tutto quello che siamo. Essere noi riconoscenti  che dalla sua mano abbiamo avuto e apriamo anche noi le nostre mani rimettendo quello che ci è stato dato, consegnandolo  nelle sue mani per aiutarci  nella suddivisione e moltiplicazione dei beni per tutti.

Obbedienzaperché il nostro vivere è un cammino  per seguire le sue  leggi, per mezzo di cui, si compiono la sua volontà di  guidarci verso  la meta, il traguardo in cui la nostra anima raggiungerà la pace e la giustizia in relazione con gli altri.

Servizio perché siamo tutti chiamati e tutte chiamate a investire di ciò che abbiamo depositato nei nostri granai vivendo in questa terra. Vediamo che il frutto della terrà è generoso perché il Padre è un grande donatore che ci fa raccogliere  tutti e tutte i beni materiali che nella condivisione con gli altri diventano i beni spiritualiche rendono gioia a chiunque li dà e li riceve. Dalla terra riceviamo, guadagniamo, e doniamo, così i beni materiali che  abbiamo noi credenti in Dio non sono doni da depositare ma da investire.

I primi cristiani hanno fatto, ad esempio, la colletta che segna solidarietà e condivisione, è  per un motivo preciso di coprire i bisogni. Essi hanno messo insieme in un granaio comune il loro denaro per poi dividere, spartire  e per sostenere le loro opere di bene. Come sta il granaio della nostra chiesa? La nostra chiesa  ha vissuto un altro anno  di vita e quindi  è  un altro anno  aggiunto come abbiamo visto nella relazione morale durante la fine dell’anno con l’assemblea di chiesa. Sia  ringraziato il Signore Dio, padrone , proprietario di questo granaio, perché forse ha trovato le ragioni per farlo esistere ancora.

A questo proposito il nostro incontro oggi è una delle motivazioni per cui esiste.

Il Dio proprietario (di questo granaio)si è resoconto del lavoro dei suoi operai a partire da noi, pastori. Un anno di lavoro di collaborazione in cui ha potuto raccogliere le sue pecore disperse dalla Cina. Essi sono stati dispersi, perseguitati dai loro capi. Essi sono qui, perché  non sono stati riconosciuti per quello in cui credono, che è il Dio di ogni popolo e di tutte le nazioni.  Ma Dio è grande ed è intervenuto, non ha permesso loro di smettere di credere perché hanno trovato un’altra nazione che li ha accolti, l’Italia. Dio del cielo e della terra, Dio di tutte le nazioni esiste per loro per mezzo di noi.

Osservo un’altra ragione per cui esiste e vive ancora il granaio della nostra chiesa metodista e valdese in Italia. Perché  da parecchi anni  lavora per gli immigrati (filippini e africani) per dare una testimonianza di un Dio che dona e libera per far vivere la propria fede vivendo in questo paese. Questo fatto direi che è veramente il lavoro più arduo che potesse mai capitare nella storia della chiesa in questo paese. Una chiesa vocata per farsi carico di liberare un popolo  dallo stato di sottomissione alla supremazia di un insegnamento missionario di molti uomini potenti, forti, e bianchi. Abbiamo visto nella nostra epoca  che  ci sono sorti dei leaders che appartengono a questi popoli che ci aiutano ora a indicare  la strada per portare avanti un insegnamento di vita verso la ricerca del senso del loro vivere  e non essere dei dittatori.

Care sorelle e cari fratelli nel Signore,

il testo della predicazione è stato scelto da me e dal pastore Fiume e  durante il nostro incontro per preparare questo culto ci siamo  confrontati  sulle nostre esperienze di   ministri della Parola di Dio, cioè  su come esercitiamo la nostra vocazione al servizio della Parola e della chiesa di Dio. Ci siamo  ricordati dei nostri padri che hanno predicato l’evangelo, particolarmente su questo brano  durante i funerali in cui  è più efficace l’ascolto e l’annuncio del vangelo. Perciò, con questo testo che abbiamo voluto condividere con voi,  abbiamo pensato che fosse adatto per rinnovare fondamentalmente insieme  la nostra consapevolezza sullaricchezza, ciò che ci rende veramente ricchi nel Signore in questo mondo. John Wesley uscì dalla chiesa per portare  l’evangelo agli uomini e alle donne che erano in condizione di sfruttamento e di povertà.  Chissà che cosa avrebbero detto se avesse predicato su questo testo per la prima volta.

