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Karl Barth…per chi non ha tempo

FRANKE John R.,
Claudiana, Torino, 2011,
pp. 186, Euro 15,00

 

Credo che non ci sia fedele evangelico che non conosca Karl Barth, fosse solo per la sua strenua opposizione al Nazismo attraverso la Chiesa Confessante. Credo, però, che siano pochi, ad eccezione dei pastori e degli studiosi di teologia, quelli che conoscono a fondo il suo pensiero, anche per la difficoltà di riassumerlo e classificarlo sotto una determinata etichetta, vuoi per l’incredibile mole delle sue opere, vuoi per l’eccezionale profondità del suo pensiero, vuoi per l’evoluzione stessa che esso ha subito nel corso del tempo. Prova, felicemente, a rendercelo più familiare questo bel libretto di John Franke, che, non a caso, si intitola “Karl Barth… per chi non ha tempo” e che è suggestivamente accompagnato da “figure”, cioè da ritratti caricaturali di Barth, in gioventù e in vecchiaia, di altri teologi nominati nel testo, di Dio Padre e di Gesù Cristo, che rendono più simpatica la lettura. Il testo può essere diviso in tre parti: nella prima la biografia di Barth è descritta sotto il profilo dell’influenza che l’ambiente e le esperienze di studio e di lavoro  hanno avuto sulla sua formazione e quindi sulla maturazione del suo pensiero: dall’adesione alla teologia liberale, frutto dell’Illuminismo, al suo abbandono maturato nel contesto della prima guerra mondiale e dell’impegno nelle questioni sociali e politiche durante gli anni del pastorato “rosso” di Safenwil, dall’interesse per la Sacra Scrittura all’elaborazione di una nuova teologia, che parta da Dio e non dall’uomo. La seconda parte approfondisce le due opere più importanti di Barth, il Commentario alla Lettera ai Romani e la Dogmatica ecclesiale, nonché le sue lezioni come professore di teologia a Gottinga, a Münster e a Bonn, per far emergere i caratteri della nuova teologia, cosiddetta “dialettica”, che parte dalla constatazione della “totale alterità” di Dio per affermare l’impossibile possibilità della teologia, ossia l’inadeguatezza del linguaggio umano a parlare di Dio, cui si accompagna l’inevitabile esigenza di parlarne, per cui ogni affermazione teologica è necessariamente seguita dalla sua negazione. La terza parte affronta l’eredità lasciata da Barth, cioè l’interpretazione, a volte contraddittoria, che del suo pensiero hanno dato gli studiosi successivi: in particolare, vengono descritte la lettura neo-ortodossa e quella postmoderna, nessuna delle quali, però, a parere di Franke, riesce a cogliere il vero carattere dialettico della sua teologia. In conclusione, il libro di Franke è un’ottima guida per cominciare a muoversi nel pensiero di uno dei maggiori teologi, non solo evangelici, del Novecento.

Antonella Varcasia

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La teologia del Novecento

FULVIO FERRARIO,
Carocci editore, Roma, 2011,
pp. 303, Euro 24,00

In che modo la teologia ha affrontato la sfida della modernità lanciata dal secolo scorso? Ce lo spiega, in questo bellissimo libro, Fulvio Ferrario, docente della Facoltà Valdese di Teologia in Roma, che, attraverso l’analisi del pensiero dei maggiori teologi ed esegeti del Novecento, non solo protestanti, come Barth, Bonhoeffer, Bultmann, Moltmann, eccetera, ma anche cattolici ed ortodossi, rievoca le principali tematiche su cui si è incentrato il dibattito teologico del secolo passato, le ideologie e i conflitti, mettendo in luce, con grandissima lucidità ed obiettività e con estremo rigore scientifico e competenza, le varie posizioni confessionali. La secolarizzazione, il pluralismo religioso, il femminismo, le varie teologie della liberazione (latino-americane, nere, asiatiche, africane), le speranze aperte e frustrate dai Concili, il movimento ecumenico, la crisi di Dio e della Chiesa e il sorgere delle nuove forme carismatiche e “postcristiane” di Cristianesimo: in poco meno di 300 pagine sono riassunte le sfide con cui il pensiero teologico si è dovuto confrontare in un secolo di storia recente. E’ certamente un testo impegnativo, ma lo stile e il linguaggio, colti, ma alla portata di un lettore di cultura media, ne fanno un libro avvincente e di agevole lettura, indispensabile per il credente che voglia vivere la propria fede nella consapevolezza della dimensione laica e problematica del proprio mondo e del proprio tempo.

