Dov’è tuo fratello? Pagine di fraternità nel libro della Genesi

di SCHÖKEL Luis Alonso,

Claudiana, Torino 2022,

pp. 387, Euro 27,00

Si tratta di un commentario alla Genesi che si allarga ad esprimere valutazioni antropologiche e teologiche su uno specifico tema, quello della fraternità, concentrandosi sugli episodi che hanno più attinenza con questo argomento. Il testo è suddiviso in tre sezioni che ruotano intorno alle figure di Abramo, Giacobbe e Giuseppe, ma all’inizio la storia di Caino e Abele funge da «racconto delle origini» che spiega la nascita del peccato e della violenza. Schökel passa in rassegna le diverse

interpretazioni di questo racconto, che tentano di motivare il comportamento discriminatorio di Dio nei confronti dei due fratelli, per concludere affermando la libertà dell’agire di Dio, che l’uomo deve accettare. Sin da ora, tuttavia, egli individua un elemento ricorrente: la preferenza per il figlio

minore, che si paleserà anche con Isacco e Ismaele, Giacobbe ed Esaù, Rachele e Lia, Efraim e Manasse. Del racconto delle origini fanno parte anche le storie dei figli di Noè, in cui viene analizzato il diverso comportamento dei fratelli di fronte alla nudità del padre e l’interpretazione allegorica della maledizione/benedizione di Noè ai figli. Il ciclo di Abramo comprende innanzitutto il rapporto tra il patriarca e Lot, considerato “fratello” nel testo biblico. L’accento viene posto sull’intercessione di Abramo per la salvezza di Sodoma, che diventa occasione per discutere il problema della punizione dei giusti insieme ai colpevoli. In secondo luogo si affrontano i rapporti tra i fratellastri Ismaele e Isacco, con particolare attenzione al tema del riso e del gioco. Il ciclo di Giacobbe affronta il rapporto del patriarca con Esaù: nell’analisi del comportamento fraudolento di Giacobbe nel carpire la primogenitura e la benedizione paterna, Schökel si riallaccia ai racconti popolari, in cui l’eroe vince contro l’antagonista con la forza o la frode, come esemplificato da Achille e da Ulisse. Ma anche qui la conclusione teologica è la libertà di Dio: «si realizza solo quanto Dio ha previsto e deciso». Il ciclo di Giuseppe ripropone i temi della rivalità tra fratelli per invidia e gelosia, della preferenza del figlio minore, della riconciliazione, del progetto divino portato avanti inconsapevolmente dagli uomini. Le storie di sororità sono rappresentate dalle figlie di Lot, terreno di studio per i motivi dell’incesto e della maternità, e da Lia e Rachele, con i temi, ben noti nel folklore, della sposa sostituita e della rivalità per amore. Anche le due matriarche stanno realizzando inconsapevolmente i progetti di Dio per Israele. Viene citato anche lo stupro di Dina, vendicato dai fratelli, che pone l’accento sulla posizione della donna nella famiglia patriarcale e sui rapporti di Israele con i popoli stranieri. Numerosi sono i riferimenti all’Antico e al Nuovo Testamento, nonché alla letteratura critica e leggendaria dell’ebraismo, i richiami alla cultura classica e la menzione delle risonanze extrabibliche di alcuni episodi: ad esempio, Caino e Abele

riflessi in Romolo e Remo o Giacobbe ed Esaù che rivivono in Gilgamesh ed Enkidu. Alcuni episodi sono analizzati anche se non presentano alcun interesse per il tema della fraternità: è il caso del sogno della scala di Giacobbe, simbolo di un viaggio di iniziazione dove piano orizzontale umano e piano verticale divino si intersecano, o il giudizio tra Labano e Giacobbe dopo il furto degli idoli da parte di Rachele, o la lotta di Giacobbe con l’angelo, messa in collegamento con la notte di Gesù nel Getsemani. L’accenno conclusivo è alla nuova fraternità instaurata da Cristo, «più profonda, più alta, più solida della fraternità semplicemente umana», che Giovanni riassume nell’amore disposto a dare la vita per il fratello (1 Gv 3, 16).

Antonella Varcasia

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