Questa  parabola che Gesù ha raccontato alla folla allora,  in molti di coloro che l’hanno ascoltata avrà  suscitato  forse una riflessione  sulla vita di un uomo ricco  per cogliere l’insegnamento  di come deve o dovrebbe essere. L’uomo qui in questo racconto è definito ricco, perché  possiede tutto, la terra e anche dei gran  lavoratori , è penso che sia lui soprattutto  il primo grande lavoratore,  perché con la sua fatica ha potuto accumulare molti beni. Con la sua arte di risparmiare e di investire negli anni ha avuto dei granai pieni, poi ne ha avuti ancora di più grandi  facendo dei sacrifici come un buon risparmiatore.  Così  una volta riempito  il suo granaio,  ha pensato giustamente di demolirlo per costruirne un altro. E’ un esperto che ha saputo e acquisito sempre di più l’arte del buon risparmiatore, è diventato un esperto ma questo non basta per essere felice. Qualcuno gli ha domandato la sua vita che è altrettanto un bene prezioso.

Che cosa è la vita perché è un bene prezioso quando è vissuta bene?Che cosa vuol dire veramente il vivere bene?  La nostra parabola ce lo rivela, anzi il maestro di vita ce lo insegna ancora,  un’altra volta.Dall’insegnamento del maestro di vita che crediamo il nostro Maestro, noi che siamo credenti in Dio, come osserviamo che anche se tra noi ci sono i ricchi e i poveri, e quindi  non siamo mai tutti uguali  in termini di avere e di denaro potremo essere felici entrambi.  Questo è il messaggio di felicità(che ci rende felici) e che traiamo da questa parabola.

Perciò Gesù non ha accontentato colui che gli chiedeva di assumere un  ruolo di giudice o arbitro tra due fratelli come ci racconta Luca in questo vangelo perché la ricchezza dell’uomo non dipende mai da quello che possiede ma da quello che lo rende soddisfatto, lo rende contento. E’ questo è il nostro tesoro, il messaggio che ci accompagna , ci insegna per stare bene con noi stessi e gli altri.

Perciò  la nostra parabola ha  aggiunto una parola per definire e distinguere un vero uomo ricco dal ricco stolto. Il maestro Gesù ha raccontato questa parabola perché  un uomo che lo seguiva gli aveva chiesto di intervenire nella sua vita per dividere con suo fratello i beni materiali secondo uguaglianza e giustizia. Qui ci sono due fratelli,  un fratello che vorrebbe avere una  metà forse  dei beni che ha l’altro ma non basta, c’è di più che potremo ricavare nella profondità di questa parabola. L’uguaglianza non è solo nei nostri averi, ma anche nel sentirci veramente contenti di quello che abbiamo.  Gesù gli ha risposto, è sottinteso, che non può farlo perché nessuno gli ha dato l’autorità di essere  un giudice o un arbitro ma anche perché non è solo in questo modo che possiamo avere il sentimento di uguaglianza. Così con il racconto della parabola lo ha ammonito riguardo all’atteggiamento che deve mantenere, nel suo vivere in confrontocon la realtà della vita,  in rapportocon se stesso con il denaro, il possesso, e tutto quello che può essere riferito alla ricchezza che uno può  acquisire in questo mondo.

Gesù in questa parabola, oggi, ci invita  a proseguire nella nostra immaginazione e guardare in noi stessi  e poi  fare un ritratto di noi stessi. Ognuno e ognuna di noi potrà dipingere una fotografia di se stesso e di se stessa perché negli anni di vissuto sulla terra possiamo quantificare quanto siamo ricchi di beni materiali e di beni spirituali. Ognuno e ognuna di noi possiede un granaio in cui ha potuto immagazzinare tutto quello che ha guadagnato ed essere felice nel presente che determinerebbe anche il nostro futuro.