Simone il fariseo

16 luglio 2017

Luca 7,36-50

Simone, il fariseo
(Mt 26:1-13; Gv 12:1-8)(Mt 11:28; Gv 6:37)
Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato;  e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio. Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: «Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice».

E Gesù, rispondendo gli disse: «Simone, ho qualcosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure». «Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento(500) denari e l’altro cinquanta(50) . E poiché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?»  Simone rispose: «Ritengo sia colui al quale ha condonato di più». Gesù gli disse: «Hai giudicato rettamente». E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi.  Tu non mi hai versato l’olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama». Poi disse alla donna: «I tuoi peccati sono perdonati».  Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: «Chi è costui che perdona anche i peccati?»  Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace».

Sermone
Cara comunità, care sorelle e cari fratelli nel Signore,
qualche anno fa, nell’aggiornamento rivolto alle pastore e alle diacone trattammo i versetti dal 36 a 50 del vangelo di Luca cap. 7, che ho scelto di predicare oggi.

Questo brano mi ha fatto molto riflettere su ciò che viene detto e messo per iscritto nella Bibbia e allo stesso tempo su ciò che non viene messo per iscritto. Tutto ci stimola, ancora di più, a ricercare e voler scoprire le grazie, le benedizioni e i doni elargiti di Dio a tutte noi sulla terra affinché possiamo goderne gratuitamente, incondizionatamente.

Durante l’aggiornamento, facemmo il Bibliodramma di questo specifico brano in cui alcune di noi interpretarono i vari personaggi, le altre erano state invitate ad assistere ma anche loro beneficiarono dello spettacolo come spettatrici.
Alcune interpretarono il ruolo delle serve alle quali “la padrona di casa” aveva affidato l’incarico di servire bene la tavola. L’ intento della padrona di casa o del padrone di casa è sempre, quello di riuscire a servire bene l’ospite molto gradito. Il ruolo dei servi ha un’enorme importanza e senza di essi, senza la loro buona collaborazione il pranzo non riesce bene.

Quindi care e cari il gioco dei ruoli in questo episodio ci inviterebbe alla riflessione e poi dal momento che usciamo dal nostro amato tempio, farebbe si che non perdessimo di vista la fede che professiamo nel Signore Iddio.
Che cos’è il bibliodramma?
Il bibliodramma è una metodologia che favorisce l’incontro profondo tra la Parola di Dio e la vita concreta di ogni persona; una modalità di confronto biblico di gruppo, basata sull’esperienza umana di ognuno ed espressa, condivisa nel “qui ed ora” di un incontro, con vari linguaggi: per esempio attraverso l’espressione verbale – emozionale, quella grafico pittorica, quella del foto-linguaggio o mediante rappresentazioni con il corpo.
Così quando abbiamo fatto questa esperienza eravamo tutte noi attive senza dire una parola . Ognuna di noi doveva interpretare il proprio ruolo muta, ma ascoltare con attenzione il sentimento che si provava durante l’esecuzione della scena e poi dopo condividerlo. E’ stato veramente suggestivo ed eccitante.

Mi ricordo molto bene che Maria Bonafede , la nostra precedente moderatora, mi chiese di fare il ruolo di Gesù.
Allora quando eravamo già tutte pronte, cominciammo la scena immaginando che fossimo a casa di un fariseo che ci aveva invitate tutte, tranne una donna che entrò per ultima. Lei non era stata invitata ma arrivò solo perché aveva sentito delle voci in città sul fatto che Gesù si trovasse ospite di un fariseo.

