Il pane della vita

Giovanni 6,47-51

Care sorelle e cari fratelli,
perché Gesù disse che lui era il pane della vita?
Non sarebbe stato sufficiente allora l’insegnamento che mangiare facesse solo il bene del corpo degli esseri viventi? così non morerebbero?
Non basterebbe soltanto dire di mangiare così uno non sarebbe morto?

Perché fino ad ora per chi crede in Dio non si senterebbe di vivere avendo soltanto il mangiare per sostenere il corpo? (che cosa vuol dire credere?)
Qual è la differenza del mangiare soltanto per vivere e dal mangiare per compiere qualcosa di utile per il mondo, sentendo il senso del proprio vivere?

Care e cari, qual è il senso del vostro/nostro vivere ancora oggi?

Leggendo un libro con il commento del pastore e prof. Ricca che ha intitolato: ‘Il pane e il regno’ egli tratta il significato del pane, in relazione alla preghiera di una delle richieste al Padre Nostro<<dacci il pane quotidiano>> in cui Gesù aveva insegnato ai suoi primi discepoli. Egli fa notare: Il mondo ha bisogno del pane, ne ha bisogno per sfamarlo ogni giorno, quotidianamente. Senza pane non c’è possibilità di vita. (Sì, questo e vero e lo sappiamo anche noi).
I discepoli avevano chiesto Gesù d’insegnarli a pregare, vuol dire forse e anche d’ insegnarli a chiedere le cose fondamentali, le cose che veramente contano e danno senso alla loro vita , e al tempo della loro esistenza, rendendola possibile, significativa, e bella. Cioè in fondo, anche noi che crediamo chiediamo a Dio di aiutarci a distinguere tra il pane e ciò che non è pane, tra le cose che valgono e le cose che sono superflue oggi. Questo insegnamento, che dobbiamo tener conto è fondamentale perché è il cibo che ci rende veramente vivi, ci fa esistere e ci dona la capacità di vivere come testimoni della nostra vita donata nel nome di Gesù Cristo.

Gesù disse: 49 I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. In questo versetto, egli ricordò ai figli di Israele dei loro antenati nel deserto che mangiavano la manna per 40 anni, ma morirono lo stesso. Così, rivelò ai suoi discepoli che per quanto riguarda il cibo lui aveva qualcosa di più prezioso da dire, da rivelare a loro, che essi riceveranno in dono. Essi continueranno a mangiare il cibo ma c’è qualcosa in più che gli donerà e per mezzo di lui sarà quella che non gli faranno più morire, è quel legame spirituale che non li faranno morire.

Nella liturgia cattolica, questo è il tempo di penitenza: fare la quaresima, osservare il precetto dell’astinenza e del digiuno. Con l’occasione meditiamo alla parola che ci richiama alla conversione, ci risuona anche a noi di questo dono di sé del Signore.
Mancano tre settimane prima che celebriamo la Pasqua. Festeggiamo il giorno della resurrezione di Gesù Cristo. Perché dobbiamo prepararci prima di quell’ora? Perché un dovere farlo. Perché non è un giorno qualunque? E’ un giorno speciale per ricordare , per rievocare insieme il dono della vita eterna che Dio l’ha affermata nella vita di Gesù. L’apostolo Giovanni aveva narrato questa testimonianza di Gesù su di se. Il tempo era giunto in questo episodio insieme il materiale e lo spirituale, il significato del pane come cibo materiale e spirituale dovevano raggiungere lo scopo di manifestare nell’ essere discepolo e discepola. La vita dell’essere si nutre con il cibo materiale e spirituale con il senso di compimento che si incarna nell’esperienza del discepolo e della discepola, in cui Gesù vivrà come aveva voluto essere nel cristiano/a.
Egli disse: <<Io sono il pane che da vita. <<io sono il vivente che vi da il pane poiché viviate a patto che crediate. Credendo in me vivete la mia vita>>.
<<Io sono la vostra vita e perché vivrete>>.Gesù donandosi la vita e morendo sulla croce, corpo e sangue, è stato offerto al mondo per il prezzo di riscatto e di liberazione dei nostri propri peccati diventa noi, credente, il cibo. Egli dice il pane della vita è la mia carne ; poiché la sua vita viva nel mondo. Allora ci chiediamo c’è un altro cibo diverso per il mondo? Non c’è ne, per noi che crediamo nella sua parola. Gesù è l’unico “pane” che dona sazietà all’umanità.