Questa parabola che il Maestro  Gesù ci ha insegnato come credenti in Dio donatore, padrone di tutti i beni che possiamo avere in questo mondo, ci  istruisce su cosa dobbiamo fare veramente per vivere bene, in pace e in giustizia.  Gli insegnamenti di Gesù fatti di parabole sono stati e sono tuttora degli insegnamenti per farci capire che cosa vuol dire il vivere. Essi suscitano inquietudine anziché pace oggi perché il Signore deve ancora lavorare molto su di noi per farci capire bene l’insegnamento suo su come il giusto modo di vivere in questo mondo.

Dalle parabole l’uomo impara a capire il valore, il senso della sua vita giorno per giorno secondo le scelte richieste dalla circostanza. Da esse l’uomo impara a conoscere e riconoscere  se stesso.

Questa parabola dell’uomo ricco che ha guadagnato il frutto della sua fatica è particolare. Secondo me egli  ha avuto un giusto comportamento , «anima divertiti..» perché dopo aver investito nella sua terra tutto il dovuto, denaro e fatica ecco ha ricevuto un guadagno che lo ha ricompensato. E’ un investimento  azzeccato,  come frutto ha avuto un raccolto generoso. Così dovremo stare attenti a distinguere e a non confondere i significati delle parole vita, anima, guadagno, opera personale, dono,  benedizione della vita, perché l’uomo avveduto e l’uomo stolto si distinguono per come considerano queste cose.

Nelle chiese di Dio si trovano uomini e donne di entrambi i tipi ed è per  questo motivo che abbiamo ancora il dovere di  ricordare e scrutare questo racconto.

Poiché abbiamo constatato che  la nostra vita è veramente un dono, e non è di nostra proprietà  non dimentichiamolo. La nostra riconoscenza, impregna la nostra esistenza e persona, questo dimostra che siamo vivi e la nostra vita di chiesa ha ancora valore. L’apostolo  Paolo scrisse a Timoteo una bella lettera di raccomandazione  che ha accompagnato la buona novella di Gesù tramite l’evangelista Luca. «Ai ricchi nel tempo presente raccomanda di non essere superbi e di non riporre speranza nell’incerta ricchezza, ma in dio che ci procura ogni cosa riccamente perché ne godiamo, raccomanda  di fare il bene, di arricchirsi in azioni belle,, di essere generosi, solidali, così metteranno in serbo per se stessi un bel capitale per il futuro, per afferrare la vita vera». (1 Tim. 6,17-19 )   Amen. (past. J. Galapon)

Inno: “I know that my Redeemer liveth/Io so che il mio buon Redentor”
(Charles Wesley – G. F. Händel)

Poi l’Anziano dirà questo passo:
Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. (Matteo 6,19-20)

Mentre si legge questo versetto, alcune persone a ciò deputate, riceveranno le offerte per i poveri e le altre devozioni del popolo e le metteranno nella cassa a ciò destinata; e le porteranno all’Anziano, che le poserà sulla tavola.

Intanto vengono fatti gli annunci.

Fatto questo, l’Anziano dirà,

Preghiamo per l’intera condizione della Chiesa di Cristo militante su questa terra.

Dio Onnipotente ed eterno,
che ci hai insegnato per mezzo del tuo apostolo ad elevare preghiere, suppliche e ringraziamenti per tutti gli esseri umani, noi ti imploriamo umilmente di ricevere con misericordia le nostre preghiere, che offriamo alla tua divina maestà, scongiurandoti di ispirare continuamente la tua chiesa universale con lo spirito di verità, di unità e di concordia. Concedi a tutti coloro che confessano il tuo santo nome di essere concordi nella verità della tua santa parola e di vivere nell’unità e nel tuo amore. Ti preghiamo di salvare e guidare tutte le autorità, in particolare il Capo dello Stato, affinché siamo governati in modo santo e pacifico, nell’amministrazione fedele e imparziale della giustizia.

Concedi a tutti i pastori la tua grazia, affinché con la loro vita e la loro dottrina manifestino la tua vera e viva parola ed amministrino correttamente i tuoi santi sacramenti com’è giusto e doveroso che facciano.

Concedi la tua grazia celeste a tutto il popolo e in particolare alla chiesa qui presente, affinché, con cuore docile e con il timore a te dovuto, ascoltino e ricevano la tua santa parola, servendoti fedelmente in santità e giustizia tutti i giorni della loro vita.