Ricordiamo che un fariseo è un seguace di un’antica setta religiosa ebraica che si distingueva per la rigida osservanza della legge mosaica. Spesso è colui che con falsità e ipocrisia si preoccupa della forma più che della sostanza delle sue azioni; intendiamo con questa parola quello che definiamo l’ atteggiamento di un’ipocrita.

La donna in questo episodio catturò subito l’attenzione di tutti a partire dal suo ingresso e li sorprese con gesti estremamente affettuosi e, se vogliamo, sensuali che fece davanti a tutti, senza tener conto di ciò che potevano pensare gli altri: <<portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; 38 e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio>>.

La donna non fu invitata, né gradita dalla farisea perché non aveva una buona reputazione. Era considerata un’impura quindi peccatrice! Disprezzata da tutte!

Mercoledì scorso sono passate due persone(una è americana, e l’altra è italiana) per chiedermi delle informazioni per un concerto qui nel tempio. Faceva troppo caldo, mi trovavo a casa a studiare questo testo. Quando ho dato loro il mio indirizzo e quello di Maria Laura avevo in mano la circolare e così alla fine abbiamo parlato del mio lavoro e ho anche condiviso questo testo, su cui mi trovavo a lavorare in quel momento. Una di loro ha detto che aveva sentito un predicatore porgersi la domanda sul perché quella donna era potuta entrare nella casa del fariseo se non era stata invitata? Chi era stato quello che l’aveva fatta entrare? Forse un servo o una serva che la conosceva?>

Questo fatto non è scritto nella Bibbia ma è sottointeso. Il vangelo di Giovanni termina con queste parole: << Ora vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero>. (Giov. 21,25) L’attenzione posta qui è un’altra cosa, ovvero quello che vi dicevo prima di riflettere su ciò che non è stato messo per iscritto nella Bibbia ma che fa parte di essa perché fa da contorno. Sono fatti che permettono di comprendere, e completano un racconto o una storia nella sua complessità.

Torniamo al testo e per quanto mi riguarda, sono rimasta impressionata dal ruolo che ho interpretato e dai gesti manifestati dalla donna nei miei confronti.
Da un lato, la farisea aveva un’ espressione molto imbarazzata e irritata da quella donna perché non si aspettava di avere una ospite così invadente.
Ma la donna grintosa, ha fatto ciò che doveva senza timore, non le importava del giudizio delle altre , sicuramente un giudizio negativo che era risultato di quello che veniva detto su di lei, magari il suo mestiere di prostituta.

Nel racconto sull’ altra unzione che fece Maria di Betania a Gesù venne detto che aveva fatto ciò che era opportuno fare lì in quel momento, e in questo episodio la donna ha fatto ciò che ha dettato il suo cuore, ciò che era la dimostrazione del suo amore, segno della sua riconoscenza e gratitudine in cambio di quello che aveva avuto e ricevuto personalmente. Lei intrusa e indegna viene indicata da Gesù per far conoscere chi era veramente lui e il Dio.

Come ha detto il fariseo nel cuor suo: < Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice> .

Un profeta secondo il fariseo è colui che conosce la vera personalità di un uomo o di una donna. Sa ciò che è nascosto. Gesù lo è. Ecco il vero profeta, Gesù che conosce profondamente la donna peccatrice. È l’ospite di un uomo in cerca del vero Dio che lo renda libero dai suoi peccati per essere in pace con se stesso. Sarà la donna a lui non gradita ad insegnargli con i suoi gesti concreti, l’opera della vera presenza di Dio nella vita dei credenti. Gesù era disposto a condividere con lui il suo pranzo perché il suo desiderio era di far conoscere la verità, l’opera di Dio a tutti loro.
La salvezza è entrata a casa di Simone perché fosse salvato con tutte le altre/ gli altri come lui, dei peccatori.

La parabola raccontata da Gesù a lui sul creditore con i due debitori di 50 e di 500 denari ci insegna che pecchiamo poco o tanto ma siamo considerati gli stessi davanti a Dio, dei peccatori. Ma mi fa pensare di nuovo che le grazie, le benedizioni innumerevoli di Dio verso di noi attendono però le nostre risposte.

