Roma La solidarietà non va in lockdown

L’attività del gruppo Breakfast Time della capitale a favore dei senzatetto non si è fermata

di Francesca Agrò da Riforma

In questo strano periodo del Coronavirus dove, sono convinta, nessuno sarà più lo stesso di prima, non sono state sconvolte soltanto le nostre vite di persone più o meno benestanti con un’occupazione e un tetto sopra la testa, ma anche e soprattutto quelle di chi una casa, già prima della pandemia, non l’aveva e dormiva per strada. Dacché infatti queste persone potevano contare su almeno un pasto al giorno da parte delle varie associazioni sul territorio, con il diffondersi della pandemia anche questa loro piccola certezza è venuta a mancare.

Se anche per noi è stato un cambiamento epocale, non riesco a immaginare che cosa sia stato per loro il Coronavirus, quando da un giorno all’altro, senza nessuno che li avvisasse, hanno iniziato a vedere sempre meno gente in giro, le saracinesche dei negozi che si abbassavano e sempre meno occasioni per potersi sfamare.

In questo contesto, anche noi come realtà del Breakfast Time, gestita dalla chiesa metodista di via XX Settembre e attiva da oltre due anni, ci siamo trovati a interrogarci su quello che fosse giusto fare e alla fine, nel confronto tra chi proponeva di interrompere e chi voleva andare avanti seppur con tutte le cautele, ha prevalso la disponibilità di 10 volontari ad alternarsi in turni di 3 o 4 persone per mandare avanti il servizio anche durante il lockdown. Non nascondiamo che accanto alla voglia di esserci c’è stata anche la paura, soprattutto il 15 marzo, di non trovare le persone, di non sapere a che cosa andavamo incontro, paura di incontrare il virus. Tuttavia dopo pochi giorni, il 20 marzo, la Regione Lazio ci è venuta in aiuto emanando un’ordinanza che includeva il volontariato tra i motivi di necessità per uscire di casa. Così, con l’autorizzazione firmata dalla Tavola valdese, il servizio ha potuto continuare a offrire la colazione ai più bisognosi ogni domenica mattina. I volontari che tutt’ora mandano avanti il servizio: Erica Correnti, Adriana Bruno, Marco Davite, Norie Castriciones, Daniele Doria, Antonella Mastrangelo, Piero e Thanat Pagliani, Fabrizia Sepe e Francesca Agrò.

Naturalmente, anche noi abbiamo dovuto adeguarci alle normative: durante la fase 1, oltre alla solita pettorina di riconoscimento, ci siamo muniti di mascherine e guanti e ci siamo premurati di far mantenere la distanza di un metro, cosa di cui non c’è stato quasi mai bisogno perché spesso sono stati i nostri amici a rispettare per primi queste regole, pur essendo in questo periodo più in ansia, qualcuno anche più arrabbiato e più smarrito del solito.

Inoltre, le persone da servire sono molto aumentate, in alcuni punti si sono create anche delle nuove tendopoli, così da 35-40 sacchetti per domenica si è iniziato a distribuirne 70, a volte anche 85, con un menù più ricco. Dall’inizio dell’emergenza ogni sacchetto comprende un panino, un uovo sodo, un frutto, un succo di frutta, due merendine e, per l’igiene personale, un pacchetto di fazzolettini e una saponetta. A chi ne chiede vengono distribuite anche lamette da barba, qualche capo di vestiario e/o mascherine protettive. Anche i bisogni sono cresciuti, spesso ci viene chiesto dove potersi lavare perché molti bagni sono stati chiusi.

La Tavola valdese non ha mai fatto mancare il suo supporto spirituale e materiale e in una mail inviataci la domenica di Pasqua la moderatora ci ha fatto pervenire un pensiero evangelico che ci ha commosso: “Questa mattina il Signore Risorto lo avete incontrato nel vostro cammino”. E anche noi ne siamo convinti: nell’incontro con chi ha più bisogno, nel rispetto da loro mostrato nel non avvicinarsi troppo e nel sapere aspettare il proprio turno, nei sorrisi e nelle parole gentili che abbiamo ricevuto, sappiamo di non essere mai rimasti soli, perché Gesù era con noi. “In verità vi dico: tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me” (Matteo 25, 31)

 

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