Preghiamo il padre nostro e diciamo <<Dacci oggi il nostro pane quotidiano>>. Perché dobbiamo chiedere ancora di darci questo pane se l’abbiamo già avuto, sapendo che è già stato offerto e donato? Durante la nostra partecipazione della santa cena , la nostra comunione, viene commemorata il significato di essa e la ripetizione di quel gesto è memoriale “Ce lo ricorda e ci ricordiamo insieme mangiando, e spezzando il pane il nostro vero legame di fraternità in Gesù il Cristo nostro salvatore.”
La Parola di Dio è verità ma dobbiamo impararla, studiarla e meditarla nel suo vero senso per oggi poiché viva in ciascuno di noi. I padri della chiesa che l’avevano studiata, ci avevano insegnato e trasmesso la passione di essere capaci di distinguere il significato della fede vissuta dalla superstizione soprattutto a noi figli dei padri protestanti della Parola, perché siamo generati e viviamo dalla parola di grazia , perché siamo generati dalla parola che ci fa vivere questo nuovo giorno.
Ancora una volta, non parliamo qui di un altro giorno, ieri o domani ma oggi stesso.
Qui, in questo nostro mondo di oggi abbiamo imparato tanto dalle nostre esperienze e siamo stati anche capaci di realizzare delle innovazioni ma ciò nonostante siamo ancora affamati dal progresso, facendo che la ricerca continui.
Dov’è Dio che ha donato il cibo per la sua creazione?
Dov’è Gesù che dona se stesso per essere il cibo a migliaia di persone?
La risposta a queste domande è accentuata dalla nostra capacità di testimoniare la nostra fede che viviamo predicando nel nostro vissuto il significato della vita eterna oggi.
Gesù esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva» Giovanni 7, 37
e disse ancora: «Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Giovanni 6,35)
Un fratello di chiesa ha scritto una sua riflessione su questi versetti dicendo che Fame e sete…
– incubo di generazione di uomini e donne che non ne hanno a sufficienza
– incubo di molti nostri contemporanei, che ne hanno fin troppo e non sanno gestire l’abbondanza: il terribile paradosso del mondo moderno è che se 2/3 dell’umanità patisce la fame, il restante 1/3 deve curarsi da malattie legate al troppo mangiare!

Gesù usa un’immagine vicina alla nostra esperienza
– cibo e bevande, strumenti per placare sete e fame
– per descrivere gli effetti che può avere accogliendo l’Evangelo.
Sono per molti versi stupefacenti: innanzitutto l’Evangelo è un dono, non qualcosa da conquistare o guadagnare. È un dono completo: bevanda e cibo, tutto ciò che serve alla vita. Infine richiede la nostra partecipazione: ciascuno può andare a Gesù. E chi andrà a Lui, troverà ricche benedizioni!

L’evangelista Giovanni nel capitolo 6 ha messo l’episodio della moltiplicazione dei pani per cinquemila uomini dai versetti 1 a 15 e poi quello del pane della vita da vv. 22 a 59 dove è collocato i 4 versetti che stiamo riflettendo.
Gesù nel primo episodio egli era colui che aveva diviso i pochi pani in molti pezzi perché tutti potessero mangiare e poi come se non bastasse in quel gesto dello spezzare, della divisione per avere un momento di condivisione e di comunione egli aveva manifestato anche la sua volontà di donare se stesso, quel vero significato di donare ciò che è e ciò che ha. Insegnandoci la sua partecipazione completa e totalmente gratuita. Questo è davvero un insegnamento prezioso che Gesù il nostro maestro ha sottolineato nella possibilità e volontà di coinvolgimento.
Per essere un membro di ogni comunità, ad esempio di questa comunità nostra, è importante che ci ricordiamo della nostra appartenenza di essere confessanti di un credo, di essere corpo di Cristo Gesù che con questi gesti di partecipazione, ci nutriamo la parola e la pratica dell’essere suoi discepoli. Per essere un membro di questa comunità nostra è importante che ci ricordiamo della nostra appartenenza verso l’uno l’altro. Il nostro nutrimento dunque è la parola del Signore e anche quella del nostro fratello e della nostra sorella di questa comunità che si manifesta nell’edificazione continua. Quando questo insegnamento di Gesù che ha fatto non viene praticato quotidianamente diventa anche un cibo sprecato.

Cara sorella e caro fratello il pane sostiene la vita.
Il pane è un dono. Il pane suscita condivisione.
Il pane è comunione. Non esitare allora di partecipare, di coinvolgerti nella sua distribuzione. Gesù disse: io sono il pane della vita.
Gesù e per me e per te l’unico nostro nutrimento.

Tocca a noi oggi discutere e fare esame di coscienza con noi stessi che cosa facciamo di Cristo in noi come cibo da offrire per sfamare chi ne ha bisogno. Nel nostro contesto , il testo biblico fa emergere in noi la volontà di rinnovare la nostra capacità di distribuire ciò che abbiamo per sfamare tutti noi.

La nostra non conoscenza con l’altro non ci permette di donare quello che possiamo e che opportuno condividere nella vita di oggi. Amen.

past. Joylin Galapon

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