Le benedizioni che riceviamo da Dio, ci rendono grati verso di lui, come la donna? Siamo come Simone o come questa donna?
Rileggiamo, riascoltiamo bene queste parole di Gesù rivolte al fariseo guardando alla donna. 44 E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna?
Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45 Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. 46 Tu non mi hai versato l’olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
47 Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama».

Che cosa vuol dire: < i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama». Vuol dire che chi ha ricevuto di più deve essere grato in egual misura così come ricevere poco serve a non restare nella superficialità. Questo ultimo che riceve di meno deve imparare ciò che insegna colui che sa perdonare, su come sviluppare profondamente un’autentica e vera relazione con il Dio Creditore.

Che cosa impariamo da questo racconto?
Voi che cosa dite ora che avete anche sentito e immaginato questa scena?
Gesù era quel profeta che il fariseo, prima, non conosceva? E dopo che l’ha conosciuto, pensate che avrà cambiato il suo modo di vivere? Pensate che avrà cambiato il suo modo di concepire e praticare la legge comandato da Mose, le prescrizioni. Tutto ciò che chiamiamo ora atti religiosi ma che non riguardano la salvezza che Dio ha voluto rivelare per mezzo di Gesù.
Purtroppo ci accorgiamo sempre di più che fino al vero incontro con Gesù, c’è una scarsa conoscenza di Dio. Siamo dei credenti in lui e nello stesso tempo molto religiosi come ci definirebbero coloro che ci osservano. Spesso ci manca la volontà di approfondire molte cose che possano aiutarci a vivere meglio liberandoci da tante cose futili o cose che ci schiavizzano e che ci fermano, ci paralizzano e ci impediscono di progredire, avanzare ed emanciparci.
Questo brano della Bibbia che abbiamo letto, da cui sono partiti prima i nostri padri e le nostre madri per ricercare il vero Dio continua a insegnarci qualcosa. Siamo veramente i figli e le figlie perdonati sia per i nostri atti religiosi da farisei che per le mancanze più gravi. Le chiese di Dio sono luoghi di aggregazione di molti religiosi e credenti in lui. Questo lui lo sa molto bene e siamo tutti portatori di impurità e ci serve di lui solo per essere purificati! Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace». Riceviamo la pace di Dio che custodirà i nostri cuori.
Care sorelle e cari fratelli,
in questa estate è piacevole trascorrere il nostro tempo con le nostre amiche e i nostri amici, con i fratelli e le sorelle di chiesa. Rivolgiamo un invito a pranzo a casa nostra a chi ci è simpatico o simpatica, e non solo, ci piace soprattutto avere degli scambi di idee e condividerle ed è spesso così che arricchiamo la nostra personalità.
Non trascuriamo l’ospitalità come dice nella lettera agli Ebrei 13,2: <Non dimenticate l’ospitalità; perché alcuni, praticandola, senza saperlo hanno ospitato angeli>. Amen.

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La testimonianza di Giovanni Battista

2 luglio 2017

 

Sermone: Giovanni 1,19-39

Care sorelle e cari fratelli, il testo della predicazione che abbiamo letto e ascoltato era la testimonianza di Giovanni Battista.

Nel primo giorno alcuni sacerdoti e leviti  che appartenevano al gruppo dei farisei andarono da Giovanni per domandargli  «Chi  egli fosse »?  Perché battezzava se non era il Cristo, Elia o un profeta.

Nel secondo giorno egli incontrò Gesù e in lui riconobbe e dichiarò  l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. Giovanni è stato  l’unico ad aver riconosciuto la vera identità di Gesù in mezzo ad altri.

Egli disse che Gesù,  è colui che viene prima e  dopo di lui. In lui ha visto  la presenza dello Spirito Santo, come una colomba che è scesa su di lui che è  il figlio di Dio, colui che toglie il peccato quindi è il salvatore dei peccatori.

Nel terzo giorno  testimoniò ancora, davanti ai discepoli  quando  Gesù passava,  «ecco  l’agnello di Dio». Così  i discepoli lo seguirono e lo chiamarono “ Rabbi” , il  maestro. Quel giorno  essi rimasero con lui nella sua dimora.

