La vigna

Isaia 5,1-7

Immaginiamo la scena. Un giorno di mercato, la piazza affollata. Uno comincia a parlare. Annuncia che canterà … La gente si ferma intorno a lui … anticipa il tema della canzone: il canto di un suo amico per la sua vigna. Ma, come canta la ragazza del Cantico dei cantici, la vigna può rappresentare il corpo di una donna. O come dice il salmo 128,3: “Tua moglie sarà come vigna fruttifera, nell’ intimità della tua casa; i tuoi figli come piante d’ olivo intorno alla tua tavola” dice il Salmo 128 (3).

La gente si avvicina, le canzoni sugli amori – tanto più se infelici o pruriginosi –  attirano sempre …

La prima frase del canto sembra assecondare le attese dell’uditorio: “Il mio amico aveva una vigna …” La parola ebraica per l’amico richiamo anche l’amore, le carezze … La ragazza del Cantico (8) risponde impertinente ai fratelli che la volevano controllare:

Salomone aveva una vigna  … egli affidò la vigna a dei guardiani …  La mia vigna, che è mia, la guardo da me …!

Forse anche oggi sentiremo una storia succosa … Che cosa sarà successo tra l’amico del cantore e la sua vigna? …

Molto bella, e curata, la vigna dell’amico. Ben esposta al sole, terra ubertosa e accuratamente privata di pietre. Recintata, come si usava, per tener lontani animali e malintenzionati. Con il suo pigiatoio, per una festosa e ricca vendemmia. Una torre al centro … vitigni di qualità, il meglio in ogni cosa …

Tanta cura, tante attese … mal risposte, però. Alla fine, l’amico non ne ha ricavato succosi grappoli, ma un marciume. Non un’altra uva, come suggerisce la nostra traduzione, ma quella, solo inutilizzabile e maleodorante.

Gli uditori, che forse si aspettavano una storia pruriginosa, hanno capito: si tratta di un’impresa agricola finita male.

Ora gli uditori vengono apostrofati, quasi fossero la corte di un tribunale: “Giudicate tra me e la mia vigna …” Tutto molto strano: allora la vigna non è dell’amico del cantore, è la sua … La richiesta non è quella di un consiglio: “che cosa posso aver sbagliato? Che cosa può essere successo?” Non si rivolge ad altri viticoltori, ma agli abitanti di Giuda e Gerusalemme. Vuole un  giudizio che richiede una sentenza: io ho fatto di tutto e di più, eppure così è andata … così sono stato trattato, quasi la vigna fosse un soggetto responsabile. Ha già deciso: distruzione della vigna! Via il muro di cinta, il terreno sia pure calpestato e desertificato. Nessuna cura,  né per il terreno (zappare) né per le piante (potare). Come non essere d’accordo?

Le stranezze non sono ancora finite … l’ultima frase dell’arringa lascia sgomenti: “darò ordine alle nuvole che non vi lascino cadere pioggia.” Né l’amico né il cantore possono parlare così, a meno che siano usciti di senno … un’iperbole … il divagare immaginifico di una canzone, che può ignorare ogni limite in cerca di immagini struggenti? Il delirio di qualcuno a cui la delusione ha fatto troppo male? Oppure è Dio che parla? In effetti, a pensarci bene, la vigna non è solo il bene prezioso dell’agricoltore, non è solo un’immagine della donna … nella Bibbia, anche in Isaia, è una metafora per il popolo di Dio.

Così, ad esempio, al capitolo 27 di Isaia, Dio parla così del suo popolo: “La vigna dal vino vermiglio …  Io, il Signore, la custodisco, l’ annaffio ad ogni istante, la custodisco notte e giorno, perché nessuno la danneggi … Il Salmo 80 parla di Israele come di un vite che Dio ha portato dall’Egitto per trapiantarla; ma questa vigna è ora devastata dal cinghiale del bosco e solo Dio può liberarla …

Gli  uditori  cominciano a sospettare che quella che sembrava una canzone potrebbe essere un sermone, e un duro sermone … all’inizio avranno pensato di ascoltare qualcosa di divertente … poi si sono sentiti apostrofati come giudici in tribunale o come “opinionisti” … ora tira un’altra aria … il cantore toglie ogni dubbio: la vigna sono loro, il popolo che Dio ha curato con tanta dedizione e affetto, come sanno Isaia 27 e il Salmo 80 … tanta cura, tante attese … e marciume per risultato.

Qui c’è un’altra sorpresa. Seguendo il filo della metafora ci si aspetterebbe che il criterio del ripudio della vigna sia che non c’è stato buon vino per il padrone. Voleva del barolo, non dell’etanolo … Fuor di metafora, a causare il giudizio di Dio non è ciò che il suo popolo non ha fatto per lui, ma ciò che ha fatto al prossimo. Non carenze nel culto e nella ritualità, ma assenza di diritto e giustizia all’interno del popolo. Non il  gusto del buon vino viene dalla vigna, ma le grida di aiuto delle vittime di soprusi e ingiustizia. Lo aveva già detto il cap. 3,14: “Il Signore entra in giudizio con gli anziani, del suo popolo e con i suoi principi: «Siete voi che avete divorato la vigna; le spoglie del povero si trovano nelle vostre case».” Dio giudica la sua vigna non perché non gli abbia fornito le attese prestazioni nei suoi confronti, ma perché ha disatteso la giustizia nei confronti degli altri. Come se la cosa più importante per Dio fosse non ciò che facciamo per lui, ma ciò che facciamo tra di noi.

Per questo il nostro testo è stato scelto per la domenica di oggi, tempo della passione, intitolata da tempi antichi con la parola latina “reminiscere”, cioè “ricordati o Dio della tua misericordia” e dedicata al rapporto tra uomini e Dio. La vite portata dall’Egitto e piantata in un buon terreno e curata amorevolmente è chiamata a produrre buona uva per fare del buon vino, non per la mensa di Dio, ma per la giustizia e l’equità nel suo popolo. Chi è stato liberato non può vivere la sua libertà in modo tale che altri debbano gridare aiuto a causa delle sue azioni.

Tu che ascolti oggi il duro canto della vigna finita male, ma anche la promessa della cura e della misericordia che Dio ha della sua vigna,  guarda al prossimo intorno a te e ricordati che è per il debito di amore che hai nei suoi confronti che Dio ti chiama in causa. Amen

Prof. Daniele Garrone

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