,

Rifiuti e cambiamento climatico – Obiettivo 12: garantire modelli sostenibili di produzione e consumo

28 febbraio – rifiuti e cambiamento climatico – Obiettivo 12: garantire modelli sostenibili di produzione e consumo

Scheda

La stessa produzione di rifiuti è il sintomo di un modo di produzione non sostenibile, a maggior ragione se essi sono tossici per la vita sulla Terra. Nel 2019, la produzione nazionale dei rifiuti urbani (RU) e assimilati si attesta a quasi 30,1 milioni di tonnellate, con un lieve calo dello 0,3% rispetto al 2018.

La quantità di imballaggi e di rifiuti di imballaggio in Italia si attesta a 13,7 milioni di tonnellate nel 2019 (+0,7% rispetto al 2018). Di queste, il 36,2% deriva da carta e cartone, che si conferma la frazione maggiormente commercializzata, il 23,2% da legno, poi vetro (19,6%), plastica (17%), acciaio (3,5%) e alluminio (0,5%). I rifiuti speciali erano intorno ai 130 milioni di tonnellate nel 2018.

Per i rifiuti urbani il tasso di riciclaggio dichiarato in Italia è compreso tra il 45,2 e il 50,8%, a seconda della metodologia utilizzata; la media europea è del 47%.

Il comparto della gestione dei rifiuti ha un fatturato di oltre 13 miliardi di euro. Le aziende attive sono 637, di cui il 50% specializzato nelle fasi di raccolta e di trasporto; il 25% è invece operativo sia nella raccolta che nella gestione degli impianti di recupero e/o smaltimento; l’ultimo 25%, infine, è specializzato soltanto nella gestione degli impianti.page1image1016533664

Ogni anno in Europa si producono oltre duemila milioni di tonnellate di rifiuti di cui oltre quaranta milioni di tonnellate sono classificati come pericolosi.

Il settore è fortemente infiltrato dalle mafie e quindi i dati ufficiali hanno una attendibilità parziale.

Le nuove norme meno rigorose, l’aumento dei prezzi per smaltire legalmente i rifiuti e le restrizioni dovute al Coronavirus, portano le mafie a inserirsi più facilmente nel settore proponendo alle industrie condizioni e prezzi allettanti che creano poi un mercato illecito, parallelo e occulto. Le mafie per non destare sospetti pagano addirittura le tasse di riciclo o altri costi associati al corretto smaltimento dei rifiuti che in realtà poi sono stoccati in modo illegale.

Possiamo ancora battere queste nuove mafie solo se comprenderemo che occorrerà coinvolgere in questa lotta tutte le istituzioni, nazionali, europee, internazionali e sensibilizzare assiduamente l’opinione pubblica”, ha dichiarato in più occasioni Vincenzo Musacchio, giurista e professore di diritto penale.

Nel maggio 2019 l’UE ha adottato un divieto sui prodotti in plastica monouso, stabilendo in tal modo norme più severe per i tipi di prodotti e di imballaggi che rientrano tra i dieci prodotti inquinanti più spesso rinvenuti sulle spiagge europee.

Nel maggio 2018 l’UE ha deciso nuove norme per la gestione dei rifiuti e ha fissato obiettivi giuridicamente vincolanti per il riciclaggio. Questi obiettivi riguardano i rifiuti urbani, il riciclaggio dei materiali di imballaggio e le discariche.

Infine a inizio gennaio 2021 la società di Stato incaricata della dismissione degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi (Sogin) ha pubblicato l’elenco delle aree italiane individuate come quelle che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Si tratta, per la precisione, di 67 zone sparse su tutto il territorio nazionale, in sette regioni, che soddisfano i 25 criteri riportati nella Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi). Il piano, però, non si è ancora attivato per le molte perplessità e rimostranze sollevate dalle regioni. A livello globale, i più grandi “produttori” di rifiuti radioattivi sono le centrali nucleari (la cui costruzione però nel nostro Paese è proibita dal 1987, ma che sono ancora presenti in altri paesi europei). Altre fonti sono poi i macchinari per analisi e terapie mediche e alcune macchine industriali utilizzate principalmente per le analisi produttive di parti metalliche e per altre applicazioni di analisi e ricerca.

Riferimenti biblici
Meditazione: Matteo 6, 25-34

Le parole di Gesù colpiscono il centro di ciò che definiamo la ‘cultura dello scarto’.

Le parole di Gesù dal Vangelo – “Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso.” – non implicano una mancanza di attenzione per il futuro. Dicono, non preoccupatevi per il vostro futuro, ma preoccupatevi per il futuro di coloro che verranno dopo di voi.page2image1017017856

Analogamente la parabola del ricco stolto nel Vangelo di Luca (12,13-21) è un promemoria della follia umana e dell’errore di pensare di non aver bisogno di Dio.page2image1017153968 page2image1017154304

Si parlò per la prima volta di cultura dello scarto durante la pandemia influenzale del 1918 nota come l’Influenza Spagnola, quando gli oggetti usa e getta furono venduti come le opzioni sicure per la protezione dalle malattie. Oggi, di fronte ad un’altra pandemia globale e all’inquinamento dilagante della plastica, l’industria della plastica sta approfittando della crisi, mettendo i profitti al di sopra delle persone e del pianeta. Si stima che ogni anno finiscono nell’oceano tra gli 8 e i 12 milioni di tonnellate di nuovi rifiuti di plastica.