Il brano dal vangelo di Giovanni  che abbiamo letto e ascoltato ci ha ricordato anche che Giovanni Battista era contemporaneo di Gesù, egli ha assistito alle opere e ai miracoli compiuti da lui  e così ha confessato e  testimoniato che Gesù(lui)  è il Cristo di Dio.

Ora ci domandiamo di nuovo:

Perché Giovanni ha battezzato il Gesù Cristo di Dio, colui che è più grande di lui?

Chi gli ha dato l’autorità di battezzare? Chi gli ha dato l’autorità di battezzare Gesù?

Perché non è stato Gesù a battezzare Giovanni essendo più grande di lui e ancor di più  essendo colui che ha il potere di togliere i peccati del mondo?

A che serve quel battesimo dell’acqua che sembra qui  avere un valore  inferiore rispetto a quello dello Spirito Santo? Perché lo ripetiamo, lo facciamo ancora, quando Gesù Cristo ha già dato il suo Spirito Santo alla chiesa?  Perché ha ordinato  ai  suoi primi discepoli di compiere questo atto, prima che salisse dal padre dicendogli:  « Ogni potere mi è stato dato…» Matteo 28, 17-20.

Siamo venuti a conoscenza in questo brano della confessione di Giovanni che conferma e attesta chi è Cristo, il primogenito figlio di Dio.

Egli, gli  ha dato testimonianza in mezzo agli altri, ha voluto rivelare Colui che è il  figlio di Dio  e al contempo  l’agnello di Dio offerto come  sacrificio  per il mondo intero.

Che cosa vuol dire essere l’agnello di Dio?  Che cosa è la caratteristica unica dell’agnello,  e perché così importante questo essere? L’agnello  è umile.

L’agnello di Dio è colui che è completamente sottomesso alla volontà del Dio Padre.

Questo atteggiamento è stato scritto allora nel libro del profeta Isaia cap.  53 ,7: «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca »

Giovanni ha visto e ciò che ha visto l’ha testimoniato.

Giovanni  è un testimone, la voce che proclama nel deserto: “Raddrizzate la via del Signore”, come ha detto il profeta Isaia»

Giovanni  è stato un ponte, ha congiunto il passato e il futuro,  tramite lui possiamo  oggi rinnovare la nostra comprensione dell’atto del battesimo con acqua e quello dello Spirito Santo.

La generazione cristiana odierna, a mio avviso, non ha chiarito ancora bene questo aspetto perché sul battesimo degli infanti e degli adulti ci sono ancora dei punti  interrogativi a cui dare risposta.  È un peccato che ,spesse volte, commettiamo degli sbagli per primo noi predicatori  o predicatrici del vangelo in Cristo proprio sulla validità dell’atto del battesimo con acqua, sia aspersione che immersione, ma  grazie ad esso possiamo sentire vivamente e  concretamente il donarsi  di Dio, che nel presente opera e con l’azione umana si rende visibile.

In questo tempo ho considerato quanto è importante che la  fede venga trasmessa da una generazione all’altra. Vedo anziani, nonni,  genitori, che parlano ai figli/ai giovani della loro fede.

Gli anziani /gli adulti della  nostra comunità ci hanno fatto sapere che l’atto del battesimo con acqua  in formula trinitaria ci ricorda che lo spirito santo di Dio è vita e opera e  crea la fede.

Ad esempio la famiglia Valete e Ocampo da  cui è nato Mattias. Lui è circondato dai suoi nonni(Gregorio e Delia), dagli zii (Christopher e Mary Ann) e dalla cuginetta Kiara. Loro abitano lontano e quindi si svegliano presto per venire in chiesa. kiara è stata abituata così e sicuramente sarà un esempio per suo cugino.  Ereditare la fede dalla famiglia di provenienza è un dono preziosissimo e la chiesa ha proprio questo tesoro  da trasmettere.