Ti preghiamo molto umilmente di volere, per la tua bontà, consolare e soccorrere tutti coloro che in questa vita mortale si trovano in difficoltà, angoscia, bisogno, malattia o in altre avversità. (…)

Concedici questo, o Padre, per amore di Gesù Cristo, nostro unico mediatore ed avvocato. Amen

 

Poi l’Anziano dirà a coloro che vengono a ricevere la Santa Comunione:

Voi vi pentite veramente e profondamente dei vostri peccati, e siete amorevoli e caritatevoli con i vostri prossimi, e intendete condurre una vita nuova, seguendo i comandamenti di Dio e camminando da ora in poi nelle sue sante vie; avvicinatevi con fede e prendete questo santo Sacramento per la vostra consolazione, e fate la vostra umile confessione a Dio Onnipotente, mettendovi in ginocchio.

Questa confessione generale sia fatta dal Ministro nel nome di tutti quelli che pensano di ricevere la Santa Comunione. Egli e tutto il popolo stiano umilmente in ginocchio, e lui dica:

Dio Onnipotente,
Padre del nostro Signore Gesù Cristo, Creatore del mondo e giudice di tutta l’umanità,noi riconosciamo e condanniamo i nostri molteplici peccati e malvagità che noi abbiamo commesso, gravi e numerosi, contro la tua divina maestà con pensieri, parole e opere, provocando così la tua giustissima ira e il tuo giustissimo sdegno nei nostri confronti. Noi intendiamo seriamente pentirci e siamo rammaricati di tutto cuore per le nostre cattive azioni il cui ricordo è penoso per noi, e il cui peso è troppo grande. Abbi pietà di noi, abbi pietà di noi Padre clementissimo; per amore di Gesù Cristo, tuo Figlio, perdonaci tutto il nostro passato e concedici di poterti servire e di esserti graditi in novità di vita, a onore e gloria del tuo nome, per Gesù Cristo, Signore nostro. Amen.

 

Poi l’Anziano dirà:

Dio Onnipotente, nostro Padre nei cieli, che per la tua grande misericordia hai promesso il perdono dei peccati a tutti quelli che tornano a te con il cuore pentito e con vera fede, abbi misericordia di voi, perdonaci e liberaci da tutti i nostri peccati, confermaci e fortificaci in ogni bontà e conducici alla vita eterna; per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

 

Ci si alza in piedi, l’Anziano dirà:

Ascoltate quali consolanti parole dice il nostro salvatore Gesù Cristo a tutti quelli che veramente si convertono a lui:
Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. (I Timoteo 1,15)

Dopo questo l’Anziano andrà avanti, dicendo:

In alto i vostri cuori!

Il popolo: Noi li eleviamo al Signore.

L’Anziano: Ringraziamo Dio, nostro Signore.

Il popolo: Questo è degno e giusto.

Poi l’Anziano dirà:

È veramente degno, giusto e doveroso che noi, in ogni tempo e in ogni luogo, ti ringraziamo, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Perciò con gli angeli e gli arcangeli e con tutta la moltitudine del cielo, lodiamo e magnifichiamo il tuo nome glorioso, adorandoti per sempre e dicendo…

Segue il Sanctus.

Innario Cristiano, n. 192

Poi l’Anziano, in nome di tutti coloro che riceveranno la Comunione, dirà questa preghiera; il popolo starà in ginocchio:

Noi non presumiamo di venire a questa tua tavola, Signore misericordioso, confidando nella nostra giustizia, ma nelle tue molteplici e grandi misericordie. Non siamo degni nemmeno di raccogliere le briciole sotto la tua tavola. Ma tu sei lo stesso Signore, la cui proprietà è l’aver pietà; perciò fa’ in modo, Signore, così come mangiamo la carne del tuo caro Figlio Gesù Cristo e beviamo il suo sangue, che i nostri corpi di peccato possano essere resi netti dal suo corpo e le nostre anime lavate mediante il suo preziosissimo sangue, e che noi possiamo per sempre abitare in lui e lui in noi. Amen.

