La fede e l’accoglienza

Giacomo 2,1-13

Care sorelle e cari fratelli nel Signore, oggi il lezionario  ci propone un brano che l’apostolo Giacomo ha voluto trattare nella comunità di credenti d’allora. Il brano mette in evidenza il pericolo del giudizio basandosi all’apparenza. Giudicare secondo ciò che si vede e ciò che si vuol far apparire è un peccato contro tutta la legge di Dio.

Si dice l’apparenza inganna per cui  ciò che si vede con gli occhi, bello e brutto non può essere un giudizio giusto per parlare della verità. Ai credenti di allora erano stati ammoniti di essere immuni da favoritismi così sia per noi oggi secondo l’insegnamento dell’apostolo.  Significa che i fratelli credenti in Gesù Cristo devono stare attenti a non farsi influenzare dal modo di giudicare in base all’aspetto esteriore che rischia di avere  un riguardo personale.

Quando meditavo su questo brano mi è venuta in mente questo discorso di mia madre, noi figli, quando eravamo piccoli ci diceva spesso che quando si va in chiesa si deve vestire bene. Uno/a deve indossare il vestito più bello che ha. Un vestito nuovo si deve indossare prima in chiesa. Addirittura, ci sono i vestiti per la chiesa separati da quelli per tutti i giorni. Questo è vero tra alcuni filippini, ancora adesso sento  parlare di vestiti fatto apposta per la domenica, per il culto(Sunday dress), per il semplice motivo che è necessario presentarsi a Dio, al fratello e alla sorella con un aspetto presentabile, dignitoso, pulito, decente per sentirsi gradito. Tutti i membri della comunità devono  in un certo senso trovarsi e ritrovarsi in questo ordine e comprendere che questo fatto è la manifestazione della buona accoglienza.

Quindi, bisogna essere in ordine quando si va in chiesa. Lo stesso per il discorso sull’arredo del tempio in cui viene considerato come le panche devono essere tutte uguali, non devono mancare i fiori da mettere sul tavolo per la santa cena ogni domenica.

A me piace questa idea dell’essere in ordine, di sentirsi proprio in ordine per se stessa e poi per l’altra persona, di trovarsi tutto a posto nei luoghi di adunanza.

Lo stare insieme la cosiddetta ‘fellowship’  è un incontro in chiesa gradevole e piacevole nel vero senso della parola quando si vive con sincerità e autenticità.

E’ necessario dare il nostro meglio avendo questa coscienza e consapevolezza possiamo sentire un’atmosfera d’armonia. Questa è la vera bellezza che si ha in comunione con gli altri fratelli e sorelle in Cristo Gesù. Questo è quello che chiamiamo in una parola ACCOGLIENZA.

Una buona accoglienza ha un effetto molto positivo nel vivere la fede di ciascuno di noi  perciò cerchiamo di rinnovare questa nostra consapevolezza insieme, approfittando, questo momento,  per capire meglio l’insegnamento dell’apostolo Giacomo, rammentandoci(rievocandoci)  di non confondere,  e di distinguere con il proprio significato la fede,  e l’accoglienza, nonostante si intrecciano tra di loro. Perciò le piccole regolette che per me sono diventate abitudini, mi piacciono praticarle in nome di una buona accoglienza, facendomi riflettere e spingendomi di rivedere come ci comporteremo adesso con altro membro della chiesa.

Insomma, rimango al parere che per gli africani e i filippini, questo significa in fondo manifestare riverenza, rispetto e gratitudine per chi ci sta davanti: a Dio il Signore e anche per il fratello, la sorella che frequenta la stessa chiesa.

Leggendo questo brano di Giacomo credo che lui abbia veramente ragione quando lui avverte i credenti di separare o distinguere la fede e l’accoglienza per non avere il rischio di cadere(per non rischiare di cadere) nel dare dei valori nel vivere la fede.

Il pericolo che vedo in queste regole è quando gli altri non sanno bene perché alcune persone lo fanno e perché si fa così.  Quando ci sono i nuovi credenti che si sono avvicinati da poco nella chiesa potrebbe confonderli tutto questo che danno un significato come un modo di vivere la fede così potranno anche pensare di contribuire nella pratica della fede contando l’aspetto esteriore. L’immagine che si costruisce è ad esempio per far apparire qualcosa di attraente, che suscita gelosia o un riguardo o più un interesse personale.

Giacomo tratta il pericolo del giudicare l’apparenza della persona, dell’aspetto esteriore, (come Paolo che ha fatto a un accenno  sui cibi dei Romani parlando di credenti deboli e forti, ciò che abbiamo anche letto e ascoltato.)  Per noi è fondamentale rivedere questo concetto di essere per l’altro, come l’aspetto esteriore può influenzare la convivenza nella chiesa per evitare il pericolo che potrà accadere in comunità. Perciò il pericolo che affrontiamo in comunità è quando diamo più peso o priorità alla  accoglienza e viene scavalcata la fede nel Signore, ma se c’è una gestione equilibrata di entrambe può produrre una cosa buona nella convivenza, altrimenti possono emergere delle questioni di conflitto.

Ricordiamoci dunque che tutto quello che riguarda soltanto l’accoglienza buona, giusta e gradita a tutti è un fatto esteriore e estetico che quando è bello aiuta molto a creare l’atmosfera, o la condizione reciproca per far star bene.