L’enfasi sull’acquisto come forma di status sociale ha portato alla definizione della qualità della vita basata sulle proprietà possedute, sul reddito disponibile, sul tipo di cellulare e di auto, sullo stile di abbigliamento – tutte cose che hanno una data di scadenza o una durata che le renderà obsolete in tempi più o meno lunghi. Il risultato è uno sfruttamento insostenibile delle risorse naturali con poca attenzione all’integrità della creazione e alla dignità delle persone.

La nostra società, guidata da una cultura dello scarto, getta via non solo le cose ma anche le persone come degli ‘avanzi’, indipendentemente se sono i poveri e i vulnerabili a soffrire maggiormente per il cambiamento climatico o le popolazioni indigene che sono state cacciate dalle loro terre o che hanno visto la loro acqua contaminata a causa di un sistema economico che privilegia il profitto sulle persone e sul bene comune.page2image1017277664

Un valore primario nella cultura dello scarto è il mantenimento di uno stile di vita consumistico, ma questo porta a smettere di preoccuparsi di chi viene scartato, e a far sì che la maggior parte di noi non riconosca più la loro intrinseca dignità.

Una persona che “non è ricca nel senso inteso dall’Evangelo” vive per accumulare e godere della ricchezza solo per morire con niente di immutabile o di eterno come prova ai suoi sforzi. La vita secondo Dio – e tutto ciò che Dio afferma essere la vera ricchezza – è eterna. Pensare alla vita solo nei termini di cose fisiche è sia sciocco che fatale poiché la vita non è fatta ed arricchita da abbondanti beni materiali, ma da quanto è spirituale ed eterno. Se mettiamo Dio al primo posto invece che il desiderio di accumulare ricchezze, useremo qualsiasi cosa Egli ci permetta di avere, non importa se sia poco o tanto, per glorificarlo.

Nel Pacifico, nel rispondere alle minacce esistenziali del cambiamento climatico (innalzamento del livello del mare, acidificazione degli oceani, condizioni meteorologiche estreme) e dei suoi impatti, insieme all’estrazione insostenibile delle risorse naturali della terra e del mare per alimentare la “cultura dello scarto” riconosciamo dalla nostra spiritualità indigena, dalla cultura e dalla fede cristiana che la nostra identità, il nostro valore non è basato sul possesso, ma sulla relazione e sul benessere olistico. In una tale comunità:

«La vita è significativa, valorizzata e celebrata. C’è una celebrazione della vita sulla ricchezza materiale. Spiritualità, vita familiare, economia tradizionale, valori culturali, cura reciproca e rispetto … danno priorità alle relazioni, celebrano la qualità della vita e valorizzano gli esseri umani e la creazione rispetto alla produzione delle cose. Questa è una “alternativa al progetto di globalizzazione economica che comporta il dominio attraverso un sistema economico ingiusto.”»(Consiglio Mondiale delle Chiese – WCC, Island of Hope: The Pacific Churches’ Response to Alternatives on Globalisation, Ginevra 2001)

Preghiera

Dio creatore, ti rendiamo grazie per la grande abbondanza e nutrimento che ci fornisci attraverso la tua creazione e attraverso il tuo grande amore. Mentre ci riuniamo per adorarti, rivelaci i modi in cui possiamo onorare Te e il mondo che hai creato. Cura la nostra fame per le cose che non durano.

Insegnaci a prenderne solo il necessario, e a restituire alla terra, affinché tutti vivano della Tua generosità e nessuno viva nel bisogno.
Dio della Creazione, preghiamo per la forza e la saggezza per essere dei buoni amministratori. Perdonaci per i modi in cui contribuiamo alla deturpazione e alla distruzione della tua creazione.

Dio della provvidenza, trasformaci, affinché possiamo porre il benessere della terra e del tuo popolo davanti ai nostri desideri momentanei.
Donaci la divina saggezza ed incoraggiaci a sostituire i regimi di distruzione e di spreco con i sistemi di giustizia e sostenibilità.

Amen

Salmo 24,1: “Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti

Spunti per la discussione

Come possiamo cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo così da produrre sempre meno rifiuti, e allo stesso tempo trarre delle risorse da essi?
L’importanza nel fare la raccolta differenziata risiede nel preservare la salute collettiva. Differenziare non è solo un atto previsto dalla legge, ma anche un nostro dovere come cittadini ed esseri viventi verso l’ambiente in cui viviamo e verso i nostri figli ai quali abbiamo l’obbligo di lasciare un pianeta sostenibile e vivibile. Questo indirizzo è solo un palliativo perché l’obiettivo è azzerare la produzione dei rifiuti

Donare ciò che non utilizziamo più. Ciò che per noi può rappresenta un rifiuto, un ingombro, qualcosa di cui disfarsi, per qualcun altro potrebbe risultare non solo utile, ma addirittura indispensabile.

Proposte di azioni

Eliminare l’utilizzo di prodotti usa e getta: ad esempio tovaglioli, fazzoletti e salviettine in carta possono essere facilmente sostituiti da quelli tradizionali in stoffa.
Fuori e dentro casa eliminare bottigliette e bottiglie di plastica per i liquidi sostituendole con borracce e thermos, e portare sempre con sé una borsa di stoffa per evitare l’utilizzo di buste e sacchetti di plastica.

Donare a un parente, un amico o, ancora meglio, a un ente benefico vestiti oppure oggetti che non utilizziamo più.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.