Qui stiamo parlando di una famiglia di credenti che si aiuteranno a  vicenda per far crescere Mattias, certi della validità del suo battesimo e del fatto che lo spirito  dimorerà nella sua persona. Succede poi che questo atto del battesimo a cui abbiamo assistito non riguarda  solo  Mattias ma si espande  in noi questa buona parola come la pasta lievitata.  Ciò che stiamo vivendo ora è la gioia incontenibile per il dono  del battesimo del piccolo Mattias, di cui, come una piccola  pianta, dobbiamo prenderci cura, zappare il terreno intorno, annaffiarla e Dio Spirito sarà responsabile della sua crescita nel segreto del suo cuore.

Non è forse questo che intendeva dire Giovanni Battista dicendo:  «Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me. 31 Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare in acqua».

L’atto del battesimo con acqua è il primo da compiere poi viene quello che è stato promesso dall’alto. Nell’atto del battesimo compiuto da Giovanni Battista  e quello di Gesù Cristo accade il miracolo in cui  l’umano e il divino si incontrano in una persona fisica, e suscitano  sia nel  bambino che nell’adulto un invito alla  professione di fede in Dio. Nel caso del bambino battezzato, i genitori e la chiesa tutta si riuniscono per dare testimonianza della loro fede e per un adulto  la confessione personale è necessario perché dia la sua testimonianza di colui che l’ha chiamato e entrambi proclamano la potenza e la gloria di Dio .

Il messaggio della dimensione della salvezza in questo brano è fondamentale perché lo Spirito Santo che scese,  riposò e dimorò in Cristo è UNO e pervade l’umanità e la creazione tutta. Infatti l’apostolo Paolo ha testimoniato alla comunità di Corinto l’opera dello Spirito Santo: «Ora vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri ma non vi è che un medesimo Signore. Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti» Cor.12,4-6

E’ molto importante da tener conto che nella famiglia di Dio cioè nella chiesa si muove lo Spirito Santo affinché tolga ogni peccato. Lo Spirito Santo attesta le diversità dei suoi doni nei credenti, manifestandoli,  trasformandoli e  purificandoli dai loro peccati.

Questo fatto è il concetto che troviamo nel pensiero di Wesley sulla santificazione graduale del credente.

L’ultima conferenza del terzo distretto è avvenuta a Firenze e io e Maria laura Sbaffi abbiamo colto l’occasione per andare a visitare il palazzo degli uffizi. Lì  abbiamo trovato il  dipinto di Giovanni Battista che battezzava Gesù.  Ciò che vedete sullo schermo.

Osservate che l’artista ha dipinto le due mani lasciando scendere una colomba sul capo di Gesù, immaginiamo che queste mani siano di Dio, che lascia lo spirito Santo in forma di colomba scendere verso il capo di Gesù  mentre Giovanni lo battezza con acqua.

In  questa fotografia vediamo come  Dio nella persona di Gesù uomo,  credente in Lui, dona se stesso attraverso lo Spirito Santo.

Cara comunità cristiana che si è radunata in questo luogo, in questo tempio noi abbiamo riascoltato la testimonianza di Giovanni sulla distinzione fra il battesimo con acqua e quello dello Spirito Santo. L’argomento fondamentale  che vogliamo  ricordare ora è l’insegnamento che la chiesa deve continuare a testimoniare come aveva fatto Giovanni Battista. Abbiamo bisogno di comprendere e sempre tener bene in mente  che il battesimo con acqua, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo  in formula trinitaria perché attestiamo il dono della presenza di Dio, e  lo facciamo con la fiducia che lo Spirito Santo di Cristo, appunto il battesimo di Cristo donando lo Spirito Santo  è colui che ci istruisce, come fu per i discepoli di Gesù. Il mandato di Gesù  risorto , nel quale  tutto si è avverato come profetizzato, è stato di lasciare ai discepoli lo Spirito santo stesso , affinché fosse  loro di aiuto per la diffusione del vangelo di Dio.

La chiesa oggi, ha il compito di continuare a testimoniare Gesù, il Cristo di Dio, l’agnello che toglie il peccato del mondo. Amen.