Così ci chiarisce l’esortazione dell’apostolo Giacomo nella quale ci invita a riflettere oggi.  Egli dice «1 Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria, sia immune(privo, esente) da favoritismi ». Con  l’esempio del ricco e quello povero che entravano nell’adunanza (si potrebbe dire nel nostro tempio) è semplicemente per darci l’idea che la fede non deve essere provocata dal giudizio. E’ fondamentale allora fare distinzione nella nostra comprensione tra l’accoglienza che riguarda puramente l’aspetto esteriore e la fede nel Signore che riguarda l’aspetto interiore. Consapevoli di questa  distinzione del limite potremo passare(proseguire) alla fase successiva che sta a cuore a Paolo. Egli invita tutti i lettori, che più meno tutti i credenti, di interessarsi all’aspetto interiore della fede nel Signore che deve produrre l’agire o far scaturire nel loro agire la giustizia, la pace e la gioia che aiutano a sostenere tutti gli altri credenti che compongono la comunità per la reciproca edificazione.

Ecco perché dice alla comunità di Roma «perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace, e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione». Romani 14,17-19

I pensieri degli apostoli  Paolo e Giacomo sono interessanti nel fare un confronto e trovare un collegamento tra di essi per educarsi alla giusta sensibilità nei confronti delle persone, dei fratelli e delle sorelle nella fede  in Cristo Gesù, a quelli che arrivano da un altro paese o di altri luoghi che sono portatori di costume, usanza o cultura differente dalla propria.

Gli stranieri credenti, che godono l’ospitalità da parte degli italiani in termine di tempo e spazio condividendo il luogo di culto, hanno cambiato molto l’aspetto della chiesa. Le comunità italiane ora sono cambiate, nel senso che fanno dei percorsi comuni, si sono avvicinati, si sono scambiate delle idee, si sono arricchiti attraverso la condivisione di vivere la fede. Perciò bisogna continuare a fare un percorso di conoscenza reciproca utilizzando i mezzi di comunicazione come: la lingua, la fiducia, la sensibilità e la buona volontà di ascoltare l’uno l’altro.

Nel tempo odierno, secondo la mia osservazione, le nostre chiese stanno anche riscontrando delle difficoltà proprio nella gestione dell’accoglienza a causa della scarsa formazione sulla fede e della non adeguata gestione dell’accoglienza. Quando l’accoglienza e fede sono considerate, ponderate e chiarite bene nel credente i loro significati profondi sono davvero in perfetta sintonia. L’apostolo Giacomo dice che i credenti devono essere immune da favoritismi.  Che cosa vuol dire immune? Priva, avere quella sostanza come l’anticorpo per contrastare(ostacolare) o per non essere attaccato dalla malattia di favoritismi?

La parola “immune” è molto importante per noi oggi perché secondo il pensiero di Giacomo ci avverte per non cadere alla tentazione del giudicare attraverso l’apparenza, per non commettere il peccato contro la legge di Dio che è l’amore per lui e per il prossimo. Il vero problema è quando uno vuole far apparire ciò che non lo è,  e quindi si è avvolto con ipocrisia o menzogna. Questo è contro la legge di Dio. Per Giacomo è un peccato avere atteggiamento di riguardo personale poiché è un atteggiamento che giudica, che  porta a trattare le persone in maniera differente, provocando di conseguenza soltanto l’ira, la gelosia, la rivalità, causando, poi, tristezza a chi lo subisce. Così reca divisione o conflitti in tutta la comunità.

Il credente che ricerca la pace e reciproca edificazione nel suo agire può produrre un bene comune per tutti i credenti. Quando uno è forte nella fede, e si dà la priorità di non  essere oggetto di inciampo al fratello/alla sorella che ha la fede debole, tutto diventa possibile e facile nella vita comune della chiesa. I problemi si affrontano con franchezza/autenticità/sincerità.

Si dice che l’apparenza inganna. Perciò nella comunità il credente deve combattere in sé tutto ciò che non è, e tutto ciò che suscita un giudizio negativo nei suoi confronti e simili. Gesù aveva condannato gli scribi e i farisei per l’atteggiamento/il comportamento personale che manifestavano, distinguendosi dagli altri come parlavano. Essi insegnavano gli altri la legge ma non agivano come dovrebbero essere. Gesù li ha rimproverati perché non erano coerenti al loro insegnamento. Gli scribi erano i dottori della legge, insegnavano bene i comandamenti di Dio, ma di amore per lui e per il prossimo non erano in grado di compiere perché non sapevano praticare la misericordia che Gesù aveva rivelato ai suoi discepoli.

L’apparenza non è una giustificazione valida dell’essere di una persona, come l’aspetto esteriore non può essere sufficiente per definire la bellezza di una persona.

In questo modo che Giacomo ci ammonisce ora dal pericolo di inganno, e i danni  che potremmo recare nella comunità e nella nostra comunione fraterna quando si giudica. Far apparire di essere ciò che in realtà non lo è, è contro la legge di Dio perché non è un segno d’amore, non aiuta alla crescita della comunità, non facendo bene al corpo ecclesiastico.

Leggiamo le esortazioni finali dell’apostolo Paolo ai Tessalonicesi al cap. 5 , versetti da 12 a 28:«12 Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; 13 trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. 14 Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. 15 Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. 16 State sempre lieti, 17 pregate incessantemente, 18 in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 19 Non spegnete lo Spirito, 20 non disprezzate le profezie; 21 esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. 22 Astenetevi da ogni specie di male.
23 Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 24 Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo! 25 Fratelli, pregate anche per noi. 26 Salutate tutti i fratelli con il bacio santo. 27 Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli. 28 La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.

Galati 6,10: «facciamo del bene a tutti e specialmente ai fratelli in fede» e leggiamo nella  lettera agli Ebrei cap 12,1-3« Anche noi, dunque poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che CREA la fede e la Rende perfetta.

 

Tutto questo significa che Dio ci ha dati quest’occasione di partecipare alla sua gloria. Amen.

 

past. Joylin Galapon

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.