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Simon Pietro nella scrittura e nella memoria

di BOCKMUEHL Markus,
Paideia, Torino, 2017,
pp. 257, Euro 29,00

 

A differenza di Paolo, Pietro non è stato oggetto di frequenti studi da parte della critica biblica, soprattutto protestante. Questo testo cerca di recuperare l’importanza dell’apostolo nel primo cristianesimo, soprattutto indagandone la memoria, ossia ricercando come si è formata la tradizione a lui relativa, tenendo conto delle diverse prospettive locali, che fanno emergere, in occidente e in oriente, immagini differenti e spesso contrastanti: pescatore ignorante, discepolo imperfetto, portavoce e guida dei compagni, operatore di miracoli, testimone oculare del Messia, modello del credente, garante della tradizione, martire, affidatario del ministero ecclesiale, visionario apocalittico, depositario di rivelazioni esoteriche, misogino, antipaolino, esclusivista o inclusivista per quanto riguarda l’apertura ai gentili. Per tracciare la ricezione della figura di Pietro nel primo cristianesimo, l’autore prende in considerazione un’enorme quantità di testi del I e II secolo: fonti neotestamentarie, scrittori orientali, testi gnostici, vangeli apocrifi, le lettere pseudoclementine e quelle di Dionigi di Corinto, gli scritti di Flegonte di Tralle e gli Atti di Pietro. La vicenda dell’apostolo è ripercorsa con un’accuratezza perfino eccessiva, che occupa diverse pagine, ad esempio, per disquisire sui nomi di Pietro o sulla localizzazione della città di Betsaida o sul silenzio delle fonti circa la conversione dell’apostolo, di cui è difficile individuare il momento, o sulla simbologia del gallo nelle raffigurazioni del rinnegamento. Alcuni episodi sono oggetto di particolare interesse, come il confronto con Simon Mago, simbolo della lotta contro l’eresia, o lo scontro di Antiochia tra Pietro e Paolo, che indicherebbe solo “una rottura temporanea in un rapporto per il resto positivo di lavoro, se non di amicizia” tra i due apostoli, o la confessione di Pietro, che innesca la problematica sulla successione apostolica, che ancora divide Cattolici e Protestanti e che l’autore risolve ammettendo il ruolo petrino di trasmissione del ministero ai successori della Chiesa di Roma, così come sostiene la presenza e il martirio di Pietro a Roma, in virtù della precoce venerazione della sua tomba in Vaticano. Il quadro complessivo che emerge da questo testo è che, nonostante le differenze tra le fonti, il personaggio di Pietro esce con una forte sottolineatura di importanza e di preminenza, ma anche come figura complessa e ambivalente, che è poi la natura stessa del vero credente.

                                                                                                                        Antonella Varcasia

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