 

Poi l’Anziano dirà la preghiera di consacrazione, come segue:

Dio Onnipotente, Padre nostro nei cieli,
che con la tua tenera misericordia hai dato il tuo unigenito figlio Gesù Cristo affinché soffrisse la morte sulla croce per la nostra redenzione, lui che (con la sola offerta di se stesso fatta un’unica volta) ha compiuto un pieno, perfetto e sufficiente sacrificio, offerta e soddisfazione per i peccati di tutto il mondo, e ha istituito e nel suo santo Vangelo ci ha ordinato di continuare una perpetua memoria di quella sua preziosa morte, fino alla sua seconda venuta;

ascoltaci, Padre misericordioso, ti preghiamo umilmente, fa’ che ricevendo noi questi elementi terreni del pane e del vino, secondo la santa istituzione del tuo Figlio e nostro salvatore Gesù Cristo, in memoria della sua passione e morte, siamo resi partecipi del benedettissimo corpo e sangue di Gesù che,

nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me».

Il ministro per primo riceverà la comunione sotto le due specie, poi comunicherà altri ministri (se presenti) e infine il popolo, ordinatamente, nelle mani di ciascuno. Distribuendo il pane a ciascuno, dirà:

Il corpo del nostro Signore Gesù Cristo, che è stato dato per te, ti preservi nel corpo e nell’anima fino alla vita eterna. Prendi e mangia in ricordo che Cristo morì per te. Nùtriti di lui nel tuo cuore con fede e con ringraziamento.

Il Ministro che dà il calice a ciascuno, dirà:

Il sangue del Signore Gesù Cristo, che è stato versato per te, ti preservi nel corpo e nell’anima fino alla vita eterna. Bevi questo in ricordo che il sangue di Cristo è stato versato per te, e sii grato.

Se il pane o il vino consacrati termineranno prima che tutti siano stati comunicati, l’Anziano può consacrarne ancora, ripetendo la Preghiera di Consacrazione.

Quando tutti sono stati comunicati, il Ministro ritornerà alla Tavola del Signore, rimettendo lì quello che rimane degli elementi consacrati, coprendoli con un fine panno di lino.

 

Poi l’Anziano dirà la preghiera del Signore. Il popolo ripeterà dopo di lui ogni richiesta.

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e perdona le nostre trasgressioni come noi perdoniamo coloro che ne hanno commesse nei nostri confronti, e non condurci nella tentazione, ma liberaci dal male. Perché a te appartengono il Regno, la potenza e la gloria, nei secoli dei secoli. Amen.

Dopo la quale sarà detta la seguente:

Signore e Padre nei cieli, noi, tuoi umili servi, desideriamo che la tua paterna e misericordiosa bontà accetti questo nostro sacrificio di lode e di ringraziamento; umilissimamente ti imploriamo di far sì che, per i meriti e la morte del tuo Figlio Gesù Cristo, e mediante la fede nel suo sangue, noi e tutta la tua chiesa possiamo ottenere la remissione dei nostri peccati e tutti gli altri benefici della sua passione. Qui offriamo e presentiamo a te, Signore, noi stessi, anime e corpi, per essere un sacrificio che abbia senso e che sia santo e vivente per te; implorandoti umilmente di far sì che tutti noi che abbiamo preso parte a questa santa Comunione possiamo essere colmi della tua grazia e della benedizione del cielo. E sebbene noi siamo indegni, a causa dei nostri molteplici peccati, di offrire a te un sacrificio, pure ti imploriamo di accettare questo nostro limitato e doveroso servizio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore; dal quale e con il quale, nell’unità dello Spirito Santo, sia a te ogni onore e gloria, Padre Onnipotente, per l’eternità.Amen.

 

Dopo si dirà,

Il Gloria in excelsis Deo.
Innario Cristiano n. 219

Poi l’Anziano, se lo ritiene utile, può elevare una preghiera estemporanea, poi congeda il popolo con questa benedizione:

La pace di Dio, che supera ogni comprensione, custodisca i vostro cuori e le vostre menti nella conoscenza e nell’amore di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore, e la benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, sia con voi e rimanga con voi per sempre. Amen.

Fonte: Bard Thompson, Liturgies of the Western Church, Fortress Press, Philadelphia 1961, pp. 422-433.